AUGUSTO IMPERATORE E ROMA MONTECITORIO OGGI. La menorah che non c’è e che pur si vede

cuspide dell’obelisco heliopolitano di Piazza Montecitorio,
vertice dell’orologio solare dedicato a Augusto o a Apollo Palatino

31 Agosto 2019

Domenico Cambareri

Fonti: Google, Archeomatica, University of Indiana, Nasa, Un Mondo Impossibile blog, Il Tempo, Romano Impero.com, Wikipedia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

roma spqr orologio solare, particolare
Piazza di Montecitorio

 

 

 

 

 

ricostruzione 3-d di obelisco e ara pacis, Indiana University US

 

 

 

veduta aerea di Piazza Montecitorio
l’obelisco heliopolitano e la proiezione dell’orologio solare

 

La menorah che non c’è e che pur si vede

 

SCADENTE CAMOUFLAGE PRO SIONISTA CHE VIOLA IDENTITA’ E TRADIZIONE IN UNO DEI LUGHI SIMBOLO DELLA TRADIZIONE EUROMEDITERRANEA?

UN MISERO, INGANNEVOLE ARTIFICIO CHE MIRA IDEOLOGICAMENTE A SOVRAORDINARSI E A CORROMPERE LA CORRETTA COMPRENSIONE DEL CAMPO VISIVO DEL COMPLESSO DELL’OROLOGIO SOLARE REALIZZATO FRA MONTECITORIO E ARA PACIS.

SE IN QUESTO ULTIMO CINQUANTENNIO, SULLA SCORTA DELL’INTERPRETAZIONEDELL’ARCHEOLOGO TEDESCO EDMUND BUCHNER, ABBIANO CREDUTO CHE L’OROLOGIO SOLARE FOSSE STATO REALIZZATO IN ONORE DELLA DATA DELLA NASCITA DELL’IMPERATORE AUGUSTO, LA NUOVA INTERPRETAZIONE PROPOSTA DAL PROF. BERNARD FRISCHER DELL’UNIVERSITA’ DELL’INDIANA LO COLLEGA DIRETTAMENTE  ALLA DATA DEL 9 OTTOBRE, FESTA DI APOLLO PALATINO.

Ci è capitato quasi per caso di ribattere alla lettura di affermazioni di qualche cittadino in merito alla “menorah” presente all’ingresso di Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati.

 

Giuseppe Vasi, 1738, da Wikipedia

 

obelisco helipolitano, meridiana, ingresso di Montecitorio da tripadvisor

 

basilica di San Lorenzo in Lucina da Wikipedia

 

Abbiamo affermato che nessuna menorah è presente, considerati origine e sviluppo storico del contesto archeologico in questione. La pretesa esistenza è dovuta infatti a suggestione visiva sfruttata ad arte da una finalità ideologica estrinseca e falsificante, posticcia e diafana, relativa alla trivialità dei nostri giorni, che nulla ha a che vedere con la veracità antica e neppure con quella della menorah israelitica, simbolo altrettanto solare preso strumentalmente a prestito.

Una veloce scorsa attraverso Google ci ha consentito di verificare che la documentazione desunta da questi lettori derivava da articoli e recensioni della stampa, anche molto recenti, che attingono a dichiarazioni e fonti di prima mano, ad iniziare dall’affermazione rilasciata a suo tempo dallo stesso architetto curatore dell’ultimo rifacimento di questa importantissima piazza della storia di Roma e del Mediterraneo tutto. Architetto di cui nemmeno ci peritiamo d citare il nome, il quale esplicitamente affermava che il simbolo della menorah simboleggia l’energia divina che investe e penetra nel Palazzo di Montecitorio per illuminarlo … E informazioni che amplificano a dismisura e pure in maniera troppo generalizzante e imprecisa i reali accadimenti culturali soprattutto in riferimento all’età post neo classica e sei-settecentesca che tendono perfino a restringere la presenza degli influssi dell’egizianismo che investì le corti d’Europa.

 

obelisco e ara pacis, ricostruzione 3-D Inidana Uiversity US

 

Non mettiamo in dubbio che il poco originale e molto compiacente architetto abbia voluto giocare sull’amplificazione e sovrapposizione concettuale, o meglio sulla “malapposizione” concettuale realizzata: uno stravolgente ibridismo privo di qualsiasi valida originalità, del tutto inammissibile quanto repellente e fallace.

Quale ricorso a un’inesistente menorah avrebbe mai potuto potenziare l’energia divina, l’energia solare direttamente irraggiante dalla cuspide dell’obelisco della Città del Sole?

“Malapposizione” che si basa sullo sfruttare le peculiari linee del complesso simbolico (religioso e imperiale) a pro di finalità simboliche estrinseche e spurie oltre che incommensurabilmente diacroniche, scaturenti /afferenti a un nascosto gioco politico-ideologico a dire poco perverso, tramite il ricorso all’ “offerta” di prospettive parziali che producono la completa aberrazione visiva e simbolica del contesto monumentale.

 

base dell’obelisco di Montecitorio,
inizio della meridiana dell’orologio solare

 

E’ questo velato gioco politico-ideologico la pietra dello scandalo

su cui non si sa quanti fra i politici,  storici e storici dell’arte e intellettuali dell’ultimo trentennio, accortosi dell’infimo stratagemma sotteso, si sia opposto e abbia denunciato la squallida speculazione a pro di una lettura apologetica e fanatica del sionismo.

 

Annidare il maggiore dei due simboli sionisti senza neppure doverlo realizzare materialmente in uno dei più palpitanti cuori dell’immortale eredità paneuromediterranea, eufrasica. Cosa non incredibile e neppure difficile, è bastato solo sfruttare la corrispondenza delle linee. Che birba, questo architetto.

