EULA’ ha dieci anni. Storia riproposte attualità

 

20 Ottobre 2018

 

 

Riproposte a dieci anni:

 

Per il POPOLO della LIBERTA’

DESTRA EUFRASIA – ITALIA FUTURA

Le nostre idee. La nostra analisi. Le riforme da fare subito.

 

 

30 agosto 2008. Il primo articolo di lancio di Domenico Cambareri e Gino Ragno, fondatori de L’Europa della Libertà.

Quanta acqua sotto i ponti è passata, quante lusinghiere prospettive sono state polverizzate dallo sciamare infestante e distruttivo degli onnivori fagocitatori del bene pubblico, che si sono rivelati ancor più numerosi di quanto già prima fosse stato lontanamente immaginabile.
Preferiamo riproporre questi primi prezzi adesso e non nel pieno della calura estiva, per richiamare maggiore attenzione, volontà di lettura, desiderio di darsi a riflettere, piacere di sollecitare la propria memoria e di spronare coscienza e intelligenza a interrogarsi a fondo e a formulare raffronti, ripensamenti, nuove disincantate valutazioni
in un gravido periodo in cui l’Italia e l’Europa sono ancora nel pieno dei loro travagli. In particolare, l’Italia, che da Nazione e popolo fra i più coriacei europeisti sono stati miseramente trasformati nei più “euroscettici”.
In un momento di così profonda, triste distanza dalla condizione di potere soddisfare la richiesta di una ancor maggior presa di coscienza, quanto abbiamo rappresentato e continuiamo a rappresentare,
il futuro della grande EUFRASIA,
appare come un appassito miraggio.
Tuttavia, queste stagioni di appassimento, per quanto paralizzanti e in apparenza perpetue, sono destinate a venire superate. Nulla permane nel suo stato: anche la condizione del più abietto degrado.
Costruire il futuro dei giovani e il loro mondo per noi è e rimane insopprimibile dovere primario.
***
Inoltre, è da sottolineare  l’importanza fondamentale di quanto segue. La prima condizione finalizzata all’affrancamento dallo stato di patente e cronica degenerazione, per gli italiani e i francesi in misura maggiore, è quella di riuscire a superare la più che secolare azione di radicale distorsività dei valori politici e civili democratici e di ottundimento e spossessamento dell’operosa “ragione ragionante” messi in atto dalla mendace e pervertitrice azione di contraffazione della partitocrazia. 
Abbattere la partitocrazia è la conditio sine qua non. Non si potrà più guardare a come farlo, superando i se e i ma. E’ via ineluttabile. Bisognerà pur farlo.
Senza la rimozione di questo impedimento totale
i popoli europei, e quello italiano e francese in particolare, rimarranno a pestare l’acqua. Solo il dopo, soltanto il dopo, consentirà, dovrà consentire di pervenire a scelte costituzionali e istituzionali da attuare e non da surrogare con artifizi, messa in parentesi e oblii da parte delle camere dei rappresentanti.
L’adempimento dei nuovi dettati costituzionali in merito al ruolo di partiti e sindacati, alle loro gestioni e al loro essere assoggettati a tutti i controlli di legge dovrà avere carattere di coattività su queste camere, e dovrà essere definita la cruciale linea di demarcazione fra adempimento legislativo del rappresentante eletto e regole e codici del partito di appartenenza quanto quella del giuramento da rinnovare di anno in anno di non agire nell’interesse coperto o conclamato di lobby ma solo del bene pubblico e della sicurezza dell’ambiente, della salute e dello Stato.
***
Noi siamo il prima e il dopo del vero ’68
L’Europa della Libertà continuerà inoltre sempre a preservare e diffondere la memoria delle azioni dei giovani italiani che costituirono,
a cavallo fra gli anni ’50 e ’60 e ancora negli anni successivi,
l’espressione della prima gioventù europea : da quelli che accolsero i profughi dell’invasione sovietica d’ Ungheria e anni dopo della Cecoslovacchia alle migliaia e migliaia di giovani della Gioventù Mediterranea che si raccolsero con Gino Ragno a Piazza Venezia, davanti all’Altare della Patria, in un momento di massima tensione antisovietica -, a quelli che operarono in Germania, a Berlino in particolare, e che ivi rimasero a vivere e morire: 
Elena Sciascia, catturata dalla Stasi, seviziata, condannata al carcere per avere tentato di fare fuggire una donna tedesca da Pankow, abbandonata dall’infame governo italiano; Luigi Sesta e Domenico Spina, diventati poi ingegneri, che realizzarono il famoso tunnel sotto il muro di Berlino e consentirono a diverse persone di conquistare la libertà. Il Museo del Check Point Charlie, luogo di transito tra le due Berlino e di scambio di spie, testimonia la presenza attiva dei giovani italiani che con Gino Ragno hanno tenuto alto il simbolo della Lupa di Roma.
Elena Sciascia (alla memoria), morta dimenticata e quasi in povertà, Domenico Sesta e Luigi Spina sono stati insigniti del PREMIO CAPO CIRCEO.
Vogliamo ricordare tutti gli amici più anziani che furono in Italia – Germania e negli altri sodalizi promossi da
Gino Ragno, Giulio Maceratini, Giano Accame e altri.
Fra gli amici che hanno collaborato a L’Europa della Libertà, ricordiamo assieme a Gino Ragno, gli altri scomparsi: Mino Mini e Filippo Giannini; e chi dal di fuori ci fu vicino, come Cesare Cocchi. Ringraziamo tutti gli altri, soprattutto … aspettiamo che dei giovani si facciano finalmente avanti. – D. C.

