Attività solare: il planisfero dei cambiamenti climatici

 

04 Giugno 2019

Fonte: Attività Solare @attivitasolare

 

 

 

 

 

 

didattica, nowcasting in tempo reale e proiezioni future
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Sappiamo che un cambiamento climatico molto rapido è possibile perché si è verificato in passato. Uno degli esempi più notevoli è stato un improvviso evento freddo e umido avvenuto circa 5.200 anni fa, che ha lasciato tracce nella memoria paleoclimatica di tutto il mondo. Le prove più famose di questo brusco cambiamento climatico provengono da Oetzi, l’“uomo di ghiaccio tirolese” il cui corpo straordinariamente preservato è stato scoperto nelle Alpi Orientali nel 1991 dopo essere stato esposto da un ghiacciaio in ritiro. Prove forensi suggeriscono che Otzi fu colpito alla schiena con una freccia, sfuggito ai suoi nemici, quindi si sedette dietro un masso e morì dissanguato. Sappiamo che a pochi giorni dalla morte di Otzi deve essersi verificato un evento climatico abbastanza grande da seppellirlo nei ghiacci; altrimenti, il suo corpo si sarebbe decomposto o sarebbe stato consumato. La datazione al radiocarbonio dei resti di Otzi rivela che morì circa 5.200 anni fa (Baroni & Orombelli, 1996). L’evento che ha conservato Otzi potrebbe essere stato locale, ma altre prove indicano un evento globale di raffreddamento improvviso
Lonnie G. Thompson, Climate Change: The Evidence and Our Options, 2010
Di Oetzi si è detto tutto, tranne la cosa più importante.
Oetzi è un monito, una testimonianza, un messaggio dal passato rivolto ai posteri, un presagio: sudtirolesi, tirolesi, trentini e gli altri popoli alpini farebbero bene a non ignorarlo.
L’uomo è responsabile di una parte del riscaldamento globale, ma la maggior parte è naturale.
L’unica cosa di cui preoccuparsi riguardo al riscaldamento globale è il danno causato dalle preoccupazioni stesse. Perché alcuni scienziati si preoccupano? Forse perché sentono che smettere di preoccuparsi può significare smettere di essere pagati. La Terra ha vissuto un ciclo continuo di ere glaciali per milioni di anni. Il freddo, con periodi glaciali che interessano i poli e le medie latitudini, persiste per circa 100.000 anni, fasi scandite da più brevi periodi più caldi, chiamati interglaciali. Tutte le glaciazioni iniziano con un periodo di riscaldamento globale. [Questi riscaldamenti] sono i precursori di nuove ere glaciali.
In realtà il riscaldamento è una cosa buona. Le glaciazioni sono mortali e possono anche uccidere milioni di persone. L’umanità non può bloccarle. Proprio come l’umanità non può influire sul clima a lungo termine del pianeta, non può impedire che una glaciazione abbia luogo. Il clima è governato principalmente dal Sole.
Le attività umane possono avere un certo impatto sulla transizione verso condizioni glaciali, aumentando il flusso d’acqua polare e accelerando l’avvento di una glaciazione. Quello che sta accadendo è molto simile al precedente di 115 mila anni fa, quando si è innescata l’ultima glaciazione.
È difficile da accettare, ma è davvero così: l’ultima glaciazione è stata accompagnata dalla crescita della temperatura media globale, ossia dal riscaldamento globale.
Quel che accadde fu che il Sole riscaldò maggiormente i tropici e raffreddò l’Artico e l’Antartico. Poiché i tropici sono molto più grandi dei poli, la temperatura media globale aumentava. Ma in aumento era anche la differenza di temperatura tra oceani e poli, cioè il prerequisito per l’espansione dei ghiacci polari. Che ci crediate o no, l’ultima glaciazione è cominciata con un riscaldamento globale!
Man mano che più vapore acqueo arriva ai poli l’Antartide produce iceberg e si addensa, mentre il centro del polo nord si libera dai ghiacci e le latitudini più basse subiscono nevicate pesanti che a poco a poco iniziano a migrare verso sud.
Un deterioramento globale del clima, di un ordine di grandezza maggiore di qualunque finora sperimentato dall’umanità civilizzata, è una possibilità molto reale e in effetti può avvenire in tempi rapidi, anche in una dozzina d’anni.
