Grande cultura. I testi manichei dalla Cina all’Egitto. Raniero Gnoli e l’eredità dell’ISMEO e dell’ISIAO

06 Marzo 2018

Fonti: AGI, ISMEO, Fondazione Valla, Mondadori Editore, Einaudi Editore, Corsera, Repubblica, Filelleni//Wordpress, Il resto del Carlino,

Nota di Domenico Cambareri

 

 

 

 

Grande cultura. Dopo la nostra nota sul caso relativo alle opere non tradotte in  italiano di M. P. Nilsson, qui cogliamo l’ulteriore occasione per citare un’opera ben più vetusta che sta non di meno come punto di riferimento nell’ambito della Storia della religione ellenica, Psiche. Culto delle anime e fede nell’immortalità presso i Greci di Erwin Rohde (ripubblicato da Laterza nel 2006). Ora vogliamo richiamare l’attenzione su una grande opera collettanea, guidata da Raniero Gnoli, che raccoglie i testi del manichesimo.
In Italia, ci muoviamo con grande ritardo rispetto a Germania, Regno Unito, Francia che hanno una secolare collezione di testi classici e antichi asiatici e africani, di assoluto prestigio filologico e editoriale a cui si deve spesso attingere. In merito al panorama nazionale, la grande iniziativa dell’Istituto Poligrafico dello Stato, lanciata durante i soliti “disprezzati” anni, arenò già negli anni ’60. La più cospicua collezione di testi è oggi rappresentata dalla Fondazione Valla della Mondadori, che affianca la più antica e insottacibile UTET con le preziose collane di testi sia occidentali antichi e moderni che orientali antichi. Per le collezioni del pensiero filosofico occidentale e orientale, vi sono inoltre più collane editoriali come quelle di grande diffusione della Laterza e della Adelphi e, per i i testi orientali, della Astrolabio Ubaldini, oltre a quelli ormai introvabili della Rusconi e, ancora prima, della Zanichelli.

 

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GRANDE ITALIA

e italioti

DALL’ISMEO, DALL’ISIAO 

al nulla di oggi

Qui di seguito, prima della presentazione dell’opera da parte dell’Editore,

sono riportati la notizia sulla morte di GHERARDO GNOLI data da Repubblica, una risposta data dall’illustre studioso ambasciatore Sergio Romano nella sua rubrica sul Corriere della Sera, una comunicazione su di un convegno di politica e rapporti commerciali con l’Iran data dall’AGI e altre brevi fonti.

Inoltre, si riproduce quanto pubblicato da Repubblica in occasione della morte del caposcuola, Giuseppe Tucci, autore della fondamentale Indo Tibetica (Reale Accademia d’Italia). Su Tucci (19 search results for “giuseppe tucci”) e su Pio Filippani Ronconi (4 search results for “pio filippani ronconi” ), utilizzare la ricerca su quanto pubblicato da L’Europa della Libertà.

 

Gherardo Gnoli appartiene alla famiglia degli illustri Orientalisti della Scuola Italiana, Scuola di indiscussa fama mondiale per più decenni, che in Giuseppe Tucci ebbe il caposcuola.

 

Gli anni ’20 – ’30 del Novecento furono anni di grandi affermazioni ma pure di divisioni ideologiche e politiche che portarono a posizioni e situazioni massimamente divergenti e numericamente irraffrontabili, come è il caso rappresentato dal gruppo degli orientalisti di Tucci e quello antitetico rappresentato dal grande studioso del Vicino Oriente islamico Giorgio Lèvi Della Vida e del filosofo Pietro Martinetti, che avevano già aderito al manifesto di Guido De Ruggiero e Benedetto Croce.

 

Ci corre l’obbligo attualizzare quest’importante segnalazione culturale

in riferimento ad avvenimenti perniciosi ultimi di indebita e smaccatamente putrida demagogia e funesta operazione di purga storico-culturale di stampo leninista

che qualche amministrazione comunale italiana, nonostante l’isolamento in cui si è ingabbiata con il suo tracotante fanatismo a pro di una feroce politica di razzismo sociale e di folle fobia antinazionale

ha già operato o si accinge a fare.