 

Senza dovere andare a scomodare astronomi, archeologi, fisiologi e psicologi teorici e della percezione visiva, storici dell’arte a artisti, risulta di immediata contezza la constatazione che le prospettive parziali offerte in modo mirato da questa sviante bifocalizzazione (che sfrutta in modo “fazioso” quanto elementare quanto si relaziona pure con la multistabilità della percezione visiva) mimetizzano in modo immediato la perfidia che ha mosso la realizzazione dell’operazione scenica.

Questa operazione scenica, ripetiamo assolutamente semplice e immediata, gretta e grossolana nei suoi intenti, sfrutta la coincidenza grafica e simbolica di tre archi  e di un segmento o raggio che li attraversa (per la parte non visibile: tre cerchi concentrici attraversati da una linea retta passante per il raggio e che si prolunga oltre, seguendo la linea d’ombra che proietta la cuspide dell’obelisco e ben al di là, secondo le finalità dell’orologio astronomico; sul piano fattuale, si rileva che la barra non passa effettivamente per il centro ma ne è prossima) impone ai più una lettura radicalmente errata di tutto il contesto architettonico coinvolto. E degli espliciti, chiarissimi e articolati suoi linguaggi.

Infatti, a una corretta e chiara lettura dell’intero quadro monumentale compreso fra l’obelisco e l’ingresso di Palazzo Montecitorio, risulta limpida la composizione secentesca: la linea bianca che va dal centro dell’obelisco heliopolitano verso la Camera è la linea meridiana dell’orologio solare antico e i tre bracci curvilinei interi del triportale della Camera attraversati dalla barra bianca delineano lo spazio d’estensione del “tronco di cono originariamente previsto dal Bernini”. I sei bracci (i tre divisi dalla barra o “meridiana” o asse solare dell’orologio) dovevano certamente riprodurre il reticolo dell’orologio astronomico. Essi materialmente non sono altro che la rampa, i tre bassi gradini sovrapposti del degradante spiovente conico fra il sopraelevato ingresso e il battuto della strada.

Ci fermiamo qui. Di seguito, proponiamo tanto la lettura di una valida presentazione, diffusamente articolata, in cui sono però presenti valide e più o meno opportune divagazioni, valutazioni del tutto soggettive e amplificazioni congetturali non pertinenti (ci siamo permessi di espungere delle parti molto subiettive frutto del forte dolore culturale, civile e morale sofferto in modo palese dall’autore e forse non del tutto padroneggiato), quanto la nuova prospettiva proposta dallo studioso statunitense prof. B. Frischer e dai suoi collaboratori, in Italia diffusa da Archeomatica.

 

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Per fruire della visione dell’apparato grafico e fotografico, accedere direttamente al sito

http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2016/01/la-menorah-in-piazza-montecitorio-per.html?m=1

 

domenica 12 giugno 2016
LA MENORAH IN PIAZZA MONTECITORIO. “PER CHI LAVORANO I NOSTRI POLITICI.”

