Politica ed economia: su sviluppo e cambiamento non solo demagogia ma anche una colossale impreparazione!

03 Settembre 2010

Albewrto Savastato

alberto.savastano@libero.it

 

IL CAMBIAMENTO? MA CON QUALI STRUMENTI PERSEGUIRLO?

 

Tutti lo vorrebbero, ma quanti per tutelare meglio gli egoistici interessi di parte più che per edificare il “Bene comune”? Inoltre, oltre alla volontà spesso non civilmente sana, mancano a tutti gli interlocutori le basi e gli strumenti per il cambiamento. Le metodologie tradizionali non sono più sufficienti anzi sono inefficaci per favorire lo Sviluppo del Paese

 

 

 

Sul palcoscenico del Meeting CL di Rimini è ormai sceso il sipario e in me, come forse anche in altri osservatori, è rimasta l’amarezza di un’occasione perduta: la grande speranza suscitata dallo stesso titolo della manifestazione ”Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore” che, purtroppo, è andata scemando man mano che gli eventi si susseguivano, fino a spegnersi del tutto a manifestazione terminata.
Trattandosi di CL, non ho avuto difficoltà a intendere nell’espressione “desiderare cose grandi” la ricerca d’idee e proposte per nuovi indirizzi e nuove convergenze e quindi la necessità di realizzare il CAMBIAMENTO, oggi più che mai, necessario al Paese in materia di Economia dello Sviluppo che poi si è rivelato, sostanzialmente, il tema caldo del Meeting.
Parimenti, non mi è stato difficile individuare nell’espressione “la natura del cuore” l’ “Umiltà”, il fondamento di tutte le virtù che Sant’ Agostino stesso riteneva necessaria per raggiungere la perfezione.
Se i valori cui si sono ispirati i promotori del Meeting di Rimini per qualificare gli obiettivi e i contenuti del convegno fossero gli stessi da me a me interpretati nell’analisi dianzi condotta sul titolo del convegno, in base al tenore degli interventi che si sono succeduti, mi sento di poter affermare, con tutta tranquillità, che siamo ancora anni luce lontani dalla meta.
Altro che “Umiltà” , “Nuove convergenze”, “Cambiamento”, “Economia dello Sviluppo”! Niente di tutto questo; ma soltanto risse, egoismi, invettive, alterchi, dispute ecc: nessun tentativo di accordo e, cosa peggiore, nessuna conclusione seria, condivisa e/o convergente.
Onde fugare nel lettore il legittimo dubbio che queste espressioni forti possano rappresentare unicamente il riflesso sgradevole di impressioni personali sugli eventi richiamati, mi sono
permesso, per dimostrare, al contrario la loro trasparente verità, di riportare nella nota n.11 i pronunciamenti integrali selezionati tra quelli dei più qualificati rappresentanti politici e dei più qualificati manager rappresentanti delle Parti sociali che sono intervenuti al meeting.
1 LE GRIDA
GIULIO TREMONTI: (Rimini Meeting di “Comunione e Liberazione” 25 Agosto c.m.)
….”Se vuoi i diritti perfetti nella Fabbrica ideale tu rischi che la Fabbrica va da qualche altra parte”…(Ministro Giulio Tremonti….”La crisi si acuisce ma i ricchi aumentano !
(Ferrero ospite di rai news del 26 Agosto c.m.)
PAOLO FERRERO (ASCA) – Roma, 26 ago – ‘
‘La cosa veramente disonesta è difendere i privilegi di pochissimi contro i diritti di tutti, come sostiene Marchionne”.
I SINDACI DEL VULTURE Potenza, 26 ago – (Adnkronos)
I sindaci del Vulture Melfese hanno deciso di convocarsi domani mattina alle 13 davanti ai cancelli della Fiat di Melfi (Potenza) per solidarietà ai tre lavoratori licenziati e reintegrati.
PAOLO SCARONI (ASCA) – Cortina, 26 ago
– Il patto sociale’? ”Marchionne non sta che proponendo quello che già avviene negli Usa, e non solo alla Chrysler”. Lo ha detto Paolo Scaroni, AD di Eni, a CortinaIncontra, ricordando tra l’altro che negli Stati Uniti alcuni stipendi sono stati ridotti del 30, perfino del 40 per cento. Per Scaroni, dunque, la strada del patto sociale ”è obbligatoria”. Il che non significa arrivare alla cogestione tedesca, che ”appartiene ad epoche diverse”