 

Per il POPOLO della LIBERTA’

Cari amici,
con l’intento di comunicare in maniera diretta e globale sia fra di noi e i nostri gruppi sia con i cittadini italiani ed europei che vorranno conoscere le nostre idee e le nostre proposte, ci presentiamo con il nostro sito on-line
L’EUROPA della LIBERTA’
perché l’Europa, l’Unione dei Popoli della cultura euromediterranea, rimane il nostro fine ideale e politico più importante e la Libertà il dono morale e spirituale  più alto che la civiltà occidentale ha creato, nel solco aureo della civiltà ellenica, e che deve essere diffuso ovunque e che l’uomo deve godere per potere sviluppare al meglio la sua natura; l’uomo, a qualsiasi popolo e cultura appartenga. Allo stesso modo, bisogna indicare a tutti gli uomini, ad iniziare da quelli dell’Europa, che essi devono saper difendere la Libertà per se stessa, come principio irrinunciabile che qualifica la natura umana sia nel dato individuale che in quello collettivo.
Invitiamo i cittadini italiani ed europei a leggerci, naturalmente in maniera particolare i giovani, non di meno i professionisti e i rappresentanti del ceto medio.  Leggerci e interloquire con noi, affinché il dibattito che ne consegue possa risultare sempre utile alla classe politica che governa la nostra Nazione e a quella che governa l’Europa, e possa arricchire la coscienza individuale e sociale e la vita culturale.
Pertanto, i gruppi di amici che noi rappresentiamo sotto i nomi di ITALIA FUTURA – DESTRA EUFRASIA, confluiscono in questa nuova, altrettanto beneaugurante e definitiva denominazione
L’EUROPA della LIBERTA’.
Essa guarda e si proietta nel futuro, spera e arde di potere contribuire nel preparare una vita e un orizzonte diverso alle nuove generazioni. Allo stesso tempo, essa è genuina espressione del pluridecennale impegno profuso da noi, per molti tratti anticipatore dei tempi, in favore della crescita civile del Popolo Italiano e dell’unità dei Popoli Europei. Di una sana gioventù europea, di un sano patriottismo europeo. Per tutto questo, essa propone di aderire al POPOLO della LIBERTA’ fondato da Silvio Berlusconi.
Roma, 30 agosto 2008
Domenico Cambareri e Gino Ragno

