Un governo al tramonto. Avrà conati di riscatto?

03 Settembre 2011

Domenico Cambareri

 

Silvio e il suicidio politico di un mancato leader 

Gli elettori tengano l’esecutivo e le lobby sotto controllo – Silvio si prepara ad uscire di scena – Basta con i BerBerBo, i giochi di parole e i clan di Belzebù che raggirano i giovani – Alt per cinque anni a speculazioni su pensioni e liquidazioni – Imposizione addizionale sui capitali all’estero – Uguaglianza e proporzionalità fiscale – Si alla patrimoniale

 

 

 

La cosiddetta irreversibilità del governo Berlusconi, per mancanza di alternative politiche praticabili, non significa che Silvio possa fare e disfare a suo piacimento o, meglio, a piacimento di Bossi (precisazione oramai non importante ma affatto superflua).
La rivolta generalizzata – cosa finora mai accaduta – che ha accolto le “decisioni” del duo BeBo in merito al tentativo di abolire il riscatto degli anni di laurea e del servizio di leva, dopo la riunione dei due capipartito nella villa di Arcore, ha dimostrato una capacità di coagulo inusitata tra i cittadini al di là di ogni differenziazione politica nel difendere quel po’ che rimane di civiltà giuridica e di minimale difesa dei diritti dei lavoratori e che non riguarda solo i laureati ma anche tutte le loro famiglie di provenienza, il che significa una percentuale elevata della popolazione. Dopo aver rinnegato tutto ciò, questi due individui che guidano nei modi sempre più imprevedibili le sorti del Paese, ben avrebbero fatto nel dire che il governo avrebbe provveduto anche ad abbassare l’enormità delle cifre in denaro che occorre ai lavoratori laureati (non ricchi o ricchi) per riscattare per intero o – sempre più spesso – in parte il periodo degli studi universitari.
Il nuovo quadro delineatosi dà il segno di come il signorotto di Arcore potrà sempre meno contare sullo “zoccolo duro” della sua base elettorale, pronta finalmente e giustamente ad attaccarlo e perfino a” sgretolarsi” su fatti concreti e sui fallimenti di governo; e non sulle campagne scandalistiche condotte ininterrottamente per finalità politiche dal gruppo dirigente del PD, rivelatosi del tutto incapace di condurre serie campagne di opposizione.
Certo è che queste iniziali con la “b” in politica, pure a voler essere i più risoluti increduli in fatto di superstizioni e di iella, pare che portino proprio male agli italiani. A dire il vero, abbiamo, soli e solitari, in più occasioni proposto ai due maggiori partiti di maggioranza e di opposizione di avviare un governo PdL – PD in quanto esso sarebbe stata e ancora sarebbe l’unica soluzione atta a portare a termine la legislatura senza scivolare in “grandi coalizioni allargate”, in pseudo governi tecnici e in altro baillame parlamentaristico – politologico che condurrebbero con certezza a una recrudescenza ulteriore le lotte partitocratiche e a un’accentuazione dei costi della degenerata macchina “istituzionale” mangiasoldi. Ma Silvio, nella sua incontenibile testardaggine, ha preferito abbracciarsi sino alla perdizione al terun de l’osti.
Non minori sono le colpe, anzi, esattamente simmetriche,  di Bersani, il quale ha voluto calcare sino all’estremo – in consonanza con i suoi predecessori – la lotta a Berlusconi. E, senza ritegno alcuno, non ha smesso allo stesso tempo di cercare di abbrancicarsi al bossolo fuso, mettendo in toto da parte le impellenti necessità del Paese. Non sappiamo e non sapremo cosa ci sarebbe potuto essere di buono in questo incredibile e da noi auspicato governo, in questa accoppiate di BeBe o BerBer, nata dall’estrema necessità delle cose. Speriamo che almeno l’elisione della “e” di questa strana accoppiata non sarebbe mai venuta in mente tra le frange più estreme della sinistra, con il rilancio delle Br.
Certo è che Silvio si appresta a uscire dalla scena politica completamente auto-ridimensionato. O, a non voler essere accondiscendenti, polverizzato. Il ridimensionamento da lui voluto ha colpito, come uno strale, anche il suo ufficiale successore, Angelino Alfano, che ne esce con le ossa rotte non meno che individui che riteniamo politicamente insignificanti, quali Calderoli e Sacconi. Alla giostra di Arcore ci sarebbero da aggiungere altri nomi, ma i lettori li conoscono ben bene. L’unico che rimane ancora di una certa levatura è Tremonti, ma questi rimane il ragionier dell’uguaglianza disuguale di mestiere, l’indefesso esaltatore dell’uguaglianza pura e non proporzionale. Che disastro!