IL NOSTRO PARLAMENTO
di Messier
calciinculo.splinder.com

Abbiamo tutti presente questa veduta. E’ il grande fondale muto, lo spazio architettonico della presa per il culo, che ogni santo giorno le telecamere dei tg inquadrano per noi e che le redazioni dei giornali continuano a fotografare. Lungo questi muri, sopra il selciato di questa piazza le marionette in nero denominate “iene” hanno rincorso per anni i nostri parlamentari, veloci come l’aria a uscire dall’aula, quando non attesi; e velocissimi a entrarci, quando presi di agguato, per un qualunque motivo… Un soggetto, dunque, riconoscibile, piazza Montecitorio. Un luogo degli italiani (attraverso la Tv) e dei romani (di là dai cordoni invisibili dei controlli anti-terrorismo). Uno spazio che deve essere “fruibile” e bello.
Qualche anno fa in effetti la piazza era un po’ indecente e trascurata, perciò fu deciso di darle un “new look” (quello attuale). Fu deciso che, per il cinquantenario della Repubblica, e quindi per la festa del 2 giugno 1998, si sarebbe riportata la piazza alla giusta dignità visiva e televisiva. A quel tempo, si diede un certo risalto alla cosa. La Camera decise di sostenere le spese (insieme al Comune), come “gesto di amicizia” nei confronti della cittadinanza. Il duo formidabile, composto dal sindaco Ciccio Rutelli e dal presidente della Camera Luciano Violante, annunciarono orgogliosi, e per tempo, che avrebbero restituito a Roma il suo “salotto”.
Grazie. Vediamolo meglio, allora. Anzitutto non è frequentissimo che foto- e telecamere inquadrino il fulcro vero della piazza, anzi del salotto, cioè il grande e bell’obelisco che ne delimita il fronte meridionale. Vediamone uno scorcio, insieme al palazzo che ospita i nostri deputati.
Si tratta dell’obelisco cosiddetto Campense (da Campo Marzio, dove stava in precedenza). Questo grande blocco di granito rosso, ricoperto di geroglifici su tutti e quattro i lati, giunse a Roma ben duemila anni fa, nel 9 d.C., direttamente dall’Egitto. Ma è ancora più vecchio: l’obelisco fu fatto erigere infatti dal faraone Psametek II (Neferibra), regnante dal 594 al 589 a.C., e destinato – insieme ad un obelisco “gemello” – al tempio di Heliopolis, l’antico centro del culto del Sole nelle fattispecie e persone divine di Atum e Ra. L’obelisco di piazza Montecitorio dunque, è conosciuto come “obelisco solare” a causa della sua remota funzione religiosa, ma anche per un altro motivo. A portarlo a Roma, insieme ad altri obelischi, fu infatti l’Imperatore Ottaviano Augusto, che lo impiegò nel contesto che segue.
Augusto volle creare un centro visivo e simbolico nella vasta area destinata alla celebrazione della propria potenza, al Campo Marzio. Sullo sfondo dell’Ara Pacis, monumento alle vittorie dell’Imperatore e alla prosperità dell’Impero, nonchè sullo sfondo del Mausoleo della sua famiglia, decise di utilizzare il primo degli obelischi trasportato da Heliopolis dedicandogli la funzione di “gnomone” o “meridiana” del grandioso orologio solare che ideò e fece progettare dal matematico Facondo Novio all’interno del Campo. Grazie a questa grandiosa e scenografica collocazione, l’obelisco di Psametek II divenne la più famosa delle meridiane solari della storia antica. L’Horologium Augusti, cioè il piazzale astronomico vero e proprio, è una delle meraviglie di Roma nascoste sotto la sua superficie (ormai completamente edificata da secoli). Esso era composto da un grande quadrante lastricato, sul quale correva da nord a sud la linea meridiana, graduata in modo da misurare il mezzogiorno solare, ed intersecata poi da linee trasversali rettilineo-curve, e da altre linee, parallele alla meridiana, che nel complesso dovevano indicare con esattezza il calendario, l’ora il giorno e il mese; scritte in bronzo, al suolo, corredavano le informazioni date dall’ombra proiettata dalla grande meridiana. Guardando l’immagine seguente si può avere un’idea dell’aracne o reticolato – al suolo – che costituiva nel complesso l’orologio solare. Il gnomone, cioè l’obelisco, era orientato – poi – in modo tale che al tramonto del 23 settembre, data di nascita dell’Imperatore, nonchè Equinozio di Autunno, l’ombra proiettata dalla sua cuspide raggiungesse il centro dell’Ara Pacis. “Braccio indicatore” della propria gloria, e della fortuna concessa dallo zodiaco, Augusto volle perciò che l’iscrizione alla base dell’obelisco recitasse: “soli donum dedit” ([Augusto] diede in dono al sole).
IL NOSTRO PARLAMENTO 3
La storia successiva racconta la rovina dell’orologio solare a causa degli esondamenti del Tevere; il crollo del monolite durante il cruento Sacco di Roma del 1084 (in epoca assai prossima alle Crociate), la rottura, il successivo interramento. Fino alla riscoperta, al trasporto, le integrazioni di materiale e al finale innalzamento, ad opera dei papi “urbanisti”, a poche decine di metri dall’area dell’antico Campo Marzio. Il tutto, senza riuscirci al primo tentativo. Ma tra il 1789 e il 1792 (giusto per sottolineare, anche qui, l’iportanza delle date) l’Obelisco di Psemmatico tornò a svettare in cielo, questa volta di fronte al palazzo berniniano che poi diventerà sede della Camera dei (Nostri) Deputati. E’ importante rilevare la circostanza che probabilmente ha dato il nome a “Montecitorio”. Deriverebbe infatti da “Mons Acceptorius”, ossia da collinetta deputata a riporto di terra e detriti, in funzione di bonifica e innalzamento della linea delle acque. Una zona di intensi movimenti di terra, dunque. Troviamo qui una prima analogia con un altro “Monte” (del quale parleremo tra poco), che in epoca antica come contemporanea ha visto (e vede tuttora) opere intense di scavo e di riporto…
Nel 1998 dunque la piazza Montecitorio, già corredata del suo obelisco da un paio di secoli (alto circa 22 metri senza basamento, nè sfera sommitale, e che con questi raggiunge l’altezza di più di 33 metri), viene ripulita, ri-pavimentata, sgombrata di ogni arredo urbano improprio, eccetera. Ma l’intervento più importante riguarda lo spazio antistante i tre portoni del Palazzo della Camera. Qui si ripristina l’originaria rampa di accesso, in forma di tronco di cono, come previsto dal Bernini. Inoltre, si decide di disegnare al suolo la Linea Meridiana che l’Obelisco moltissimo tempo fa presiedeva in Campo Marzio. In pratica (anzi, nel simbolo) nel cinquantenario si intende rinnovare l’antica funzione gnomonica dell’obelisco. Come si vede nella foto seguente, questa funzione di misurazione solare sarebbe assicurata dal posizionamento di listelli (o regoli) collocati sulla pavimentazione della piazza, lungo la meridiana nord-sud. Qust’ultima, come si evince, “punta” verso il portone d’ingresso della Camera, da dove passano ogni giorno le centinaia di nostri solerti deputati.
IL NOSTRO PARLAMENTO 4
Come dicono le entusiaste fonti della Camera, dal giugno 1998 l’Obelisco Campense (vecchio di quasi 2.600 anni), “ha ripreso a segnalare l’ora, anche se nessuno se ne accorge”. Il 1998 (febbraio) è tra l’altro l’anno della famosa “fatwa” di Bin Laden all’Occidente (o meglio, “agli ebrei e ai crociati”). Nella quale si invoca la guerra santa globale per liberare il suolo della moschea di al-Aqsa, a Gerusalemme (oltre che il territorio di La Mecca), dalle armate degli infedeli. Il sito della moschea di al-Aqsa, ricordiamo, non è altro che il Monte del Tempio, dove sorgeva il Tempio di Salomone. L’anno 1998 è inoltre la terza ripetizione del numero della bestia (666+666+666 = 1998). Dite: che cazzo c’entra ? Nulla, era così per dire.