Citiamo i blasfemi casi delle amministrazioni comunali

di Roma e di Mantova

in riferimento a Mussolini e a personalità di rango della cultura che ebbero parte nella Legge sulla razza quale (non bilanciata) risposta alla codificazione pluridecennale del razzismo sionista

(allora e purtroppo ancora oggi impropriamente e scorrettamente reso sinonimico con ebraico, a beffa e danno degli ebrei di Palestina e degli europei di origini ebraiche, in particolare quelli che non sono stati e non sono sionisti).

 

Neppure Croce, Pacciardi, Saragat e i fanatici Nenni, Terracini, Togliatti,  Valiani

e gli altri capi storici dell’antifascismo avevano mai pensato di mettere in atto un’aberrazione simile, per quanto ci è dato a conoscere.

 

 

Ci voleva la feccia della feccia di questi forsennati e invasati “nuovi partigiani” per arrivare a simili sciagurate carnevalate.

 

Stiamo vivendo in Italia tristi giorni di totale abbrutimento morale e culturale, in cui una manciata di piccoli, insignificanti demagoghi di depravata onestà intellettuale, istigati e spalleggiati da tristi, corrivi alti rappresentanti delle Istituzioni,

si sono lanciati in una sordida speculazione elettorale

e a tal fine hanno operato e stanno operando, utilizzando i ruoli rappresentativi e amministrativi pubblici che rivestono, per  tentare di  rinfocolare divisioni odi e orrori che accompagnarono e seguirono la resa senza condizioni, la disfatta e la guerra civile ancora

lentissimamente e parzialmente metabolizzati e storicizzati.

Anziché dedicare in tutto e per tutto le loro energie al futuro dei giovani e alla soluzione dei problemi che affliggono le loro città.

 

A tutto ciò rispondiamo con fermezza no 

e a questi  individui diamo un preciso altolà.

Un preciso altolà ai ribaldi mattarelli d’ogni risma.

 

Questi spudorati spazzati via dalla rivoluzione elettorale che hanno cercato in modo così depravato di osteggiare 

pensino ad amministrare al meglio le loro città, se ne sono in grado,

e non tentino ulteriormente di infangare la storia  italiana

e di offrirla al pubblico dileggio

e al mercato delle deliberazioni

che ogni futura amministrazione di diverso orientamento politico potrebbe  assumere di volta in volta a suo piacimento. – DomenicoCambareri

 

 

È MORTO GHERARDO GNOLI ORIENTALISTA E STUDIOSO DELLE RELIGIONI ROMA – È morto Gherardo Gnoli, orientalista e presidente della Società italiana di Storia delle Religioni. Studioso di fama internazionale, Gnoli era nato a Roma 75 anni fa. Rettore dell’ Orientale di Napoli, è stato titolare della cattedra di Storia religiosa dell’ Iran e dell’ Asia centrale alla Sapienza di Roma. Successe a Giuseppe Tucci alla presidenza dell’ Istituto Italiano per l’ Africa e l’ Oriente. Accademico dei Lincei e accademico di Francia, Gnoli ha scritto e curato molte opere dedicate alla religiosità iranica, al mazdeismoe allo zoroastrismo che sono state tradotte in varie lingue
E’ morto Gherardo Gnoli. E l’Isiao? | Filellenihttps://filelleni.wordpress.com/2012/03/08/e-morto-gherardo-gnoli-e-lisiao/ Copia cache8 mar 2012 – Gherardo Gnoli è morto ieri sera. Ricordiamo il gran … L’Isiao è nato nel 1995 per la fusione di due gloriose istituzioni della Repubblica: l’Ismeo, Istituto italiano per il Medio e l’Estremo oriente fondato da Giuseppe Tucci nel 1933, e l’Iia, l’Istituto italo-africano fondato nel 1906. Porta un’eredità di studi sulle …

Gherardo Gnoli – Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Gherardo_Gnoli CopFratello del sanscritista e indologo Raniero Gnoli, Gherardo Gnoli è stato un iranista di fama internazionale, socio dell’Accademia dei Lincei, accademico di Francia, di Russia e di Ungheria, e membro d’onore della Société Asiatique di Parigi, dell’Ancient India and Iran Trust di Cambridge e dell’Institut de France.
In ricordo del prof. Gherardo Gnoli | Società Italiana di Storia delle … sisr.unime.it/prof-gherardo-gnoli/ Copia cache13 mar 2012 – Ricordo del Prof. Gherardo Gnoli. Il Presidente della Società italiana di Storia delle religioni, Prof. Gherardo Gnoli, è mancato all’affetto dei suoi Cari e dei … Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 1975; Sitara-i-Imtiaz (‘Star of Distinction’) della Repubblica Islamica del Pakistan; …