***

DESTRA EUFRASIA – ITALIA FUTURA

Cari amici,
questo documento politico è la sintesi di un qualcosa che non potrebbe mai risultare completo. In esso non si parla di cose molto importanti, come ad esempio la bioetica. Per questo, è indubbiamente un documento aperto. In esso comunque si parla di altre cose importanti, su di cui ho avuto motivo ed occasione di discutere.                            Sul piano storico, ritengo di avere messo in luce in maniera assolutamente non equivoca e schietta punti fondamentali che non possono essere più elusi dalla coscienza nazionale, oltre ogni orientamento e differenza politica dell’Italia odierna così come da una seria e distaccata analisi degli avvenimenti. Gli amici che fra di noi hanno una precedente  e differente estrazione politico-ideologica  ritengo che potranno testimoniare in maniera affatto positiva quanto dico.
Sul piano politico, avanzo della analisi delle prospettive e delle ipotesi del tutto fondate e coerenti con le premesse ideali da cui muovo e da cui muoviamo, presentando sviluppi e possibilità ulteriori anche assolutamente originali e realistiche. Alcune di esse possono risultare condivisibili da una platea più ampia di persone, anche all’interno del Popolo della Libertà e al di fuori. Esse, se condivise da Silvio Berlusconi, possono contribuire sin da subito a migliorare il rendimento dell’esecutivo e ad “attrezzarlo” meglio in termini di fisiologia istituzionale ed operativi. Altri aspetti di tale natura non li ho qui presentati, ma li ho già veicolati all’amico on. Stefano Zappalà, capogruppo di Forza Italia – Popolo della Libertà al Parlamento Europeo, come a diversi fra di voi. Un’idea fra le più qualificanti in particolare  è quella relativa alla realizzazione di un settore d’interfaccia della Presidenza del Consiglio, con cui verrebbe rafforzato in maniera stimolante e incisiva il ruolo del premier; modalità atta a snellire e a non far dormire iter di qualsiasi natura presso qualsiasi ministero e struttura pubblica, e ad avvicinare potentemente le istituzioni al cittadino. Di ciò non posso che menar vanto ideativo assieme a voi, specie in relazione ai suoi sviluppi, e con DESTRA EUFRASIA – ITALIA FUTURA spero di potere spingere verso la concretezza l’idea, dal momento in cui potremo addivenire con il premier Silvio Berlusconi e con il Popolo della Libertà ad una cordiale e amicale intesa per confluire in esso. Altri aspetti che sono stati da me comunicati a voi, preferisco non presentarli in questo momento, perché, mentre non risultano rilevanti per il  profilo di quanto è delineato nelle pagine seguenti, una loro divulgazione prematura in questo momento non potrebbe che fare predisporre le prime contromisure da parte delle lobby politico-parlamentari e dell’alta burocrazia. E Berlusconi comincerebbe ad essere messo sotto eccessivo pressing sin d’ora.
In nessuna delle pagine seguenti avrete un riferimento esplicito o implicito alla condizione dell’indebitamento pubblico e all’esigenza primaria del rientro entro fine secolo. Essa è ormai nozione comune, che agisce e opera anche a livello inconscio. I limiti di spesa centrali e periferici sono perciò sempre più esigui. Ciononostante, le sacche degli sperperi e delle giungle retributive (RAI, consigli di amministrazione di aziende a capitale pubblico, enti e regioni in testa) persistono, accentuando ed esasperando le nequizie che si accumulano da decenni e di cui è responsabile esclusivo il mondo politico. La guerra combattuta lungamente fra DC e PCI lo fu sul terreno del (falso) benessere sociale diffuso: quasi tutto fu fatto elargendo standard di vita elevati e consumismo sfrenato sia ai loro clan sia alle masse, impensabili altrove in Europa, e ricorrendo a sistematici, abissali indebitamenti. Pendant diretto della partitocrazia fu ed ancora è la degenerazione totale dello strumento sindacale, emblematicamente rappresentato dalla trimurti sindacale.
