USA. Trump è stato eletto. Soddisferà promesse e attese di fine delle guerre e di rilancio sociale?

09 Novembre 2016

Domenico Cambareri

Una potente batosta per il potere speculativo e dell’esportazione delle guerre “democratiche”.

Quali uomini sceglierà adesso e verso dove indirizzerà concretamente la sua linea politica?

Realizzerà davvero una svolta epocale?

Il suo vice lo saprà affiancare sempre al meglio?

Per intanto, ecco quello che in tanti ci aspettiamo

Donald Trump dunque è stato eletto. L’oligopolio speculativo, con i suoi accoliti, in primis la sua candidata e con i suoi strumenti di disinformazione non hanno vinto.
Spetta adesso a Trump la scelta di collaboratori di grande equilibrio, come prima qualità di pregio su chi puntare; e quindi di solida preparazione e di sicura determinazione, in ogni settore.
Riteniamo che fra le priorità politiche a cui dovrà dare riposte concrete a breve termine dovranno figurare:
– il blocco del processo di espansione militare nell’emisfero occidentale in uno con la revoca delle sanzioni contro Mosca e con il veloce ripristino di proficui rapporti di amicizia coesistenza e partenariato con la Russia, con il ritorno nei depositi USA degli armamenti allocati in questo periodo nelle basi logistiche situate in Groenlandia e in tutta la regione euromediterranea;
– il disimpegno nelle attività di destabilizzazione diretta e indiretta perseguite nell’Europa orientale e nell’Asia centrale, nel Vicino e nel Medio Oriente e nell’Africa mediterranea, con l’immediato ritiro dalla Siria e dall’Iraq e con la ridefinizione dei rapporti strategici con l’Arabia Saudita;
– la cessazione della sponsorizzazione dell’industria bellica israeliana e dello stallo del processo di pace, con la definitiva nascita della Palestina e con la ridefinizione dei rapporti strategici con Israele;
– la richiesta di revisione generale della strategia NATO voluta dalle precedenti amministrazioni statunitensi;
– il rilancio di proficui e più equilibrati rapporti commerciali con gli alleati e amici dell’Unione Europea e il rilancio di quelli con la Russia; il ridimensionamento dell’attività di spionaggio politico-economico e tecnologico a danno dei partner europei;
– il rilancio dei trattati di disarmo nucleare e le garanzie all’accesso e allo sfruttamento della tecnologia di ri-fertilizzazione dell’uranio a fini pacifici, al di fuori dall’oligopolio politico-industriale delle cinque potenze;
Di non minore importanza sono le misure che Trump dovrà intraprendere in tema di politica interna per rendere sempre più forte, solida e duratura la potenza e la leadership del suo Paese, senza dover esportare guerre e destabilizzazioni.
Naturalmente, egli dovrà smussare in primis gli aspetti più ruvidi e divisivi messi in risalto durante la sua campagna elettorale in riferimento ai problemi degli immigrati clandestini che vivono negli States, al congelamento del fenomeno immigratorio. In particolare, alla continuazione della fruizione dell’assistenza sanitaria di base gratuita attuata da Obama, al fine di evitare imposizioni di classismi a carattere di razzismo sociale neopositivistico e conseguenti lacerazioni e contrasti etnico-culturali e economici, aspetti che già presentano un profilo pericoloso.
Un aspetto assolutamente non sottacibile della politica di Trump sarà quello relativo al rispetto della natura e degli equilibri ambientali negli USA e a livello planetario, salvaguardando salute e prosperità reale delle nuove generazioni americane e dell’ecosistema. Per fare ciò, dovrà remare contro contro gli interessi speculativi dell’economia sporca, inquinante, sfruttratrice delle risorse della natura e degli uomini oltre ogni dire. Sarà in grado di porre un freno agli interessi dei petrolieri, dell’industria chimica e bellica e soprattutto a quelli dell’onnipervadente e ubiqua finanza speculativa che li stimola e li protegge?
Tutto l’establishment del potere sporco, con le sue collusioni e i suoi connubi, non ultimi quelli espressi dalle potenti lobby cinematografiche e dalle sue star, lo star system, che è quello più appariscente, lo hanno lottato senza mezzi termini e ancora gli sono contro, assieme a quanto ruota intorno ai congressmen e alle consolidate e potenti burocrazie delle intelligence e dei ministeri più potenti. Saprà adesso smorzare i suoi toni oratori e avviare una metodica e efficace azione di bonifica di questi ambienti, o ne verrà circuito?
Vedremo nel corso del primo anno di mandato in quali reali direzioni indirizzerà le sue scelte, e se sarà capace di rivoluzionare un sistema imperiale che orami viveva con l’esportazione della democrazia, spregevole eufemismo per indicare l’imposizione delle guerre.
Vedremo se il suo “isolazionismo” produrrà effetti benefici diffusi, prevedendo con previdenza di evitare pure improvvisi e accelerati vuoti, che risulterebbero non meno pericolosi dello strapotere finora esercitato in molte situazioni.
Naturalmente, dal nostro punto di osservazione, abbiamo tante riserve sull’efficacia dell’azione di risanamento economico e sociale che Donald Trump potrà intraprendere, giacché sappiamo che i modelli meramente capitalistici, per quanto permeati di convinti buonismi riformatori, non sono in grado di affrontare alla radice i veri e grandi problemi dei surplus di diseguaglianze che essi producono, accumulano e moltiplicano a dismisura, quale ineliminabile contropartita della logica del profitto per il profitto. Non di meno quelli variamente socialisti, l’altra strada strada monca non in grado di rabbirciare e men che mai risolvere in modo incisivo e duraturo i problemi, visto che oscilla fra affermazioni collettivistico-stataliste e falso antemurale capitalista, al servizio – attraverso i modelli di democrazia parlamentare o presidenziale – della logica del profitto che governa la logica delle imprese lasciate senza morso e senza redini.
Rimane, insomma, sempre aperta e non più percorsa, la logica della composizione degli interessi particolari in un più ampio e superiore agone conciliatore, ossia quella dello Stato in cui sussistono le rappresentanze organiche fornite di poteri normativi.

 

Elezioni USA. Hillary e Meryl ci portano alle guerre? Viva le guerre! Andiamo alla guerra!