Afghanistan e realtà internazionali nella Rivista della NATO

13 Gennaio 2012

Fonte: NATO

 

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Afghanistan 2011 e Afghanistan 2001: lo stesso paese?

Afghanistan. Un paese che soffre per un gruppo criminale di fanatici religiosi. Per una povertà endemica. E per mancanza d’infrastrutture o di sviluppo. Ma questa descrizione dell’Afghanistan del 2001 è ancora valida per quello del 2011?

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Come vanno le cose in Afghanistan? Intervista con Ahmed RashidGiornalista pakistano e autore di best-seller, Ahmed Rashid, ci propone i suoi punti di vista sull’economia afgana, la corruzione, i commenti degli afgani sul 2014, e su come arrivarci.

Ne è valsa la pena investire in Afghanistan?Possiamo comparare un Afghanistan di decapitazioni e torture a quello odierno? Shafiq Hamdam descrive l’Afghanistan che ha visto. Ammette che non è ancora perfetto. Ma conclude che ne ha fatta di strada.

Afghanistan: 10 anni di occasioni perdute?Nelofer Pazira ha conosciuto molti aspetti dell’Afghanistan. E se anche ci sono stati progressi, ritiene che il paese debba ancora uscire dalla spirale delle sofferenze. In questo articolo elenca le sue esperienze ed impressioni, ricavate dall’aver vissuto in Afghanistan quei turbolenti anni ‘80 e visitandolo oggi.

Afghanistan: cosa ha funzionato e cosa noSima Samar è stata il Ministro afgano degli affari femminili (2002-2003). Il fatto stesso che esistesse un tale incarico metteva in risalto la differenza tra l’Afghanistan di oggi e quello dei Talebani. Ma quale successo hanno avuto le altre iniziative in questi ultimi 10 anni?

Duplice prospettiva: un punto di vista afgano-americano

Immagina di essere un afgano-americano nel settembre-ottobre 2001. Entrambi i tuoi paesi erano stati attaccati. Uno dall’altro. Come ha reagito l’afgano-americano? A chi andava la sua fedeltà? E cosa avrebbe potuto fare per aiutare entrambi i paesi? Abbiamo chiesto ad un afgano-americano come ha affrontato questo dilemma.

Il mio viaggio, il mio paese

Nel 2008, la Rivista della NATO ha domandato a Nasim Fekrat, un blogger afgano vincitore di numerosi premi, di raccontarci come vedesse il suo paese. Questa volta, a dieci anni dall’inizio delle operazioni per cacciare i Talebani, gli chiediamo quali siano stati, a suo avviso, i maggiori cambiamenti in Afghanistan.

La storia dell’Afghanistan in immagini

L’Afghanistan è un paradiso per chi si occupa di servizi fotografici. La luce e i colori consentono di realizzare delle foto eccezionali. La gente è un eccellente soggetto fotografico. E le storie del paese diventano avvincenti racconti. Qui troverete alcune delle più indicative immagini.

Collaborazione, trasparenza e transizione in Afghanistan

Gli istruttori svolgono un ruolo centrale nel trasferire agli afgani la responsabilità della sicurezza afgana. Il tenente generale William Caldwell è stato il primo ufficiale a guidare la missione di formazione che aveva il compito di passare agli istruttori afgani le capacità di cui necessitavano. Al momento di lasciare il suo incarico il generale Caldwell ci fornisce un quadro di ciò che è stato conseguito e di ciò che resta da fare.

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Ne è valsa la pena investire in Afghanistan? Possiamo comparare un Afghanistan di decapitazioni e torture a quello odierno? Shafiq Hamdam descrive l’Afghanistan che ha visto. Ammette che non è ancora perfetto. Ma conclude che ne ha fatta di strada. Afghanistan: 10 anni di occasioni perdute? Afghanistan: cosa ha funzionato e cosa no Come vanno le cose in Afghanistan? Intervista con Ahmed Rashid

è valsa la pena investire in Afghanistan?

Possiamo comparare un Afghanistan di decapitazioni e torture a quello odierno? Shafiq Hamdam descrive l’Afghanistan che ha visto. Ammette che non è ancora perfetto. Ma conclude che ne ha fatta di strada.

Sono nato e cresciuto in un periodo critico della storia afgana. Sono stato testimone di molte cose accadute in tutto l’Afghanistan negli ultimi tre decenni. Ho assistito all’orribile spargimento di sangue e al genocidio nella capitale Kabul. Da studente, ho assistito alla discriminazione e alle torture in pubblico e ho visto senza poter far nulla come la gente veniva decapitata.

Il regime dei Talebani è stato il periodo peggiore della storia afgana. Milioni di persone sono diventati dei profughi o degli emigrati. A migliaia sono stati uccisi. E gli afgani stavano perdendo la speranza.

Poi giunse l’11 settembre. Gli attacchi furono una tragedia per gli Stati Uniti e l’Occidente. Ma per gli afgani, che soffrivano già tanto per mano dei Talebani e di al-Qaida, ciò ha rappresentato un’opportunità insperata.