Stabilita in maniera chiara la nostra provenienza, stabilito chi siamo, stabilito cosa intendiamo fare  e con chi farlo, in una più ampia interazione di uomini di gruppi e di idee, non possiamo avere paura e non dobbiamo avere paura di cambi di denominazioni. Bisogna evitare che, in certi momenti della storia, proprio quando è necessario e doveroso compiere passi importanti per tutti, ci si perda in battaglie nominalistiche.
A proposito di nomi. Eufrasia è nome femminile antico e bello. Esso deriva da una pianta che da tempo immemorabile serve per lenire dolori agli occhi. Essa è una pianta beneaugurante perché simbolicamente rafforza la vista e, in senso traslato, la chiaroveggenza e la saggezza. Sin dalle età più antiche dei popoli che vanno dall’India all’Occidente, il vedere è  infatti direttamente collegato all’espressione più elevata dell’attività razionale dell’uomo.
Eufrasia è anche il condensato delle passioni e delle aspettative che nutriamo di potere conseguire dal nostro impegno e da quello delle future generazioni dei popoli dell’Unione Europea e di quelli del Mediterraneo in essa ancora non inclusi. Un grande, immenso bacino di civiltà e di fratellanza di popoli che sin da adesso vede la sua anticipazione: la sicurezza esterna e delle linee di rifornimento energetico e marittimo italiana e dell’Unione tutta ha la proiezione oceanica nelle acque equatoriali di Atlantico e Indiano.
In relazione alla crisi in atto su Abkhazia e Ossezia meridionale, risultano incontrollate e fuori di misura le affermazioni del presidente francese Sarkozy e del suo ministro degli esteri. Esse generano stupore e dolore, risultano quasi incredibili, sono espressione di fazioso livore ed hanno tono e significato in piena sintonia con quelle non meno gravi ed unilaterali dell’amministrazione americana. Non possiamo e non dobbiamo pensare che Bush, la Nato e l’Unione Europea possano arrogarsi il diritto di disegnare quasi a loro piacimento il mondo e di programmarne non meno a piacimento i cambiamenti. Sono questi momenti in cui un ritorno di saggezza nelle cancellerie occidentali e nei fori internazionali sarebbe essenziale come il sale. Non sappiamo cosa potrà fare l’Italia. Ma è sicuro che il premier Silvio Berlusconi, con l’aperto e attivo contributo del Capo dello Stato, possa e debba tentare di avvicinare le parti, possa e debba tentare di smussare e correggere gli aspetti più aggressivi della politica occidentale per porre fine al reale isolamento e accerchiamento messo in atto nei confronti della Russia.
Queste scelte “neo-con” dell’amministrazione Bush, non realistiche e non conservatrici nel sano e giusto senso della parola, hanno da tempo piegato ed appiattito le cancellerie europee. E’ forse giunto il momento di saper esprimere un proprio pensiero, in autonomia dall’alleato americano, il quale va convinto e persuaso  di non essere infallibile e di dovere cominciare a rivedere un po’ tutto.
Roma, 24 agosto 2008
Domenico Cambareri

