Mino Mini: pro La Maddalena. Ma, dopo sette anni, dove sarà finito il rilancio de La Maddalena?

28 Marzo 2016

Fonte: ww.lamaddalena.it

Mino Mini

 

 

 

 

 

In memoria di Mino Mini, pubblichiamo un suo intervento del 2009 ripreso da Arcipelago de La Maddalena, relativo allo scandalo delle spese programmate per il G8.

 

 

 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. LAREDAZIONE DI WWW.LAMADDALENA.IT POTREBBE NON CONDIVIDERE IN TUTTO O IN                           PARTE IL CONTENUTO DELL’INTERVENTO CHE VIENE PERO’ PUBBLICATO IN QUANTO RITENIAMO CHE LA PLURALITA’                      DELLE OPINIONI SIA IL SALE DELLA DEMOCRAZIA.

 

 

 

Da La Maddalena a l’Italia

 

IL LATO B DEL G8

di MINO MINI Architetto ed Urbanista – Redattore del Piano Particolareggiato del Centro Storico di La Maddalena

 

 

Sbarco a La Maddalena, luogo di elezione delle mie vacanze annuali, dopo aver mancato
l’estate del 2008 e subito cerco le tracce dell’abortito G8. Non ne vedo. Il centro storico che si
affaccia sul porto è quello di sempre: caotico, stagionalmente congestionato e bisognoso di
restauro.
Sono, ovviamente, prevenuto nei miei giudizi essendo il progettista del piano
particolareggiato di quel centro storico ed animato dall’intenzione di innescare una polemica
allestendo una mostra di quattro progetti esemplificativi del piano stesso. Incontro colleghi,
consiglieri e amministratori comunali, imprenditori locali, tecnici comunali in pensione e domando,
indago, chiedo notizie sul mancato G8 per sentirmi rispondere: una fregatura. Mi sento Maramaldo
con la mia mostra. ‘Mbeh – rifletto – lo spostamento dell’evento –from La Maddalena to L’Aquila
ha rifilato una stangata all’americana alla stagione turistica. Vengo subito corretto: un collega mi
fornisce la rassegna stampa dal 27 febbraio 2008 al 7 marzo 2009 dell’encomiastico stupidario
giornalistico; un consigliere comunale mi fa avere copia dei verbali più significativi del consiglio con
il resoconto degli incontri con Soru, Bertolaso e MI-TA RESORT s.r.l.; un imprenditore mi ragguaglia
sugli incontri della sua categoria con Bertolaso ed il suo organico e lentamente si profila il lato B del
G8.
Per capire la vicenda occorre una breve digressione introduttiva. La Maddalena è un’isola in
un arcipelago benedetto da Dio con il dono della bellezza e maledetto dagli uomini con la loro
stupidità. La città, di poco più di 10.000 abitanti, sin dalla sua nascita sul finire del ‘700 primi
dell’800 fu condizionata dalla dipendenza nei confronti della marina militare ( da ora in avanti M.M.
). Condizionamento pesante che sulle prime, nella generale arretratezza urbana delle città sarde,
fece emergere La Maddalena come la “ piccola Parigi” dandole un aspetto urbano di tutto rispetto,
ma sui tempi lunghi, si risolse in un conflitto sordo e difficile con la M.M. Nascere a La Maddalena
significò, geneticamente, portare nel proprio DNA la tabe dell’”arsenalite”: si nasceva, si viveva, si
moriva arsenalotti, dipendenti in tutto e per tutto dall’arsenale. Ogni tentativo di evolvere da tale
condizione, di dare alla città una identità diversa, più libera da condizionamenti, specie in campo
urbanistico, veniva bloccata dalle risoluzioni e dagli interventi della M.M.. Quando Karim Agakhan
ebbe l’intuizione di fondare il regno vacanziero per una società di abbienti, puntò dapprima gli occhi
sull’arcipelago e sull’isola madre, ma dovette ricredersi. Spostò le sue mire sulla costa di Arzachena
–ribattezzata dal volgo Arzakhan- e dette vita alla famosissima e leggendaria Costa Smeralda. La
Maddalena rimase inchiodata alla sua condizione servile, ridotta a vedere il proprio arcipelago
