Centro Studi Polaris: 18 proposte per uscire dalla crisi

13 Marzo 2012

Mino Mini

 

 

USCIRE DALLA CRISI

 

Il giorno 6 marzo si è tenuta a Roma, presso la Biblioteca Rispoli, la presentazione di due importanti elaborazioni del Centro Studi Polaris di cui riportiamo integralmente la prima : COMBATTERE LA CRISI . In seguito riporteremo la seconda elaborazione. EUROPA ED EURO.

Il primo dei due documenti è costituito da un elenco di diciotto obiettivi la cui stringata esposizione in forma di sommario è sufficiente a far comprendere quali manovre sarebbero necessarie per risolvere la crisi economica che ci affligge. Manca, per ragioni di brevità di esposizione, l’insieme delle correlazioni fra i diciotto obiettivi , ovvero il quadro di sintesi che l’economista Giampaolo Bassi ha formulato nel corso dell’esposizione. Per intenderci con una metafora: la crisi ha investito la vecchia struttura della nostra economia compromettendone la stabilità. I diciotto obiettivi rappresentano le pietre che dovrebbero costituire
Il nuovo edificio dell’economia italiana. Perché l’edificio possa stare in piedi, le pietre devono essere opportunamente lavorate, elaborate per connettersi fra loro in una struttura secondo determinate qualità e modalità di correlazione.
E’ questo, appunto, il senso del lavoro del Centro Studi Polaris: dire come devono essere elaborate queste obiettivi perché possano dar luogo ad una determinata struttura o sistema di strutture che tenga in piedi l’edificio Italia.
 
Come hanno dichiarato il presidente Paolo Caioli ed il capo redattore della rivista Polaris Gabriele Adinolfi, la suddetta elaborazione è offerta al libero contributo di chiunque, impegnato nel campo, voglia svilupparla in azione politica. Nessuno si fa illusioni in proposito ma, a giudizio di chi scrive queste note divulgative, il documento costituirà il riferimento critico per valutare l’azione di ogni possibile compagine governativa a partire da quella pro-tempore attuale che si fregia dell’attributo “tecnica”.
 
Il secondo documento, EUROPA ED EURO, in maniera concisa e di rara efficacia, affronta il problema della crisi dell’Eurozona ed il suo superamento. Si limita all’aspetto monetario e basa tutta l’esposizione sul presupposto fondamentale di portare l’Euro, e quindi la Bce, sotto la sovranità politica popolare facendo “cessare la farsa dell’indipendenza della banca centrale che altro non è se non la dipendenza dai soliti club finanziari”.
Questo documento apre, di fatto, un tavolo di discussione e di confronto sulla politica economico-monetaria dell’Europa, ma lascia intravedere l’allargamento della discussione al tema più complesso della formazione dell’organismo Europa.