LA VITA DI GHERARDO GNOLI E L’ORIENTALISMO ITALIANO …

-www.corriere.it › Opinioni › Lettere al Corriere  Sergio Romano
Domenica 18 marzo 2012Nel duomo di Cagli, in occasione della cerimonia funebre per la scomparsa del professor Gherardo Gnoli, hanno preso la parola varie persone legate a lui e alle istituzioni che ha diretto o vissuto. Tutti, e in particolare l’ambasciatore Amedeo De Franchis, attuale presidente dell’«Associazione amici dell’Isiao», hanno ribadito la volontà (e anche la promessa fatta allo scomparso) di individuare presto le vie tecnico-economiche più adatte a dare una nuova vita all’Ismeo, proseguendone l’azione e salvaguardando patrimoni materiali e immateriali.

Adriano Rossi ,

Caro Rossi,
I lettori ricordano forse di avere letto su questa pagina qualche risposta dedicata alle battaglie di Gherardo Gnoli per la salvezza dell’Ismeo (Istituto italiano per il Medio e l’Estremo Oriente) fondato dal filosofo Giovanni Gentile nel 1933. Gnoli ne aveva ereditato la presidenza da Giuseppe Tucci e da Sabatino Moscati in un periodo in cui, per ragioni di lavoro, avevo occasioni frequenti di incontrare alcuni fra i maggiori rappresentanti dell’orientalismo italiano. So che non è facile parlare dei loro studi e trasmettere ai lettori il fascino delle loro ricerche. Ma Gnoli, Tucci e Moscati riuscivano a comunicare un entusiasmo a cui i loro interlocutori non potevano restare insensibili. Tutti e tre avevano dell’orientalista le principali caratteristiche: la conoscenza di antiche lingue, una pronunciata vocazione allo studio della spiritualità umana, un insaziabile appetito per i documenti originali e l’energia dei grandi esploratori. Gnoli si votò all’orientalismo quando, ancor prima di terminare il liceo, decise di apprendere il copto e l’ebraico. Era attratto dal misticismo ebraico e da quella riflessione speculativa sulla fede religiosa che fu chiamata gnosticismo e giunse a Roma fra il primo e il terzo secolo dopo Cristo. Da allora gli studi di Gnoli divennero una sorta di domino in cui ogni tessera allungava e allargava il gioco in direzioni impreviste. Dopo il copto e l’ebraico decise che gli era necessaria la conoscenza dell’aramaico. Dopo la scoperta dei manoscritti del Mar Morto e i viaggi in Palestina, volle studiare l’arabo con Francesco Gabrieli, uno dei maggiori arabisti italiani. Dopo essere approdato dalle città aramaiche all’antico Iran e allo studio della religione di Zoroastro, capì che ogni ulteriore ricerca richiedeva la conoscenza dell’avestico, del pahlavico e del neopersiano. Dall’Iran dovette necessariamente passare in India e in Afghanistan. La mappa dei suoi viaggi attraverso le culture e le religioni orientali non aveva confini statali e non misurava l’importanza degli Stati, come nelle teorie geopolitiche, dalla collocazione e dimensione del loro territorio. Era una mappa di movimenti spirituali che Gnoli contribuì a disegnare inseguendo la loro diffusione e reciproca contaminazione in una vasta area che va dalla Mesopotamia all’India e all’Afghanistan. La congiunzione fra due rami dei suoi studi (quello ebraico e quello iranico) avvenne quando scoprì l’esistenza di iscrizioni giudeo- persiane e poté gettare maggiore luce sulla presenza di comunità ebraiche in Afghanistan. Lo studioso era anche un instancabile organizzatore culturale. Quando divenne rettore dell’Istituto Orientale di Napoli, trasformò la vecchia scuola dei gesuiti, creata per la formazione dei missionari cinesi, in una università moderna dove gli studi tradizionali servono anche alla formazione di personale diplomatico e di operatori economici. Quando assunse la presidenza dell’Ismeo e poi dell’Isiao (nato dalla fusione con l’Istituto italo-africano) proseguì la politica degli scavi archeologici e della collaborazione con le università straniere; sino a quando le grandi crisi politiche della regione a cui aveva dedicato i suoi studi e le magre risorse provenienti dai bilanci pubblici resero sempre più difficile l’esistenza della casa fondata da Giovanni Gentile e Giuseppe Tucci. Il miglior modo di rendergli onore nel momento della sua morte è quello di ricordare al governo e ai mecenati (ne esistono ancora?) che l’Isiao è un capitolo di storia culturale italiana e che certi investimenti non possono essere valutati sui tempi brevi o misurati col calcolo dei vantaggi immediati.