oggetto di consumo di vacanzieri nautici che, incantati da tanta bellezza, le rubavano persino la
sabbia delle favolose spiaggette per rivivere, feticisticamente, l’approccio sensuale vissuto con la
natura maddalenina. Andò avanti così fino all’istituzione del parco nazionale che assegnò in
patrimonio a La Maddalena la proprietà dei beni demaniali dismessi dalla M.M.. Fiduciosa sulla
futura disponibilità di questa proprietà demaniale La Maddalena si dotò, nel 2000, di un piano
particolareggiato del centro storico che su tali proprietà, fino ad allora costituenti veri e propri
ostacoli alla evoluzione della città, fondò il rinnovamento della propria immagine ed il riscatto della
propria identità dal lungo servaggio. Ideò lo spostamento del porto di attracco dei traghetti
automobilistici dal centro storico alla frazione di Padule, la balneazione urbana e la dotazione di
parcheggi, il primo nucleo di un nuovo sistema ricettivo a cinque stelle sui nuovi poli urbani. Fu a
questo punto che cominciò ad ingarbugliarsi il primo nodo che ritroveremo poi nel lato B. La regione
Sardegna, in virtù del suo ordinamento autonomo, rivendicò al suo patrimonio il passaggio di
proprietà dei beni demaniali ed alla sua discrezionalità il potere di concedere all’ente parco tale
proprietà. Rivendicazione legittima quanto al demanio, ma totalmente arbitraria quanto alla
discrezionalità. C’era materia per un’azione congiunta dell’ente parco e del comune per rivendicare i
propri diritti, ma i lunghi anni di servitù avevano ormai vanificato il funzionamento degli attributi dei
rappresentanti della popolazione e si venne così determinando una situazione di stallo.
Fin qui la storia ante G8. Con l’arrivo di Bertolaso entriamo nella cronaca che comincia con le
sparate encomiastiche della Nuova Sardegna debenedettiana del 27 febbraio 2008. Pochi giorni
dopo, il 17 marzo, il governatore Soru partecipa alla seduta del consiglio comunale di La Maddalena
e comincia a scaricare la sua responsabilità: “la storia ci sta andando avanti, sta movendosi
velocemente”. E ti pareva che questa stramaledettissima storia, invece di aspettare di essere fatta
dagli uomini non si metteva a correre velocemente in avanti? Ma dove vuole andare la disgraziata?
Tant’è che ora toccherà spendere dei soldi per andarle dietro. Per l’intanto mister Tiscali annuncia
che “sono ormai realizzati i trasferimenti al demanio della regione di una parte importante delle
proprietà ex demaniali ed ex militari qui in questa isola”, ma non accenna al trasferimento di questi
all’ente parco. Annuncia invece che è cominciata la rincorsa della storia: in quattordici giorni sarà
completata la progettazione definitiva e “Dal 1°aprile aprono i cantieri”. Non è il classico pesce
d’aprile, ma l’inizio del lato B del G8: La Maddalena, dice Soru, “vive il momento storico di un’isola
che ospiterà in dodici mesi, lavori pubblici per circa 170 milioni di euri” soprattutto se calcolati
senza progettazione esecutiva dal momento che “c’è la garanzia del procedimento straordinario del
Commissario”. In un italiano un po’ scoordinato dalla concitazione per la fretta storica esalta le
magnifiche sorti de La Maddalena: “Al di là di ogni bilancio di ogni Comune grande della dimensione
di La Maddalena, normalmente possono capitare un milione, due milioni, tre milioni di opere
pubbliche straordinarie, qui sta accadendo una cosa delle dimensioni di cinquanta volte tanto in un
anno” e tanto per non smentire la sua beffarda vena di retore populista spara: “ci sarà necessità del