COMBATTERE LA CRISI

1. Riacquisto progressivo e rapido dei titoli del debito pubblico in mano estera.
2. Emissione di 300 miliardi di titoli di Stato btps al 2 % a 10 anni, garantiti da riserve auree e di valuta, solo a cittadini, banche ed istituzioni residenti al fine di perseguire la realizzazione del punto 1.
3. De-listing dei titoli italiani dal mercato MTS
4. Obbligo per banche ed assicurazioni di investimento in titoli di Stato italiani con limiti di acquisto (tier 1)
5. Costituzione immediata di un fondo chiuso con apporto per 300 miliardi di beni pubblici (immobili statali e degli enti locali, quote azionarie, beni non strumentali delle aziende pubbliche, diritti onerosi come le licenze tv, emissione co2, ecc). Rendimento minimo del fondo: 2 % .
6. Investimento forzoso, cioè sostituzione di assets, agli italiani, in proporzione progressiva alla ricchezza detenuta (il rapporto debito/pil scende al di sotto del 100%)
7. Provvedimenti sulle banche:
separazione per legge fra banca commerciale e di medio/lungo termine;
abolizione della valutazione del rating ad opera di società private quale parametro obbligatorio da tenere in considerazione per l’acquisto di titoli da parte delle banche;
abolizione dei derivati e di prodotti strutturati o imposta diretta allo 0,5% sull’ammontare del nozionale a cui il derivato fa riferimento;
abolizione delle posizioni di trading ed investimento di proprietà diverse dal finanziamento a famiglie, imprese, Stato;
obbligo per le fondazioni di riacquistare la maggioranza azionaria delle banche controllate. Costituzione di una banca di credito speciale pubblica (nuova IMI).
8. Riduzione aliquote irpef progressivo a partire dal 3% in un anno; abbattimento dell’irap; riduzione delle aliquote iva del 3%; cancellazione dell’Ici (oggi Imu) su prima casa.
9. Nuova legge alla “francese” delineante i settori ad interesse nazionale.
Tutela della produzione italiana e del marchio italiano e misure contro la delocalizzazione che contemplano sia strumenti giuridici dissuasivi che incentivi per le imprese che abbiano per obiettivo – e tengano in conto – il recupero del gettito fiscale annuo oggi perduto con le delocalizzazioni.
10. Utilizzo della cassa depositi e prestiti come fondo sovrano e per politica economica ed industriale.
11. Acquistare la maggioranza relativa o proteggere le quote di maggioranza relativa non solo di Telecom, ma anche di Finmeccanica (e di tutte le società del gruppo), Enel, ENI, FS, Alitalia ecc…
Si valuti lo stesso intervento anche in altre aziende d’interesse strategico, tra cui la grande distribuzione/vendita di prodotti alimentari (in questo caso si potrebbe creare anche una newco ad hoc).
12. Avviare immediatamente la formazione di una società di rating europea a partecipazione italiana in proporzione al Pil, a nomina politica e a controllo pubblico.
13. Creazione di un fondo pensione (a rendimento minimo garantito) costituito da titoli di Stato dove far confluire gli accantonamenti previdenziali dei risparmiatori.
14. Controllo della spesa pubblica tramite la creazione di parametri di efficienza minima riguardo l’ erogazione di tutti i servizi pubblici (a partire da quelli vitali e fondamentali, come per es. la sanità, a scendere) che devono essere soddisfatti prima di dirottare il denaro pubblico verso spese non indispensabili.
I parametri di efficienza e d’indispensabilità variano a seconda della natura e della funzione dei diversi enti ma sono resi omogenei da una scala di valori comuni di utilità sociale.
Mobilitazione su base volontaria e gratuita degli anziani per servizi di utilità sociale.
15. Emissione dei titoli di Stato a scadenza quinquennale destinati a pagare stipendi e pensioni oltre soglie significative (ad es. sopra 150.000 euro lordi annui).
Ad integrazione, pensioni e stipendi pubblici, compresi quelli degli eletti, si fissano ad un tetto di 200.000 euro lordi annui (in caso di cumulo il tetto resta invariato ed il surplus viene utilizzato per il risanamento economico e per la promozione sociale).
16. Limitazione dei rimborsi elettorali da un periodo di cinque ad uno di due anni e dietro certificazione e rendicontato.
Spese annesse e derivate. Rimborsi per portaborse e affini fino a un tetto di 18.000 euro lordi annui mediante assunzione diretta da parte della Camera o del Senato tramite contratto che scade automaticamente con la legislatura, qualunque sia la sua durata.
Attivazione di un servizio di “trasparenza online” sull’anagrafe patrimoniale degli eletti presso le istituzioni (anche enti locali) dal momento dell’avvenuta elezione fino a dieci anni dopo il mandato.
Obbligo per gli alti dirigenti pubblici di raggiungere obiettivi di corretta ed efficiente gestione del proprio incarico. Per questo motivo percepiranno mensilmente il 70% del loro stipendio, a fine anno e dopo valutazione, se avranno raggiunto standard qualitativi sufficienti, riceveranno in un’unica soluzione la restante parte o una percentuale di questa in caso di cattiva gestione.
Gli standard sono fissati su rapporti qualità/costi e non esclusivamente sul contenimento della spesa ma anche sul servizio sociale fornito.
17. Sviluppo. Istituzione di un Fondo per il finanziamento delle imprese innovative e a componente azionaria giovanile tramite l’utilizzo del 50% di quanto recuperato sui tagli a stipendi pubblici oltre soglie significative (vedi punto 15).
18. Attivazione di un servizio “trasparenza online” che permetta ai cittadini di consultare su web tutte le spese pubbliche, con una struttura ad albero di utilizzo intuitivo, in modo da pubblicizzare i costi: dalla penna agli stipendi dei dipendenti statali, agli immobili, agli investimenti. Si possono prevedere alcune deroghe alla publicizzazione della spesa per la Difesa.

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