Governo: investimenti, diseconomie, redditività. Quale ripresa per Monti?

21 Dicembre 211

Domenico Cambareri

 

Quale ripresa per Monti?

Il governo ripari agli errori mascroscopici  – Tutti devono concorrere im misura proporzionale e con gradualità soprattutto chi ha sinora pagato – Redditività: non è una parola magica ma una metodologia e uno strumento per la trasparenza degli investimenti validi e per sconfiggere emorraggie economiche e scandali.

 

In questi giorni, abbiamo denunciato senza mezzi termini alcuni dei grandi e ingiustificabili errori commessi da Monti e del suo esecutivo compresi tra le variabili dell’avventatezza, a dir poco, e dell’avvedutezza, a dir tanto.

Non sappiamo se e quanto abbiano potuto influire in tutto questo punte di carattere emotivo interagenti con l’improvviso carico di responsabilità piovuto sulla testa dei neo ministri, con le loro convinte idee sulla validità delle proprie ragioni di “metodo”, “analisi” e “decisione” – cioè con quello che abbiamo denunciato già definendolo nel suo pericoloso insieme come “forma mentis” dei burocrati e dei banchieri spesso “prof” a digiuno di cultura e “introiezione” umanistica e di corretta conduzione politica atta a saper plasmare con la regola del gradus (e dei suoi odierni e derivati “steps”) quale criterio e applicazione omnidirezionale.

Speriamo che in poche ulteriori battute questo esecutivo sappia recuperare le quasi catastrofiche perdite d’immagine relativa alle proprie reali preparazione di governo ed efficienza operativa, che di necessità sono molto diverse dalle qualità “gestionali” di natura squisitamente aziendalistica (intese in chiave strettamente americanistico-finanziaria). E che sono quelle che devono consentire la governabilità del Paese.

E’ vero pertanto che Monti e i suoi ministri devono saper rimediare all’apparente stolta irragionevolezza della proclamazione dei diktat sull’abbattimento repentino e generalizzato del TSF e sull’altrettanto spregiudicato e apparentemente balordo innalzamento repentino e generalizzato della soglia d’età per accedere alla quiescenza. Ciò è dovuto al fatto che il senatore professor Monti ha agito per nulla da politico e men che meno da professore. Ma ha agito da tecnocrate finanziario che ha operato a monte scelte discutibilissime e non condivisibili per niente, moralmente e politicamente scellerate, ossia l’avere deciso di recuperare le risorse monetarie per la manovra esclusivamente, all’istante e sull’unghia, come sul dirsi, dai redditi fissi, con applicazioni ulteriormente abnormi e radicalmente disomogenee (nella disaggregazione dei dati, con istogrammi impazziti) che si potrebbero abbattere in maniera esiziale su certi settori di lavoratori anagraficamente e per mezzo delle esistenti e sospese finestre d’uscita subito identificabili, sulle quali nessuna serie di step ci sarebbe più ma soltanto un colpo micidiale. Cosa ci sarebbe da attendersi in futuro da questi cittadini, anche in uno stato di polizia? Nulla di buono, certamente e giustamente.

Monti sa che non si può stracciare con tal fatta ogni residua forma di giustizia e che le risorse finanziarie ha da recuperarle solo da chi lui ha escluso o marginalmente lambito. Nell’arco di tempo occorrente, cinque – sei mesi, per approntare adeguatamente questa macchina che adesso sembra solo una trinciatrice di smagriti e insignificanti polli (anche se … la massa fa numero e certe inveterate statistiche stanno per diventare dogmi obsoleti ). Questo nostro dire icastico deve costringere Monti a fare ancora passi indietro e a non imbizzarrirsi con tracotante e bel celata arroganza. E a fare calcolare ai suoi ministri e ai loro direttori generali cose che sa fare, con i compiti a casa, qualsiasi ragazzino. Quale è il caso di chi dovrebbe fare ricorso alla “finestra Monti” ovvero allo strapiombo del suicidio con la pensione doppiamente tosata: dal TFS al TFR e poi, sul resto, una detrazione di un ulteriore 7% per i nati del 1952 o per casi analoghi. Di punto in bianco, per persone che stavano per andare regolarmente in pensione.

Sa il prof. Monti cosa rimane in tasca al lavoratore e quali cifre gli ha sottratto, e con quali percentuali con la sua manovra equa che poteva essere ancora più equa? Ritiene il presidente del consiglio, politico e tecnico insieme, che simili decisioni indicano che bisogna fare appello e ricorso urgente alle cure di “igiene mentale”di un esecutivo che dà le iperbole? Ritiene plastica e appropriata l’esclamazione del nostro folklore, che qui “stiamo pazzianno”?

Ulteriore aspetto di clamorosa manchevolezza del governo concerne l’assenza di indicazione sulla valutazione e certificazione della qualità dei progetti che dovrebbero essere finanziati con soldi pubblici.

Non abbiamo la pretesa di affermare che abbiamo letto e che conosciamo tutto quanto ha detto e scritto finora il governo, ma non ci risulta che esso abbia prestato attenzione a quanto stiamo per dire. Abbiamo anche motivo di precisare che qualche esponente parlamentare ha messo in rilievo che nei prossimi mesi una massa enorme di finanziamenti, ammontante a diverse decine di migliaia di miliardi, sarà distribuita come finanziamenti pubblici alle imprese.