Cagli perde il Professore E’ morto Gherardo Gnoli – Il Resto del Carlino www.ilrestodelcarlino.it › Pesaro Copia cache di Mario Carnali. Si è spento lo studioso Gherardo Gnoli. Cagli (Pesaro Urbino), 9 marzo 2012 – CON profondo cordoglio, la città di Cagli ha appreso ieri la perdita … d’oro di San Marco”; 1974 Medaglia d’oro dei Benemeriti della Scuola, Cultura e Arte; 1975 Grande Ufficiale dell’Ordine del Merito della Repubblica italiana; …

Italia-Iran: convegno a Teheran ricorda orientalista Gnoli

Italia-Iran: convegno a Teheran ricorda orientalista Gnoli
 Gherardo Gnoli
Roma – Non solo business ma anche cultura nei rapporti fra l‘Iran e i partner internazionali. Giovedi’ 23, lIsmeo (Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente) organizza a Teheran con la Sie (Societas Iranologica Europaea), l’ambasciata d’Italia in Iran e il Centro della Grande Enciclopedia Islamica il convegno “The Idea of Iran”, in memoria dell’orientalista Gherardo Gnoli a cinque anni dalla sua scomparsa. Il convegno, cui partecipano studiosi italiani ed europei, si terra’ nella sede di Teheran della Grande Enciclopedia, alla presenza dell’ambasciatore italiano Mauro Conciatori. Si tratta del primo convegno scientifico organizzato dalla Sie in terra d’Iran.
Per l’occasione e’ stata allestita una mostra fotografica che presenta agli studiosi iraniani il nuovo Ismeo (fondato nel 2012) anche nel suo ruolo scientifico e ideale di erede dell’Ismeo fondato nel 1933 e dell’Isiao (fondato nel 1995), che il professor Gnoli diresse per decenni e che sono ben noti in Iran per i grandi contributi nel settore dei beni culturali del Paese. Oltre ai piu’ noti interventi a Persepoli e Esfahan, fu l’Ismeo a condurre le prime attivita’ di ricerca e scavo nel sito protostorico di Shahr-e Sokhte, la “citta’ bruciata” del Sistan fiorita nel III-II millennio avanti Cristo. In quest’ultima regione l’accordo culturale Iran-Italia 2015-2018 prevede una missione archeologica congiunta irano-italiana con Ismeo e Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’.
“Mi sembra estremamente significativo che Gherardo Gnoli, a cinque anni dalla sua precoce scomparsa, venga ricordato con un convegno a Teheran, in una sede prestigiosa come quella della Grande Enciclopedia Islamica” ha detto il presidente dell’ISMEO, Adriano Rossi. “Lo ricordano – ha aggiunto – istituzioni che furono a lui molto care e nel quadro di un rinnovato rapporto di collaborazione scientifica con un Paese da lui molto amato”.
Iranista e storico delle religioni, Gnoli fu tra l’altro anche rettore dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli dal 1970 al 1978. Dal 1993 al 2008 insegno’ Storia religiosa dell’Iran e dell’Asia centrale presso l‘Universita’ di Roma La Sapienza. 

