Dopo il ferimento di Berlusconi, fare muro contro Di Pietro, il partito di certi giudici e l’incoscienza “espressiva” di Rosy Bindi

14 Dicembre 2009

Domenico Cambareri

 

Non enfatizzare i rischi dello scontro ma abbassare le polemiche. Soprattutto, respingere le collusioni delle attività di “comunicazione” di Rosy Bindi, del partito di “certi giudici” e, più che mai, degli sproloqui di Di Pietro

 
L’Europa della Libertà esprime il più vivo compiacimento al presidente del consiglio Silvio Berlusconi per lo scampato pericolo. Le ferite riportate al viso e alla bocca dal premier risultano per fortuna minori di quanto sarebbe potuto accadere con esiti ancora più gravi, se non mortali.
E’ necessario tenere la calma ed esercitare il completo autocontrollo davanti a quel che sembra, cioè un atto commesso da una persona non in possesso di un normale equilibrio mentale.
E’ indubbio tuttavia che in persone particolarmente deboli su questo piano, il clima di perdurante scontro politico, con i toni sempre alti e con l’additare al pubblico ludibrio e all’odio collettivo il premier da parte di precise persone che coprono ruoli di primo piano tra le forze dell’opposizione politica, abbia concretamente influenzato la psiche della persona e possa influenzarne altre sino allo scatenamento  inconsulto e incontrollato della loro persona e al reiterarsi di episodi analoghi. Tutto ciò è da fugare quanto prima. Chi svolge ruoli politici non può additare, giorno dopo giorno, all’odio ben individualizzato chi è a capo della parte che governa o chiunque altro esponente politico regolarmente eletto. E’ naturale che tra costoro indichiamo in primis Rosy Bindi con il suo acido, pungente e corrosivo linguaggio estremamente e persistentemente equivoco e, in particolare, Di Pietro, che da tempo oramai deborda in un cronico linguaggio di aperta istigazione all’odio e all’azione fisica che genera sicura indivia negli attivisti dell’estrema sinistra anarcoide dei centri sociali. Ciò va stigmatizzato senza mezzi termini.
Continuiamo a condividere le preoccupazioni espresse anche adesso dal Capo dello Stato e a chiedere che gli esponenti dei due schieramenti, compreso quello in cui ci riconosciamo e compreso Silvio Berlusconi, abbassino i toni dello scontro e facciano cadere nel vuoto le azioni scoperte o di virtualità mediatica messe in atto da uomini del “partito dei giudici”, ovvero di “certi giudici”, e rifiutino –  con il lasciarle cadere nel silenzio da un lato e nello strumentalizzarle a buon pro della “propria” opposizione dall’altro – le vere e proprie scorrerie che il CSM, organo non politico ma di “autogoverno” dei magistrati,  ritiene di poter compiere indisturbato nell’agone politico.
Questa equivoca forma di “diritto alla parola”, di diritto a dire l’ultima e la più decisiva parola, esercitata con persistente, cronica caparbietà e senso d’impunità e superiorità, va definitivamente respinta. In ciò, pur nella libertà dell’informazione, i giornalisti avrebbero motivo di “speculare” molto molto meno e motivo di evitare di svolgere il ruolo di indefessi propalatori e corifei non della “libertà di stampa” ma di equivoco scandalismo politico “militante” e di esperti delle salmerie del partito di “certi giudici”, cioé di coloro i quali non vogliono rinunciare a svolgere il ruolo di “commissari politici” che con assoluta discrezionalità decidono come quando e su cosa surrogare il potere politico.
 

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