Pericolo incombente. Fine dell’Europa? European Union. On the alert, grave danger looms! Act immediately!

 

11 Maggio 2019

Domenico Cambareri

 

 

 

 

 

 

 

 

European Union. On the alert, grave danger looms! Act immediately

 

 

 

 

Sapete della notizia secondo cui il ministro tedesco della Giustizia, Katarina Barley, esponente della SPD avrebbe avanzato una proposta con cui rendere possibile il riconoscimento della poligamia agli immigrati con più mogli? A essere più corretti: a riconoscere i matrimoni multipli di immigrati già esistenti nei Paesi d’origine prima del loro arrivo in Germania? Una porticina del retrobottega pronta a diventare in brevissimo volgere di tempo un’autostrada a sei corsi a senso unico?
Certamente si?. Ebbene, essa è l’ultimo campanello d’allarme? Si, è proprio l’ultimo campanello d’allarme. Senza eccessiva paura e senza spargimento di psicosi via etere e via stampa.
Questo campanello d’allarme viene suonato a un contesto europeo negli ultimi anni reso sempre più multiforme, caotico e contraddittorio . Anni in cui si toccano gli eccessi estremi. Come ad esempio, da un lato, sono state date enfasi e esaltazione incontenibili a fattori significativi ma comunque assolutamente marginali nel contesto delle relazioni sociali, quasi che su di essi e sul loro riconoscimento sessuale, civile e normativo si dovessero per intero ricostruire le strutture sociali e le articolazioni educative e culturali. Dall’altro lato, da parte degli stessi soggetti politici non minore enfasi è stata data alla remissiva accettazione di modelli socio-religiosi e vetero culturali che negano ab imis la centralità delle impostazioni della cultura occidentale, nell’espressione delle sue massime cifre:
– quella antica nelle sue due anime e nei suoi momenti, ellenico e latino; e quella rinascimentale e moderna, che ha il culmine nel ritorno agli antichi e nel loro definitivo superamento attraverso l’affermazione dei principi illuministi. Attraverso essi, da oltre tre secoli abbondanti, l’Europa ha potuto via via fronteggiare, resistere e alfine vincere il confronto con i dispotismi politico-religiosi orientali e l’esclusivismo cristiano, determinando in questo secondo caso la ri-modulazione del porsi nelle società europee delle diverse chiese che si indentificano in questo comun denominatore e in particolare della confessione (forse sarebbe più corretto dire in termini storico-religiosi e teologici) o “religione” cattolica. Tanto che da alcuni anni in qua non pochi esponenti dei diversi cleri cristiani non vedono più nell’illuminismo l’azione diretta di Satana ma la valida e insostituibile espressione dell’emancipazione sociale, culturale, economica dei popoli europei e l’elevazione dei contenuti di fede a livelli meno superstiziosi e grossolani e con una maggiore caratura spirituale e di individuale adesione, pur davanti ai processi di secolarizzazione e di forte restringimento delle oceaniche platee dei credenti.
Ricordiamo, di passaggio e quasi del tutto decontestualizzato dall’esposizione, come silloge di ammonimento, che all’avvento del regime comunista in Cina, fu affermato pure lì il matrimonio monogamico occidentale e, fatto pregno di simbologia e di sanzione civile, all’ultimo imperatore, decaduto fu riconosciuto soltanto il rapporto matrimoniale con la prima moglie. Non ci possiamo soffermare qui sul continuare a sussistere della pratica sociale del concubinato accanto al matrimonio ufficiale. Cosa che già nell’antichità ebraica continuò a sussistere dopo i nuovi tempi fondativi di Mosè e la nascita del giudaismo.
E’ bene subito dire che qui in via preliminare va affermato il principio dell’urgenza estrema del porre in essere tutti i possibili strumenti per realizzare il massimo contenimento di questo straripamento e di potere in pari tempo iniziare a porre ordine in questo marasma che coinvolge tutte le nazioni dell’Europa centro-occidentale da Nord a Sud.
Nella risicatezza estrema dei tempi, avendo oramai imminenti le elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, senza stare qui a individuare con correttezza i margini ristretti d’intervento dei prossimi giorni, sarebbe indispensabile che ogni organismo dell’Unione Europea ( Parlamento, Commissione, Consiglio dei Capi di Stato e di governo e consigli dei ministri più direttamente coinvolti: esteri, interni, giustizia cultura) procedesse a delle assunzioni di chiara responsabilità politica nel merito e che gli organismi legislativi e esecutivi dei singoli Stati agisse in sincronia nel merito.
Ciò determinerebbe la possibilità di riparare le più gravi falle e di avviare i preliminari di un metodico processo, dopo il contenimento del pericolo, di valutazione dell’impatto e delle forme di re-azione così da adeguare le successive tappe dei respingimenti con gli ulteriori appropriati strumenti normativi e soprattutto organizzativi e operativi. Strumenti in cui, a rincalzo delle strutture civili e del volontariato preposte, l’intervento delle forze i polizia e del supporto di contingenti delle forze armate è da mettere già da adesso realisticamente in conto.
Cosa fare con assoluta immediatezza?
Rendere certo il rispetto delle leggi fondamentali europee e degli Stati nazionali da parte degli immigrati extracomunitari regolari, e di quanti, pure avendo acquisito la cittadinanza di un qualche Paese dell’UE, provenga da un Paese in cui è riconosciuta e praticata la poligamia e/o professi un culto religioso in cui essa è riconosciuta, affermata e praticata. Questo dato fondamentale relativo all’istituto matrimoniale, in base alla parità dei sessi, va esteso nelle sue formule scritte al rarissimo caso della poliandria ( v. il caso del Tibet).
Questa certezza delle leggi inerenti la monogamia comporta eo ipso:

