15 Giugno 2020 – Il presente articolo è stato scritto l’otto giugno, ma abbiamo deciso di pubblicarlo solo dopo l’apertura degli “stati generali” organizzati dal Presidente del Consiglio. Esso mantiene tutto intatto il valore del contenuto e delle indicazioni, linee di forza necessitante e non mere proposte e aspettative oniriche, che abbiamo ritenuto di dovere presentare nel pieno convincimento delle valutazioni strategiche e politiche a cui siamo pervenuti da tempo. Convincimento che, nelle ulteriori dinamiche internazionali e negli sciagurati accadimenti interni, trova purtroppo ulteriore conferma.
I preliminari e le precisazioni quali digressioni e decontestualizzati presenti nell’articolo riportano sempre al cuore dei problemi che schiacciano l’Italia e sostanziano i contenuti dell’articolo non lasciandoli sospesi a mezz’aria. Essi sono da considerare a tutti gli effetti delle doverose premesse e puntualizzazioni a cui non ci si può sottrarre: non possono essere in alcun modo tacitate. Per i contesti e gli antecedenti, cercare nel sito e sulle riviste di settore.n
Sviluppo tecnologico e finestra sull’abisso. La condizione estrema dell’Italia. Leonardo dovrà triplicare in 10 anni le sue proporzioni
La data odierna ci accompagna in positivo con la notizia che Leonardo (ex Finmeccanica) ha accresciuto la su partecipazione azionaria in Avio, portandola al 29,63%. Cosa già auspicata da parte nostra, visto che Avio è (co)progettista e (co)produttore di motori e turbopompe per lanciatori di satelliti e missili. Avio è direttamente coinvolto nella produzione dei lanciatori di satelliti Vega per orbite Low Earth Orbit (unico progetto di missili vettori europeo in cui l’investimento italiano supera il 60%), Cammer er, Aster e coproduzione europea del lanciatore pesante francese Arianne.
Le dinamiche mondiali entro e al di fuori del G20 davanti alle conseguenze della pandemia in atto non si sono interrotte. Esse semmai hanno messo in risalto molte cose fra i running e i perdenti a livello mondiale.
In particolare, hanno posto in risalto l’estrema e cronica fragilità politica dell’Italia, per la grave carenza decisoria o decisionista e per le ininterrotte voragini finanziarie e debitorie del cinquantennale regime partitocratico, che, con il porre agli italiani d’imperio l’onere dei partiti pesanti, gli ha scaricato addosso un modello regionalistico-federalista con una sterminata sequela di voraci, corrotte, inutili, inefficienti, costosissime burocrazie politiche e amministrative.
Purtroppo, anche se l’UE e gli atri partner a noi più vicini continuano a chiederci riforme coraggiose, non si parla affatto di abbattere questo stato di cose. Si continua a preferire di colpire il ceto medio pubblico e non, da anni disossato e sottoproletarizzato, l’artigianato e le piccole e medie imprese, le attività professionali. Si è pronti ad aggredire ancora di più il sistema pensionistico e non si parla neppure minimamente di ripristinare l’equo impianto retributivo dei parametri, di riparametrare gli stipendi della magistratura e della dirigenza pubblica della nomenklatura di zecca marxista del DABABE (D’Alema, Bassanini, Berlinguer)e del TREBRUSAC (Tremonti, Brunetta, Sacconi) riportandoli a quelli dell’impianto equo, deconflittuale, armonico dei parametri. Neppure da lontano si accenna di riportare la materia regionale al potere legislativo nazionale al fine di ridurre le spese dei “parlamentini” regionali e dei loro “governi”, imponendo una retribuzione pari a quella di un dirigente pubblico della fascia di base e sottraendo in toto il Sistema Sanitario Nazionale e l’Ambiente alle bolge mafiose dei partiti e delle regioni.
Non solo, ma fermiamoci qui. Sempre ricordando che, per sottrarre l’Italia al potere della stratificata e corazzata mafia dei partiti, è indispensabile che le Forze Armate rinchiudano in isolamento camerale i parlamentari dei due rami del Parlamento fino all’approvazione di due leggi fondamentali, in adempimento del dettato costituzionale: quella sui partiti la loro democraticità la loro trasparenza e la loro non invadenza delle prerogative sovrane del potere legislativo, e quella sui sindacati sulla confisca del’80% dei loro beni mobili e immobili sui riscatti figurativi ai fini pensionistici e quella sulla predetta dirigenza mafiosa e sul non meno mafioso e falso “spoils system”: questo passaggio è chiave di volta di tutto, assieme al corollario di ulteriori determinazioni che da anni andiamo indicando. Sarebbe più che ridicolo tentare di tacciare questa auspicabile ma improbabile aspettativa come un incitamento alla sedizione militare: l’accusa si ritorcerebbe contro chi intenderebbe muoverla, magistrati compresi, visto che questo regime non è altro che la coagulata settantennale sedizione dei partiti contro il dettato costituzionale. I partiti hanno continuato a utilizzare le aule parlamentari quali famosi e sordidi lughi grigi al servizio delle loro camarille.