***

 

Le nostre idee. La nostra analisi. Le riforme da fare subito.

• 29 settembre 2008A partire dal 1994, l’Italia ha intrapreso una congiuntura politica e istituzionale particolarissima. Di fronte al tramonto dei vecchi partiti e delle loro ideologie, la nuova realtà enucleatasi è rimasta impigliata nelle secche di diatribe e soprattutto di cointeressenze spesso se non sempre innominabili che hanno messo a dura prova la via prescelta di un modello bipartitico. La cosiddetta seconda Repubblica è rimasta un mero flatus vocis, e anzi spesso in questa nuova fase i peggiori vizi politici dei decenni precedenti sono transitati indenni.
Le riforme fatte sono rimaste spesso al palo perché varate in maniera non completa se non arbitrariamente parziale e amputata. Altre, attesissime, non sono state mai approvate perché la pavidità del governo di turno o il suo complice interesse con lobby dell’apparato pubblico o privato non lo ha consentito. Altre ancora non sono state neppure pensate, per la grave sottovalutazione e per la non sempre adeguata conoscenza dei problemi oggettivi espressa dalle oligarchie partitiche e parlamentari. Cose che dimostrano come purtroppo perdura l’inadeguatezza di parte degli uomini che vivono e rappresentano le strutture rappresentative sino ai massimi livelli istituzionali, e di come continua la frattura fra Paese reale e paese legale.
E’ essenziale perciò dare un contributo leale e il più possibile concreto e diretto per far sì che la ventata innovatrice promossa con passione e con grande impegnoda Silvio Berlusconi possa perdurare, rafforzarsi, ramificarsi con intelligenza e al tempo stesso bloccare stagnazioni e involuzioni ideali, politiche, istituzionali del rinnovamento della società italiana, delle sue istituzioni, della sua economia. Ma anche degli uomini, dei partiti, degli apparati dello Stato.
E’ per tutto questo che gli amici di DESTRA EUFRASIA – ITALIA FUTURA desiderano operare con alacre fattività all’interno della grande organizzazione politica promossa da Silvio Berlusconi, il POPOLO DELLA LIBERTA’. In esso, essi possono dare voce ad istanze profonde talora neglette e contribuire al dibattito politico e ai suoi approfondimenti e arricchimenti anche polemici ma sempre funzionali alla rispondenza ottimale mirante al raggiungimento degli obiettivi specifici e generali nell’interesse della nostra Nazione, del nostro popolo e dei Popoli europei e mediterranei, con una messa in opera di capacità critiche di affinamento ininterrotto e di interloquire con altri metodi e altre vie. Ma che non rinunciano, con l’esigenza del confronto, alla non meno necessaria logica della decisionalità e dell’azione, perseveranti e determinate, in grado di mettere in campo energie intellettuali e di volontarismo nuovi e della concretezza del “fare”. E di incidere in misura maggiore e al meglio delle proprie “performances” nel processo di trasformazione del “sistema Italia” e di quello dell’Unione.
DESTRA EUFRASIA – ITALIA FUTURA è la DESTRA italiana che vuole e sa conservare l’armonica coniugazione, la peculiarità del dato nazionale – e sovranazionale – e del dato sociale non come imbalsamato blasone e falso lascito. Questa peculiare coniugazione, a suo tempo energia incontenibilmente novatrice e rivoluzionaria, sopravvive alla morte o alla profonda crisi delle ideologie in quanto per sua natura interclassista riformatrice ed emancipatrice nel rispetto delle differenze, e dispone a recepire, comprendere e interpretare le poliedriche ed eterogenee istanze del presente e del futuro prossimo e non, in maniera più che adeguata ad affrontarne esigenze e ambizioni, promesse e sfide. Sensibilità politica e filosofica, sociale ed economica non venute meno, anche se costrette per lunghi anni a svolgere ruoli di obbligata marginalità in coatta penombra.
