Serietà della ricerca storica: le invenzioni e gli insuperabili limiti dell’antifascismo militante

08 Dicembre 2012

Fonte: Orientamenti Storici

Andrea Rossi

 

La “poesia della storia” e le assoluzioni della magistratura…

 

Molto si è discusso attorno all’archiviazione delle indagini sulla strage di Sant’Anna di Stazzema da parte della magistratura tedesca; ora, se questa decisione appare inopportuna, e comunque dolorosa per i congiunti delle vittime, è necessario razionalizzare l’evento e riportarlo – sia pure faticosamente – nell’ambito delle considerazioni sulla storiografia delle stragi naziste e fasciste avvenute in Italia fra il 1943 e il 1945. Se le valutazioni attorno a questa sentenza sono riportate in questo alveo, è difficile non vedere un nesso logico fra le decisioni dei giudici tedeschi e una stagione di studi che fino ai primi anni ’90 ha brillato per superficialità e approssimazione, specie per quanto concerne gli aspetti militari della “guerra ai civili”. A parer nostro è senz’altro vero che senza il fortunoso recupero dei fascicoli archiviati provvisoriamente a Palazzo Cesi, la magistratura militare italiana avrebbe fatto poca strada nell’individuazione dei colpevoli degli eccidi nazisti; però questa vicenda non può oscurare un dato di fatto reperibile in tutti i volumi che fino a vent’anni fa sono stati dedicati alle SS in Italia, ossia l’onnipresente “marcia della morte del maggiore Reder”. Questa espressione fu il leit motiv per lustri, di tutte le opere dedicate alla Resistenza toscana ed emiliana, senza alcun tipo di approfondimento scientifico. Reder era stato ovunque: a Vinca, a Sant’Anna, a Monte Sole. Ora, un dettaglio ovvio, ossia che generalmente i battaglioni seguono le divisioni a cui appartengono, avrebbe dovuto e potuto in qualche modo suscitare la curiosità degli studiosi resistenziali. Invece niente di tutto questo. Eppure chi scrive rammenta bene un’intervista di Enzo Biagi risalente ai primi anni ’60, in cui il giornalista bolognese riportava il suo dialogo con Walter Reder, il quale, nel ricordare freddamente la guerra in Italia e il processo di cui fu imputato, sottolineava la sua linea difensiva di allora: le operazioni di Monte Sole da lui definite spietatamente “una operazione di guerra” erano state direttamente coordinate da lui e da altri ufficiali della 16° divisione SS, ma a Sant’Anna di Stazzema, Reder ribadiva di non essere mai stato, ne’ prima ne’ dopo i fatti di sangue dell’agosto 1944. Questa versione fu ignorata dalla quasi totalità degli studiosi antifascisti, almeno fino ai primi anni ’90, quando una sparuta pattuglia di ricercatori iniziò a rinvenire le tracce di una storia completamente diversa, ossia quella delle colpe complessive della divisione “Reichsfuehrer”. In sostanza, la “marcia della morte” non fu quella di un battaglione, ma di una grande unità di quasi quindicimila uomini, comandati da nazisti fanatici. Il seguito è noto: ai primi studi di Paolo Paoletti, seguirono quelli di Michele Battini e Paolo Pezzino, quelli decisivi di Carlo Gentile, e gli ultimi approfondimenti firmati da Gianluca Fulvetti, Toni Rovatti, Luca Baldissara ed altri giovani studiosi arrivati finalmente a tracciare la verità sulle stragi dell’estate-autunno 1944. Purtroppo, oltre mezzo secolo dopo i fatti in questione: tardi per fare effettiva giustizia, tardi per colmare le distrazioni di una storiografia che per oltre cinquanta anni si era accontentata di versioni di comodo, e perdipiù sbalgiate. Ora siamo ai titoli di coda, e di questi la magistratura tedesca è solo la redattrice materiale. I nomi e le responsabilità si potevano appurare molto prima, almeno dal punto di vista storico; e non ci sono complotti o forze oscure da accusare per questa amara conclusione delle indagini. Ma solo la pigrizia, spesso condita dal pregiudizio verso la storia militare, che forse sarà arida, ma di certo sa distinguere fra battaglioni e divisioni.

 

Informazioni personali. Andrea Rossi Ferrara, Italy,  dottore di ricerca in storia militare, è cultore della materia presso la cattedra di storia contemporanea dell’Università di Ferrara.