vostro lavoro, della vostra intelligenza, della vostra capacità imprenditoriale, del vostro coraggio ci
sarà bisogno di voi. Voi avete l’opportunità di costruire la vostra città diversamente da come è stata
fino ad ora. Avete lo Stato che vi è vicino con una quantità di risorse del tutto straordinaria, avete
un Commissario Straordinario che serve direi, per facilitare le procedure amministrative, avete
tutto”. Hanno voglia i “Voi” in veste di consiglieri comunali di ricordargli che ci “sono i progetti di
riqualificazione del nostro Centro Storico, di infrastrutturazione della nostra città” e dirgli che
vogliono “prima di tutto quello che serve ad un isola (sic!), un porto commerciale perché non c’è,
spostare questi traghetti, ma non togliere da qui e portarli in piazza Comando [cento metri più in là
N.d.R.], toglierli e farli sparire da un’altra parte … Abbiamo già fatto il progetto è pronto se
Bertolaso ce lo vuole approvare … costa 60 milioni di euro: Un’altra cosa abbiamo chiesto è la
viabilità ed i parcheggi, perché abbiamo tutti i progetti approvati con il Piano del Centro Storico …
Altra cosa che abbiamo chiesto sono i beni demaniali, perché questo Comune non ha niente è
povero, non abbiamo neanche i soldi per cambiare le gomme alla macchina”.
L’evanescente risposta di Soru è una chiara presa per il lato B.
Il 9 aprile 2008, ventiquattro giorni dopo l’incontro con Soru, la presa per il lato B si fa più
decisa. Presenti l’assessore regionale ai lavori pubblici Carlo Mannoni, il sindaco e la giunta al
completo, la capitaneria di porto con il comandante Giovannini ed il suo stato maggiore, una
quarantina tra architetti, ingegneri e geometri progettisti dei vari interventi già definiti o da definire
–nessuno dei quali maddalenino o conoscitore della città- viene presentato il progetto del fronte
mare che per ignoranza della lingua italiana viene chiamato waterfront. Non è solo la lingua italiana
a difettare nei progettisti, anche la cultura urbana è fuori della loro portata. Il progetto ignora
palesemente le richieste dei maddalenini a Soru, ignora il rapporto fra la città storica, il suo
lungomare ed il porto che già aveva trovato la sua definizione progettuale e la sua immagine
urbana nel piano particolareggiato del centro storico. L’inconsistenza culturale dei progettisti del G8
che affida la denominazione dei propri elaborati all’inglese-americano, stavolta ha mancato il
termine composto di water che definisce il progetto: non si tratta di “front” ma di “closet”.
Passano dieci mesi di assoluta segretezza circa i lavori del G8 prima che il consiglio comunale
di La Maddalena posa incontrare colui che, per ordinanza di Prodi n.3269 del novembre 2007 è il
commissario straordinario del G8: E’ a lui che l’ordinanza ha attribuito tutti i poteri. Il 6 febbraio
2009 il “Commissario Straordinario per il Vertice G8 – Sottosegretario di Stato – Capo Dip.
Protezione Civile dr. Guido Bertolaso” illustra, nei limiti di decretazione delle opere, quello che si sta
facendo e rivela che il costo sarà di trecento milioni di euri di cui 17.468.000 stanziati per il
waterclo…[pardon] il waterfront. Ha voglia il consigliere Bardanzellu di ricordare a Bertolaso tutto
ciò che aveva già detto a Soru e pronosticare che “questo waterfront sarà una tragedia per La
Maddalena, perché noi butteremo veramente a mare diciasettemilioni di euro”. Hanno voglia altri
consiglieri di lamentare che si sta operando senza tener conto delle richieste della cittadinanza.
Bertolaso non risponde e magnifica la quantità e la qualità delle opere che sta realizzando per La
Maddalena.
Due mesi dopo, il 6 aprile, il terremoto distrugge L’Aquila ed ogni possibilità di critica.