Man mano che il ghiaccio inizia a procedere verso sud dal Mare Artico la produzione di cibo si ridurrà notevolmente ci saranno abbondanti anomalie climatiche alle latitudini settentrionali ma anche meridionali. Potrebbero verificarsi tempeste globali. In alcune regioni potrebbero verificarsi ondate di freddo anomalo, mentre altre arrostirebbero con picchi di temperature mai viste prima dalla nostra civiltà.
Ed è esattamente ciò che sta accadendo ora.
George Kukla (deceduto nel 2014), luminare della climatologia, Columbia University e Lamont-Doherty Earth Observatory, Prepare for new Ice Age now says Top Paleoclimatologist, Science 360°, 28 marzo 2011
LA SITUAZIONE NEL 2015…
Brutte notizie. Arriva la conferma che la Corrente del Golfo è in fase di rallentamento. Questo significa che aumenta il rischio di un nuovo stadiale come lo Younger Dryas cioè di un cambiamento improvviso del clima verso una glaciazione millenaria del nord Europa e di parte dell’emisfero nord.
Il rallentamento della Corrente del Golfo e il rischio di una nuova glaciazione, la Stampa, 25 febbraio 2014
Ora gli scienziati hanno scoperto che, per un periodo di 20 anni, la Terra si raffredderà invece di riscaldarsi se il riscaldamento globale e il crollo della Circolazione meridionale Atlantica (Atlantic Meridional Overturning Circulation o AMOC) si verificano contemporaneamente.
Could ‘The Day After Tomorrow’ happen? Science Daily, 9 ottobre 2015
Eventuali alterazioni dell’AMOC forniscono una fonte di incertezza per quanto riguarda i futuri cambiamenti climatici. Le mappature delle tendenze relative alle temperature nel corso del XX secolo mostrano una regione di marcato raffreddamento nell’Atlantico settentrionale.
Exceptional twentieth-century slowdown in Atlantic Ocean overturning circulation, Nature, 23 March 2015
Il risultante flusso settentrionale di aria fredda offre condizioni favorevoli per inverni rigidi in Asia orientale e Nord America.
Two distinct influences of Arctic warming on cold winters over North America and East Asia, Nature, 31 August 2015
Questa ricerca dimostra che gli effetti regionali di un Grande Minimo Solare sono suscettibili di essere più importanti dell’effetto globale. Questo studio dimostra [anche] che il sole…potrebbe avere un impatto a livello regionale che dovrebbe essere tenuto in considerazione nelle decisioni circa l’adattamento al cambiamento climatico per i decenni a venire.
Sarah Ineson, climatologa del Met Office britannico, Regional climate impacts of a possible future grand solar minimum, Nature Communications, 23 June 2015
Un forte calo dell’attività solare nel corso del 21 ° secolo potrebbe avere effetti importanti sulla stratosfera e sui climi di certe regioni del pianeta.
 Maycock et al., Possible impacts of a future Grand Solar Minimum on climate: Stratospheric and global circulation changes, Journal of Geophysical Research: Atmospheres, June, 2015
…E NEL 2018
Stiamo andando incontro a eventi climatici catastrofici alla The Day after Tomorrow? Magari non con le esagerazioni e le tempistiche cinematografiche, ma è possibile. È quanto si può dedurre proiettando a lungo termine le conclusioni di due studi pubblicati su Nature che, con approcci diversi, hanno raggiunto lo stesso risultato: il sistema di correnti oceaniche conosciuto come capovolgimento meridionale della circolazione atlantica (Amoc) si è indebolito del 15% negli ultimi 1.600 anni. A questo ritmo in futuro (ma dire quanto in futuro è difficile) si potrebbe verificare uno stravolgimento del clima, con per esempio inverni molto più rigidi per le terre che si affacciano sull’Oceano Atlantico.
Wired, 12 aprile 2018
Durante l’ultima Era Glaciale, importanti cambiamenti in AMOC portarono a un calo complessivo delle temperature invernali anche di 5–10 gradi °C in una manciata di anni. Per ora non c’è ragione di pensare che scenari così estremi possano verificarsi con alte probabilità, ma la direzione avviata non permette di escluderlo con certezza.
Focus, 14 aprile 2018
Gulf Stream current at its weakest in 1,600 years, studies show Warm current that has historically caused dramatic changes in climate is experiencing an unprecedented slowdown and may be less stable than thought — with potentially severe consequences
Guardian, 11 April 2018
“The Day After Tomorrow is clearly a very extreme version,” Dr David Thornalley, a climate scientist at University College London

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