Adesso torniamo un attimo agli obelischi di Heliopolis. Ne giunsero tre a Roma (insieme a parecchie altre pietre egizie, di diversa provenienza). I due portati da Augusto, all’inizio dell’era Cristiana, sono oggi a Montecitorio e in Piazza del Popolo. Il terzo, giunto poco più tardi, è nientemeno che il celebre obelisco di Piazza San Pietro. E’ incredibile come quella mastodontica forma nello spazio (circondata dall’opera del Bernini, come il Campense a Montecitorio), solo per il fatto che non presenta geroglifici sulle sue facce, possa sembrare un oggetto recente (tra virgolette). Invece è di un’antichità scandalosa, e naturalmente era dedicato al dio Ra. Il Sole.
Il nome originale del luogo da cui provenivano queste pietre, nell’antico Egitto, era “lunu”, e significava “il luogo dei pilastri”. Poi in greco diventa “la città del sole” (Heliopolis), in rappresentanza delle molte divinità del Sole che si sono ivi succedute. Roma è la città col maggior numero di obelischi al mondo, quindi è il Nuovo Luogo dei Pilastri, perlomeno per quell’aspetto. Riguardo al Sole, non lo so, ma intanto il grandioso orologio solare di Augusto rivive di fronte a Montecitorio.
Torniamo indietro anche a Ra e al suo faraone, Psametek II. Egli regnò per appena sei anni ma è ricordato, oltre che come grande condottiero di guerra, anche come un grande “costruttore”. Molte le opere, specie di carattere sacrale e religioso, che fece erigere. Tra cui appunto l’obelisco che sorveglia l’accesso “del popolo italiano” nell’aula dove esso “parlamenta”. Questo faraone si recò in Palestina, un giorno. Quella era un’area molto turbolenta, allora. Le tribù israelitiche erano tributarie del re babilonese, il famoso Nabuconodosor (II). C’era un tira e molla infinito tra le regioni israelitiche e il grande “guardiano” babilonese. Il faraone egiziano, da parte sua, come suo padre prima di lui, aveva intenzione di non perdere del tutto una certa influenza economica su quell’area. Fu così che lanciò una spedizione in Palestina, per recuperare delle posizioni commerciali. Ma in realtà giunse come un fulmine a sobillare alcuni israeliti alla rivolta, contro il dominatore babilonese. Ma ecco che Psametek muore, e poco dopo gli attriti – così generati – sui diversi fronti del Giordano, provocano l’evento catastrofico. Nabuconodosor scende su Gerusalemme, la cinge d’assedio, la espugna e distrugge il Tempio. Si tratta della Prima distruzione del Tempio. Tutto è avvenuto assai velocemente, dalla ingerenza del faraone al crollo finale. Molto velocemente (nell’arco di tre-quattro anni), anche se era nell’aria.
Facciamo un notevole salto in avanti, a un epoca di poco posteriore all’Ottaviano Augusto che abbiamo visto sopra. Adesso c’è l’Imperatore Tito Flavio Vespasiano, a Roma. In Giudea c’è ancora turbolenza e Tito non riesce a riportare le cose nell’alveo desiderato. Ci manda suo figlio, un generale, di nome Tito Flavio Vespasiano, anch’egli. Sì, lo so, si fa confusione. E’ un po’ come la storia dei due George Bush, anzi è una storia assai simile, e confusa allo stesso modo, se uno la dovesse giudicare dopo quasi duemila anni. Il figlio va, assedia Gerusalemme, la espugna, distrugge il Tempio. Quello era il Secondo Tempio. Tito torna a casa, nel 71 d.C. e succede al padre come Imperatore. (L’Impero in quel periodo non era più di tipo dinastico e questa deroga a Tito e al figlio di Tito ce li fa assomigliare davvero ai Bush, torno a dire). Naturalmente Tito Junior, lasciando Gerusalemme, ha portato dei ricordini a Roma, tra i quali la Menorah del Tempio. Oggetto sacro dal valore inestimabile (anche dal punto di vista materiale), era il candelabro a sette braccia che veniva acceso all’interno del Tempio di Gerusalemme. Descritto in ogni dettaglio nella Torah, è uno dei simboli più antichi della religione ebraica. Tra le altre cose, simboleggia il “roveto ardente” in cui Dio si manifestò a Mosè per la prima volta, mentre era a pascolare un gregge sul monte Oreb.
Un altro arbusto è legato alla storia della religione, nella stessa fenomenologia del prodigio. Si tratta del cosiddetto “Albero della Vergine Maria”, che offrì rifugio e sollievo alla Sacra Famiglia durante la Fuga in Egitto. Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù stavano scappando da Erode. In una delle tante soste, trovarono conforto presso questo albero, che poi, cominciò a crescere in bellezza. Si dice che questo albero viva tuttora, in una località nei pressi di Cairo, che si chiama Al-Matariya. Si porta addirittura a fondamento di ciò il fatto che il nome “Al-Matariya” derivi dal latino “Mater”. Ma la realtà di questa leggenda è che -proprio- in questo posto, oggi devastato dai vicini impianti della Shell, sorgeva molto tempo fa il nucleo della Città sacra di Heliopolis…
PURE COINCIDENZE SCIENTIFICHE!!??????????????????????????
Siamo rimasti al sacro candelabro della religione ebraica. Con la seconda distruzione del Tempio, l’oggetto che aveva una funzione simbolica preminente, e che fu letteralmente depredato, perse una collocazione liturgica precisa. Nei secoli successivi, la Menorah è rimasta un simbolo religioso centrale per l’ebraismo, ma ha assunto più esattamente una funzione rappresentativa, piuttosto che liturgica. Come si vede nell’immagine qua sotto, il vero oggetto, unico e irripetibile, che avrebbe dovuto assolvere a una funzione propriamente religiosa, fu rubato e portato via (e poi, smarrito, come sempre capita). Si tratta della “processione” raffigurata in rilievo sull’Arco di Tito, a Roma.
IL NOSTRO PARLAMENTO 5
Essa è talmente preziosa, per documentare la realtà della Menorah, che questo rilievo si è rivelato utile per disegnare lo stemma stesso dello Stato di Israele, che possiamo ora vedere:
IL NOSTRO PARLAMENTO 6
Vogliamo fare altri due excursus, prima della conclusione. La prima sul 7 giugno. La piazza Montecitorio, con la sua nuova Linea Meridiana, fu difatti inaugurata soltanto il 7 giugno 1998, cinque giorni dopo la ricorrenza ufficiale (festa nazionale, nonchè cinquantenario) in occasione della quale si erano promossi i lavori. Strano, perchè da noi i lavori, se devono finire tardi, finiscono cinque anni dopo, non cinque giorni o cinque ore. Ma forse una ragione c’è.
Come abbiamo detto, un altro imponente reperto di Heliopolis, anch’esso portato nella Città Eterna da Augusto, è il famoso obelisco di Piazza San Pietro. E’ alla base di questo obelisco, di solito, che viene composto il Presepe Vaticano, con la Sacra Famiglia che si va formando… Curiosamente è proprio il 7 giugno 1929 che la Città del Vaticano diventa uno Stato Sovrano.
E poi. Se abbiamo parlato più sopra di Palestina e di Gerusalemme, un motivo c’è… La Prima Crociata: il 7 giugno del 1099 comincia l’Assedio di Gerusalemme. Anno 1967, Guerra dei Sei Giorni: il 7 giugno l’esercito israeliano entra a Gerusalemme. Ma te pensa. Deve essere una giornata particolare, perchè tra l’altro è il 7 giugno 1981 che l’Aviazione israeliana bombarda e distrugge il famoso reattore nucleare di Osiraq, in Iraq. Sapete che quel reattore prendeva il suo nome ufficiale dall’unione di “Osiris” (il dio egizio della morte) e “Iraq” ? Glielo diedero i francesi, quel nome (la tecnologia era francese). Mentre gli iracheni, tanto per cambiare, lo chiamarono invece “Tammuz“, nome di una delle principali divinità Babilonesi. Sembra un delirio, comunque sì, il 7 giugno forse è un giorno particolare. Nella storia del popolo ebraico il 7 giugno (che nel loro calendario corrisponde al quindicesimo giorno del mese di Sivan) è ricordato per essere stato sia il giorno di nascita, sia il giorno di morte (alla distanza di 119 anni, non uno di più non uno di meno…) di Judah, quarto figlio di Jacob, dal quale discende la Casa di David, attraverso la più popolosa e importante delle tribù israelitiche, quella di Judah per l’appunto. Il 7 giugno è anche la data di nascita di una persona le cui origini biologiche sono avvolte in una foschia di tipo austriaco-bavarese: Aloys Schicklgruber, il padre di Adolf Hitler.