I contesti generali
Negli ultimissimi anni, oltre la Cina nel ruolo di colosso, e dell’India che la segue a ruota, altri Paesi hanno accresciuto sviluppo tecno-scientifico e industriale avanzato e perciò hanno conseguito sempre più accresciute autonomie produttive, a iniziare dai settori missilistico e spaziale. Da acquirenti, sono diventati sia autonomi produttori che esportatori, quindi competitori, in molti mercati mondiali. Più precisamentel di fuori dell’Europa e oltre i soliti e famosi nomi condensati nell’acronimo BRICS, abbiamo assistito al definitivo decollo della Corea del Sud come potenza industriale anche in questi ambiti, e di Turchia e Brasile. Almeno altri dieci Paesi del Primo, Secondo e Terzo Mondo (Taiwan, Iran, Pakistan, Sudafrica, Indonesia, Vietnam …) hanno sviluppato o stanno sviluppando in maniera rilevante il proprio Know how, sia pure con modalità settoriali. Tutto si è trasformato e nei prossimi anni si trasformerà con una velocità sempre più incontenibile.
Il Giappone ha rilanciato il suo impegno nella corsa tecnologica, spaziale e militare, in particolare come reazione all’egemonismo oceanico e continentale cinese. Così agiscono già da diversi anni Russia e USA, che stanno imponendo un ulteriore scenario nella corsa allo spazio, dei missili ipersonici e nel mercato dei satelliti. Il Regno Unito, colosso aeronautico, ha intrapreso strade parzialmente autonome, giacché la BAE rimane totalmente ancorata da un lato agli USA dall’altro all’Europa. Francia e Germania, con il Regno Unito, sono i partner di Airbus, colosso mondiale di velivoli di linea e da trasporto che gareggia con i giganti americani.
E l’Italia?
La cantieristica navale italiana, rappresentata soprattutto da Fincantieri, anche se consegue da molti anni affermazioni e crescite di vendite nel mercato mondiale grazie all’eccezionale bravura dei manager e dei progettisti, certo non potrà salvare l’Italia. Pure con la nuova alleanza realizzata dal primo gruppo italiano e europeo con la cantieristica francese (STX , di cui detiene il 50% delle azioni, e i Cantieri dell’Atlantico), per diventare un quasi incontrastato competitore mondiale.
L’Italia, il cui polo aerospaziale e elettronico è quasi per intero rappresentato da Leonardo (ex Finmeccanica), vive grazie alle coprogettazioni e coproduzioni europee dei caccia da difesa aerea. Tuttavia, non ha progettato e prodotto alcun aereo di linea e da trasporto, salvo l’aereo da trasporto tattico medio C27 J, buon aereo venduto però in pochi esemplari. Il contributo al Superjet 100 di linea russo è stato bloccato dalle sanzioni imposte dagli USA. Leonardo produce solo pannelli e componenti avioniche per conto di Boeing, Airbus, etc. Certo, sono presenti, come importanti nicchie, dei prodotti di particolare pregio e successo mondiale (radar e componenti di guerra elettronica, cannoni navali Otobreda e siluri sia nazionali che italo-francesi), ma delle rondini non fanno primavera.
Per di più, a causa della storica assegnazione di risorse molto, molto inadeguate alla Difesa, il mercato interno è rimasto quasi sottosviluppato.
Ci ha salvato l’esportazione. Esportazione sempre fanaticamente e ossessivamente ostacolata e combattuta dai pacifisti panciottisti e dagli eredi del PCI in tutte le salse.
Questi mercati esteri, per quanto abbiamo delineato in apertura, non potranno che ridursi già nell’immediato futuro in maniera drastica.
Nell’ambito del mercato mondiale delle esportazioni di materiale tecnologicamente avanzato, che è costituito quasi totalmente da materiale bellico e da materiale civile sotto controllo dell’intelligence, l’Italia ha la micro fetta di poco più del 2%, superata dalla Spagna e, con percentuali incomparabili, da Israele.
E’ dunque condizione ineludibile che l’Italia prenda coscienza di stare sull’orlo dell’abisso.
Il nostro Pese potrebbe, potrà scivolare in men che non si dica in un processo d’involuzione tecnologica, polverizzato dalla corsa dei vecchi e dei nuovi attori internazionali. Per condensare in pochissime parole il valore della posta in gioco, o Finmeccanica in meno di dieci anni dovrà almeno triplicare le dimensioni degli investimenti, delle produzioni e delle vendite, o saranno problemi enormi. Forse insormontabili.
Se questa nostra affermazione colpisce a freddo il centro del problema, aspettiamo che società di analisi e valutazione internazionale confortino o smentiscano questo giudizio. Fine della prima parte.