Giammai Bassanini alla Corte Costituzionale. E in nessun altro pubblico ufficio. Matteo, attento, hai sfidato troppo la fortuna che ti ha arriso!

07 Giugno 2015

Fonte: The Medi Telegraph

Nota di Domenico Cambareri

Il briccon simpatico Matteo panzan turbinante ci ha preso proprio per bulli della repubblica delle fole?

 

Il rottamatore che incensa i rottamandi

Matteo e il vento in poppa. Matteo si fa beffa delle sue battaglie e delle sue promesse? Matteo il rottamatore  parolaio? – Matteo sceglie e cautela i soliti distruttori buoni per tutte le stagioni? Vuole continuare  i disastri della partitocrazia infame, mafiosa e “incolpevole”? Vuole beatificare e ancora più beneficare chi ci ha rottamato e depredato per decenni ? Perché invece non preserva e mette a rendere  proficuo e munifico il ferace seguito di aspettative e simpatie di cui ancora gode?

 

 

Importante e estremamente tardivo cambio al vertice di Cassa Depositi e Prestiti? Quanto annunciato dai media rappresenta una mossa la cui  completa evoluzione per come pronosticata sarebbe un gravissimo attentato al rispetto del popolo e del Paese.
Se ciò dovesse accadere, indicherebbe che Matteo il rottamatore ha scelto definitivamente la via degli sporchi inciuci, via che nel suo metodo e nei suoi protocolli applicativi garantisce privilegi senza fine a chi sarebbe dovuto essere defenestrato da anni. Bassanini, l’ arcinoto  esponente  dello scellerato e distruttore governo DABABE  (D’Alema – Bassanini – Berlinguer)   andrebbe posto immediatamente, dopo cotanto pluriennale ritardo, a riposo. Perché no, in qualche gioviale e sperduto villaggio del circolo polare artico russo. 
Il governo DABABE è stato in assoluto quello che ha incanalato le cattive sorti della Nazione verso gli irreversibili disastri costituzionali, istituzionali, economici e finanziari che ci hanno portato all’ulteriore implosione partitocratica avvenuta con la criminale federalizzazione delle regioni  e  a subire le sopraggiunte crisi speculative internazionali in condizioni di totale asservimento.
Un’economia pubblica disastrata, un popolo e uno Stato indifesi, inermi, supini, su cui si sono abbattuti poi i cicloni delle autolesioniste regole dell’UE. Un’economia e un’equità sociale sbranate da delinquenziali deliqui onnivori dei “partiti pesanti” e da un potere legislativo mera espressione della extracostituzionalità della partitocrazia imperante che di tutto e di più, in modo sconfinato, hanno dato a taluni e di tutto e di più hanno negato ai ceti professionali proletarizzati e alla gran parte del popolo. Popolo e Stato che essi hanno indebitato per un intero secolo.
Bassanini è l’espressione più tangibile dell’apoteosi della nequizia del regime partitocratico, di cui è stato comprimario attore protagonista e regista. Questo regime che ha letteralmente divorato il futuro di sei intere generazioni in “tempo di pace”.
Se Matteo non vuole dare l’ultimo calcio alla sua residua credibilità di innovatore e di giovane dal volto pulito, subito dopo le grandi porcate consumate in brevissimo tempo, della scuola che si vuole consegnare a una nuova organizzazione burocratico-mafiosa e dopo la sfrenata e ingiustificabile acrobazia sullo scranno del Quirinale,  faccia nominare qualche altro burosauro per l’assise partitocratica e malvagia della corte costituzionale – corte, in cui tutti i componenti sono presidenti in pectore e quindi presidenti emeriti in base alle singole calende.
A Bassanini non si può più dare nulla,  non deve toccare più alcuna carica! Cave bassasinem!
Da qui il passo di cave matteum può essere davvero breve: basta con questi giochi d’azzardo! Ha già rimorchiato e allocato una sterminata pletora di potentati ricliclati che avrebbe dovuto cacciare e rottamare senza indugio alcuno.
Matteo, basta con le porcate partitocratiche e con i distruttori che se la gongolano. Hanno ragione quanti non smettono di gridare ai quattro venti “onestà, onestà”. Rispetta chi lavora e produce, chi investe, chi cerca lavoro, chi subisce i tagli pensionistici perché non è parte della nomenklatura, gli ammalati derubati dai burosauri e dalle pletore regionalistiche, i giovani ridotti a vivere nella spelonca platonica delle ombre che vorresti forse far scambiare loro  per realtà.  E, soprattutto, giù le mani dalla scuola che è sopravvissuta in settant’anni di insolente squallore e declassamento sindacal-partitocratico solo per la volontà e l’abnegazione di quella non più numerosa parte di professori che hanno profuso – scherniti vilipesi e derubati dai soviet italioti – le loro energie e il loro impegno nella più delicata fra le professioni, che sta ancor più in alto dell’ “augusta” funzione della giustizia e delle democratiche leggi al cianuro di aule parlamentari al servizio dei partiti e delle camarille. I loro risultati ben li conosci e ben li conosciamo: qui soltanto li  trascriviamo.  In nome dei defraudati. – Domenico Cambareri
 