– in primis,

l’affermazione assoluta del principio della laicità dell’Unione Europea in materia religiosa e quindi la sua superiorità e terzietà rispetto a dettami di credenze fideistiche che vengano ad agire nelle sfere individuale, familiare e sociale.

Con il rispetto contestuale dei bacini espressamente indicati e delimitati da ulteriori articoli costituzionali e da leggi fondamentali presenti nei singoli Stati, come ad esempio l’articolo 4 della Costituzione italiana in merito alla religione cattolica come religione di Stato in un quadro non di tolleranza ma di riconosciuto diritto all’esistenza di altri culti religiosi e di organizzazioni differenti ma più o meno similmente auto strutturantisi, e alla libertà di praticarli entro il rispetto dei “codici” normativi basilari;

l’affermazione inderogabile e non soggetta a limitazione alcuna di origine estrin seca della parità fra uomo e donna in tutte le attività civili e a quelle che ne discendono, ivi comprese quelle dei culti religiosi;

l’affermazione che la salvaguardia della salute e l’incolumità fisica delle persone, in particolare di quelle in minore età, va garantita e che pertanto rituali cultuali implicanti l’arrecare menomazioni fisiche e l’imporre iniziazioni a minorenni e maggiorenni tese a soggiogare l’esercizio della libera capacità di conoscere e di decidere in individuale autonomia vanno perseguiti con estrema e urgente determinazione;
l‘affermazione, nel rispetto delle più avanzate conoscenze etologiche, di psicologia animale e filosofiche (fra i tantissimi contemporanei, E. Cassirer, già negli anni ’40 del novecento) che nelle nostre società esistono i diritti degli animali, in uno con il riconoscimento delle loro capacità affettive e di relazione “sociale” inter specie e di esplicita attitudine a comprendere e operare secondo le modalità specifica dell’intelligenza empirica di cui sono dotati per via innata, capacità che l’esperienza ambientale affina e rafforza: quadro cognitivo umano che supera definitivamente l’obscurum per obscuris e brillante“non concetto” di istinto, altrimenti pari pari utilizzabile per gli uomini; e che pertanto non esistono animali definibili impuri a causa di credule attribuzioni e superstizioni di natura fideistica che non possono trovare spazio nella quotidianità del vivere sociale.
Come attuare queste misure urgenti? Con l’ attivare nel più breve tempo possibile, anche nei luoghi di lavoro, brevi corsi informativi su queste altre peculiarità delle società europee e delle loro leggi. Esse devono avvenire in luoghi comuni, senza distinzione di accesso in base al sesso. Le mogli di immigrati che non lavorano e le altre donne (genitrici, suocere, sorelle, cugine, adottate etc.) devono avere l’obbligo di frequentare questi corsi in strutture pubbliche che le autorità civili individueranno.
Chi dovrà tenere questi corsi? I docenti delle Scuole pubbliche, i funzionari pubblici; i docenti di scuole parificate, i funzionari di aziende private e i liberi professionisti appositamente autorizzati dalle Prefetture. Ogni unità pubblica e privata impiegata dovrà firmare una dichiarazione in cui afferma che espleterà l’incarico con il massimo della serietà civile e professionale e in piena coscienza.
Al termine dei corsi, di non più di quindici ore,

