Stragi. Il prezzo che paghiamo e che pagheremo ancora. Quali prospettive? 2.

29 Marzo 2016

Domenico Cambareri

Vicino Oriente di fuoco.

Petrodollari arabi e strategie dell’instabilità euroafroasiatica. Il prezzo che paga l’Europa. 2.

Riteniamo di avere individuato nella prima parte pubblicata lo scorso 24 marzo, relativamente al primo piano di riferimento, punti di lettura validi e fondati e non acriticamente ottimistici. In merito al loro intrinseco valore, si deve sottolineare che essi non vanno assolutizzati e che rappresentano la delineazione di linee di forza oggettive senza però dimenticare che sussistono tutta una serie di elementi ulteriori che non sono stati indicati non perché siano stati ad arte scremati o del tutto scartati, quanto perché a fortiori dovrebbero essere implicati dal lettore attento in quanto fattori significativi, pure rilevanti.

bandiera dial qaeda

bandiera di al qaeda
Ad esempio, non si può e non si deve escludere la cogenza dell’ipotesi che già sussistano nuclei di terroristi in sonno, in particolare non “euro islamici” giunti sia per via clandestina che attraversando regolarmente in confini (con documenti veri o falsi). Allo stesso modo, sul piano di una visione critica e articolata degli errori madornali finora commessi e rilevabili, più che dai servizi d’informazione, dai governi europei, visto che sono essi che emanano ordini e direttive alle loro intelligence, non si può e non si deve escludere dal giudizio sulla congruità e efficienza della loro azione il non avere essi affatto considerato il pericolo intrinseco dei cosiddetti foreign fighters.
Perché cotanta gravissima sottovalutazione? E’ semplice. Perché i foreign fighters erano ben visti dalla strategia della Casa Bianca e dai governi inglesi e francesi etc. Essi andavano a “guerrigliare” e massacrare, foraggiati dall’Arabia Saudita e da questa criminale coalizione, contro il legittimo governo siriano che Obama e i suoi strateghi sono ancora decisi ad abbattere con ogni mezzo. Ripetiamo: con ogni mezzo.

arabia saudita

La pericolosità dei foreign fighters per i popoli europei è stata soltanto tardivamente compresa: dunque, per inettitudine e più che parziale complicità, anche se già era ben acclarato il fatto che i capi di Daesh o Isis erano sfuggiti al controllo saudita e statunitense e che agivano in proprio. Secondo finalità generali e perseguendo obiettivi immediati e a medio termine che nel loro sviluppo non coincidevano più con le strategie del sovvertimento promosse dalla casa regnante saudita e dagli stati vassalli della penisola arabica. E che iniziavano a collidere con la strategia di Washington e che già non potevano non configgere con gli interessi oggettivi delle due grandi potenze nane europee e degli altri Paesi europei. Interessi oggettivi preminenti e primari costituiti dalla difesa dei loro popoli .
Diciamolo, dunque, comprendendo in questo contesto il doveroso riferimento ai pari gravi antecedenti di questa scellerata politica estera. Blair e i suoi successori, sino all’attuale inquilino di Downing Street, Cameron, Sarkozy e l’attuale Hollande si sono rivelati essere dei piccoli e cinici avventurieri privi di scrupoli.
Avventurieri che hanno compromesso la sicurezza dei loro popoli e di quelli europei, arrecando non vantaggi ma vulnus considerevoli all’immagine europea e al suo effettivo non positivo ruolo nel mondo islamico e in tutto il terzo e quarto mondo.

bandiera di daesh

bandiera di Daesh / Isis
Inoltre, è da considerare e sottolineare un altro aspetto non citato che il lettore attento avrebbe già dovuto autonomamente inserire quale implicita tessera nella lettura della prima parte, visto esso che è palpitante espressione della sciatta pluridecennale politica di Londra, Parigi, Bruxelles etc. : la contraddittorietà delle loro politiche di accoglienza. Da un lato, hanno applicato uno scriteriato principio di multi identità culturale, etnica, religiosa, ignorando l’indefinita quantità delle differenze individuali e dei gruppi che sussistono entro il principio di uguaglianza formale di cui costituiscono la sua insopprimibile ricchezza universale; dall’altro, hanno obliato immediatamente la sterminata quantità di problematiche che vi erano sottese, sul piano educativo e su quello sociale, sanitario, lavorativo. Problematiche perfino drammatiche, quali le mutilazioni genitali femminili.
Senza mai preoccuparsi di impostare e attuare protocolli e linee guida operative di una politica dell’immigrazione atti a fare informare e “formare” in nuce pure le persone più ignoranti sul fatto che il Paese in cui venivano e vengono a a lavorare e a vivere aveva precise regole, fra cui spiccavano – e spiccano – quelle secondo cui godere della libertà di culto significava – e significa – che erano tenuti – e sono tenuti – ad attenersi alle leggi che regolano la vita di tutti i cittadini, a prescindere dalle loro appartenenze religiose e dalle peculiarità dei loro calendari, delle loro tradizioni, delle loro abitudini. Tutto ciò non è stato fatto e ancora quasi ovunque non viene fatto, con grave nocumento sociale, cosa che oggi è universalmente riconosciuta, anche dai supporter politici di quelle coalizioni presenti e passate.
In riferimento al Regno Unito, valutiamo come cosa assolutamente incongrua e perfino controproducente e sciovinista la repentina e abnorme corsa al riparo che l’attuale governo inglese ha iniziato ad attuare da qualche mese, al fine di porre rimedio a un quarantennale ritardo. Corsa che ha ridotto all’osso lo studio delle fedi religiose di appartenenza degli immigrati nell’ambito dei programmi scolastici e ampliato a dismisura l’insegnamento della fede anglicana. Un recupero “clericale” a tamburo battente, a pro della “frantumata” identità. Il ridicolo supera se stesso.
Ridicolo che potrebbe generare obiettivi risentimenti e imprevedibili forme di protesta e di opposizione da parte delle più diverse comunità non cristiane oltre a quelle islamico-sunnite: da parte di quelle islamico-sciita e di quelle islamiche minoritari, delle hindi, delle buddhiste, delle shintoiste, delle sikh, di altre ancora.

Risultati immagini per bandiere delle nazioni wikipedia

In questo presente quadro, non può esserci spazio per intrattenerci in modo adeguato sul ruolo persiano, anche se esso è stato quello verso cui si è indirizzato l’attacco generalizzato (distruzioni di Iraq, Siria, Yemen) della coalizione panarabosunnita-turco-occidentale. Anche qui un disastro della politica estera e delle diplomazie americana e anglo-francese che, pur di fare capitolare il regime degli ayatollah, non hanno esitato a utilizzare misure estreme (rimaneva l’attacco armato diretto). Con il risultato di avere dovuto capitolare, giustamente, e con grande smacco della non assegnata entità sionista Israelebombarda, su tutti i capitoli del diritto persiano a fornirsi autonomamente delle tecnologie della fertilizzazione dell’uranio esaurito;  e con il non minore smacco di avere fatto conseguire al regime dapprima traballante all’interno dell’Iran un enorme consolidamento, a danno delle moltitudini di persiani non integralisti discriminati e perseguitati.
(continua)
le bandiere che sono rappresentate nell’articolo indicano le due  Nazioni più direttamente coinvolte dai loro governanti  nelle ripetute  crisi scatenate nel Vicino Oriente e nelle regioni contigue, e non già i loro popoli, quasi del tutto vittime di queste scelleratezze.
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