A che titolo, perché, con quali criteri? Consisterebbe in questo l’avvio delle riforma strutturali, della ripresa, della crescita? Nel foraggiare con molto probabili sperperi e con buchi e voragini e conclusivi fallimenti una possibile enorme quantità di progetti effimeri o destinati all’inconcludenza se non alla ruberia già alla linea di partenza?

Sappiamo che in questo tipo di società senza banche non si può vivere, sappiamo anche che con certe banche si può anche morire. Ancora di più con quelle banche e società di affari e di intermediazioni multiple che operano allo stesso tempo come società di rating. Che siano la Goldman Sachs, la Standard & Poor’s o altre. Siamo ficcando forse il dito nella ferita aperta? Se è così, non ce ne dispiace.

Questa è condizione opportuna per esprimere i nostri dubbi e le nostre riserve sulla credibilità e trasparenza di un governo che ha alla guida un presidente del consiglio che potrebbe dimostrare di agire sulla stessa lunghezza d’onda di queste organizzazioni finanziarie internazionali. E ciò ci preoccupa tantissimo. Perché? E’ presto detto. Abbiamo grandi riserve sul fatto che queste società possano dimostrare diretto interesse per applicare, in concreto, metodologie di valutazione degli investimenti rispondenti a criteri ritenuti validi nelle sedi internazionali altrettanto e ancor più accreditate, e che lo abbiano già potuto fare. Ciò significa che queste società di rating possono applicare criteri rispondenti ad altre finalità, ad iniziare dal conseguire indebiti profitti e dal camuffarli con operazioni incredibili. Gli scandali in cui sono stati coinvolti personaggi e società di tal fatta, che galleggiano sempre non come vuoti a perdere alla Casini Fincasotto ma come torpedini e mine sofisticatissime a danno degli sventurati (anche interi popoli) e a vantaggio delle speculazioni finanziarie più imprevedibili e distruttive, quali sono quelle che stiamo vivendo. Abbiamo quindi motivo di esprimere le dovute e preoccupanti riserve su tutto questo, giacché ci sono o ci possono essere banche o loro importanti funzionari che operano in modo diametralmente opposto rispetto all’efficienza degli investimenti e dei prestiti atti a finanziarli: operano dirottando prestiti per finalità apertamente fallimentari, perseguendo ulteriori finalità non consone con l’equilibrio e la correttezza del mercato e della finanza trasparenti. La storia delle “sofferenze” bancarie italiane sta lì a dimostrarlo. La storia dei dissennati clientelismo politici italiani, da quelli dei governi centrali a quelli degli enti locali, lo conferma a iosa.

Ciò significa che il governo Monti, ad iniziare dal ministro Passera, potrebbe adottare simile canovaccio e simile modus operandi. Un segnale particolare lo rinveniamo nel fatto che al livello di mero vocabolario della comunicazione oramai non soltanto di natura tecnica – tant’è che alcuni politici alla Veltroni dediti alla politica dell’immagine ci pare che in precedenza invece ne hanno abusato, forse neppure conoscendone l’esatto significato -, è quello costituito dalla completa mancanza di riferimento alla redditività.

Esistono metodologie applicate al campo degli investimenti, provenienti dagli USA, che consentono e garantiscono elevati standard di attendibilità delle analisi dei progetti di investimento. Esse sono state fatte proprie dalla Banca mondiale e da altri organismi internazionali e nazionali stranieri. Dovrebbero essere assunte per legge anche in Italia al fine di scongiurare malversazioni, corruzioni e concussioni, investimenti inutili o destinati a fallimento certo, improduttività per mancanza di mercato o per livello di scarsa qualità o per inadeguatezza congenita dei progetti rispetto agli standard tecnologici atti a garantire competitività o quant’altro ancora. Di tutto ciò ci pare che non ci sia traccia o che di esso nulla sia arrivato al livello della pubblica opinione.

Noi abbiamo pubblicato in passato articoli del dr. Alberto Savastano, economista che lavora nell’applicazione delle procedure di redditività della Banca mondiale, per la quale ha a suo tempo operato. Esperto nelle consulenze per organismi nazionali territoriali e professionali, certo incontra assieme ai pochi che percorrono la sua stessa strada, difficoltà non lievi dovute proprio al fatto che gli amministratori pubblici italiani e gli imprenditori non hanno interesse (cosa che collide con il livello oggettivo di interesse pubblico) a ricorrere all’adozione di simili metodologie, giacché ciò inficerebbe notevolmente il grado di discrezionalità delle decisioni, anche se esse nascono prive di validità obiettiva e sono destinate a pessima fine. Abbiamo qui il piacere di segnalare ai lettori questi contributi offerti dal dr. Alberto Savastano che, per quanto riferiti a situazioni specifiche e datate, conservano tutta la loro valità.

In riferimento a questa gravissima manchevolezza, speriamo che il governo decida anche qui di cambiare al più presto rotta e darne comunicazione alla pubblica opinione e al parlamento. Ne va dell’interesse di tutti, dell’efficienza delle attività produttive, della trasparenza delle banche, del rilancio della crescita del Paese. E dell’equità non distorta da interpretazioni a surrettizie, strumentali, dissennate, e spietate solo per taluni.

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