ogni immigrato extracomunitario dovrà sottoscrivere di accettare e di volere rispettare o meno, punto per punto, questi capisaldi della vita delle società europee. Chi non lo accetterà dovrà essere espulso entro e non oltre sessanta giorni. L’espulsione è valida pe tutta quanta l’Unione Europea ed è permanente e non revocabile. Per i familiari, maggiorenni o minorenni, che volessero rifiutare di condividere la decisione del capofamiglia, dovranno essere attuati percorsi d’integrazione specifici.

 
La sintesi estrema dei punti d attivare con la massima speditezza e urgenza consegue dal quadro di generale degenerazione dei contesti sociali che accompagnano la vita quotidiana in molte città e campagne europee, dalla Svezia al Regno Unito al Belgio alla Francia. Quotidianità in cui sono compromessi e aggrediti in modo visibile e continuativo i principi basilari, i pilastri del vivere sociale e basati sulle vigenti leggi. Le aree più o meno estese che sono sfuggite in modo permanente al controllo delle forze di polizia si sono vieppiù moltiplicate.
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L’emersione di queste gravi problematiche è attestata già nel Regno Unito sin dalla fine degli anni ’70.
L’indifferenza, il lasciar fare, sino ai livelli legislativi e di governo più elevati, il parlare pedissequamente di promiscue e indifferenziate forme di complementarietà e di sussidiarietà fra organismi pubblici e gruppi civili di generico o speficio volontariato (ivi compresi quelli di matrice religiosa e quelli riconducibili a organismi sindacali e partitici o para partitici), tutto ciò nel corso degli anni ha moltiplicato senza tregua queste problematiche. Le quali, con l’esplosione degli ulteriori fenomeni d’immigrazione, in particolare di quella clandestina e del collaterale problema dell’infiltrazione e esfiltrazione di terroristi islamici di matrice integralista, sono diventati il primo problema per l‘effettivo e efficace sistema della sicurezza pubblica. Qualcuno osserverà che di tutta l’erba non si può fare un fascio. Cosa doverosa da rilevare e certa da affermare, che però non risolve e gravità e enormità del problema.
Quanto appena indicato ha eroso in modo implacabile l’efficienza delle burocrazie e ha accentuato a dismisura la dispersione a pioggia in modo non controllato e con risultati molto poco proficui di grandi risorse finanziarie. Cifre enormi quasi sempre dilapidate, in particolare in Italia, dove è stato messo su direttamente dal parlamento e dai governi un vero e proprio sistema economico parassitario. Laddove in pari tempo il fenomeno della povertà e dell’incapienza indigena ha raggiunto cifre spaventose. 
Peraltro, la dispendiosa strategia dell’inserimento ha riguardato una quantità di soggetti estremamente limitata fra gli immigrati e marginale fra i clandestini. Un mercato di grande criminalità che oramai esiste, perfettamente rodato e consolidato. Esso operare quasi sempre efficaci  collusioni di ogni tipo
.
La quasi totalità di questi soggetti venuti a vivere nei Paesi europei non è stata per nulla preparata, anche in termini estremamente esemplificati e superficiali, di quali e quanti modi di vita diversissimi si conducono qui e di come essi vadano imperativamente rispettati. C’è da chiedersi come mai una così inaccettabile e irresponsabile semplicioneria abbia guidato le scelte politiche dei parlamenti e dei governi nazionali, senza mai deflettere.
C’era da chiedere in tutti questi anni e a maggior ragione c’è da gridare oggi nelle piazze cosa hanno o non hanno scritto, salvo contenute eccezioni, le migliaia di etnologi e antropologi, storici delle religioni contemporanee, culturologi, sociologi, psicologi in merito al non semplice e non breve percorso d’inserimento di persone più o meno primitive venute a vivere in Europa. Persone, sia pure praticanti culti religiosi monoteistici, provenienti non poche vote dalle più oscure e pervasive forme di vita tribale o pseudo urbana. Persone in cui l’esperienza sia pure superficiale dell’io come soggetto sociale, giuridico e morale cosciente e autonomo dal gruppo e dalla collettività, che deve esprimersi e agire nel rispetto delle fondamentali sicurezze fisiche, psichiche, culturali, religiose degli altri; persone per le quali non di rado tutto questo è al di fuori del loro più vicino o lontano orizzonte mentale? Vogliamo metterci a buon pro per loro lo stato di ulteriore abbrutimento a cui sono stati sottoposti con emarginazioni e privazioni e abbrutimenti ulteriori qui in Europa? Stati di abbrutimento che ci capita di vedere in qualsiasi città, laddove intere piazze sono da anni ridotte a latrine a cielo aperto, come nello scandaloso caso di Piazza Dante, appena restaurata a Roma, e attigua a Piazza Vittorio? Non mi ci reco da più di quattro anni per l’odore nauseabondo. Eppure, siamo nel cuore della capitale e lì migliaia di persone sono state costrette a subire miasmi e scene raccapriccianti a ogni ora del dì, a iniziare dai bambini. Nella conta, certo non possiamo inserire le molte e molte migliaia di persone dedite stabilmente allo spaccio della droga e allo sfruttamento della prostituzione e della piccola criminalità. Dovremmo però calcolare quanto finora di violenze costoro hanno arrecato alle persone, quante morti e quanti innocenti violate, violati, sessualmente abusate e abusati e schiavizzati, a iniziare dalle più deboli; e quanto costano agli apparati pubblici, e quanto hanno generato di gravi disaffezioni verso le istituzioni fra i componenti del le forze dell’ordine e fra i cittadini.
Diversi Stati europei e l’Europa tutta non possono superare una crisi di queste dimensioni e con queste ramificate metastasi, se non ricorrendo come cieca reazione alla violenza aperta. Cosa che è da evitare in ogni modo.