Non si spara sulla croce rossa dicono le convenzioni di guerra ed oggi, dopo la vittoriosa
campagna napoletana antirifiuti e quella dell’intervento post-terremoto de L’Aquila, non si spara
nemmeno sulla protezione civile ed il suo vittorioso medico condottiero. Soprattutto dopo il felice
esito internazionale del G8 “from La Maddalena to L’Aquila” che fa tanto efficienza americana.
Volete mettere se il logo del trasferimento fosse stato banalmente concepito “da La Maddalena a
L’Aquila”? Con tre lettere in meno e in una lingua che perfino 20-30 milioni di padani dai fragili
attributi schifano, chi volete che ci desse retta?
Però dobbiamo pur registrare che dai 170 milioni di euri del 17 marzo 2008 una
moltiplicazione di pani e di pesci ha portato alla cifra di 300 milioni del 6 febbraio 2006 il costo delle
opere. Ma il meglio deve ancora venire.
Il 27 luglio 2009 nel corso del consiglio comunale convocato con l’O.d.G. “Presentazione del
Programma di Interventi da parte del gruppo MI-TA RESORT s.r.l., relativo alla Gestione dell’Area
ex-Arsenale M.M. di La Maddalena” (sic) l’ing. Mauro Dellagiovanpaola, braccio destro e sinistro di
Bertolaso, alla domanda del consigliere Curedda che vuole “sapere con esattezza quanti milioni di
euro sono stati spesi tra la struttura dell’Arsenale, dell’Ospedale [trasformato in albergo N.d.R.] e
finanziati da chi” risponde:”L’intervento totale delle opere e dei lotti che avete visto è costato 380
Mln. I finanziamenti sono venuti dai fondi FAS della Regione Sardegna [fondi europei N.d.R.] tra
l’altro la copertura finanziaria è totale e le economie che sono state fatte dalle imprese, dai
professionisti e dalle opere non realizzate sono intorno ai €50Mln”.
Eh, Santa Maria Maddalena! Cosa è stato fatto con 380 Mln di euri?
Il waterfront – per fortuna – non è stato realizzato.
Sono state effettuate demolizioni e bonifiche per 40 Mln di euri percui, decurtandoli dai 380
Mln ne rimangono 340 Mln. Soru aveva detto che sarebbero stati spesi 170 Mln in base alla
progettazione definitiva. Sottraendo 170 Mln da 340 Mln rimangono 170 Mln di euri. Le tanto
conclamate opere per il mancato G8 consistono in un albergo ricavato dal vecchio ospedale militare
con l’aggiunta di due ali; un altro insignificante albergo all’interno dell’arsenale; quella che è stata
chiamata Mainframe (tanto per non perdere l’abitudine), ovvero la struttura principale, dove si
dovevano svolgere le conferenze più un insieme di opere per ristrutturare i capannoni dell’ex
arsenale ed ampliare le banchine del suo già vasto porto. Troppo poco per 170 Mln di euri,
decisamente fuori di ogni valutazione per 340 Mln ovvero 658.331.800.000 lire di vecchio conio.
Dove sono finiti quei 170 Mln? Si mormora, senza alcun reale riscontro, che siano serviti per opere
richieste dalla M.M. in cambio delle dismissioni. Opere militari? Piuttosto opere per
militari e loro familiari che hanno eletto La Maddalena a loro luogo di vacanze a spese dello Stato:
porto turistico riservato, foresterie, campi da tennis e calcetto, circoli per ufficiali e sottouffuciali
dove mangiare, giocare e … vai con il liscio. Tutto secretato.
E non è finita perché i lavori continuano in quanto il programma, ignoto perché secretato,
non è terminato essendone stata rallentata la realizzazione quando il G8 from La Maddalena è stato
spostato to L’Aquila.
E qui corre la domanda d’obbligo: almeno l’immagine di La Maddalena ci guadagna? Al
momento in cui scriviamo le opere del G8 nell’arsenale sono ancora circondate dalle ignobili e
fatiscenti casette ad un piano abitate da ex dipendenti della M.M. che ricordano gli “ergastula” degli
