La crisi tra cause e concause. Questo il ruolo del signoraggio, senza impennate di fantasia

13 Giugno 2012

Enea Franza

 

Signoraggio bancario concausa della crisi ?

 

E’ da un pò di tempo che negli incontri e nei dibattiti a cui mi capita di partecipare affiora l’idea che il “signoraggio bancario” sia la causa dell’attuale crisi finanziaria. A rilanciare sui mass media un tema per il vero assai controverso, ma caro a molti amici, c’è stato sicuramente lo scalpore suscitato dall’Avv. Marra e le bellezze mostrate senza particolare pudore dalla Dottoressa Sara Tommasi, oltre che naturalmente la convinta battaglia di alcuni affezionati. Dirò subito, a scanso di equivoci con quello che seguirà, che a parere di chi scrive l’attuale crisi ha poco a che vedere con la questione del signoraggio in senso stretto, ma ha, ivece, molto a che fare con lo scellerato comportamento del sistema bancario che ha approfittato del clima da farwest che ha dominato l’intermediazione finanziaria degli ultimi anni.
Ma andiamo con calma e vediamo di meglio chiarire le questioni in ballo. Quando parliamo di signoraggio bancario, comunemente intendiamo l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta ed, in particolare, in rapporto all’euro, facciamo riferimento al reddito originato dagli attivi detenuti in contropartita delle banconote in circolazione che viene ricompreso nel calcolo del reddito monetario; ne fa menzione anche l’articolo 32.1 dello Statuto del SEBC, secondo cui il signoraggio è “Il reddito ottenuto dalle Banche Centrali Nazionali nell’esercizio delle funzioni di politica monetaria del Sistema Europeo delle Banche Centrali”.
Come si vede, già da queste prime battute, il potere dalla Banca Centrale di “battere moneta” è molto distante da quello che si arrogava il Principe, e al contrario di quello che sostengono l’Avv. Marra ed i suoi illustri predecessori, nell’emissione di moneta gli attivi dell’Emittente giocano un ruolo fondamentale. Si tratta di un errore nella valutazione dell’evoluzione del signoraggio monetario, a partire dal tempo in cui si coniavano monete in metallo prezioso recanti l’effigie del sovrano sino all’affermarsi della moneta cartacea, per passare poi alla soppressione del regime di convertibilità aurea e quindi all’introduzione della moneta unica europea, o di un’errata connessione di carattere economico, attinente al modo in cui si produce il reddito che gli istituti di emissione ricavano dall’esercizio di tale funzione?
La lunga questione posta merita certamente una risposta articolata. Bene, dopo aver messo tutta questa carne al fuoco, vediamo di fare chiarezza. Cominciamo, quindi, col rispondere ad una semplice domanda: come avviene attualmente l’emissione della moneta circolante, della c.d. M0 secondo la terminologica tecnica seguita dalle autorità monetarie?
In primo luogo, non sappiamo se sia noto a tutti che alla Banca Centrale Europea ed alle Banche nazionali aderenti al trattato monetario è proibito acquistare titoli di stato sul mercato primario. Ciò non significa tuttavia che esse non possano acquistare titoli di Stato che siano già comperati dagli investitori sul mercato primario. Corollario di quanto affermato è che alla BCE ed alle banche nazionali è negato partecipare alle aste pubbliche. L’acquisto di questi titoli, pertanto, è effettuato sui mercati secondari ed ha come contro partita la stampa di banconote. Cosi ha inizio il processo di creazione della moneta. L’emissione delle stesse viene iscritto al passivo del bilancio dell’Istituto di emissione, proprio per evitare che la banca stessa abbia un attivo da spendere. Se, infatti, le banconote fossero iscritte all’attivo la banca stessa potrebbe spendere quel valore, viceversa, mettendole al passivo, l’emissione stessa va pareggiata con l’attivo dei titoli di Stato. Ne segue che la ricchezza della BCE e delle Banche Centrali Nazionali (BCN) è dato da quello che è scritto sui bilanci e non dalle banconote possedute fisicamente ed elettronicamente. Infatti esse possono stamparsi tutto il denaro che vogliono, ma non possono spenderlo se non dietro l’acquisto di titoli. Per inciso, l’acquisto di tali titoli espone la Banca Centrale a perdite ma anche ad eventuali profitti, che i singoli governi nazionali, provvedono a colpire tramite il prelievo fiscale.