Dobbiamo essere coscienti che tutti i parametri considerabili giocano apertamente contro la riuscita della salvezza di ciò che chiamiamo società, cultura e tradizione nazionale e europea.

Fattori come il tempo ancora disponibile, la quantità dei risiedenti in maniera stabile e sedentaria e la quantità di quelli non individuati e difficilmente individuabili, la quantità di quelli che nelle vie nelle piazze e nei negozi reclamano a forza che noi ci si adegui alle loro costumanze e alle loro credenze e leggi. E ancora: la quantità dei fiancheggiatori degli integralisti e dei terroristi con cui dobbiamo sempre di più riuscire a convivere senza rassegnarci ma sapendoli individuare, snidare e neutralizzare, pure a difese degli immigrati i quali sono le loro prime vittime.
In politica estera, ci vogliono non soltanto parole ferme ma anche atti decisi oramai necessariamente palesi, perciò da non demandare esclusivamente alle attività d’intelligence e della diplomazia, con cui gli Stati che guidano queste regie e queste trame vengano messi sul chi va là, facendo capire che si è pronti a rinunciare ai lauti guadagni nella vendita dell’h.t. civile e militare e a rivolgersi a altri produttori dell’oro nero e del gas. Chi deve assumere una siffatta posizione per primo? Francia, Regno Unito (Brexit o meno), Germania e Italia. Francia e Regno Unito in maniera affatto speciale.

 

L’alternativa è presto detta. Essa non è dettata da cupi umori e da pessimismo cosmico. E’ improntata alla più cruda concretezza. Il tramonto plurimillenario dello spirito europeo batte davvero alle porte. Altro che quello, scongiurato, dei persiani stabilmente ad Atene e da lì subito dopo nel pelago della Magna Grecia. Altro che il grande pericolo cinese, che già ci avvolge per oltre metà orizzonte, e quello dell’amico e alleato americano, al quale una siffatta fine costerebbe meno della salvezza dell’Europa e della Russia fra di loro unite.

