Catania. Enzo Trantino. Il suo dolore e la sua forza

05 Settembre 2015

Domenico Cambareri 

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A Catania, dopo la recente scomparsa di Saro Cardillo (su cui non  avevamo avuto opportunità di informare in tempo), fratello di Eleonora, che già ci aveva lasciati nel 2013, tutto un esteso mondo di ogni latitudine culturale e politica ha partecipato al lutto di Enzo Trantino per la dipartita della sua adorata moglie, Emma Albo. Desideriamo anche ricordare Domenico Calabrò, della cui dipartita non avevamo saputo nulla per tanto tempo. Domenico, che era stato vicino a Enzo in attività delicate, visto che aveva goduto di  ampio e meritato credito.
 
Le parole degli amici in questo caso servono molto poco. Al massimo, servono per tentare, in modo vano, di lenire il dolore: si pensa di aggirarlo, estenuarlo, irretirlo, vanificarlo. Ma anche le parole più accorte  non possono risultare che succedanei assolutamente inadatti.
 
E’ bene che i lettori possano cogliere direttamente quanto dice e non dice Enzo, quanto traspare dalle sue parole rilasciate all’intervistatore de La Sicilia. E’  bene leggere quanto dice appena appena Enzo, sull’altra metà della sua anima.
 
Desideriamo qui ricordare che durante tutta la sua prestigiosa carriera parlamentare, politica e professionale Enzo ha avuto come compagna inseparabile, in ogni momento, sua moglie.
Enzo Trantino, sin dall’inizio della sua impareggiabile professione forense, impetuoso e determinato, è stato sempre vicinissimo ai giovani che a Catania, in anni di piombo, rischiavano spesso la vita o quasi, come chi qui scrive. Nel corso di non brevi anni, egli non ha fatto mai mancare loro la sua concreta solidarietà, la sua diretta difesa, la sua immancabile presenza, la sua leale amicizia, la sua altruistica disponibilità. Come il caro Benito. Non di meno, non si è sottratto  alle richieste di aiuto avanzate anche da persone collocate su latitudini umane diverse.
 
Ci spiace soltanto che sia stato gabbato nel più cinico dei modi da quell’insuperabile bugiardo del voltagabbana con cui avemmo a chiudere nel 2003 con l’editoriale “Fini. La verità come strumento e come bugia”, scritto in giorni in cui la nostra salute davvero scricchiolava tanto e tanto condito di errori di battitura ma magistralmente articolato nei riferimenti atti ad annichilire l’inconsistenza politica e morale e il pressappochismo culturale di cotale individuo e del suo ristretto clan.
 
A Enzo, da lontano, riconfermiamo di cuore la nostra più alta stima e la nostra ideale vicinanza, nel tremolio della vita che, apparentemente impercettibile, scorre  per noi e per lui ancora più veloce. Ben colta, però, dall’orecchio interiore.  Gli auguriamo di poter godere, sia pure lontano nel tempo che fugge e oltre il tempo che fugge, di un dì senza tramonto in cui ritornare tutt’uno con … l’altra metà della sua anima. Ai suoi figli e ai suoi cari rinnoviamo il nostro più vivo cordoglio. – Gli amici di Eulà.

 

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Leggi le parole di Enzo Trantino cliccando su:

  LaSicilia.it Enzo Trantino: “Ricomincio da me stesso

La politica? Oggi è solo mercanzia”

di Mario Barresi

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Seduto sul divano della sua casa di San Gregorio, nel corso di un lungo colloquio pomeridiano,  non pronuncia mai una parola: Gemma. Eppure lei – l’altra metà di un idillio osmotico, la mancanza che toglie l’aria – è dappertutto. In tutti i pronomi e le perifrasi per non pronunciare il suo nome, in ogni millimetro del salotto stracolmo di libri e faldoni; in qualsiasi respiro e sospiro del nostro interlocutore; in tutto ciò che ci dice e in ciò che non ci dice. Enzo Trantino ricomincia da sé. Senza Gemma Albo, l’adorata moglie che non c’è più. Ma è sempre sottintesa. Il leone ferito esce dalla gabbia del dolore e scaccia i «fantasmi della depressione e della nevrosi, perché ho un sistema nervoso forte e non voglio né l’una e né l’altra». E riparte da ciò che sa fare meglio: il principe del foro. Trantino sarà al tribunale di Ragusa, oggi, per difendere le ragioni della famiglia Brafa. Quella di Giuseppe, il bambino di Modica sbranato da un branco di cani randagi a Sampieri. Torna a indossare la toga soprattutto «perché l’avevo promesso a lei»; è più agguerrito che mai contro la «strafottenza istituzionale» che fu alla base di quella morte atroce. Il simbolo di una Sicilia (quasi) senza speranza.
Avvocato, le ferie sono finite. E si comincia da un processo di quelli tosti…..
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 Gli amici di un mondo mai scomparso …
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