Animali e natura. Paolo De Benedetti, un teologo che aiutò i cristiani a sbirciare oltre

18 Dicembre 2016

Domenico Cambareri

Paolo De Benedetti. Sensibilità e comprensione spirituale alquanto rare

La morte del teologo cattolico di famiglia ebraica Paolo De Benedetti è da ricordare con particolare rispetto. Questo personaggio è infatti una delle più che rare figure delle fedi cristiane, in particolare cattolica, che può rappresentare quanto sia difficile riuscire a bucare l’ottusa e non spirituale “auto” esclusività antropocentrica dell’universo ebraico con le sue derivazioni cristiana e islamica in merito alla comprensione delle manifestazioni della vita psichica e spirituale. Un retaggio non certo soltanto proprio all’eredità del ceppo ebraico, quanto anche presente in modo diffuso sin dall’antichità nelle culture ariane europee e in quelle slave.
Su questo piano (che è per di più in assoluto fra i più importanti dello spirito umano ai fini della reale comprensione delle dimensioni della complessità della natura umana e animale di cui esso è espressione al di sopra dell’orizzonte biologico), di fronte alle concezioni buddhiste e jainiste le nostre culture e le forme religiose in esse racchiuse o di cui sono anche espressione sono rimaste delle vecchie, perpetue bambine. Delle Titonesse senza età allo stato selvaggio in una società postindustriale. Culture puerili se non rozze, pure al di fuori o alle propaggini estreme del raggio di luce vivificante l’intelletto e  purificante le sensazioni interiori e le percezioni.
Le ricerche scientifiche si allargano con una crescita sempre più esponenziale e risulta sempre più difficile all’uomo contemporaneo (uomo già diventato arcaico se non più precisamente preistorico) padroneggiarle. Il ritmo di crescita delle conoscenze scientifiche è esso stesso oramai poco prevedibile, visto che le prossime accelerazioni diventeranno, a volere usare come metafora quelle del calcolo delle velocità del suono, ipersoniche. Immaginiamoci quale ricaduta di incalcolabile complessità ricadrà sulle spalle delle future generazioni di questa nostra umanità – se essa non arriverà all’annichilimento, all’auto annichilimento o a un repentino salto nella sua scala evolutiva – per potere elaborare, comprendere queste messi di nuovo sapere. A dir poco correlativamente, quanto ancora più obbligato diventerà l’onere dell’intelligenza umana di cimentarsi con se medesima di fronte  agli spazi spirituali che sono tali solo per linguaggio metaforico e sempre prima e sempre oltre gli orizzonti materiali delle dimensioni megacosmiche?  Dimensioni e composizioni e specificazioni del quantum e del quid che rifuggono esse stesse dalla mera formulazione e rasmissione del concetto aristotelico di materia e dall’implicata correlativa dicotomia che permeano i nostri ragionamenti, costituendone le categorie mentali primarie,  e che già da decenni nella fisica e metafisica contemporanea sono vetuste, sorpassate, inidonee, erronee, e che lo furono già nell’India antica e nel pensiero presocratico.
A tutto ciò non  è estrinseco il discorso sulle molteplici forme della vita spirituale variamente incarnata su questo pianeta e quasi certamente anche altrove. Come non è estrinseco per i credenti delle più diverse fedi la possibilità che il principio o uno dei principi originari dell’impulso pre-  e intra  cosmico possa avere dato origine e dare ancora origine a assolutamente imprevedibili irruzioni del “divino”, a cratofonie e a “personificazioni” o incarnazioni parziali della sua imperscrutabile natura nei grandi eoni dei tempi, nei più diversi mondi dei più eterogenei ammassi di galassie, traghettate per “folgorazione” con e dal non meno sfuggente e indeterminato quantum o monade o sconosciuta cifra.
Con  Francesco d’Assisi, nell’ “animistico” cantico delle creature, e con i nostri versi: << …megattera e stenella / fratello delfino a Nettuno sacro, / come aquila toro e cigno a polimorfo Zeus / e l’apparirmi in sogno insieme / quieti e a me uniti / civetta cane aquila leone cigno / e serpe cacciata e doma, / rappacificati / spire verdi intreccio d’Hermes / e Kundalini o Plotino/ e il ritorno. >>  (Viandante sidereo), per un imperituro ricordo di questo ancora inascoltato pensatore, nell’allargare la coscienze individuale e collettiva delle società occidentali odierne e delle loro forme e credi religiosi.