Nell’ottobre 2001 quando gli USA e i loro alleati iniziarono la campagna militare in Afghanistan, le speranze degli afgani rifiorirono. Vivevo a Jalalabad, una città nell’Afghanistan orientale, a poche miglia di distanza da Tora Bora, la roccaforte di al-Qaida. Ero uno dei molti giovani afgani che hanno sostenuto la campagna.

La missione guidata dagli USA e sostenuta dagli afgani è riuscita a cacciare i Talebani, al-Qaida e i loro alleati stranieri in sei settimane.

Dopo la caduta dei Talebani, l’Afghanistan ha cominciato da zero. Dopo tre decenni di guerra, il sistema di infrastrutture e di governo era completamente collassato. Non si trattava di ricostruire, ma di costruire tutto di nuovo dalle fondamenta. Negli ultimi dieci anni l’Afghanistan è cresciuto fin ad essere quello di oggi, un paese con risultati sociali, culturali, politici, economici e di sicurezza.

La libertà in marcia

Durante il regime dei Talebani, non vi era la libertà di parola e dei mezzi di comunicazione. Da studente, ero interessato alle riviste per ragazzi e dovevo ottenerle di contrabbando. Ma oggi abbiamo migliaia di pubblicazioni, oltre 75 canali TV e più di 175 stazioni radiofoniche; un risultato incredibile.

Quando i Talebani distrussero le statue dei Buddha di Bamiyan vecchie di 1700 anni, scrissi un articolo critico e fui espulso dall’università e imprigionato. Fui fortunato ad essere rilasciato soprattutto perché non avevo ammesso di aver scritto quell’articolo di critiche.

Il regime dei Talebani era stato riconosciuto solo da tre paesi. Oggi la maggior parte dei paesi riconoscono ufficialmente l’Afghanistan che ha 56 missioni diplomatiche sparse nel mondo e rapporti bilaterali e strategici con molti paesi.

Benché ci si lamenti oggi del governo e della democrazia afgana, dobbiamo ricordare che i Talebani avevano istituito un Emirato dittatoriale. Ora, l’Afghanistan ha una costituzione, un presidente e un governo democraticamente eletti, un parlamento e dei consigli provinciali eletti, per il 25% costituiti da donne.

Il più resta da fare perché sia la società civile a governare. Ma non bisogna dimenticare che nel periodo dei Talebani erano stati chiusi i partiti politici, le ONG (organizzazioni non-governative) e le organizzazioni della società civile. Ora, ce ne sono centinaia.

Costruire un nuovo paese

Mentre prima non avevamo strade normali e autostrade, oggi migliaia di chilometri di strade e autostrade sono state ricostruite e asfaltate.

Migliaia di scuole, che erano state chiuse dai Talebani, sono state riaperte. Oggi, secondo il Ministero afgano dell’istruzione, oltre 8 milioni di ragazzi e ragazze afgani vanno a scuola. Dieci anni fa, questo numero si aggirava appena sul mezzo milione, e quasi esclusivamente di ragazzi. Questo vuol dire che oltre un quarto degli afgani riceve un’istruzione.

Le ragazze afgane hanno ora accesso all’istruzione. Prima del 2001, appena mezzo milione di afgani andavano a scuola, quasi esclusivamente ragazzi. Oggi, sono circa 8,3 milioni i ragazzi e ragazze afgani che vanno a scuola. © Nomad Photos

Ponti e dighe distrutti dai Talebani sono stati ricostruiti. Centinaia di ambulatori e ospedali sono stati costruiti.

Cinque importanti società di telecomunicazioni hanno collegato milioni di afgani con il resto del mondo attraverso cellulari e Internet. Ora abbiamo un sistema bancario funzionante e massicci investimenti nel settore minerario.

Milioni di bambini in tutto il paese vengono vaccinati contro le malattie epidemiche e circa l’80% della popolazione ha accesso ai fondamentali servizi sanitari.

La Strategia nazionale per lo sviluppo stabilita nel 2008 ha posto le fondamenta per lo sviluppo dell’Afghanistan. Nel 2001, avevamo un reddito pro capite di 150 dollari. Oggi è di 600 dollari. Il nostro PIL è aumentato da 3 a 18 miliardi di dollari. L’Afghanistan è entrato a far parte di tutti i fori economici regionali. Il commercio tra l’Afghanistan e i paesi vicini è aumentato di 2,5 miliardi di dollari l’anno.

Sicurezza, sicurezza, sicurezza

Dopo il regime dei Talebani, le milizie dei mujihadin erano la minaccia più grande. Ma per effetto del successo conseguito dal programma di disarmo, smobilitazione e di reintegrazione a guida ONU, ho visto le milizie mujihadin – e molti Talebani – disarmate e reintegrate nella comunità.

