Liberi Professori e Scuola. Una sbirciata nella storia che non fu. Dal 1988 a oggi. Prof. secondarie pezzenti e nolenti, che NON dite?

15 Giugno 2022 Fonte: documenti ALPI

…e non si tocca mai il fondo …

SCUOLA:
LA PROFESSIONE DOCENTE ALLORA ERA GIA’ AL RANTOLO
OGGI E’ LO STRACCIO DI UNA CLASSE POLITICA IMPEGNATA E SINDACALE IMPEGNATA SOLO NELL’ACCRESCERE I SUOI APPANNAGGI. SIAMO ALL’ASSOLUTA DIVARICAZIONE FRA PAESE REALE E REGIME DEI PARTITI. CHIEDIAMO IL SUO PARERE AL NULLA DI BUONO?

QUANDO LE RAMIFICAZIONI PIU’ ESTESE DELLE ELITE UTILI E INDISPENSABILI VENGONO DISTRUTTE PROFESSIONALMENTE, CULTURALMENTE, ECONOMICAMENTE. QUANDO IN UN PAESE RESO SBALESTRATO E ARIDO SI CONTINUA A UTILIZZARE LE RETRIBUZIONI DEI PROF. COME CASSA CONTINUA PER RIMPINGUARE GIUNGLE SELVAGGE DI ‘DEMOCRAZIE’ SELVAGGE DI REGIONI SELVAGGE DI DRIGENZE SELVAGGE … QUAONDO QUANDO …

LA FECCIA CHE SGOVERNA CIARLA E SCIALA SENZA TEMA E SENZA META. QUI LO SQUALLORE NON ESISTE. COME NON ESISTE LA PAROLA FINE. VOGLIAMO INTERLOQUIRE SU QUESTO IL ‘NULLA DI BUONO’ CHE PRESIEDETTE ANCOR PRIMA LA ‘CONSULTA DEL SILENZIO’? IL PASSIVO, DISFACENTE, TETROTETRO ‘NULLA DI BUONO’?

Scuola e parlamento. Leggiamo trent’anni dopo. Sempre i misfatti del regime partitocratico da spazzare via

29 Aprile 2020

Domenico Cambareri

Toh, con Mattarella allora ministro.

Santi numi!

Dalla Costituzione:

Articolo 36. Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

Articolo 37. La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.

Articolo 54. Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

Trent’anni dopo. Sembra un reperto geologico. Leggiamolo e vediamo oltre il cosiddetto ambito rivendicativo – sindacale, per capire cosa in realtà ci stava e ci sta alla base.

I governi di un Paese che continuavano nella magnifica opera dell’indebitamento pubblico, e che, anche e nonostante l’accrescimento del PIL, continuavano con imperterrita e ininterrotta persistenza a stravolgere e capovolgere i trattamenti giuridico-economici di ben precise categorie. Settori professionali pubblici che consideravano tanto superflui e insignificanti,  declassandoli a livello di un’incomoda, antipatica e irrilevante periferia sociale fonte di fastidiosi intralci, quanto campo di ubertose spremiture da un lato e di scialacquii e di raccolte di elettorali dal lato opposto.  

Per cui, se l’articolo che riproduciamo appartiene a un’era geologica preumana, la fondamentale legge dei parametri (quanti sapranno cosa essa sia stata?), fonte di armonioso e ‘statico’ equilibrio fra le funzioni pubbliche e le loro progressioni, alla luce di un tal diverso mondo così soggetto alle … strabilianti dinamiche sociali … prodotte dal profetismo di un’ideologia comunista che gaudente  sguazza in un contesto capitalista, cosa sarà mai? Il prodotto onirico di una qualche mal riuscita e spenta vita extraterrestre?    

Chi non c’era, non ne sa probabilmente nulla. Gli altri hanno dimenticato già da allora. E non avere memoria, è una fra le cose peggiori che possano capitare a un uomo e a un popolo.

L’Italia è stata sgovernata così. Fino al definitivo sfacelo di questi anni e di questi mesi.

E continuiamo ad arrabbiarci con gli altri popoli europei.

Ci dovremmo arrabbiare semmai con i loro governanti, che mai hanno preso a calci al sedere e cacciato via dai fori politici i loro colleghi e mafiosi nostri sgovernanti. I quali, della violazione Costituzione e della compressione retributiva e del pluridecennale declassamento economico di intere categorie di lavoratori, hanno fatto la regola a cui improntare la loro diuturna azione di sovvertimento sociale e politico.

Laddove la norma e la civiltà della norma sempre contravvenute, eluse prescrivevano e prescrivono che i rinnovi dei contratti collettivi di lavoro devono essere strumento di miglioramento delle condizioni rispetto a quelle in essere, e non di peggioramenti per i lavoratori.

