Un diario pubblico di un prof. e manager di sinistra. Tra il passare delle stagioni

15 Settembre 2015

Fonte: Fondazione Basso

 

 

 

 

 

 

Presentazione del volume

Passaggi di stagione

di Massimo Paci

 

 

 

Martedì 22 Settembre 2015 – Ore 17:30
Sala delle conferenze Fondazione Basso Via della Dogana Vecchia 5, Roma
L’autore ne parla con:
Elena Granaglia Alberto Olivetti Carlo Trigilia

Massimo Paci, professore emerito di Sociologia economica alla Sapienza, già presidente dell’Inps, autore di studi pionieristici nell’ambito della sociologia del mercato del lavoro, si racconta in questo libro e, raccontando di sé e della sua esperienza fuori dall’università, ci restituisce un ritratto della politica e dell’amministrazione pubblica italiana, per poi aprirsi a uno sguardo più intimo sul mondo che ci circonda. Diario pubblico e diario privato per rileggere la nostra storia recente.
Passaggi di stagione
Edizioni Ediesse
ISBN: 978-88-230-1959-1
Pagine: 160
Prezzo € 12,00
Massimo Paci, professore emerito di Sociologia economica alla Sapienza, già presidente dell’Inps, autore di studi pionieristici nell’ambito della sociologia del mercato del lavoro, si racconta in questo libro e, raccontando di sé e della sua esperienza fuori dall’università, ci restituisce un ritratto della politica e dell’amministrazione pubblica italiana, per poi aprirsi a uno sguardo più intimo sul mondo che ci circonda.
Si raccontano qui tre stagioni della vita del protagonista: le prime due (L’autunno della politica e L’inverno della burocrazia) costituiscono nel loro insieme un «Diario pubblico» mentre la terza (L’estate interiore) è propriamente un «Diario privato».
I fatti narrati nel «Diario pubblico» si situano tra gli ultimi mesi del governo Prodi e i primi di quello Berlusconi, quando si consuma il tentativo di governo del paese da parte della sinistra. Il protagonista, muovendosi su questo sfondo, incrocia eventi e personaggi significativi, ma resta per sua scelta ai margini delle vicende narrate: è attratto dalla politica, alla quale non vuole rinunciare, ma nel contempo se ne ritrae perché teme di restarne deluso. Anche quando si risolve ad assumere una carica ufficiale alla guida di un grande ente pubblico nazionale, pur vivendo questa esperienza fino in fondo, con i suoi successi e suoi fallimenti, mantiene finché può verso di essa un atteggiamento interiore di distacco.
Le vicende narrate nel «Diario privato», invece, si svolgono ai tempi nostri, quando il protagonista raggiunge quella pace con se stesso che gli era a lungo mancata e che accompagna adesso la sua incipiente vecchiaia. Le sue ansie e le sue incertezze infine si placano ed egli scopre dentro di sé, aiutato da una serie di messaggi inattesi provenienti «da altrove», che esistono nuove e importanti vie alla conoscenza del mondo intorno a noi.
«Più tardi, in treno, sulla via del ritorno, ripensò a quelle parole e si chiese se la via dell’università l’avesse veramente “salvato” o non l’avesse cacciato invece proprio in quel ruolo ambivalente, tra impegno politico ed esilio intellettuale, che adesso soffriva e che lo faceva sentire, a volte, estraneo a se stesso… […] Sperimentò l’asprezza e la delusione che la responsabilità amministrativa pubblica (come quella politica) porta spesso con sé. Una esperienza questa che egli aveva a lungo , ma inutilmente, sperato di evitare» […] Quella sera, però ripensandoci si rese conto del senso della sua esistenza, quel suo sguardo estetico verso i fatti della vita, quella distanza dal mondo che lo segnava fin dalla gioventù».