LANDINI su Yahoo Italia Notizie Roma, 26 ago. (Adnkronos)
”Le cose che Marchionne non dice sono le incertezze reali sui programmi di sviluppo …non dice che Termini Imerese si chiude e che a Pomigliano si costituisce una ‘newco’ che va contro i diritti dei lavoratori e delle leggi. Non spiega quali sono i progetti per gli stabilimenti italiani e quali prodotti ogni stabilimento farà. Dice solo di andare avanti, senza essere disponibile a parlare di progetti. Noi siamo disponibili al confronto sulla programmazione degli stabilimenti e del lavoro, ma diciamo no ai diktat. Noi ci teniamo più di Marchionne a produrre auto in Italia, mentre la Fiat può produrre anche altrove”……Non e’ vero che per produrre di più bisogna cancellare i diritti dei lavoratori”.
SERGIO MARCHIONNE – Yahoo Italia Notizie 26 Agosto 2010
“Gli accordi stipulati devono essere effettivamente applicati. Se no è il caos. Non credo sia onesto usare i diritti di pochi per piegare i diritti di molti”,
-Non è possibile difendere i sabotatori
-Serve un Patto sociale; basta lotte tra padroni ed operai
GUGLIELMO EPIFANI:
Pronto ad incontrare Marchionne, ma sta sbagliando.
RAFFAELE BONANNI (Libero- news, IT)
Coinvolgere i lavoratori nell’indirizzo e nel controllo della Fiat, come già avviene in Germania e a Detroit. Bonanni ha domandato “una risposta chiara” sulla possibilità di introdurre nuove forme di partecipazione dei lavoratori “se non con il possesso di azioni, almeno nell’indirizzo e controllo, per poter avere accesso ai dati dell’azienda, esprimendosi su cosa va bene e cosa no, e, su quest’ultimo punto, avere ulteriori poteri. Altrimenti il progetto Fabbrica Italia partirebbe con basi non troppo forti”.
Sacconi (Libero-news, IT)
Sacconi riprende la proposta di Bonanni e rilancia:”I lavoratori partecipino agli utili”.
Il tono stesso di questi pronunciamenti è stato letteralmente gridato dagli uni in faccia agli altri, tanto che non ho esitato ad intitolarli nella nota come “Le Grida” per la loro assonanza a quelle più famose di manzoniana memoria.
Con moltissima buona volontà si potrebbe, forse, anche ipotizzare che in un clima così rovente e di totale renitenza, come quello determinatosi a Rimini, due concetti siano potuti assurgere a temi di concentrazione di interessi: “Patto sociale” e “Cambiamento”. E’ totalmente da escludere, tuttavia, che a ciò si sia potuti giungere in funzione di una pur minima base dialettica condivisa. A Rimini è prevalsa sempre e soltanto la rivendicazione unilaterale e contrapposta degli egoistici interessi di parte.
In altri tempi, ho descritto questo fenomeno di divergenza culturale – che a Rimini ha raggiunto, in verità, livelli molto pervasivi – come segue: “I Politici e gli Attori dello Sviluppo hanno compreso che le metodologie tradizionali non sono più sufficienti anzi sono inefficaci per favorire lo Sviluppo. Si avverte, e non lo si dice, la necessità di procedure nuove, più performanti e, tecnicamente, più consone alla bisogna. Ma, non conoscendole o volutamente ignorandole, i rappresentanti dei settori produttivi e delle parti sociali e delle istituzioni rinviano “sine die” l’inizio del tanto cercato Cambiamento. (vedi sopra le dichiarazioni di Landini).