schiavi delle villae rusticae dell’antica Roma perdendoci al confronto. Dovranno essere demolite
secondo il programma. Anche immaginando la loro scomparsa e a parte la ristrutturazione degli
edifici dell’arsenale, il giudizio sul piano prettamente architettonico sulle tre opere non può essere
dato da chi scrive essendo, lo stesso, prevenuto e con in corso una mostra dei propri progetti per il
piano particolareggiato del centro storico aperta al pubblico. Si potrebbero riportare i giudizi dei
maddalenini interpellati in merito se non fossero irriferibili per l’uso un po’ troppo spinto della
coprolalia.
Sul piano prettamente urbanistico il giudizio è totalmente negativo. La Maddalena e la zona
del G8 sono ambiti che già separati in passato, lo sono oggi irrimediabilmente. Non vi è alcun
rapporto fra loro, ma mentre la città ha un’identità spiccata, ancorché umiliata dal traffico, dalla
sosta e dall’incultura di chi vi opera sotto l’egida ufficiale dell’ufficio tecnico, il complesso ex G8 è
privo di fisionomia, frammentario e dispersivo nelle sue parti e, salvo il caso del Mainframe, in
rapporto conflittuale con l’ambiente spettacolare dell’arcipelago dal quale si difende con cavalli di
frisia stilizzati come nel caso di quell’ibrido mal riuscito rappresentato dall’albergo ex ospedale
militare. L’unico ambiente della zona militare che poteva qualificare urbanisticamente il G8 con uno
spazio urbano di nuova concezione, è stato grettamente annullato per realizzarci dei campi da
tennis e di calcetto per la M.M.
Occorre fermarsi qui perché vi sarebbe materia per un saggio critico sulla insulsaggine
culturale dei collaboratori di Bertolaso che non può trovare spazio in un mensile. Peraltro non
potrebbe essere esauriente fintanto che le opere restano, come sono, soggette al segreto di Stato e
quindi non visitabili. Quel che si vede da lontano o con il binocolo non consente alcun giudizio di
merito che sia positivo.
Torniamo, invece, a La Maddalena ed alla fregatura di cui si è detto in apertura.
Dei 380 Mln di euri finora spesi, nulla è stato dato a La Maddalena, ma gli saranno addebitati
e rinfacciati quando dovrà chiedere finanziamenti per realizzare le opere di cui necessita. Il discorso
di Soru e quello di Bertolaso sono indicativi in tal senso. Altri se ne dovranno spendere, ma a
gestire questo patrimonio non sarà la città, ma una società: la MI-TA RESORT s.r.l. del gruppo
Marcegaglia che l’avrà in dotazione per 40 anni. Sempre che vengano fugati in sede giudiziale –
come sembra – i dubbi di sfacciato favoritismo che adombrano la procedura seguita.
La città non ha ricevuto nemmeno quel patrimonio ex M.M. dismesso che si trova nel suo
centro storico ed è detenuto arbitrariamente dalla regione. Nelle intenzioni di Soru doveva servire
per vincolare la città al suo potere decisionale. Cosa farà il nuovo governatore Cappellacci?
Incombe ancora, sulla città storica, il pericolo della realizzazione del waterfront che
l’incompetente e velleitario staff di progettisti del commissario straordinario vuole imporgli. Sarebbe
l’ultima presa per il lato B.
MINO MINI via email 28 agosto 2009

 

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In merito ad altre precedenti vicende urbanistiche de La Maddalena e al ruolo svolto da Mino Mini, leggasi La Nuova Sardegna:
Un manifesto contro Columbano, polemiche sul centro – La … ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/…/lanuovasardegna/…/SGGPO_SGG02.h…
07 set 2004 – LA MADDALENA.Dopo il manifesto affisso dal sindaco, ieri un altro. Duro e circostanziato. Scritto dall’architetto Mino Mini sui piani …