Quel che resta di questo governo, farebbe bene a introdurre subito una patrimoniale, non secondo le cifre proposte dal PD ma raddoppiando la base di calcolo standard (elevandola cioè a tre milioni di €) e rettificandola in base a meccanismi di proporzionalità desunti dalla realtà specifica del mercato immobiliare e da altri parametri di convergenza e di depurazione (ad es.accessibilità al mutuo e costo delle rate). Infatti, ci sembra assurdo applicare il letto di Procuste, visto che un cittadino con reddito basso o medio( ma anche il ricco e il benestante, con misure diverse) che acquista un appartamento in una grande città è sottoposto ad un aggravio di spesa che può risultare enormemente superiore a chi, con pari reddito, acquisita un immobile con le stesse caratteristiche in città e centri minori. Ciò significherebbe far fare un enorme, rivoluzionario passo in avanti alla reale comprensione e applicazione dei concetti di giustizia e di uguaglianza in ambito fiscale.
Silvio potrà pur dire che, negli anni in cui è andato al governo, il destino ha congiurato contro la sua azione programmatica e contro gli interessi dell’Italia. Le coincidenze che il destino ci ha frapposto con gli accadimenti negativi di natura internazione in più occasioni sono risapute, ma cosa ha fatto SilvioAudi per smussarne gli effetti negativi? Nulla. Ha solo moltiplicato l’urto devastante, salvando una parte assolutamente marginale ed economicamente forte della popolazione. Ha moltiplicato le spese del balordo e sconcio federalismo e ha moltiplicato gli apparati di “alta” burocrazia e delle aziende a capitale o partecipazione pubblica (regionale) parassitarie. Inutile ripeterci. Con gli spreconi onniscienti, ha spremuto e gravato a più non posso sulle categorie dei soliti noti, ha dilapidato a più non posso in altri ambiti. Sarebbe stata meglio la riedizione di un governo fallimentare e iniquo, quello di D’Alema, Bassanin, Berlinguer, il Dababe di “sinistra” memoria, di cui quello del Berlusconi-Bossi è la copia partitocratica? Lo si chieda pure a Tremonti, Brunetta e Sacconi.
Gli esportatori di capitali, i grandi evasori e gli scialacquatori di regime hanno festeggiato in ogni dì di tribolazione del ceto pubblico, degli operai e dei lavoratori del privato disoccupati, del terziario e dei liberi professionisti al secco, dei poveri sempre più numerosi e sempre più poveri. E dei giovani, dei giovani. E Silvio gioca ancora con le parole Ma quale welfare!
SilvioAudi, senza predizione alcuna, la farsa sulle pensioni e sulle liquidazioni, il vero e continuato sciacallaggio sociale, questa è la vera sorte conclusiva di un politico che, ottimista come e più dei tonti e dei falsi guasconi, si è rimesso a Bossi, ai sionisti, a Gheddafi. E ci hai fatto spennare Non gli è più possibile altro riscatto, se non quello del preparare a piè veloce la sua dipartita politica. Potrà solo chiedere scusa ai milioni di italiani che per anni lo hanno votato e difeso, dai neofascisti a tutto l’arco quanto mai ampio di cittadini delle più diverse estrazioni politiche. Ma il vantaggio – non nel e per il Paese – nei palazzi è solo e sempre andato alle accolite dei trasformisti della peggiore tradizione italica. Altro che Forza Italia, altro che il Partito della Libertà, altro che azzurri patrioti per l’Italia che risorge. Solo scendiletto del terun de l’osti.
Forte rimane negli italiani, con “Fratelli d’Italia”, “Va pensiero”. A Silvio, cosa rimangono? Adulatori pronti alla fuga e schioppi d’impostori “padani” caricati con grappa fatta al di là degli Urali. Se non a Canton o a Shangai.
Ma SilvioAudi ancora non sa che tutte le strade non portano ad Arcore, non portano a Monaco, non portano sulle rive del Mincio o a Varese. Portano a Roma. Tutto ciò che il buntempone ha sprecato, lo ha tolto a Roma e agli italiani. Per ascolatre i ragli dell’asino.