Fra i campanili. Vocabolario di un ‘dialetto’ siciliano. A Pachino una pagina della lingua italiana

07 Luglio 2021 Fonti: La Sicilia, novetv online, Diario 1984, Associazione culturale Vitaliano Brancati Autore: Salvo Sorbello

Una genesi fra i dialetti locali che superano di molto i campanili civici e di chiese e monasteri

L’interesse per i dialetti locali, in questo caso quelli siciliani, trova una particolare specificità in quanto il vocabolario che viene presentato il prossimo venerdì testimonia nascita ed evoluzione di una ‘parlata’ fra le meno antiche e perciò più recenti. Infatti, Pachino, come la contigua Rosolini, ambedue in provincia di Siracusa, furono fondate nel corso del XVIII secolo. Non furono gli unici nuovi centri urbani allora creati, a differenza di Noto e di Avola, che hanno una ben altra storia, in particolare l’antica Netum sicula, alleata dei romani e a oltranza nemica dei sicelioti di Siracusa., riscostruite dai sopravvissuti dopo l’apocalittico terremoto dell’11 gennaio del 1693, la prima su una posizione collinare prossima al mare e la seconda proprio lungo il litorale jonico.

Fra i primi nuclei familiari insediatisi nel nuovo centro, figurarono diverse decine di famiglie provenienti dal più meridionale e più grande degli arcipelaghi siciliani, quello maltese, allora feudo perpetuo dei Cavalieri di Malta. Essi erano stati accolti, con false registrazioni, come provenienti dall’Oriente greco e slavo, in quanto le disposizioni reali proibivano l’immigrazione interna da Malta, considerata comunque entro la giurisdizione sovrana. Gli altri arrivi, già da allora e nel corso degli ulteriori decenni, riguardarono residenti provenienti da più centri siciliani e poi anche calabresi e del Mezzogiorno. Una particolarità di questo ancora ‘giovane’ dialetto e dei suoi amalgami è rappresentata dall’avere accolto pronunce tipiche della costa siracusana, provincia a cui appartiene, che presentano le chiarissime recezioni del dialetto veneziano, che lo differenziano completamente dalle dizioni catanesi e delle zone siculo-iblee (Modica, etc.) e siciliana in generale; pronunce in cui avviene la completa elisione dell’ ‘h’, come la famosa, tipica pronunzia della “ciavi appisa o ciovu”, anziché “chiavi appisa o chiovu”. Naturalmente, gli influssi arrivarono pure dal Mar Ligure, con termini ‘classici’ nella parlata pachinese relativa alle attività economiche, come il termine ‘scagno’.

Un sincero complimento e un augurio di affermazione all’autore, Paolo Di Pietro, per essersi sobbarcato in solitaria questo oneroso compito. Un particolare saluto al coraggioso e ‘non piegato’ storico Gianni Oliva, che parteciperà alla presentazione dell’opera di Paolo Di Pietro. Oliva sarà successivamente, il 10 luglio, a Modica – D.C.



Negli spazi della Cantina Rudinì di Saro DI Pietro, in contrada Camporeale (Strada Pachino-Marzamemi), il giorno 9 luglio, alle ore 18,30, sarà presentato l’ultimo libro di Paolo Di Pietro. I relatori sul
primo Vocabolario della parlata Pachinese saranno lo storico Gianni Oliva. il poeta Corrado Di Pietro, il viceprefetto Filippo Dispenza


Sponsor Editoriali: Cooperativa Raggio Verde e Cooperativa Casa Verde Italia, edizione per i tipi della Tipografia Fratantonio – Pachino Titolo: Vocabolario della parlata pachinese Autore: Paolo Di Pietro