Il povero San Francesco continua a dividere ancora oggi, e come!

10 Dicembre 2010

Fonte: Giuseppe Spadaro

 

“L’albero del bene”: scontro tra Cardini e Spadaro

Parole forti tra il saccente Cardini e l’ “immemore” Spadaro – Quanti problemi ancora aperti nella comprensione della realtà storica di Francesco d’Assisi? – Cosa fu il catarismo, oltre i tradizionali schemi storico-religiosi, secondo Spadaro? – Politica di destra e organizzazioni cattolico-integraliste – Il condizionamento ideologico-religioso nella politica di destra tra neopaganesimo e… reviviscenze cattolico “tradizionali”

 

Messaggio originale

Da: franco cardini Data: 5-dic-2010 18.08

A: spadaro-giuseppe@libero.it

Ogg: Re: Anche Spadaro nel suo piccolo s’incazza! Lesa maestà

 Io non scrivo mai stroncature: è un genere letterario che non m’interessa; quindi non s’illuda. Io non la conosco e anche se La conoscessi non avrei alcun interesse a “denigrarLa”, come dice Lei, perchè non fìesercito mai né vendette né abusi di potere, né per iscritto né in altro modo. Mi limito a segnalare quel che mi càpita di leggere e mi sembra non vada. Sul problema del rapporto azzurro-nero e in genere sulla complessità del rapporto tra tinte delle stoffe e toni cromatici descritti nelle fonti, legga quanto ne dice Pastoureau. Rilegga bene il Celano a proposito del pollo mutato in pesce: c’è scritto tutt’altro da quelo che dice Lei. Non ho l’abitudine di recensire libri che non ho letto e non ho mai scritto una recensione per animosità, o antipatia, o vendetta. Dica cose attendibili e plausibili, e da parte mia non avrà se non parole di lode. Se Lei ririene che Francesco fosse un cataro nascosto, è ovvio che Lei stesso sottintende la difficoltà, se non l’impossibilità, di trovarne le prove: e sarebbe ben strano un cataro che ostenta sempre lealtà nei confronti del papa e che,m nei casi-limite, si limita a tacere. Conoscenza stereotipa del catarismo? Per risponderLe, dovrei sapere che cosa Lei o altri intendete con l’aggettivo “stereotipo”: se Voi aveva conoscenze “originali”, accomodatevi. Basta citare le fonti in modo chiaro e sicuro. Per il resto, errori ne facciamo tutti: colpevole è l’arroganza di chi ritiene di avere la verità in tasca, non l’errore. Quanto a me, se ha la bontà di ripercorrere un po’ la mia attività (ho un sito: www.francocardini.net), scoprirà che non sono uso denigrare nessuno, e che non mi sono mai nascosto dietro a un’impunità che peraltro non posseggo: altrimenti non avrei mai preso posizioni scomode, anche in politica, come quelle che ho collezionato. Perchè, se vuole insistere sul legame tra catarismo e cristianesimo, non approfondisce semmai l’anello di congiunzione manicheo? Perch’ svaluta sistematicamente le testimonianze delle fonti che non Le fanno comodo? Perché non chiarisce in quale senso il “Cantico delle Creature” possa essere inteso in senso? Questo sì, efficacemente dimostrato, sarebbe notevole. Quanto allo sfoggio d’erudizione, io faccio il professore di storia da tempo e ho scritto un certo numeor di cose: che cosa vuole che m’importi mostrarerudizione? E a chi poi? Saluti. FC

 

 

 

 

 L’albero del Bene: ancora su San Francesco teologo cataro

                                                                                                                                          

 

 

 

Messaggio originale

Da: spadaro-giuseppe@libero.it Data: 10-dic-2010 0.29 A: franco cardini, alain de benoist, control1, mtdiorama