E’ molto interessante poi scoprire che nella medesima data del 7 giugno gli antichi romani (l’obelisco sta a Roma, non dimentichiamolo) inauguravano la festività religiosa della “Vestalia“. Il 7 giugno era il primo giorno (Vesta aperitur): si apriva il “penus“, ossia la parte più interna e segreta del Tempio di Vesta. Il “penus Vestae” era l’area più sacra del Tempio, il “sancta sanctorum” dove si conservavano gli oggetti di più alto valore simbolico e dove solo le Vestali (non le Veline, che sono un’altra cosa), potevano entrare. Le analogie sono parecchie, con il Tempio di Gerusalemme.
Un ultimo excursus riguarda la figura di Mosè. Essa sembra essere un po’ il collante tra l’Egitto del culto solare, e la nuova voce di Dio, che riconduce il popolo alla sua Terra. Non starò ora a esaminare tutta la letteratura, e le mirabolanti ipotesi di ogni tipo, che sono state formulate sulla figura di Mosè. Ma Sigmund Freud, per esempio, ha compiuto una rilettura che ha fatto da apripista. Secondo lui, Mosè potrebbe essere un vero e proprio anello di collegamento (e fattore causale), del tutto inaspettato, tra la religione monoteistica di Aton, in Egitto, e il monoteismo ebraico. Altri studiosi contestano addirittura la sua reale esistenza, oppure, il significato della sua figura: non un uomo, ma due, o nessuno. Per chi sostiene invece la realtà storica del personaggio, c’è però chi lo ritiene un egiziano, non un ebreo. E – per quanto mi riguarda – è abbastanza forte quello che riporta lo storico (ebreo) Giuseppe Flavio, riportandolo dal dotto egizio di nome Manetone. Cioè che Mosè fosse la leggendaria figura di Osarseph, primo profeta del clero di Osiride e sacerdote di … Heliopolis.
Da più parti poi si sostiene che lo stesso nome “Is-ra-el” rappresenti la fusione di tre istanze divine, succedutesi nel tempo, e cioè Isis (Iside), la dea egizia della fertilità, madre di Horus; Ra, il dio egizio del Sole, e infine El, uno dei nomi coi quali viene chiamato il dio biblico Yahweh. Tutto questo per dire cosa ? Io non lo so come siano andate le cose, tra il Nilo, il Giordano e l’Eufrate (e il Tevere, il Potomac e l’Hudson River…), ma certamente ci sono dei canali diretti di trasmissione del simbolo, dal repertorio egizio a quello ebraico. Per concludersi ai piedi dei nostri parlamentari.
Osservate, infatti. Questo è il centro politico di Roma:
IL NOSTRO PARLAMENTO 7
Avvicinandoci meglio… Là in alto c’è la Camera. In basso la guglia dell’Obelisco solare, da Heliopolis. La barra bianca che corre verso il Palazzo, e che non vedrete mai nelle inquadrature televisive, è la Linea Meridiana. E quei bracci curvilinei, che abbracciano la zona del tri-portale della Camera ? Delineano quel “tronco di cono previsto originariamente dal Bernini”. Ok. A livello poi di funzione propria, dovrebbero, anzi certamente devono riprodurre, in modo simbolico, il “reticolo” dell’orologio astronomico di cui abbiamo parlato sopra. Se andate a rivedere la ricostruzione di Campo Marzio, vedrete che quelle sono le linee che segnavano i giorni i mesi e le stagioni; linee qui opportunamente stilizzate.
IL NOSTRO PARLAMENTO 8
Ma io vedo bene anche che sono sette braccia, in tutto, e che quella è una Menorah. Se non è voluta, è un caso eccezionale di groviglio di coincidenze… Io vedo appunto questo: che c’è l’obelisco “donato al Sole”, simbolo di Heliopolis, il quale “emana” come prolungamento l’Oggetto perduto (perduto a Roma, eh, non a San Pietroburgo o a Mumbai), e la cosa strana è che i nostri deputati entrano, probabilmente, nel simulacro del Tempio… o in qualcosa del genere. Anche se il candelabro sembra restarne fuori. Sembra restare fuori dal nostro Parlamento.
Il titolo è : “PER CHI LAVORANO I NOSTRI POLITICI.”
La risposta è automatica. E’ risaputo da tempo che almeno “quella” parte politica lavora per il Knesset, il parlamento Israeliano, doppio stipendio e quindi per un altro automatismo proni a “Il re degli ebrei, l’ebreo dei re” (cit. Robert Wagner) Rothschild, “la bestia che domina il mondo” (citazione popolare), altri poi vanno a baciare il giudaico culo Kippato.
Incredibile … ma no ….. Correva l’anno 1998, Italia, Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, Presidente della Camera Luciano Violante, Sindaco di Roma Francesco Rutelli …. c’è da aggiunger altro ??
“Le caratteristiche del tanto decantato restauro del piazzale, realizzato tre anni fa dall’architetto Franco Zagari per espressa volontà di Violante e Rutelli”
Lo stupro Sionista di Montecitorio, il parlamento Italiano se non altro comprova la serie infinita di tradimenti perpetrata da decenni al popolo Italiano da parte di quella parte politica che si definisce sinistra che si è sinistra ma non è di sinistra ma solo il prolungamento della longa manus delle oligarchie finanziarie che in effetti sono la destra totalitaria, ma che con il gioco delle tre carte son riusciti a far passare nell’immaginario collettivo sinistra quello che è destra e destra quello che era sinistra farcendo il tutto di “sinistri” individui venduti al miglior offerente che è sempre lo stesso di cui sopra.
Bizzarro che a questo stato delle cose si possano salvare solo quelli che sono stati “fatti fuori” nei svariati modi ormai fin troppo conosciuti, non esclusivamente nell’ Italia Sionista….
Anche il più idiota può a questo punto capire quanto siano consapevoli di essersi venduti al miglior offerente e di fatto TRADITO LA NAZIONE E I MANDATI POLITICI ASSEGNATEGLI.
[omissis]
Quando lo scoprii inviai il link con scritto quanto segue su facebook a Giorgia Meloni in bacheca pubblica ed a Silvio Berlusconi in posta privata, bacheca bloccata, inutile chiedere spiegazione ai “colpevoli”, mai ricevuto risposte, avranno avuto paura di fare una brutta fine come da programma :
“Scusi il disturbo ma sorge un dilemma, cosa ci fa la Menorah nel Piazzale di Montecitorio, a stuprare il Parlamento d’Italia che “dovrebbe” essere ma non è una nazione libera, sovrana, indipendente, cristiana e cattolica ed invece il simbolo dello Stato d’Israele, nazione imperialista, del Mossad il sevizio segreto d’Israele e simbolo del B’NAI B’RITH, l’alta massoneria ebraica ne adorna il parlamento? A casa nostra i crocefissi disturbano la sensibilità altrui e così utilizziamo i simboli graditi all’elite?Forse che nessuno ci ha detto nulla ma siamo stati già conquistati, siamo diventati i nuovi “Territori” e così ci impongono politiche di lacrime e sangue ? Ultimo semestre 121 morti causa crisi, povertà a livelli inimmaginabili ..Gaza > Roma un nuovo parallelo ?? La Striscia e Lo Stivale ?? Basta saperlo poi uno prende opportuni provvedimenti. Se è guerra, guerra sia ….. almeno dichiariamola !!A Roma tolgono i numeri romani ma mettono i simboli ebraici ? A saperlo uno emigra verso paesi buddisti sembrano meno viscidi.
Attendo una risposta. Cordiali Saluti”
Sicuramente uno studioso serio della Kabbalah saprebbe venirci fuori bene di tutti quei numeri e quanto esposto sopra, quello che è certo a priori è che i “guerrafondai” vivono di questo, Kabbalah, simboli e numeri, tipo il 666 il numero della bestia e i 6 milioni … la stella di Davide non è forse il pentacolo satanico ??
Nel tempo la situazione non è certo migliorata, anzi, 2 anni fà, 90 milioni di €, quasi 2 miliardi di lire, per musei di una truffa planetaria di cui 5 milioni di € per la traduzione delle sacre leggi, la Torah, che impongono il doverci ammazzare tutti, le donne diventeranno loro schiave e tutti i regni e tesori della terra saranno loro, unico popolo eletto da Dio ….
Se non è Psicopatologia totale e generale è peggio …. [omissis]