 

Oltre a rendere attive senza perdere tempo misure improntante a quanto qui in via imperativa abbiamo indicato, bisogna procedere alla salvaguardia della Libia con passi decisi e ufficiali, sul terreno, in grado di imporre un fatto compiuto di fronte al quale tutti i protagonisti non potranno rifiutare di manifestarsi, sia agli amici sia ai meno amici. Bisogna altresì che l’Unione Europea, con l’Italia in prima linea e con la Francia in doverosa posizione retrostante (dimostrando di avere gli umori ammansiti per sempre e le unghie per le tram consunte) associ subito in questa urgenza l’Algeria, ultimo e grande baluardo ampiamente laico nelle manifestazioni sociali, con la più fragile Tunisia. E’ altresì tempo che la repubblica delle banane sia a La Valletta che a Nicosia trovi fine, con l’unificazione alle rispettive Patrie. Il progetto del recupero dell’Egitto non può ulteriormente attendere, mentre per la Turchia (Anatolia e Kurdistan() bisogna attendere, con realismo e senza infondata fiducia, il tramonto del suo attuale incontrastato leader, Erdogan.

Ancora due cose molto importanti.
1. E’ bene dire ai giovani, che sicuramente in gran parte non lo sanno, e tutti ricordarselo sempre, visto che siamo immersi e trascinati nella fugacità del presente e del passato neppure remoto degli eventi storici cancelliamo tutto o quasi, che il rafforzamento dei diritti delle persone e soprattutto il riconoscimento dei diritti più importanti delle donne, è un fatto recentissimo che si pone al culmine di decine e decine di secoli di storia e di preistoria. E’ avvenuto nel nostro mondo se non erro da meno di cinquant’anni. Dapprima, le donne che oggi sono molto anziane e le nostre mamme defunte, non avevano il diritto a essere sepolte nella tomba della famiglia paterna, se la famiglia d’origine ne aveva una; e erano costrette sin dal momento del fatidico si a firmarsi con il cognome del marito. Il diritto alla cognominazione della famiglia paterna è dunque un diritto né più né meno acquisito da poche ore. La donna ha dunque visto riconoscere il pari diritto rispetto ai fratelli. In presenza di un dilagare di tradizioni estranee legate a concezioni in cui il diritto femminile è obnubilato, tutto ciò potrebbe franare senza difficoltà. I fanatismi d’origine religiosa, una volta che prendono piede, è difficile arrestarli. Quale tetro tramonto dell’Europa, con siffatto collasso della sua civiltà?
2. Ai primi anni del nuovo secolo, nel partecipare a un dibattito attorno a una conferenza di un amico scrittore, Marcello Veneziani, ebbi a sottolineare che i demografi avevano già disegnato a più che grandi linee il futuro delle popolazioni nel mondo . Dell’Europa, affermavano che la sua popolazione sarebbe scesa dai 450 milioni di abitanti di circa cento milioni entro la metà del XXI secolo. Uno squarcio predittivo corretto. Uno sviluppo diametralmente opposto avrebbero avuto gli USA, la cui popolazione sarebbe arrivata a quella europea di allora. Le chiare, anticipatrici avvertenze più volte ripetute e aggiornate nei contenuti dai demografi sono cadute nel più totale silenzio dei governanti delle varie Nazioni e dell’UE.

Come mai e perché le classi al potere hanno continuato a condurre un’aberrante linea politica volta a favorire l’aperto suicidio demografico dei loro popoli? Di quali squallide e criminali complicità hanno fatto parte e forse ancora fanno parte? Con quale unità di misura sarà mai possibile misurare questo misfatto? Siamo ancora in tempo per fermare il tragico epilogo?

L’universalità dei valori umani proclamata dall’illuminismo cadrà fatalmente sotto la lama della scimitarra della sharia? E’ un rischio che in parte anch’io avevo sottovalutato, non tanto perché avevo continuato a tenere e continuo a tenere al primo posto il pericolo cinese, quanto perché gli eventi interni ai Paesi europei citati all’inizio, l’esodo di massa per la terribile guerra non dichiarata scatenata dagli USA e dai diretti sodali nell’impresa in Siria e l’ondata di arrivi di clandestini di quest’ultimo decennio in Italia e in Germania hanno sconvolto i dati disponibili in riferimento alla loro quantità e soprattutto allo spessore della diffusa totale opposizione al modello di vita occidentale, di fronte al quale si manifesta da parte di italiani e europei appartenenti a precisi lidi politici un’irrazionale e autolesionistica, folle accettazione e formale condivisione della vita delle società islamiche entro una cornice dei valori civili europei non relativista ma del tutto nichilista.