Romanzi. Il sogno e la colpa di Nino Piccione

6 Maggio 2010

Fonte: Edizioni Lepisma – Roma

 

Nino Piccione ritorna con

Il sogno e la colpa

  

In questo breve ma intenso romanzo Nino Piccione rimedita ancora una volta problematiche e temi a lui cari scandagliati nel suo lungo percorso di ricerca iniziato con Vocazione uomo e felicemente proseguito con Memoria d’amore, Ianua, Il nido della cometa, Il barone di Militello e Quasi un diario. La lotta tra il bene e male, il senso di colpa, il desiderio di riscatto e di espiazione, la paura e il mistero della morte e dell’aldilà, il destino, Dio, il nulla, la predestinazione, la dannazione, la salvezza, l’autodistruzione, la legge umana e la legge divina, la condanna suprema, l’amore-sacrificio e l’amore-dolore… Questi i principali temi di Il sogno e la colpa sui quali l’Autore, da grande affabulatore qual è, sapientemente incardina, costruisce, articola e fa ruotare questo suo godibilissimo romanzo, ambientato negli umori e nei colori di una Sicilia reale e fabulosa della seconda metà del Settecento. Le umanissime, drammatiche vicende dei tre protagonisti – Ruggero, Paolo e Isabella – a metà tra realtà e fantasia, presentano interessanti caratteristiche e peculiarità tipiche della grande narrativa gotica europea ed inglese in particolare (si pensi, per es. a Il monaco di Matthew Gregory Lewis, Il castello di Otranto di Horace Walpole, L’italiano di Anne Radcliffe e Frankenstein di Mary Shelley). Nino Piccione, oltre a civettare con quella tradizione, nell’impianto narrativo utilizza con impareggiabile maestria anche alcune strategie narrative di chiaro stampo postmoderno (ad es. l’irruzione di storie nella storia, i flashback, i richiami intertestuali, il ricorso a manoscritti autentici, le digressioni). Ad arricchire e sostanziare la narrazione contribuiscono una caleidoscopica varietà di luoghi, atmosfere, richiami storico-geografici, dotte citazioni, coup de théâtre, ed una variopinta galleria di personae: castelli, luride osterie, conventi, tribunali, imponenti e maestosi palazzi gentilizi, frati, banditi malvagi e violenti, prostitute, conti, gentildonne, rappresentanti della legge, rapimenti, ricatti… Importante cifra denotativa dell’opera è anche il linguaggio, spoglio, asciutto, lineare, incisivo, senza ipertrofie verbali. (Dall’introduzione di Rosario Portale)
(In copertina: la berlina del ‘700 custodita nel Cortile Maqueda del Palazzo dei Normanni a Palermo. Fu utilizzata dal regista Jean Renoir per il film “La carrozza d’oro”, protagonista Anna Magnani, girato nel 1952 nel Capoluogo siciliano). Edizioni Lepisma di Serena Maffia,  pp. 135 , prezzo € 15,00