Oggi, però, i lettori che mi seguono e coloro che mi conoscono, sanno molto bene che, dal lontano 1982 (dopo le mie dimissioni dal Nucleo di Valutazione degli investimenti pubblici del Ministero del Bilancio e della Programmazione economica), non smetto di affermare non per animosità ma per coerenza di approccio e di impostazione scientifica, in qualsiasi occasione, che le procedure che possono far fronte in modo appropriato alle problematiche tecniche dello Sviluppo esistono. Esse sono state elaborate e proposte al mondo e via via rafforzate nella validità delle esperienze applicative fin dai primi anni ’50 da Centri, Organizzazioni e Organismi finanziari internazionali. Si tratta delle Metodologie dell’Economia dello Sviluppo, ad oggi non ancora superate ed universalmente ritenute di elevato livello di affidabilità tecnica e attendibilità scientifica.
Per queste ragioni, cioé alla luce di queste analisi sulla realtà politica economica imprenditoriale e sociale italiana, sorgono quindi, spontanee e inevitabili, due domande:
• Perché i Politici e i Manager pubblici e privati non hanno utilizzato in maniera sistematica e generalizzata le Metodologie dell’Economia dello Sviluppo, preferendo da sempre il ricorso a metodologie improprie che non consentono di accertare preventivamente la capacità del progetto di produrre valore aggiunto (Redditività) finanziario e sociale
• Perché i Politici e i Manager pubblici e privati hanno da sempre approvato e realizzato progetti d’investimento pubblici o privati, produttivi, infrastrutturali e sociali senza preoccuparsi di accertarne preventivamente la redditività ed esponendoli, pertanto e in primis, a elevati rischi di insuccesso e con la grave conseguenza di sperperare le risorse finanziarie pubbliche e private loro allocate?
Colposa e/o e dolosa che sia, quest’attitudine dei Politici e Manager pubblici e privati si è tradotta in una vera e propria azione di cronica messa a repentaglio della crescita economica e sociale del Paese.
Poiché dal dibattito sviluppato su Pomigliano, d’Arco, Melfi o Fabbrica d’Italia è emersa chiaramente l’esistenza variegata di ridotti livelli di maturità culturale e metodologica in materia di Sviluppo, è oggettivamente difficile capire quali e quanti significati le diverse Parti sociali possano attribuire al tanto evocato
Cambiamento.
“CAMBIAMENTO”
1. Se per Cambiamento dovesse intendersi, come spesso è accaduto in passato, una modifica delle regole in essere in direzione del rafforzamento degli interessi unilaterali delle singole Parti, l’attuale inutile e rumorosa babele tecnico-metodologica è destinata a perpetuarsi in eterno;
2. Se, invece, per Cambiamento si dovesse intendere, come dovrebbe essere, una elevazione generale del livello culturale e metodologico in materia di Sviluppo, la via obbligata passa attraverso la conoscenza, la diffusione e l’applicazione generalizzata dei principi scientifici dell’Economia dello Sviluppo.
Conclusivamente, se si vogliono colmare gli anni luce di distanza culturale e metodologica che, in Italia, ci separano da una moderna cultura dello Sviluppo e realizzare seriamente il “CAMBIAMENTO”, sarà necessario:
1. Promuovere e realizzare, a livello centrale e periferico dello Stato, un robusto ed ampio programma di informazione popolare, di formazione, di perfezionamento e di specializzazione professionale in discipline dell’Economia dello Sviluppo;
2. Promuovere e realizzare, parallelamente,in favore delle stesse Istituzioni un robusto ed ampio programma di “Institution building” che consenta e agevoli il trasferimento a dette istituzioni del giusto now how metodologico dello Sviluppo;
3. La realizzazione di entrambi questi programmi dovrà essere intesa e fungere, con necessarie misure preparatorie e di accompagnamento, da preliminare e indispensabile promulgazione di una vera e propria Legislazione organica dello Sviluppo ispirata e conforme ai principi tecnici, metodologici e scientifici dell’ Economia dello Sviluppo”.

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