Tale fatto, ai fini del discorso che facciamo, ha un’importante conseguenza: la maggior parte dei titoli di Stato dei Paesi europei è in mano agli investitori di mercato (banche private, investitori privati, cittadini, ecc.) e solo in minima parte alla BCE ed alle banche centrali nazionali, per cui il debito e la spesa per interessi pagati sul tale debito, pertanto, non grava sulle banche nazionali ma sugli investitori, specialmente quelli che comprano sul mercato primario che incassano gli interessi decisi al momento dell’asta pubblica (ovvero i più alti). Ciò ha un’ulteriore non trascurabile conseguenza. La moneta in circolazione nell’ambito dei paesi aderenti al sistema dell’euro (e quindi anche in Italia) non sarebbe di proprietà della collettività dei cittadini di quei paesi, con la conseguenza che ciascuno di costoro potrebbe eventualmente rivendicarne, pro quota, il reddito derivante dalla stampa e dalla circolazione di detta massa monetaria, oggi invece percepito dalla Banca Centrale Europea e poi ridistribuito tra le diverse Banche centrali nazionali. La ragione è semplice, la Banca Centrale, infatti, acquista titoli comprandoli dai privati e pagandoli con emissione di moneta. L’emissione avviene in funzione dei compiti suoi propri che è, in prima istanza, quello che gli viene attribuito dal Trattato istitutivo, ovvero, di conservare il potere d’acquisto della moneta circolante. Bene precisato quanto segue, penso sia sgombrato il campo da ogni dubbio circa la pretesa che in tale fase storica il signoraggio sia causa della crisi, almeno nei paesi dell’area dell’Euro.
Ma come nostro uso, approfondiamo adesso il tema del signoraggio nell’ipotesi in cui il potere, invece che essere attribuito ad un istituto indipendente, cosi come avviene oggi per l’Euro, venga invece conferito al Governo (o da esso in qualche modo venga a dipendere), come avviene negli Usa o, ad esempio, per la Gran Bretagna. In tal modo vediamo se il signoraggio abbia invece colpito altri paesi (Usa e Gran Bretagna ad esempio).
Partiamo per affrontare il tema da una premessa; quello che a tutti interessa è certamente il potere di acquisto della moneta che, in termini matematici può essere scritto come un rapporto tra M, la quantità di moneta esistente ed P, il livello generale dei prezzi (in formule M/P). Adesso, se il governo è in grado di controllare il numeratore (M cioè la creazione di nuova base monetaria), non è però certo in grado di controllare il denominatore (ovvero, l’indice generale dei prezzi) che cresce al tasso di inflazione. Per valori bassi dell’inflazione, il finanziamento di una piccola quota del deficit tramite emissione di moneta, fa aumentare il valore reale del signoraggio; ma per livelli crescenti del tasso di inflazione il valore reale del signoraggio aumenterà sempre meno finché inizierà a diminuire, invertendo la tendenza. Questo livello massimo di signoraggio reale corrisponde ad una soglia massima di tolleranza che il sistema economico è disposto a subire senza avvitarsi in una spirale iperinflazionista: se il governo tenterà di oltrepassare questa soglia l’inflazione andrà fuori controllo. Nella sostanza, anche il signoraggio è controllabile, ed esiste una misura oltre il quale stampare moneta non ha altra conseguenza che accendere l’inflazione. Allora, per tirare le fila del discorso fatto, se andiamo a vedere la dinamica dei tassi d’interesse seguita dagli Usa, vediamo come la lunga gestione di Grenspeee alla Fed ha garantito tassi di interesse molto bassi, e conseguentemente ha tenuto basso il signoraggio. La crisi attuale genera, in definitiva, da tutt’altro comportamento.
Lo sfrenato avventurismo finanziario che, complici una politica monetaria di denaro facile, ha caratterizzato il comportamento delle banche dell’Occidente. Da qui l’origine di una crisi che ha messo in discussione molte delle verità che stavano a caposaldo delle scelte dei politici. Prima tra tutte l’orgia della deregolamentazione. Ma di questo parleremo in un prossimo articolo.