 

La “processione” raffigurata in rilievo sull’Arco di Tito, a Roma
e non è finita, consigliere economico dell’ebete a Montecitorio appunto, a cui Israele ha finanziato la campagna per le primarie, Itzhak Yoram Gutgeld ex servizi segreti israeliani, ai tempi così commentai :
“Con la Menorah a Montecitorio, il Mossad come consigliere del premier non eletto o meglio eletto dai Banksters Sionisti e mezzo parlamento che è andato a prostrarsi in Israele e queste bestemmie nel libro delle leggi sacre : Il Talmud recita tra il resto:
‘Dalla nascita l’israelita deve cercare di svellere gli sterpi dalla vigna, cioè sradicare ed estirpare i cristiani dalla terra poiché non può essere data a Dio Benedetto maggior letizia che quella di adoperarci a sterminare gli empi ed i cristiani da questo mondo.’
Dove c. vogliamo andare ???”
Arturo Navone
LA MENORAH IN PIAZZA MONTECITORIO
 La Vera Italia
IN ITALIA COMANDANO GLI EBREI DEL SATANICO ROTHSCHILD !!!
Osservate l’entrata del Parlamento italiano, situato in Piazza Montecitorio a Roma. Adesso non fate finta di non sapere.
Ma pensate davvero che questa sia una immagine innocua?
Nella ristrutturazione della pavimentazione di piazza Montecitorio, a Roma, è stata inserita una enorme menorah.
(…) la Kabbalah è parte della tradizione esoterica ebraica, è l’atto di ricevere, è spiritualizzare il mondo, è il livello più profondo della tradizione ebraica … ci sono anche esempi di recenti di «invasioni» della Kabbalah nell’arte italiana. Basta guardare la nuova piazza Montecitorio dell’architetto Franco Zagari. All’inaugurazione del 7 giugno 1998 nessuno si accorse del «segno». Eppure basta guardare la piazza dall’alto per accorgersene. Alla base del palazzo che ospita la Camera dei deputati ci sono tre strisce bianche ad anello tagliate in mezzo da una quarta linea bianca. Tutto questo forma un candelabro ebraico a sette bracci, la Menorah, che fa concludere le sue fiammelle all’interno di Palazzo Montecitorio nella speranza che la luce potesse simbolicamente illuminare il tempio della democrazia (…)
Il messaggio è quanto mai chiaro …
Ai posteri l’ardua sentenza …

