Nuovo omaggio a Marianne Moore. I miei versi

14 Febbraio 2022 Domenico Cambareri

ALETHEIA.

PREZIOSITA’ SOTTO LA POLVERE DEL TEMPO

in copertina: Fiori di vetro
The Ware Collection of Blaschka Glass
Models of Plants in The Botanical Museum of Harvard University


MARIANNE MOORE E L’AGRIMENSURA DEL SUO ANIMO CON LA DELFICA “E” DI CHIUSURA (D.C.)

Silenzio dei versi interrotto dal fresco e pur canuto incipit frammentato della seconda parte del mio poema Viandante sidereo, dopo tanti lustri tacitati dai veleni nel corpo e dalle sue sofferenze; non meno nell’animo, e dell’animo e dell’anima. Quanto pure nelle disperse, altruistiche molteplici battaglie per fenomeni non insignificanti, se non per le stesse vittime, quali dormienti ottusi, nei loro patimenti. Silenzio così interrotto ancora del fecondo aprire delle pagine di un libriccino che subitaneo irradia l’energia che fa librare nuovi versi al mio animo e alle mie labbra. Offro qui le parti iniziali e finali di questa Poesia, in cui non possono che aleggiare simultanee presenze di molteplici spiriti. E’ più che doveroso per me citare, nel contesto della letteratura anglosassone e angloamericana, Ezra Pound, T. S. Eliot e l’autore dell’ ‘età dell’ansia’, accanto a Marianne Moore, e qui fermarmi. Le parole o i versi virgolettari riprendono o riplasmano quelle “5Poesie” contenute nel piccolissimo libro edito dall’artista editoriale Schewiller. 13 e 14 Febbraio 2022. Domenico Cambareri

Poesia

ti prende ti svella

ti sradica

   dal cieco evento,

   dai ciechi e non ciechi eventi

e scolora il corso dei fenomeni

per intero 

   “azzardandosi a

   professare umiltà”.

Poesia

ti connette sconnette e riconnette

   – imprevista istantanea nel tempo e oltre i tempi –

dai e ai corsi degli eventi

   quale multiplo multiforme incrocio

   dei plurimi tempi,

sentieri non visti e talora visti,

   stratificazioni 

   della memoria

   e del ‘sentire’

                         dei sensi e dei precordi profondi

                         che tu stesso avverti

                                di rado, raramente si.

Il libriccino

d’improvviso aperto

dopo tanta vita,

d’improvviso aperto

   dopo tanta mia vita,

questo adesso a me dipana.

Il libro

   la “comoda utilità

   in cui racchiudi il pensiero”

aiuta a fissare

   tempo immoto e tempi rappresi

   o l’un e o gli altri così andanti o veloci

      pur di quando in quando

l’“esatto punto dell’esistenza”

     – o “l’oggetto d’arte

   quale sublimante ornamento”.

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“Vecchia Tigre”                                                                                                ritta                                                                                                                                in su la groppa del “sorbon cammello”,                                                                  “occhi in testa di serpente d’attorno” 

   e lotte e ludi di babbuini

   volteggi gorgheggi chiacchere

   di variovario variopinti macai e coidee

   e famiglie tutte di psittacttaciformes

   e “basilischi piumati” e lucertole alate

      figli di draghi

            esaltanti numinose opere d’infaticabili nascosti demiurghi

            dentro evoluzioni e evoluire di dna

con apparente distratto sguardo

   digerisci ancora

   metafore simboli ossimori

   fra selve e deserti

distaccata e attenta

   te ne stai

a scrutare l’orizzonte

pur di mirare  

l’apparire repentino

      del mirabile.

Distaccata

te ne stai

davanti ad avanzi sociali

   evanescenti spume d’élite

   senza osteggiare tal fatta in sterile campo

pur di mirare nel saettar dello sguardo

il mirabile 

  che invisibile ai miei occhi

irradia il tuo profondo giallo

   nel dì e nelle tenebre.

Segaligna e salda, coriancea,

scruti

con i tuoi versi

   senza pensiero d’acchiappar vaniloqui

      e in noncuranza di quanto scorre

ed esclami:

“COSA BUONA E”.

Vecchia non vecchia

poetessa

al tuo spirito oggi parlo

per dirgli:

nella fragranza dei versi

e nella vibrazione dei suoni

t’effondi

e volteggi

per per per

  IDEE e altri mondi

su rustiche scansie e regali ripiani

d’ogni contrada

ove fitte coltri giammai

soffocano

le celate speranze

e le NON viste danze di Vidyā

in sembianze

di atomi e pulviscoli.

Oltre ciò che fu la tua anima.

Domenico Cambareri