Grande cultura. Le maggiori opere di M. P. Nilsson mai tradotte

04 Marzo 2018

Nota di Domenico Cambareri

 

 

L’Italia e le grandi opere sconosciute o mai tradotte

La storia dell’editoria e della grande cultura contemporanea in Italia è davvero stranissima.
 
 Il 15 maggio scorso, avevamo indicato il lunsighiero caso della ripubblicazione dell’introvabile opera di Henry Jeamarie, Dioniso (Edizioni Saecula). Oggi segnaliamo invece che fra le grandi opere mai pubblicate in Italia e in italiano continuano a esserci quelle sulla storia della religione greca di uno dei più prestigiosi studiosi, Martin P. Nilsson e in particolare le opere maggiori, ad iniziare dall’ “antica” A History of Greek religion (Oxford 1925). In Italia, abbiamo avuto soltanto la pubblicazione di opere minori dell’insigne studioso, quali Le religioni degli antichi e i moderni (La Nuova Italia, a cura di Riccardo Di Donato), La religiosità greca (Sansoni 1949), La scuola nell’età ellenistica (La Nuova Italia, 1973).

Eppure, nonostante le precisazioni che Giampiera Arrigoni presenta nella sua limpida introduzione al libro di Walter Burkert sulla Storia della Religione greca di epoca arcaica e classica ( Jaca Book, 2003, seconda edizione con traduzione riveduta, corretta e modificata): << In ogni caso Nilsson non è più di un “classico insuperato” anche se rimane un utile strumento….>>, nell’ambito della storia della cultura e in particolare dello sviluppo novecentesco della storia delle religioni, le opere dello studioso svedese costituiscono un punto di riferimento molto importante. Come non di meno quelle dell’italiano Raffaele Pettazzoni e del tedesco W. F. Otto.
Continuare a rendere non disponibili e non fruibili in italiano agli studiosi e agli appassionati di storia delle religioni  queste pietre miliari dell’interpetazione storica della religione ellenica è colpa di grave negligenza da parte degli editori italiani. Anche perché questo settore editoriale, con tutti i titoli delle più diverse qualità che ha pubblicato nell’ultimo trentennio, dimostra di avere un non misero mercato, pur dinanzi a quello che appare l’inarrestabile (come e perché mai?) declino degli studi classici. Studi che sono innanzitutto ambiti non di mera erudizione ma di ininterrotto affinamento dello spirito, almeno per le anime che non si auto mummifichino in un perpetuo, gretto, marginalismo ( pseudo ) positivista.
* In riferimento ai << fasti della “ imperiosa” potnia mediterranea, da Burkert drasticamente ridimensionata >> nella cultura italiana: il giudizio fortemente negativo di Burkert sul Matriarcato (o meglio, sulla Ginecocrazia)di Bachofen, come la stessa Arrigoni, rileva, a nostro modestissimo parere fa oscillare il pendolo in maniera decisamente eccessiva, in opposizione a Bachofen … ma qui il quadro si slarga immensamente, come testimonia il movimento radicalmente antitetico espresso in anni non lontani da M. Bernal. La problematica sottesa alla potnia certamente tornerà a essere un punto di confronto non secondario nell’ambito della storia greca e mediterranea preellenica e prearia e delle diverse fasi di insediamento e radicamento definitivo delle popolazioni ariane nelle regioni settentrionali e orientali del Mare Medio. Anzi, non è mai cessata di esserlo.

 

 

 

 

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Walter Burkert
Da Omero ai Magi

Martin Bernal
Atene nera