Puntualizzazioni su “Fra ieri e oggi. Islam, nordafricani e arabi. L’ignoranza storica e la grandezza italica”

04 Febbraio 2015

Nazzareno Mollicone

Domenico Cambareri

 

 

 

 

 

 

Fra ieri e oggi. Islam, nordafricani e arabi. L’ignoranza storica e la grandezza italica, del 27 gennaio. Puntualizzazioni e altro ancora

 

 

 

Avevo letto l’articolo di Giannini ed ora la nota di Cambareri. Io ho però un’altra opinione.        Ovviamente non nego e non ignoro quello che l’Italia fascista ha fatto per il mondo arabo in termini di civiltà e        di rispetto.        Tuttavia, oggi quella politica è improponibile perchè è radicalmente cambiata la “controparte”.        Prima, avevamo a che fare con un mondo arabo che si sentiva sottomesso alla colonizzazione europea, e che        certamente apprezzava di più la correttezza e la civiltà umana dell’Italia rispetto ai domini inglesi e francesi.        Inoltre, era un tipo d’Islam basato sul “sunnismo” e quindi portato ad una superficialità nel rispetto delle        norme coraniche, più dedito agli affari che alla guerra. Adesso, dopo la decolonizzazione, i Paesi Islamici si sentono più protagonisti, anche per effetto del controllo delle risorse petrolifere. Inoltre, sono apparsi prepotentemente sulla scena due tipi d’Islam “combattivi”.        Il primo è quello sciita, che negli anni trenta era sottomesso, e che adesso domina l’Iran, parte dell’Irak, la Siria, ed è per la sua storia e la sua cultura, molto combattivo. Ma, ancor più pericoloso dello sciismo è il “wahabismo” saudita, una specie di calvinismo protestante islamico, che giudica eretici od indifferenti gli altri islamici, che ha un suo progetto di dominio religioso e politico dei popoli islamici, che finanzia moschee, scuole rabbiniche, rivoluzioni, guerriglie, terroristi. Quindi, è un panorama del tutto modificato, cui non si può più rispondere con la “Spada dell’Islam” o con la  generosa costruzione di Moschee nelle colonie libiche e somale.  Ritenevo necessaria questa puntualizzazione.                                                      
Un cordiale saluto                                                                                                                       Nazzareno Mollicone

 

 

 

 