Negli ultimi dieci anni, ho assistito a impressionanti risultati nel settore della sicurezza. Nel periodo dei Talebani il sistema militare e di polizia era stato messo da parte e sostituito con le milizie. Quando l’Alleanza del nord è arrivata a Kabul, non avevano un esercito o una polizia organizzata. Così il governo afgano, con l’appoggio di NATO e Unione Europea, ha cominciato da zero. Oggi abbiamo una forza militare e di polizia di 305.000 uomini che rappresentano tutte le etnie e i gruppi tribali dell’Afghanistan.

Le Forze di sicurezza nazionali afgane crescono quantitativamente e qualitativamente. Oggi circa 305.000 afgani, di tutte le etnie e di tutti i gruppi tribali, fanno parte dell’esercito e delle forze di polizia. © NATO Training Mission in Afghanistan.

Le Forze di sicurezza nazionali afgane (ANSF) non sono così bene equipaggiate come gli afgani vorrebbero. Nondimeno, crescono quantitativamente, e pure qualitativamente . Hanno conseguito notevoli risultati nel combattere i terroristi e nel proteggere i cittadini afgani.

Ma l’insurrezione non è stata eliminata. Negli ultimi dieci anni di guerra, migliaia di innocenti afgani sono stati uccisi o feriti dagli IED (ordigni esplosivi artigianali) e dagli attentatori suicidi. A migliaia sono divenuti profughi. Ma il numero delle truppe internazionali e delle Forze di sicurezza nazionali afgane è aumentato dato che l’Afghanistan si avvia nel 2014 ad assumere il controllo della sicurezza a livello nazionale.

La transizione non è solo un processo, è una questione di orgoglio. Si tratta di responsabilità e autorità. Ogni nazione dà importanza alla propria autonomia e sovranità. La transizione porterà ciò agli afgani, che hanno sempre giustamente sognato di essere i padroni della loro terra.

Una soldatessa delle Forze di sicurezza nazionali afgane. © Nomad Photos

La transizione è qualcosa che ha fugato la falsa propaganda degli insorti, che dicevano che l’Afghanistan è un paese occupato. Annunciando il processo di transizione, il governo afgano ha dimostrato che l’Afghanistan non è un paese occupato; è un paese libero e indipendente, che può decidere quale sia il proprio interesse.

L’Afghanistan ha cominciato ad essere nuovamente il paese di tutti gli afgani. Dopo oltre tre decenni di conflitto, questi hanno cominciato a sperare in un più roseo futuro.

Penso che abbiamo tempo sufficiente per completare la transizione e che alla fine di tale periodo, avremo le forze di sicurezza necessarie per proteggere l’Afghanistan.

La transizione è ciò che gli afgani hanno chiesto; questo è il processo di cui il popolo ha bisogno. Non possiamo dipendere dalle truppe internazionali all’infinito; come ogni altro paese dobbiamo essere autosufficienti e assumerci le responsabilità quali padroni del nostro futuro.

Grazie alla riconciliazione e alla reintegrazione, alle promesse dei paesi dell’alleanza, ai partenariati con la NATO, gli USA e gli altri paesi della regione, credo che dopo il 2014, avremo un più sicuro e migliore Afghanistan.

Per avere successo nella transizione, la comunità internazionale dovrebbe anche pensare alla società civile e ai partiti politici, perché i bisogni degli afgani non sono quelli di un paese militarizzato ma di un paese democratico con una forte società civile e una vasta rappresentanza politica.

Comunque, questi risultati non sono garantiti; il governo non è ancora abbastanza forte. Debole governabilità, droga, problemi irrisolti con i paesi vicini, povertà e, soprattutto, corruzione rimarranno delle enormi sfide. Questi sono i problemi che devono essere affrontati.

Per avere successo nella transizione, la comunità internazionale dovrebbe pensare anche alla società civile e ai partiti politici, perché i bisogni degli afgani non sono quelli di un paese militarizzato ma di un paese democratico con una forte società civile e una vasta rappresentanza politica.

Pertanto sono sicuro che se le strategie e le politiche saranno attuate adeguatamente e basate sui bisogni degli afgani e messe insieme ad una forte leadership afgana, l’Afghanistan che verrà potrà ripagare la comunità internazionale contribuendo alla pace e alla sicurezza internazionali.

Vorrei porre qualche domanda a ogni lettore sugli investimenti fatti in Afghanistan. Pensate che vi sia stato un cambiamento in Afghanistan? Pensate che ci siano stati miglioramenti nello sviluppo, nei diritti umani, nella governabilità e nella democrazia? In generale, pensate che viviamo in un mondo più sicuro rispetto a quello del 2001?

Come me, mi auguro che direte “sì!” L’Afghanistan odierno non è una minaccia per nessun paese. È assai più sviluppato dell’Afghanistan di dieci anni fa.

Anche con tutte queste sfide e problemi, l’insicurezza, la povertà e altre cose di cui la gente si lamenta, chiedo: si può paragonare l’Afghanistan odierno con l’Afghanistan di dieci anni fa? Di sicuro, la mia risposta è un sonoro “no!”.

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