Per cui oggi assistiamo al paradosso che costoro impongono clausole vessatorie che allora avrebbero bollato come bieco sfruttamento padronale da contrastare con ogni mezzo, anche non lecito. Costo, i protagonisti di quelle lontani stagioni di civili “riforme sociali” all’insegna dell’ereditato quadro generale della violenza sindacale, dei soprusi dell’ “ugualitarismo” alla rovescia, delle occupazioni e distruzioni selvagge di luoghi e beni pubblici e privati, degli “espropri proletari” che perfino giornalisti come Paolo Mieli hanno stravolto nell’immaginario dei loro odierni racconti. Decostruzione generale, distruzione integrale dell’apparato statale e occupazione sindacale “egualitaria”  dell’apparato pubblico che nei libri di storia non vengono citati o, quando lo sono, vengono presentati in modo radicalmente distorto e manipolato. Un’azione sistemica e sistematica di una strategia atta  realizzare in modo implacabile la desertificazione etica che ha prodotto scollamento morale e sociale, sfrenate e gigantesche sacche di asfissiante e soffocante, suicida sopravvivenza individualistica fra le masse dei lavoratori; cinico menefreghismo e rincorse sfrenate alle scalate agli individui spesso fra i meno preparati, sia all’interno dei sindacati che dei partiti e della cariche burocratiche assegnate con rivoltante logica spartitoria.

Qual è il paradosso a cui noi assistiamo, abbiamo già assistito, fra i tanti qui da citare come metro di paragone? Quello della giunta regionale del Lazio, guidata dal quel tal Zingaretti su cui varrebbe la pena di scrutare il suo percorso di studi e di conseguimento di profittevoli livelli di professionalizzazione pubblica (favoriti, forniti dai suoi stessi mallevadori?!), al di fuori dalla sfera d’appannaggio provvidenziale e mai terminato intervento dello Spirito Santo che lo sostiene, salvaguarda e guida? Quello Spirito Santo così tanto rozzo, ottuso e ingiusto? Dove si sarà nascosto mai?

Il paradosso è quello di avere imposto il superamento di un concorsino interno ai dipendenti della regione al fine di conseguire il semplice passaggio dello scatto di anzianità. La lordura delle lordure, la feccia sempre feccia da decenni, quella che ogni due – tre anni in molti settori pubblici ministeriali e non ha imposto l’automatica progressione, il meccanico passaggio fino ai livelli superiori, fino a quelli dei funzionari, quella che “emancipava” il lavoratore di secondo o terzo livello fino all’ottavo o al nono … fino a dirigente (anche con la bestiale, mafiosa dirigenza DABABE) …  Questa massa ideologica tumorale oggi invece impone, per godere dello scatto d’anzianità, perfino il superamento del mini concorso? Come e perché mai? Questa classe dirigente che, invece, nella più abietta discrezionalità, ha operato e opera come meglio crede a pro dei vantaggi dei suoi fidi e personali?

Legge DABABE con cui i beffardi sanculotti da strapazzo nostrani associarono i due emicicli partitocratici. Realizzando la più integrata e integrale, insuperata trasversalità della  partitocrazia mafiosa.Complicità perfetta

Con l’inefficienza imposta e con le clientele sfrenate, costoro hanno sgovernato; hanno istigato e sostenuto  la disaffezione e il parassitismo ex professo come modello dell’azione rivoluzionaria antiborghese. Con le continue emergenze che hanno colpito la Nazione, hanno distribuito a piacimento ogni plusvalore ad hoc accumulato.

E’ da ricorda, di passaggio, che da questo terribile tritatutto comunistaconfederale e cattocomunista si sono salvati in particolare i magistrati (dopo la fine degli ammazzati perché coraggiosi), i medici e… la burocrazia strictu senso, dalla fascia iniziale ai grand commis. Quella dell’infamia del DABABE (D’Alema-Bassanini-Berlinguer) e, nella più rigorosa, complice continuità trasversale, dei peggiori socialisti postsocialisti, i ‘liberali’ TREBRUSAC (Tremonti-Brunetta… Sacconi).

Il regime partitocratico ha così completato, già da quasi 25 anni, la trasformazione del Paese in una massa d’uguaglianza profondamente disuguale, su cui svettano i pianori dell’immensa pastura della nomenklatura e dei suoi prediletti sottoboschi. – D. C.

(Continueremo, purtroppo non con continuità, a pubblicare articoli e documenti sull’attività che svolse per un quindicennio l’Associazione Liberi Professori Italiani.)
cliccare sull’articolo per ingrandirlo