MIO PADRE BUDDA

Giuseppe Tucci, il fondatore dell’ orientalistica italiana, nacque cento anni fa, a Macerata. Il 7 e l’ 8 giugno, a Roma, a Palazzo Brancaccio, sede dell’ Istituto Italiano per il Medio e Estremo Oriente, sorto nel 1933 per suo volere e con l’ appoggio di Giovanni Gentile -non per un divisamento politico ma per un disegno scientifico e culturale- si svolgerà un convegno di studi sulla sua figura; dico figura perché se avessi detto sulle sue opere la dizione sarebbe stata incompleta dato che Tucci è stato uomo di pensiero e anche di azione, come si usava dire una volta e non si dice più. Forse perché non è policamente corretto? Tucci comunque era orgoglioso del fatto che in Asia lo chiamassero “l’ archeologo da cinquanta chilometri al giorno”. Infatti camminava, esplorava: cinquanta chilometri al giorno percorsi a piedi su per le montagne più alte del mondo, per le valli del complesso himalayano, per conoscere la realtà umana nel suo presente e nel suo passato. Lunedì sarà commemorato solennemente in Campidoglio da Sabatino Moscati e da Gherardo Gnoli, che oggi presiede l’ Ismeo, come il fondatore dell’ orientalistica italiana. Ed è vero. tutti noi che ci siamo occupati di Oriente, abbiamo subito la sua influenza, il suo fascino, siamo stati suoi allievi, molto orgogliosi di esserlo perché, devo dire la verità, non è che l’ orientalistica italiana fosse molto apprezzata internazionalmente: non avevamo grandi scuole, non avevamo una tradizione coloniale e dei possedimenti “nostri” da esplorare, come per esempio i francesi in Indocina. Tucci però era l’ unico italiano della mitica generazione di studiosi-avventurieri -o avventurosi?- che nei cinquant’ anni a cavallo tra il nostro secolo e l’ Ottocento andarano in giro per il mondo non a conquistare ma a cercare di capire civiltà e culture diverse: Paul Pelliot, John Marshall, Sven Hedin, Schlumberger, Stein, e Tucci, appunto, proprio l’ italiano Tucci. Certo, io ho conosciuto Giuseppe Tucci e l’ ultima volta che mi sono intrattenuta a lungo con lui è stato nell’ ottobre del 1983, poco prima che morisse, così quell’ incontro è stata una cerimonia degli addii, con tutte le crudezze che comporta un commiato che si sa definitivo. In lui, la barriera tra la vita e la morte era diventata sottile come quei fogli di carta riso che i cinesi mettono alle finestre e che il sole e la pioggia rendono diafana, addirittura immateriale, fino al punto che la carta non c’ è più, inavvertitamente si dissolve. e non c’ è più dentro, non c’ è più fuori, non c’ è più vita, non c’ è più morte, ovvero non si distinguono, sono nella stessa luce e nella stessa aria. La carta sottile che in Tucci divideva ancora vita e morte era sul punto di dissolversi, lo percepivi, lo percepiva anche lui. Però era ancora combattivo, oserei dire avventuroso, anche se immobilizzato su di una sedia a rotelle, nella sua casa di San Polo dei Cavalieri, tra i monti della Sabina. Ricordo che gli chiesi se rimpiangeva la sua vita di un tempo che era stata un continuo andare e lui mi rispose, orgogliosamente, anche se era avvertibile una nota di rimpianto nella sua voce che “la gente non può capire ma è su questa sedia, in questa stanza che ho fatto le più importanti scoperte della mia vita”. Stava leggendo i Vangeli, in quei giorni, ma a modo suo, interpretandoli con la sua scienza e esperienza. Ci tenne a chiarire però di non essere cristiano, ma buddista. Mi disse “Credo di essere stato il primo buddista italiano”. E passò a raccontare della sua giovinezza, della eccezionalità delle scelte fatte nel lontano 1909 da un ragazzo di Macerata che tutti chiamavano “il folle”. Riporto le parole di Tucci, così come le trascrissi allora: “Mi consideravano pazzo perché avevo la fissazione dell’ Oriente, della Cina, dell’ India. E anche un’ altra fissazione, quella di San Tommaso, della sua Summa. A quindici anni ho cominciato a studiare da solo, prima sanscrito, poi tibetano, poi cinese. Da solo perché non c’ erano maestri di orientalistica in Italia. Ho cercato poi di spiegarmi il perché di questa mia attrazione per l’ Oriente ma è stato vano. Allora mi sono reso conto che nella vita le cose più importanti sono i sogni, le fantasie, guai se non ci fossero…In quegli stessi anni sono diventato buddista perché ho capito che il buddismo liberava il nostro pensiero dalle briglie imposte da Aristotele, però di queste mode di guru del giorno d’ oggi, diffido