Politica dello sviluppo, redditività e parole al vento

7 Maggio 2010

Alberto Savastano  albertosavastano@libero.it

REDDITIVITA ‘ : L’ A R A B A  F E N I C E

“Questa volta, per non dimenticarlo, me lo annoto subito: “Conveniente” !

E’ questo l’ ultimo aggettivo utilizzato per qualificare positivamente un progetto d’ investimento: “Conveniente” .
La “nuova entry” si riferisce ad un comunicato televisivo su un’ iniziativa del Ministero delle politiche agricole. “Conveniente”, deve, essere il requisito di validità della proposta progettuale di giovani italiani fino a 40 anni, desiderosi di avviare un’ attività autonoma di imprenditori agricoli ed aspiranti all’ aggiudicazione di terre del demanio pubblico che il Ministero avrebbe intenzione di mettere a loro disposizione quali terreni agricoli. Con “Conveniente” si arricchisce ulteriormente , oggi, l’ ampia gamma di aggettivi meticolosamente ricercati nel nostro Paese per esprimere la valenza positiva di un progetto d’ investimento. La caccia all’ “aggettivo appropriato” partì verso i primi anni ’90 in concomitanza con i fermenti intellettuali e legislativi che portarono all’ approvazione della prima versione della famosa Legge Merloni (Legge 109/94) che si riprometteva di introdurre in Italia la normativa della “Finanza di Progetto”, disciplina metodologica propria dell’ Economia dello Sviluppo la quale traduce con “Redditiva” la “valenza positiva” di un progetto d’ investimento distinguendone due profili: “Redditività finanziaria” e “Redditività sociale”. Si tratta di terminologia tecnica espressione di quelle discipline specialistiche riconducibili all’ “Economia dello Sviluppo”, branca specializzata dell’ Economia, elaborate fin dai primi anni ’50, universalmente note ma né note né utilizzate, se non occasionalmente, in Italia.
In verità, fin dagli anni ’90 queste discipline erano contemplate a livello teorico nei programmi didattici però, ieri come oggi, non sono state mai diffuse ed applicate nel nostro Paese almeno in via sistematica e generalizzata.
La mancata metabolizzazione della cultura innovativa dell’ Economia dello Sviluppo rendeva, quindi, e rende tutt’ oggi inusuale il termine “Redditivo” e per queste stesse ragioni improponibile perché difficilmente comprensibile ed accettabile. L’ assenza del termine appropriato scatenò fin da quella data Managers di alto bordo, Professori, Politici, Banchieri, Sindacalisti ecc. ad una vera e propria corsa per reperire, nella cultura e nella nomenclatura tradizionali l’ aggettivo più rispondente a quello di “Redditivo”. Si inizio con la variante più infantile di “buono”: “Progetto buono”; per passare alla versione più ricercato di “valido” ; successivamente fece presa la variante dottorale di “efficace” per competere più tardi con quella più professorale di “efficiente” ; si affermò quindi l’ epiteto istituzionalmente più aulico ed austero di “Bancabile” per poi …..ripiegare, oggi, su ”Conveniente” attributo forse più prosaico rispetto agli altri ma certamente molto più semplice, più espressivo, pratico e popolare . Potrà forse stupire il senso dell’ humour di cui sono volutamente intrise le espressioni di cui sopra; ma dovrebbe, in verità, stupire molto di più la lontananza e l’ insensibilità culturale del Paese rispetto agli importanti temi di sviluppo richiamati.
1. IDEOLOGIA O RAZIONALITA’ ?
In materia di Sviluppo, negli ultimi quarant’ anni , si sono affermate a livello mondiale due Scuole di pensiero socio-economico::
1.1. L’ “ANALISI DELLE POLITICHE PUBBLICHE” (o Politics),
il processo decisionale dello Sviluppo costituisce il risultato dello scontro d’interessi tra le parti politiche basato prevalentemente su principi ideologici e valori piuttosto che su analisi pragmatiche di dati reali”. E’ dominante l’idea, secondo quest’indirizzo socio-economico, che le politiche pubbliche siano talmente condizionate dai giochi politici che non avrebbe senso farne un campo di ricerca autonoma. Analisi delle politiche pubbliche