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Tecnologia per i beni culturali

 Archeomatica

Valerio Carlucci Documentazione

Simulazione virtuale e allineamento Ara Pacis-Obelisco di Montecitorio

ara pacis
A pochi mesi dal bimillenario di Augusto vogliamo dar voce ad una teoria proposta da Bernard Frischer presentata a gennaio 2014 sulla questione “allineamento Ara Pacis e Obelisco di Montecitorio”. In particolar modo si vuole sottolineare le molteplici applicazioni delle ricostruzioni virtuali.
 
Un archeo-informatico dell’Indiana University ha utilizzato simulazioni virtuali per riportare il calendario indietro di migliaia di anni mostrando la sua teoria sull’allineamento del sole con due monumenti legati al fondatore dell’Impero Romano.
Utilizzando i dati di Horizon System, uno strumento di calcolo online della Nasa che fornisce la posizione esatta dei corpi celesti in qualsiasi momento della storia, il team di Frischer ha realizzato un modello 3D del Campo Marzio, una zona della Roma antica di approssimativamente 2 km², inzialmente posta all’esterno dei confini della città.
Gli studiosi hanno a lungo creduto che l’obelisco egizio fosse stato eretto come puntatore di una gigantesca meridiana, posizionato in modo che gettasse un’ombra simbolica sulla facciata occidentale dell’Ara Pacis nel giorno del compleanno di Augusto, il 23 settembre. Questa teoria è stata proposta quasi cinquant’anni fa dall’archeologo tedesco Edmund Buchner.
Secondo lo studio effettuato da Frischer la data del 23 settembre è errata. Infatti, i ricercatori hanno scoperto che il vero scopo dell’interazione tra i due monumenti non era l’ombra sull’Ara Pacis, che secondo la ricostruzione al computer non tange il monumento, ma la posizione del Sole stesso. Le simulazioni hanno mostranto che l’Ara Pacis e l’Obelisco di Montecitorio furono allineati in modo tale che, se visti dalla vicina Via Flaminia, l’obelisco sarebbe apparso dietro all’Ara Pacis con il Sole posizionato sulla punta.
Questo particolare allineamento celeste si sarebbe verificato non nel giorno del compleanno di Augusto, ma il 9 ottobre, data della festa del Tempio di Apollo Palatino. “La cosa importante non era l’ombra dell’obelisco, ma il Sole visto dalla Via Flaminia sopra la punta dell’obelisco”, ha spiegato Frischer in un comunicato stampa. 
 
Maggiori informazioni
 

Fonte: Ball University

 

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     INDIANA UNIVERSITY BOOMINGHTON

 

IU BOOMINGHTON NEWSROOM

http://news.indiana.edu/

 

Virtual archaeologist at IU turns clock back millennia to uncover secrets of ancient Rome

NASA data, simulations used to connect Egyptian obelisk, Augustus’ ‘Altar of Peace’

  • Dec. 19, 2013

FOR IMMEDIATE RELEASE

BLOOMINGTON, Ind. — An Indiana University archaeo-informaticist has used virtual simulations to flip the calendar back thousands of years and show for the first time the historical significance of the unique alignment of the sun with two monuments tied to the founder of the Roman Empire.

For nearly a half-century, scholars had associated the relationship between the Ara Pacis, the “Altar of Peace” dedicated in 9 BC to then-emperor Augustus, and the Obelisk of Montecitorio — a 71-foot-high granite obelisk Augustus brought to Rome from Egypt — with Augustus’ Sept. 23 birthday.

Prevailing research had found that on this day, the shadow of the obelisk — serving as the pointer, or gnomon, of a giant sundial on the plaza floor — would point toward the middle of the Ara Pacis, which the Roman Senate had commissioned to recognize the peace brought to the Roman Empire through Augustus’ military victories.

Over his nearly 40 years of teaching Roman topography classes, IU Bloomington School of Informatics and Computing professor Bernie Frischer had always informed students of that prevailing theory, but today in an announcement made at the Vatican’s Pontifical Archaeological Academy in Rome, Frischer provided another explanation for the original placement of the two landmarks that were both parallel and adjacent to what was at the time the major road, the Via Flaminia, leading from Rome over the Apennine Mountains to the coast of the Adriatic Sea.

“What’s important is not the shadow of the obelisk, but the sun’s disk seen over the center of the top of the obelisk from a position on the Via Flaminia in front of the Ara Pacis,” Frischer said. New computer simulations now show that German scholar Edmund Buchner’s longstanding theory that the shadow of the obelisk hit the center of the facade of the Ara Pacis was wrong.

GPS coordinates, known dimensions and additional bibliographical sources were also used to create the 3-D models of the Ara Pacis, the meridian and the obelisk, all of which would have been located at the 490-acre site then known as the Campus Martius. Frischer said his Rome-based research assistant Ismini Miliaresis conducted critical research on the meridian line location, and independent scholar and professional meridian designer and engineer Paolo Albèri Auber conducted the refined work on the obelisk’s original size.