e se qualcuno viene da me a chiedere consiglio, io gli dico che è inutile il pellegrinaggio in India, che tanto vale andare nei nostri luoghi di ascetismo, sul monte La Verna di San Francesco, dai trappisti”. A lungo Tucci i cui interessi scientifici hanno sempre rivelato una convergenza tra storia del pensiero e delle religioni, sostenne quel giorno la sua idea che dovessero crollare le barriere tra religioni, tra Europa e Asia. “Io non parlo mai di Europa e di Asia ma di Eurasia”, mi disse, “non c’ è avvenimento che si verifichi in Cina o in India che non influenzi noi e viceversa, così è sempre stato. Il cristianesimo ha portato delle modifiche nel buddismo, il buddismo ha influenzato il cristianesimo, i rispettivi Pantheon si sono più o meno percettibilmente modificati…” Aveva un altare buddista tibetano nella grande stanza di soggiorno che guardava sui monti della Sabina, e un crocefisso spiccava su di una parete. “Buddismo e cristianesimo sono due grandi costruzioni del pensiero religioso e filosofico, tutto sta a interpretarle in maniera non conformista e io tento, ho tentato di farlo. Il resto non conta”. Mi raccontò di come avesse deciso di distaccarsi dai suoi libri, dalla sua preziosissima raccolta di testi tibetani donati alla Biblioteca dell’ Ismeo: “Non li volevo più vedere intorno tutti quei libri. Mi sono detto: ma perché devo essere perseguitato da tutta questa gente, da quello che questa gente ha scritto? Devo lavorare d’ ora in poi con la mia testa, con i miei pensieri, i miei sogni. Leggere, studiare, è un continuo inseguire, come si inseguono gli animali. Si braccano i pensieri altrui per arrivare poi a comprendere che tutti, alla fine, dicono la stessa cosa”. Gli obiettai che era difficile ridurre tutto all’ unicità e lui mi rispose. “E’ stato un percorso molto duro ma che alla fine si è rivelato estremamente semplice. Vede, tutte le civiltà non sono che degli insetti. Noi occidentali crediamo nella storia, siamo totalmente immersi nella storia. Gli orientali non se ne curano…Noi abbiamo la concezione radicata che il tempo scorra ma bisogna distaccarsene, capire che il futuro non esiste, neanche il passato, tutto è presente”. Ricordo che obiettai ancora che era difficile questa concezione per la gente comune e allora Tucci rispose con rabbia: “La gente comune è volgare. Tutto quello che è comune è volgare. Si emerge con fatica, con pena e anche con molto rischio personale. Ho visto asceti indiani emergere dalla meditazione e ho avuto paura: E’ come un senso di panico sacro , questa paura di cui parlo. Incute paura chi riesce a varcare i limiti”. Il Tucci che io ricordo, nel giorno in cui gli dissi addio, era un uomo che non nascondeva-perché mai avrebbe dovuto?-la sua irritazione per i tanti studiosi, i tibetologi e gli indianisti che si recavano in visita al suo eremo e lo stancavano con la puntigliosa precisione dei loro quesiti. Lui sognava soltanto i bivacchi d’ Oriente e mi raccontò delle lunghe notti trascorse all’ addiaccio a parlare con amici, colleghi, guide e portatori, sempre e soltanto di religione: “Questo è l’ argomento là, non la politica, non la cultura, non la filosofia, non questi insetti…” mi disse. Oggi qualcuno dirà che forse sarebbe stato meglio ricordare prevalentemente il Tucci che ha insegnato cinese e tibetano all’ università di Calcutta, che ha esplorato il Tibet, che ha diretto missioni archeologiche in Pakistan, Afghanistan, Iran, Nepal, riportando alla luce insigni monumenti di grande importanza storica, che è stato eletto alla Societè Asiatique, alla British Academy, che ha ricevuto in India il premio Nehru, che ha scritto libri come Tibet ignoto, A Lhasa e oltre La via dello Swat. Io invece ho parlato solo dell’ ultimo Tucci, di quello che incute paura perché è riuscito a varcare i limiti, a”indiarsi”. Mi disse quel giorno Tucci: “Non si possono comprendere i riti buddisti se non si è “indiati”, cioè chi non è Dio non può venerare Dio. Il Cristianesimo l’ ha intuita questa verità buddista, penso alla Comunione, il sangue,il vino, il pane, l’ ostia. Comunicandosi il cristiano si “india” ma questa intuizione non è stata portata avanti, non si è dematerializzata completamente fino a diventare pura astrazione di un concetto grande, cosmico. Perché, vede, la religione è universale, le religioni no. Bisogna arrivare alla religione cosmica, la nostra religione eurasiatica, e varcare i limiti, “indiarsi” davvero”.