Cassa Depositi e Prestiti, cambio ai vertici

Roma – Voci di cambio ai vertici della Cdp, la società controllata dal Tesoro e partecipata dalle Fondazioni che custodisce una serie di quote strategiche in Eni, Terna, Snam e Fincantieri.

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Roma – Voci di cambio ai vertici della Cdp, la società controllata dal Tesoro e partecipata dalle Fondazioni che custodisce una serie di quote strategiche in Eni, Terna, Snam e Fincantieri, oltre che essere in prima linea in numerose iniziative per il finanziamento e il supporto all’economia. Secondo quanto riportano diversi quotidiani il presidente Franco Bassanini potrebbe cedere il testimone prima della naturale scadenza (prevista per il prossimo anno) al banchiere Claudio Costamagna, ex Goldman Sachs e che in molti indicano come vicino al premier Matteo Renzi. Bassanini potrebbe essere nominato alla Corte Costituzionale. Anche l’ad della Cassa, Giovanni Gorno Tempini, potrebbe essere sostituito anche se il nome non sarebbe stato ancora definito e la rosa di possibili candidati include diversi banchieri di primo piano come Fabio Gallia (Bnp Paribas), Gaetano Micchichè (Intesa Sanpaolo) o Andrea Munari (Credito Fondiario). Sotto il tandem Bassanini-Gorno la Cassa, su spinta iniziale di Giulio Tremonti ma anche con i successivi esecutivi Monti e Letta fino a quello Renzi, ha cambiato passo svegliando quel «gigante addormentato» che si limitava quasi solo a finanziare gli enti locali e ad amministrare l’ingente patrimonio del risparmio postale.

L’ultimo bilancio della società di Via Goito vede un utile di 2,2 miliardi di euro e un dividendo di 853 milioni, di cui circa 156 alle fondazioni azioniste con il 18% e il resto girato al Tesoro. Dividendi provenienti in buona parte dalle cedole della partecipate. Ma la Cdp ha moltiplicato gli sforzi per il supporto all’economia sia in forma diretta che tramite il Fondo Strategico e ha creato i presupposti per partecipare al programma Qe della Bce. Un nuovo ruolo che ha portato anche nuove sfide. La Cassa è stata chiamata in causa dalla politica e le parti sociali per intervenire in moltissime partite e crisi industriali e molti hanno riconosciuto ai vertici di averla mantenuto spesso fuori da quelle più rischiose, almeno direttamente, per non mettere in pericolo appunto il suo patrimonio. Un terreno di confronto poi si è avuto con Telecom sulla banda larga con il mancato accordo sulla banda larga fra la compagnia e Cdp/Metroweb e alcuni strascichi polemici (finiti anche con una segnalazione alla Consob) legati ad alcune dichiarazioni di Bassanini sul valore della rete Telecom. Si vedrà ora se il cambio prospettato ai vertici sarà rapido. Secondo il Corriere della Sera potrebbe potrebbe arrivare già la prossima settimana.