Ogg: Spadaro preferisce scoprire nel suo prossimo la parte migliore…

Caro, caro, caro il mio Cardini,
mi hai quasi commosso. Saresti infatti una squisita persona, se non avessi la pretesa d’impersonare il defensor Fidei, con tutti i rischi ch’essa comporta. Vedi, ad esempio, che guaio hai combinato con L’Avvenire, vi hai lasciato traccia de L’albero del Bene, su cui gli uomini di buona volontà si ffolleranno (?) a indagare. Meglio la tattica del muro di gomma, che lascia il libro scomodo nel Limbo dei nati morti, dove è rimasto il mio divertissement In pruritu carnis. Più corretta sarebbe stata una recensione che, pur non condividendo la tesi di fondo, riconoscesse qualche merito al libro, non facendo sorgere i sospetti che fa sorgere la stroncatura. Guarda con quale apodittica eleganza mi ha infilzato Piero Vassallo: “Nel tentativo di ribaltare l’ovvia verità su San Francesco, Spadaro fa uso della sua vasta erudzione e della sua acribia, ma non riesce a convincere il lettore”. Tu invece, rozzo e senza sfumature: “Un lavoro senza fondamento scientifico e senza valore”. Ora ti voti a Santa Nega come Andreotti. Ma sai dirmi cos’è per te la stroncatura? Volevi forse troncarmi la testa dal busto? No, sei in fondo una brava persona, ma, nato sotto il segno del Leone, devi fare il Re della foresta: – “Nons’illuda, io non la conosco…” – Non puoi conoscermi, io sono Nessuno, ma un Nessuno che ha una testa. Ma ne sei sicuro, o Giudice dell’uno e dell’altro foro, accademico di tutte le Accademie, Signore di sopra e di sotto, su cui domini non tramonta mai il Sole? Tu togli i peccati alla Chiesa, associandoti alle sue richieste di perdono. Con quella bocca puoi dire quindi tutto e il contrario di tutto: “Non mi sono mai nascosto dietro un’impunità che peraltro non posseggo”. E come lo chiami infierire su un quotidiano a grande tiratura, contro una persona che sai inerme e senza accesso ai mezzi di comunicazione? Peggio per lui! è il tuo commento. “La cultura è la capacità di mettersi in discussione”, è un tuo aforisma, ma sei lungi dal metterlo in pratica. Sii sincero, mi avresti degnato di risposta, se non avessi coinvolto De Benoist, Marco Tarchi e Ida Magli (che amo da non dirsi e tuttavia spero di poterglielo dire)? Solo così ti ho tratto giù dal nido, o aquilotto di Hohenstaufen, tu che “porto ogni anno una rosa alla tomba del mio imperatore!”. Credevi così di parafrasare Evola? Ad Alessandro Giuli si può perdonare l’anacronismo su Evola, tenente d’artiglieria, che “guarda con un occhio a Vienna e con l’altro a Roma”. Si augurava dunque che gli Austriaci giungessero a Roma? Io che della Fondazione Evola sono stato il primo presidente (la mia presidenza fu breve a causa del mandato di cattura spiccatomi da Violante per “cospirazione politica, complotto contro la Stato e delitti contro la Costituzione”), posso dirti che Evola simili esibizionistiche dichiarazioni non le avrebbe mai fatte. Io, evoliano ma non evolomane, nello spirito dell’Evola antirisorgimentalista, ma di certo non “sanfedista”, ho pubblicato “1860: Sicilia dei misteri – Garibaldi di fronte alla Storia”. In esso, senza rimettere in discussione l’unità d’Italia, ho visto il Risorgimento da entrambi i fronti, mettendone in risalto i vizi e le contraddizioni. La sua presentazione, la sera del 4 luglio 2007 alla Biblioteca Centrale di Roma, non ebbe eco sulla stampa. Se lo avessi scritto tu, sarebbe stata un’altra cosa… Ressentiment? Manco per cazzo! Ma posso ringraziare Marco Tarchi, che su sette libri non me ne ha recensito uno? Evidentemente, non ha la rubrica adatta! Tornando a te, l’equazione: Cripta dei Cappuccini = grotta del Kyffhauser, non regge, e mentre una folla di pellegrini visita il Kyffhauser, dove il Barbarossa attende che i corvi smettano di volare, nella Cripta dei Cappuccini Cecco Beppe aspetta solo la rosa di Cardini. Cecco Beppe resta “l’impiccatore”, non perché crediamo al senso della Storia, ma perché gli epigoni tendono sempre a voler conservare ad ogni costo le loro prerogative senza più possederne i requisiti. Del resto: “Pio X sembra scorgere nella Serbia il tarlo roditore che potrebbe mettere in pericolo l’esistenza dell’impero asburgico, al punto di formulare la deplorazione, espressa dal Segretario di Stato Merry del Val, che la Serbia non fosse stata rintuzzata gà da molto tempo. L’ultimatum alla Serbia determinò l’intervento dello Zar di tutte le Russie, Protettore dell’Ortodossia, dando il via alla più stupida delle guerre, che vide imperi, monarchie e repubbliche equamente distribuite fra i due schieramenti, e motivi religiosi, nazionalistici ed economici talmente confusi da far concludere che si era combattuto soltanto per l’instaurazionedel comunismo (v. Il fascismo crocevia della modernità, p. 97)”. Avrai capito, caro Cardini, che ho qualche anno più di te. Il dato dell’età non è di per sè rilevante, ma allorché il senior non è del tutto sprovvisto di cervello, la differenza d’età può essere di qualche rilevanza, specie se è accompagnata da una spruzzata d’onestà intellettuale. Dote non da tutti condivisa, se la Chiara Frugoni, avendole fatto rilevare che nel “Sacrum Commercium” Eva non appare, perché come per i Catari Adamo è androgine, ripubblicò il suo libro tale e quale. Non ti dico di quanti son più grande, pe spingerti a leggere L’albero del Bene, che tu non hai mai avuto tra le mani.Perciò mi rifiuto di elencare argomentazioni, che su di te non hanno presa. Siccome preferisco scoprire nel mio prossimo la parte migliore, ti esorto a prendere in mano il mio libro e a studiartelo per bene. Per ora posso aggiungere soltanto che, se tu sei “cattolico tradizionalista”, io esordii su “Carattere”, organo dell’Alleanza Cattolica Tradizionalista. Tuttavia, a un tradizionalista francese, vandeano di ritorno, il quale, senza rimetterci nulla di suo, chiedeva a noi tradizionalisti italiani di ridare Roma alla Chiesa e Napoli ai Borbone, risposi mandandolo alla sua Patrie. Tale io sono, ammessoche non mi conosca, caro Cardini, irriverente e senza peli sulla lingua per quanto riguarda la verità (o quella che credo la verità). Ne ho pagato le conseguenze: una lettera ad Almirante mi costò la non riconferma in Comitato Centrale, una lettera a Pino Rauti mi costò l’emarginazione, e a Fini rifiutai sempre di stringere la mano. Ti saluto e sono il… tuo Peppino Spadaro.