Otto marzo, è festa delle donne. Le violenze imperversano senza limiti

 

L’Europa della Libertà: la castrazione chimica è uno strumento necessario  per i colpevoli recidivi e per costoro è il minimo della pena da subire.

I notiziari radio e televisivi nazionali e locali continuano ad essere dei bollettini di guerra. Anche l’altro ieri, anche ieri. Anche oggi. Casistiche e tipologie di violenze contro le donne, ad iniziare da quelle sessuali, sono incontenibili. Più che festeggiare, è il momento per raccogliersi per ritrovare maggiori energie per combattere con maggiore lungimiranza e con maggiore profitto questi fenomeni criminali. Il mondo politico e quello giuridico sono infarciti di idola e di luoghi comuni che vanno sempre a beneficio dei colpevoli. E’ necessario un radicale e definitivo cambiamento di forma mentis, senza per questo perdere di vista il fine dell’obiettività della giutizia e della sentenza. Il fenomeno criminoso va combattuto in sè e per sè senza attenuanti, specie quelle del falso amore portato avanti dai club dei caini. Le pene comminate devono essere fatte espiare, i “casi particolari ” vanno sempre più ristretti anche nelle loro considerazioni psicologiche e sociali. I recidivi, soprattutto, devono essere puniti in  maniera adeguata, pesante, esemplare con lunghe pene detentive sia per la funzione espiativa sia per quella, intrinsecamente, di difesa e di prevenzione contro la “futura memoria” (attraverso il non concedere scorciatoie e benefici). La funzione rieducativa a cui fa appello la Costituzione va realizzata entro questo quadro, non a detrimento degli altri fattori, di questi appena citati fattori che concorrono a realizzare l’applicazione delle misure di giustizia comminate. E’ necessario, utile, funzionale e profittevole a tutto ciò anche l’introduzione della castrazione chimica obbligatoria per i recidivi di violenze sessuali contro donne e per i pedofili. E’ cosa su cui non c’è da perder tempo, mettendo con coerenza da parte le prefiche dei barbari del “perdono”. Lasciamo stare gli amici dei caini, pensiamo a difendere l’integrità fisca, emotiva, morale, mentale, spirituale di tante persone indifese. Non possiamo pensare che le donne, tutte le donne, e i bambini e le bambine, gli adolescenti e le adolescenti tutti, possano mai essere in grado dall’oggi al domani di sapersi difendere da soli. Men che mai i bambini e le bambine. E’ l’onere di realizzae al più presto una giustizia un pò meno ingiusta verso le vittime che lo richiede, che lo impone. Un parlamento non amico degli orchi dovrebbe perfino prevedere un solenne giuramento per ogni rappresentante del popolo di voler agire al meglio in questa materia in qualità di legislatore.                                                     8 Marzo 2009

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