1.2. L’ “ANALISI RAZIONALE DELLE POLITICHE PUBBLICHE” ( o Policy) .
Il processo decisionale dello Sviluppo è centrato su una razionale analisi pragmatica di dati reali e le procedure tecnico-applicative da impiegare coincidono perfettamente con quelle suggerite dai Principi scientifici dell’Economia dello Sviluppo. Si tratta, in particolare, delle Metodologie dell’economia dello Sviluppo ovvero delle Regole dell’ Economia reale che con l’ insorgere della crisi dei mercati finanziari internazionali (Settembre 2008) sono state a gran voce evocate e da tutti sollecitate ma che pochi conoscono e pochissimi pensano e/o sono in grado di applicare.
Analisi razionale delle politiche pubbliche
2. LE SCELTE
Per alcuni Paesi europei tra i quali l’ Italia l’Analisi delle politiche pubbliche (o Politics) si è chiaramente imposta all’ Analisi razionale delle politiche pubbliche (o Policy).
L’Italia aveva, poi, anche una ragione in più per aderire all’“Analisi delle politiche pubbliche” ; una ragione storica: il nostro Paese è la patria di Niccolò Macchiavelli
Di fatto l’ adesione dell’ Italia all’ “Analisi delle politiche pubbliche” è stata sempre palese e consistente; è rimasta sempre incontrastata tanto che a tutt’ oggi ogni tentativo operato per invertire la rotta non ha avuto mai seguito e successo.
3. GLI INTERROGATIVI
L’ adesione dell’ Italia all’ “Analisi delle politiche pubbliche” è stata e resta, certamente, una scelta di campo voluta e puntualmente riconfermata, nel tempo. Ciò non ha impedito tuttavia che a fronte di tanta determinazione abbia sempre corrisposto e corrisponde il peso di molti interrogativi:
• In base a quali criteri scientifici si è potuto privilegiare in materia di Sviluppo l’ indirizzo “ideologico” dell’ “Analisi delle politiche pubbliche” rispetto a quello razionale e pragmatico dell’ Analisi razionale delle politiche pubbliche”?
• Perché le applicazioni delle Metodologie dell’ Economia dello Sviluppo proprie dell’ “Analisi razionale delle politiche pubbliche”, occasionalmente sperimentate nel tempo in Italia non sono riuscite a modificare le scelte di indirizzo della politica di sviluppo dell’ Italia? ( mi riferisco alla sperimentazione delle metodologie della redditività poste in essere nei primi anni di vita della Cassa per il Mezzogiorno ed a quelle – che io stesso ho partecipato ad introdurre in italia nel periodo 1982 al 1984 ex legge finanziaria 1982/82 per il finanziamento dei progetti FIO presso il Ministero del Bilancio e della Programmazione economica non sono state sufficienti )
• Il Paese ha preso effettivamente coscienza del diverso impatto che sull’ economia nazionale sono in grado di determinare i due diversi indirizzi metodologici di politica dello Sviluppo: quello” ideologico” dell’ “Analisi delle politiche pubbliche ” e quello “razionale” dell’ Analisi razionale delle politiche pubbliche” ?
• Avendo privilegiato l’ indirizzo “Ideologico” anziché quello “razionale”: del “valore aggiunto” e della “redditività” l’ Italia si è effettivamente resa conto del grande danno arrecato al lla crescita economica e sociale del Paese ?
• In tutto questo tempo ci si è chiesto sufficientemente:
o Quante imprese grandi, medie e piccole hanno operato, in tutti questi anni, su progetti redditivi e quante su progetti non redditivi?
o Quanti Progetti non redditivi sono stati inutilmente realizzati per mancanza di un doveroso accertamento preventivo della loro redditività?
o Quanti progetti non redditivi sono riusciti temporaneamente a sopravvivere grazie agli inutili aiuti di Stato, incentivi, finanziamenti bancari ecc.?
o Quanti progetti approvati su base ideologica hanno prodotto utili ai promotori ma non hanno contribuito a incrementare il P.I.L.? ( fenomeni speculativi, cosiddetti, di “Crescita senza Sviluppo”
Sono quesiti pesanti che certamente lasciano riflettere e soprattutto reclamano risposte.

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