Using NASA’s Horizons System, which gives the position of objects in the solar system in the sky at any time in history as seen from any spot on earth, along with surveys of the location of the sundial’s original meridian line, and the height of the obelisk in exacting detail, Frischer and a team that included John Fillwalk, director of the Institute for Digital Intermedia Arts at Ball State University, determined the sun’s placement at the top of the obelisk occurred on Oct. 9.

“Inscriptions on the obelisk show that Augustus explicitly dedicated the obelisk to his favorite deity, Apollo, the Sun god,” Frischer said. “And the most lavish new temple Augustus built, the Temple of Palatine Apollo, was dedicated to his patron god and built right next to Augustus’ own home.

“So the new date of the alignment, Oct. 9, is actually what we know to be the annual birthday festival of the Temple of Palatine Apollo,” he said. “No other date on the Roman religious calendar would have been as appropriate as this.”

While Fillwalk and the IDIA Lab at Ball State created one interactive model that runs in the game engine Unity, IU School of Informatics research scientist Matthew Brennan used AutoCad and 3-D Studio Max to create a photorealistic model the team used to generate images and video clips illustrative of the research. Frischer then sought independent confirmation of the findings from Lawrence Livermore National Laboratory astrophysicist David Dearborn.

“He ran independent tests of our solar alignments, using different software and methods, and his conclusions confirmed what we had found, giving us added confidence that our discovery is correct,” Frischer said.

The work is a statement to the possibilities inherent in using information technology to support the work of archaeologists, and specifically for Frischer, the use of 3-D modeling.

“Empiricism, that sense of direct observation of nature through the senses, in some cases has had to give way to thought experiments and likewise, to computer simulations, as objects of study recede beyond our innate sensory apparatus in time, space and scale,” he said. “I call it ‘simpiricism,’ where we create computer simulations to bring our object back within the ken of the natural senses so it can be observed again, in a way analogous to what was done in the time of classic empiricism.”

“3-D modeling can show scholars and, indeed, the general public, what the archaeologist uncovered, and it can be used to provide a view of how the site or object looked when it was new and in subsequent stages of its use and destruction,” Frischer said.

This research was funded by the National Science Foundation (grant #IIS-1014956).

Related Links

 

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 Collegamento a latere: l‘imperatore Augusto e la nascita del ferragosto, da Wikipedia, con accesso culturale generalista:

Il Ferragosto dall’Antica Roma al Cristianesimo[modifica | modifica wikitesto]

Il termine Ferragosto deriva dalla locuzione latina Feriae Augusti (riposo di Augusto) indicante una festività istituita dall’imperatore Augusto nel 18 a.C. che si aggiungeva alle già esistenti festività cadenti nello stesso mese, come i Vinalia rustica, i Nemoralia o i Consualia. Era un periodo di riposo e di festeggiamenti che traeva origine dalla tradizione dei Consualia, feste che celebravano la fine dei lavori agricoli, dedicate a Conso che, nella religione romana, era il dio della terra e della fertilità. L’antico Ferragosto, oltre agli evidenti fini di auto-promozione politica, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse durante le settimane precedenti.
Nel corso dei festeggiamenti, in tutto l’impero si organizzavano corse di cavalli e gli animali da tiro, buoi, asini e muli, venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori. Tali antiche tradizioni rivivono oggi, pressoché immutate nella forma e nella partecipazione, durante il “Palio dell’Assunta” che si svolge a Siena il 16 agosto. La stessa denominazione “Palio” deriva dal “pallium“, il drappo di stoffa pregiata che era il consueto premio per i vincitori delle corse di cavalli nell’Antica Roma.[1]
Le corse agostane con gli asini sono state riproposte negli ultimi decenni in località rurali meno note, con sempre maggior concorso di pubblico in parallelo alla riscoperta della specie in impieghi alternativi a quello agricolo (onagro terapia, produzione di latte per infanti ecc). Noto il Palio degli Asini che dal 1981 si disputa ogni prima domenica d’Agosto nella frazione Novagli di Montichiari, e vede contrapposte 4 contrade.[2][3]
In occasione del Ferragosto i lavoratori porgevano auguri ai padroni, ottenendo in cambio una mancia: l’usanza si radicò fortemente, tanto che in età rinascimentale fu resa obbligatoria nello Stato Pontificio.[4]
La festa originariamente cadeva il 1º agosto. Lo spostamento si deve alla Chiesa cattolica, che volle far coincidere la ricorrenza laica con la festa religiosa dell’Assunzione di Maria.[5]

Il Ferragosto durante il Fascismo[modifica | modifica wikitesto]

La tradizione popolare della gita turistica di Ferragosto nasce durante il ventennio fascista. A partire dalla seconda metà degli anni venti, nel periodo ferragostano il regime organizzava, attraverso le associazioni dopolavoristiche delle varie corporazioni, centinaia di gite popolari, e in particolare dal ferragosto 1931 al settembre 1939 ciò fu favorito dall’istituzione dei “Treni popolari speciali “, inizialmente solo di 3ª classe, con prezzi fortemente scontati.[6]
L’iniziativa offriva la possibilità anche alle classi sociali meno abbienti di visitare le città italiane o di raggiungere le località marine o montane. L’offerta era limitata ai giorni 13, 14 e 15 agosto e comprendeva le due formule della “Gita di un sol giorno”, nel raggio di circa 50-100 km, e della “Gita dei tre giorni” con raggio di circa 100–200 km.[7]. Essi furono popolarmente ribattezzati “Treni di ferragosto”, benché, secondo fonti autorevoli un regime tariffario popolare fosse applicato per tutta la stagione estiva[8]
Durante queste gite popolari la maggior parte delle famiglie italiane ebbe per la prima volta la possibilità di vedere con i propri occhi il mare, la montagna e le città d’arte. Nondimeno, dato che le gite non prevedevano il vitto, nacque anche la collegata tradizione del pranzo al sacco.