Il diritto alla vita del nascituro non potrà mai essere soppresso da alcuna costituzione e legislazione. Contro le follie dell’edonismo senza regole: il diritto alla vita è ‘principio scaturente apodittico’

06 Marzo 2024 COMUNICATO di Domenico Cambareri per EULA’

Il quasi plebiscitario voto del parlamento francese in favore dell’iscrizione del diritto all’aborto della donna nella Costituzione francese rappresenta in modo estremamente limpido l’inversione generale dei valori spirituali raggiunta dalla società francese, che, con quella statunitense, quella inglese, quelle scandinave e germanica guida la graduatoria mondiale dei popoli avviati – secondo linee di apparente libera scelta – verso l’auto disintegrazione.

Qui non si tratta di una clamorosa decisione da comprendere come definitiva reazione al clericalismo cristiano nelle sue diverse salse confessionali, quanto di mettere al centro dell’esistenza individuale e sociale il diritto ‘inalienabile’ al soddisfacimento di ogni possibile piacere sessuale, decondizionato in maniera assoluta dalla salvaguardia del principio del diritto alla vita del soggetto innocente totalmente privo di difesa, di protezione: il feto.

Qui non si tratta neppure di sbandierare il conseguimento di presunti diritti delle donne contro schemi e usi quotidiani duri a morire propri al modello sociale patriarcale.

Le donne hanno da tempo la possibilità di accedere alle più diverse vie contraccettive e di ‘liberazione chirurgica’, ovvero di rimozione, degli organi preposti al concepimento e di quant’altro la scienza ha realizzato e realizzerà.

Le donne già da anni fruiscono della possibilità di liberarsi del frutto non voluto e imposto con l’avere soggiaciuto ad atti sessuali violenti.

Ridurre la condizione primaria, originaria, congenita alla natura umana della procreazione a un superfluo quanto fastidioso intoppo nel tran tran dei coiti a qualcosa che può essere rimosso liberamente tramite l’aborto, indica l’estremo livello di crudele disprezzo, di radicale e aggrovigliata insensibilità umana e animale, la noncurante insensibilità del volere sopprimere un essere umano in tutto e per tutto biologicamente e psichicamente completo, che già vive l’alba del suo iniziale stato naturale in quello che l’ambiente liquido.

Le aggregazioni sociali attualmente ‘vincenti’ derivano da modelli di suprematismo economico-finanziario imperniati sullo sviluppo inarrestabile, implacabile, patologico del ‘regno della quantità’. Regno proteso all’iper accelerazione dei processi quantitativi di prodotti intesi surrettiziamente sempre come ‘beni’: cosa che costituisce una gigantesca contraffazione della corretta comprensione della realtà umana e di tutta la biosfera. Questo è il modello imperante e dissennato, distruttivo del consumismo dell’opulenza, che incide in modo negativo in ogni direzione, e che distrugge l’ambiente vitale, naturale dell’uomo.

In un mondo della sovrabbondanza e dello sperpero, in cui si sperperano pure le ipertrofie delle crescite di vecchie e di nuove ingiustizie e disuguaglianze a dir poco incredibili verso gli uomini, gli animali, l’ambiente, spetta alle società e alle loro istituzioni fare fronte pure al problema dei nati non voluti.

Il problema dei nati non voluti. Esso è stato per secoli e secoli un dovere insopprimibile ma sempre non recepito, se non rifiutato e negletto e addirittura apertamente ostato da parte delle società dei nostri antenati. Esso oggi inizia ad attendere ufficialmente il via al riconoscimento, secondo l’irrefutabile diritto di natura dei neonati alla vita, a prescindere dalle morali dei credi religiosi.

Esso è oramai da superare definitivamente inglobandone (dunque, ripetiamo ed espandiamo) la soluzione entro il principio del predetto irrefutabile diritto: da concepire e definire come principio scaturente e apodittico. Quanto pure, al di fuori di detto principio logico necessitante secondo natura, trans esperenziale e sovra esperenziale nelle dimensioni rispettivamente di fenomeno socio-psicologico esperenziale vissuto e diffuso sia su scala cronologica e diacronica sia di condizione generalizzante propria alla storia e allo sviluppo di ogni società.

Esso costituisce un’aperta sfida che viene fatta alla scelta dei necrofori e necrofili del parlamento francese.

E’ una scelta che non potrà che portare a un salto evolutivo della natura umana e dello sviluppo dell’immediatezza dell’inerenza della sua ‘nuova’ percezione biopsichica (tuttora obnubiliata), quanto della sfera etica, con la coincidenza della decisionalità razionale e volitiva che sovrasta le avverse molteplicità dei moti dell’animo.

Impegni monetari del tutto marginali a confronto delle sterminate nequizie degli sprechi, consentirebbero, consentono a un’economia della non dispersione del sovrabbondante, di realizzare soluzioni di cura e crescita affettiva, sociale, culturale per i figli non voluti e da non buttare, nell’inceneritore. Quanto pure delle moltitudini di ragazze e di ragazzi buttati nei bordelli e a predare nei modi più diversi e selvaggi, oltre, innanzitutto, ad essere predati.

E’ su questo campo che si giuocano le capacità di sapere effettivamente incidere – e interdire – nel sociale, nel politico, nell’economico la validità etica quale condizione pre-giuridica e quella giuridica degli enunciati morali e religiosi delle organizzazioni fideistiche e chiese e di qualsiasi associazione e organizzazione del tutto laica o anche atea. Giacché il valore della posta in giuoco trascende e ingloba qualsiasi declinazione dei dati di fede, e va compresa e perseguita secondo il lume dell’intelletto che sovrasta, respinge, annichilisce ogni strumentalità edonista fine a se stessa, che si ammanta di false giuste ragioni.