Quanto è venuto a scrivere Nazzareno Mollicone è un insieme di chiare e veloci informazioni e considerazioni in generale del tutto condivisibili che da noi, come esplicitamente indicato in apertura, non sono state sviluppate ma lasciate chiaramente sottese: sia per i limiti assegnati all’articolo e alla nota introduttiva dei due autori sia perché su queste pagine sono state spesso presentate in modo più opportuno e compiuto. Per questo, basti leggere << Disastri euroamericani e tragedie dei popoli. 1. Vicino Oriente www.europadellaliberta.it/…/disastri-euroamericani-e-tragedie-dei-popoli… 15 set 2014 – Da dove sono sbucati questi miliziani dell’Isis, e cosa ha significato e … e la totale non credibilità della politica americana e di quella europea. >>.
Più compiutamente, in riferimento a quanto Nazzareno Mollicone viene a rafforzare con il suo stringato intervento, dobbiamo sottolineare il fatto che stiamo vivendo in un’epoca in cui – nei modi più imprevisti e secondo aspettative non attese – gli avvenimenti di politica internazionale più rilevanti e cruciali risultano essere sempre più dei meri epifenomeni di scelte e decisioni, soprattutto statunitensi, improntate alla più classica forma delle conduzioni occulte della politica estera che la storia ci possa offrire. Persino anche in riferimento a quelle dell’almeno “giustificato” cliché della guerra fredda.
Oggi la politica degli Stati è nelle mani dei neocon e della loro strategia della destabilizzazione di intere aree a livello planetario. Essa è stata messa in atto dalle ultime otto amministrazioni a stelle e strisce, a partire da Bush senior, con ritmi e corsi sempre più accentuati e spregiudicati. I ripetuti dati della meraviglia, della delusione, della inattesa e forzata presa d’atto, della costernazione, perfino, e delle ulteriori manifestazioni inerenti a questa gamma di aspetti emozionali non possono essere considerati oramai fattori tali da alterare un’equilibrata e cosciente considerazione e valutazione dei fenomeni a cui vengono ad afferire, e quindi ogni impulsiva pregiudiziale e pregiudizievole reattività non può che essere imbrigliata a dovere: a garanzia di un percorso di metodica politica il più possibile asettico.
Esso semmai risente e continuerà a risentire di una conoscenza delle trame e dell’avvio e compimento di certe operazioni a carattere delicato e di rilevante impatto non in tempo reale: ciò rende di fatto palese il grado di non ampia autonomia e di non concreta sovranità del reale esercizio decisionale degli Stati europei e dell’UE, anche all’interno del concerto NATO, davanti alle incessanti fughe in avanti di Washington nel più crudo esercizio di potere a “garanzia dei propri interessi”. Tout azimut.
Ciò costituisce una doverosa e necessaria presa d’atto delle effettive condizioni che sussistono da ormai molti anni, nell’ambito dei (sempre più squilibrati) sistemi delle alleanze e delle (non feconde) amicizie, nonostante la fine della guerra fredda e la fine della valenza temporale dei lunghissimi “trattati di pace” post fine seconda guerra mondiale.
Se le colpe non sono sempre da addebitare agli USA ma anche alla neghittosa inconcludenza e divisione interna e perfino fuga dall’assunzione delle più scomode co-responsabilità al momento del dovere concretamente agire da parte europea, è anche vero che il riferimento al bacino di valori comuni e ai diversi comun denominatori diventa sempre più forzato e di mera prassi. La strada intrapresa dai grandi centri decisionali statunitensi coincide sempre meno con quella europea.
In questo contesto afferente a fattori di così ampio respiro, è non fuori luogo indicare qualcosa di ben più circoscritto nell’ambito dei rapporti bilaterali tra gli USA e l’Italia. Cosa che è in grado di rendere palpabile al tatto e molto amaro al gusto la reale condizione di  unilaterale vischiosità di questi rapporti industriali, economici, militari, politici. Che sono assolutamente squilibrati, come lo sono non di meno quelli che ancora sussistono tra USA e UE, e le modalità in cui essi premono sulla seconda  in merito ai contenuti del nuovo trattato transatlantico.
Veniamo ai fatti circoscritti, che non debordano ma vengono a dare empirica concretezza a quanto siamo venuti sin qui a discorrere, gran parte degli altri riguardando – specie in riferimento al Vicino e Medio Oriente e all’area mediterranea ed euro-orientale – la diplomazia coperta e l’intelligence.
1. Durante la presidenza del guerrafondaio Bush jr., la sua amministrazione conclude importanti accordi con l’Italia e per l’Italia. Essi invece per le industrie degli USA costituiscono un qualcosa di assolutamente marginale e riguardano:
– l’acquisto di aerei bimotori da trasporto tattico e di largo impiego operativo C27J in una quantità complessiva stimabile in almeno 70 esemplari;
– l’acquisto di alcune decine di elicotteri trimotori medio-pesanti EH101 Merlin, il meglio che esista sul campo a livello mondiale, per il rinnovo della flotta degli elicotteri presidenziali: a Frosinone erano giunti già decine e decine di piloti e tecnici militari USA per addestrarsi.
Queste scarne ed esemplificate informazioni sui due contratti conclusi si … ri-concludono, dopo l’avvento di Obama alla presidenza, nella più farsesca cancellazione. Non è questo espressione di arroganza illimitata sul piano dei rapporti commerciali, di alleanza e di amicizia? Non è una intollerabile manifestazione della più completa noncuranza degli obblighi contratti? Non è questo un rapporto di subalternità coloniale?
2. Il pressing degli USA per il caccia di V generazione F35 è diventato insostenibile in tutti i suoi ultimi aspetti che qui non richiamiamo. Mettiamo nero su bianco semmai il dato centrale: gli stupidi europei, turchi compresi e inglesi italiani olandesi e scandinavi in testa, hanno concorso con ben oltre il 20% del finanziamento complessivo del progetto per poi … doversi rifornire da meri acquirenti di un velivolo il cui cuore tecnologico è interamente coperto dal segreto e da cui quindi sono stati esclusi e sono esclusi a livello r&s e di produzione. Non è questo un rapporto di subalternità coloniale?
Questo investimento a perdere sta costituendo per di più il più grave ed esplicito attacco all’industria aerospaziale europea e alle sue future possibilità di sviluppo, che rischiano di essere completamente tarpate.
3. Le industrie italiane della cantieristica navale e dell’aerospazio, Fincantieri e Finmeccanica, per operare nel mercato interno USA hanno dovuto sottostare alle gravose penalità delle leggi americane che impongono, per potere competere nel mercato interno, di dovere creare apposite società. Le operazioni a ciò finalizzate delle due società italiane hanno portato a costosissimi “investimenti”. Queste leggi hanno spinto il livello di protezionismo americano oltre ogni accettabile limite e sono improntate al rispetto delle condizioni di reciprocità?
Ritorniamo all’articolo di Giannini e alla nostre nota: avevano il compito di informare su quanto tanti italiani ed europei e nordafricani e arabi non sanno e neppure immaginano su cosa e quanto realizzò l’Italia del ventennio fascista. Anzi, già Giannini aveva scritto su questo stesso argomento. Ma, come Cambareri ha spesso ricordato, è bene che ci si torni e ci si ritorni non per motivazioni nostalgiche e sentimentali (o almeno non soltanto, in base al sentire delle singole persone) quanto perché, di fronte al perdurante muro dell’ignoranza e dell’arroganza gestiti dalla militanza degli “antifascisti” viscerali che ci hanno ben vissuto e che ben ci vivono per scandaloso tornaconto personale, si è davanti a un impari compito. Per cui non è mai abbastanza ripetersi per lettori che possono facilmente dimenticare (senza neppure volerlo) e per altri lettori che possono venire a conoscere per la prima volta queste cose.
La coltre del silenzio ideologica è palpitante espressione dell’infame vittoria dei “liberatori”: il capitalismo, il sionismo e il defunto comunismo sovietico, con il codazzo dei loro accoliti. A settant’anni dalla fine del conflitto, tutto ciò costituisce qualcosa di orripilante.
Invece, in riferimento all’Islam e a le radicali diversità che sussistono fra il suo mondo (non in tutto dissimile da quello cristiano preilluminista) e il nostro, avremo motivo di parlane in modo più compiuto prossimamente . – Domenico Cambareri

 

 

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