Non ci nascondiamo la difficoltà di realizzare questa scelta. D’altronde, essa è una scelta oggi ineludibile, obbligata, necessaria. Essa è innanzitutto determinata dal perseguire il compimento del modello bipolare. E’ non di meno imposta dal perseguire il compimento di riforme costituzionali e istituzionali di grande respiro. Risolto il superamento del modello presidenzialistico, il modello del premierato italiano è l’unica soluzione in grado di oltrepassare annose e finora insuperate questioni e improvvide e non di meno strumentali paure. Il ruolo centrale e di responsabilità primaria nel contesto dell’azione dell’Esecutivo è uno dei perni centrali su cui si devono basare concretamente il programma e il processo concreto di rinnovamento del Paese. Esso, d’altronde, senza alcuna contraddizione in termini, non può non vedere rafforzato nei contrappesi d’equilibrio e armonizzazione con il ruolo del potere legislativo su camere differenziate lo status del Presidente della Repubblica, sempre eletto dal Parlamento ma da esso a chiare lettere reso totalmente autonomo e non condizionabile. Presidente della Repubblica che rimane Capo del (futuro e profondamente) riformato CSM e soprattutto rimane capo del (futuro e sostanzialmente) riformato Consiglio Supremo di Difesa (in cui il Capo di S.M. della Difesa sarebbe di diritto sempre accompagnato dal Segretario Generale della Difesa e dai Capi di S.M. di Esercito, Marina, Aeronautica) e garante esclusivo della politica estera del premier e del governo davanti ad attacchi debordanti del Parlamento e della piazza per questioni attinenti le scelte nazionali e dell’Unione Europea in merito ai delicati contesti internazionali, planetari e delle alleanze, della sufficienza delle risorse energetiche e della sicurezza esterna. Attraverso questi due assi potestativi e autoritativi non concorrenti e veri architrave del futuro assetto del Paese, si mantiene il modello parlamentare democratico-liberale ma si supera definitivamente la realtà concreta della partitocrazia e del suo bicameralismo perfetto, divoratrice inesausta di ricchezze e di energie, terribile e implacabile nella sua azione di depauperamento e di occupazione ed espropriazione sessantennale delle rappresentanze del corpo elettorale.
E’ necessario arrivare alla riforma del Consiglio dei ministri, e per intanto arrivare alla realizzazione di una nuova prassi operativa, con cui vengano creati al suo interno due organi operativi più ristretti. Il primo dovrebbe essere in grado di garantire l’azione immediata ed adeguata del governo davanti a crisi internazionali e interne e supportare direttamente in sede di Consiglio dei Ministri il raggiungimento degli obiettivi strategici indicati dal Consiglio supremo di Difesa in armonia con Unione Europea, UEO, NATO, OSCE. Esso sarebbe costituito dal premier e dai ministri degli esteri, della difesa, dell’interno, dell’economia, dello sviluppo, delle infrastrutture e dei trasporti. Il ministro della giustizia e altri ministri, in base alla materia e all’o.d.g., sarebbero direttamente convocati a partecipare dal premier. Il secondo, con il compito di indicare e salvaguardare il rispetto degli assi portanti della società nazionale e la determinazione dei suoi obiettivi secondo il metodo della “strategia generazionale” della Nazione e l’efficienza della ricerca avanzata e della sicurezza esterna. Esso dovrebbe quindi delineare il quadro vincolante entro cui il ministro dell’economia dovrebbe realizzare l’impianto programmatico del bilancio pluriennale ed annuale dello Stato. Esso sarebbe costituito dal premier, dai ministri della cultura (scuola e università, ricerca, bene culturali e ambientali), della difesa, dell’economa, degli esteri, dello sviluppo, delle infrastrutture e dei trasporti, degli interni, del lavoro. Altri ministri, in base all’o.d.g. e alla materia in discussione, sarebbero direttamente convocati dal premier.