    RENATA PISU

 

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Manicheismo – Fondazione Valla

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Il Manicheismo

a cura di Gherardo Gnoli
con la collaborazione di Carlo G. Cereti, Luigi Cirillo, Riccardo Contini, Serena Demaria, Claudia Leurini, Enrico Morano, Antonello Palumbo, Sergio Pernigotti, Andrea Piras, Elio Provasi, Aloïs van Tongerloo, Alberto Ventura, Peter Zieme

Musicista e pittore, iranico di padre e di madre, Mani nacque nel 216 d.C. in Mesopotamia. La sua predicazione, che si de finiva una «Religione della Luce» o «La Speranza di Vita», aveva origini cristiane, gnostiche, buddiste, zoroastriane e si fondava sull’esistenza di due principî opposti: il Bene Assoluto e il Male Assoluto. La sua religione si diffuse nel l’Africa settentrionale, in Egitto, in Siria, in Dalmazia, in Gallia, in Spagna, in Arabia, in India, in Cina, coprendo un territorio più vasto di quello di qualsiasi altra fede. Poi egli venne perseguitato, imprigionato e condannato a morte: ma, ancora nel XIV secolo, cinque o sei milioni di manichei sopravvivevano in Cina.
Questa grande raccolta in quattro volumi, pubblicata dalla Fondazione Valla, comprende scritti in greco, latino, arabo, turco, cinese, iranico, copto, siriaco, tra i quali le recentissime scoperte papiracee, che hanno completamente cambiato la nostra conoscenza del Manicheismo. Curata da Gherardo Gnoli, con la collaborazione di una équipe di studiosi specialisti delle diverse lingue, essa non ha equivalenti in nessuna lingua europea.
Gherardo Gnoli è stato professore ordinario di storia religiosa dell’Iran e dell’Asia Centrale alla Sapienza Università di  Roma, e  presidente dell’Istituto Italiano per  l’Africa e l’Oriente (IsIAO).
Carlo G. Cereti insegna filologia, storia e  religione dell’Iran alla Sapienza Università di Roma.Luigi Cirillo insegna storia del cristianesimo all’Università L’Orientale di Napoli.
Riccardo Contini insegna filologia semitica all’Università L’Orientale di Napoli.
Serena Demaria insegna storia delle religioni all’Università di Bologna.
Enrico Morano è stato borsista dell’IsIAO presso l’Accademia delle  Scienze di  Berlino e Brandeburgo, e Research Assistant del SOAS Manichaean Dictionary Project a Cambridge.
Antonello Palumbo è docente di religioni della Cina alla School of Oriental and African Studies di Londra.
Sergio Pernigotti insegna egittologia e lingua e letteratura copta all’Università di Bologna.
Andrea Piras insegna storia religiosa del mondo iranico all’Università di Bologna.
Elio Provasi è professore associato di filologia iranica all’Università di Pisa.
Aloïs van Tongerloo è specialista di testi uiguri e cinesi all’Università Cattolica di Lovanio.
Alberto Ventura è professore ordinario di islamistica all’Università L’Orientale di Napoli.
Peter Zieme è specialista di  lingua turca uigura presso l’Accademia delle  Scienze di Berlino e Brandeburgo.
VOLUME I – MANI E IL MANICHEISMO
a cura di Gherardo Gnoli con la collaborazione di Luigi Cirillo, Serena Demaria, Enrico Morano, Antonello Palumbo, Sergio Pernigotti, Elio Provasi, Alberto Ventura, Peter Zieme
VOLUME II – IL MITO E LA DOTTRINA. I TESTI MANICHEI COPTI E LA POLEMICA ANTIMANICHEA
a cura di Gherardo Gnoli con la collaborazione di Carlo G. Cereti, Riccardo Contini, Serena Demaria, Sergio Pernigotti, Andrea Piras, Alberto Ventura
VOLUME III – IL MITO E LA DOTTRINA. TESTI MANICHEI DELL’ASIA CENTRALE E DELLA CINA
a cura di Gherardo Gnoli con la collaborazione di Carlo G. Cereti, Enrico Morano, Antonello Palumbo, Elio Provasi, Aloïs van Tongerloo, Peter Zieme
di prossima pubblicazione:
VOLUME IV – I RITI, LA POESIA E LA CHIESA
a cura di Gherardo Gnoli con la collaborazione di Carlo G. Cereti, Serena Demaria, Claudia Leurini, Enrico Morano, Antonello Palumbo, Sergio Pernigotti, Andrea Piras, Elio Provasi, Aloïs van Tongerloo, Alberto Ventura