Galileo online: quali legami tra sonno e sistema immunitario?

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11 Febbraio 09Medicina e biotech | SISTEMA IMMUNITARIO

Dormi che ti passa

Uno studio italiano indaga i meccanismi che regolano il rapporto tra il sonno e la risposta immunitaria dell’organismo. Su Nature Reviews Neuroscience

 Quando la prossima influenza ci renderà particolarmente assonnati, sapremo a chi dare la colpa: alle citochine. Ma i frequenti pisolini, al contempo, aiutano a combattere le infezioni. In un articolo pubblicato su Nature Reviews Neuroscience, Luca Imeri dell’Università degli Studi di Milano e Mark Opp dell’Università del Michigan, spiegano che il sonno e il sistema immunitario si influenzano a vicenda per mezzo di una particolare classe di proteine, le citochine, per l’appunto, tra le quali troviamo l’interleuchina-1. Un risultato che arriva dopo dieci anni di studi.

Sino a oggi si pensava che l’interleuchina-1 agisse solo nel sistema immunitario, in risposta alle infezioni, mentre i due ricercatori hanno scoperto che viene prodotta e opera anche nel cervello, sia in condizioni normali, sia nel corso di una malattia. Questa molecola agisce sui neuroni che regolano il sonno, nonché sulla serotonina – uno dei neurotrasmettitori che mediano la comunicazione neuronale. Secondo i ricercatori, quando si attiva il sistema immunitario, i ritmi del sonno vengono alterati a causa dell’azione delle citochine. Questa alterazione, a sua volta, serve per rispondere alla febbre e aiutare l’eliminazione dell’agente infettivo. Durante una sindrome influenzale, infatti, ci si addormenta più frequentemente, mentre vaccinarsi durante periodi in cui si dorme male diminuisce l’efficacia delle vaccinazioni.

“Il sonno, fenomeno essenzialmente cerebrale, coinvolge tutte le funzioni di un organismo, dalla regolazione della pressione arteriosa alla modulazione della risposta immunitaria”, spiega Luca Imeri. “Il sonno, a sua volta, risente di quello che avviene nell’organismo”, conclude Imeri, “compresa la risposta immunitaria”. (m.s.)


Riferimento: Nature Reviews Neuroscience, DOI: 10.1038/nrn2576

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