E’ necessario arrivare quanto prima alla riforma elettorale, con una riforma che abbia innanzitutto a cuore l’attuazione di un modello il quale possa contemperare due simultanee insopprimibili esigenze, che possono manifestarsi nella realtà della vita politica quotidiana secondo modalità non univoche: l’esigenza di assicurare governabilità secondo un sistema bipolare e con premio di maggioranza, l’esigenza di assicurare la più vasta rappresentatività elettorale senza venir meno ad una soglia di sbarramento minima non inferiore al 4%. Prima di queste, però, l’esigenza insopprimibile che deve essere messa in calce per prima è quella del ripristino della preferenza del candidato/dei candidati che è espressa dall’elettore. L’attuale sistema elettorale vulnera profondamente sul piano della legittimità costituzionale e sul piano del rispetto e dello scrupoloso adempimento dei principi fondamentali di natura liberale e democratica la vita dal nostro Paese. Esso, anche se è risultato materialmente utile all’affermazione del ruolo e della funzione del “leader” all’interno dei due maggiori gruppi politici e non di meno in quelli minori, va con urgente priorità cambiato.
Siamo assolutamente contrari a norme che rinviano incriminazione e processi per le alte cariche dello Stato e per qualsiasi rappresentante di potere elettivo ed esecutivo, fatto salvo che per il Capo dello Stato. Tuttavia, la presente involuzione della realtà politica interna intorno al tema in questione, ci porta ad accettare come male minore la legge approvata sul rinvio dei procedimenti a carico delle quattro massime cariche dello Stato. Condividiamo la scelte della maggioranza e del governo di approvare con legge ordinaria questa condizione di rinvio del procedimento giudiziario dopo lo scadere del mandato, rifiutiamo ogni possibile possibilità di futura intesa con l’opposizione per adottare una legge costituzionale il cui significato non sarebbe altro che quello di uno stravolgimento generale.
Questa involuzione non è che il risultato patente e ineluttabile dell’incancrenita politicizzazione dei settori rappresentativi della magistratura e della perpetua azione movimentista e guerreggiante di alcune aliquote di magistrati inquirenti e di magistrati giudicanti che godono di sistematiche coperture politiche ed ideologiche, e che snaturano e pervertono ab imis ruolo e funzioni. E’ bene chiarire che il Magistrato è un funzionario dello Stato e non costituisce l’espressione di un potere concorrente e conflittuale con quello legislativo ed esecutivo. Il potere giudiziario è espressione formale impersonale, esso si esplica nell’adempiere ogni magistrato – con responsabilità diretta – al proprio ruolo nell’attuazione delle norme costituzionali e delle leggi vigenti. E’ bene che i magistrati vengano definitivamente riportati a godere di stipendi ordinari, come ai tempi di Falcone e di Borsellino, e che, finita da tempo la stagione del terrorismo, si smetta di ricoprirli con emolumenti d’oro e a farne un a casta separata e intoccabile. Ciò non ha contraddistinto sinora la particolare e delicata specificità del loro lavoro, ma l’arroganza e la lontananza di un gruppo sovraodinatosi. Bisogna assolutamente riportarli entro il sentiero della ragione e assoggettarli al rispetto della norma, e non continuare a subire il ruolo inesistente di censori, cassatori e surrogatori ab libitum della sfera politica. E’ doverosa e funzionale all’esigenza stessa della giustizia la definitiva separazione delle carriere. Anche essa costituisce una priorità, così come quella del varo di norme giuste da parte del potere legislativo, atte definitivamente a sanare il “vuoto di giustizia” più che trentennale che avvertono i cittadini italiani. Bisogna rafforzare l’obbligatorietà dell’azione penale. Lasciamo ai demagoghi il “non toccare Caino”. L’arrecare danno e nocumento agli altri comporta, deve comportare sempre una pena, una privazione della propria libertà. La coscienza della propria colpa e la richiesta avanzata e l’eventuale ottenimento del perdono dato dalla parte offesa devono comportare l’accettazione morale della colpa da espiare e non favorire termini sempre più brevi per la durata della condanna. Basta con la legge della giungla, in cui sono i cittadini più deboli ed onesti a pagare in oneri materiali e umani visibili e invisibili. E’ doveroso accentuare la pena da comminare per molti reati. E’ doveroso non cianciare e investire risorse nella costruzione di nuove carceri.