Vizi privati e pubbliche virtù. L’agenda internazionale stritolata dall’inconcludente opposizione

16 Febbraio 2011

rilanciato il 24 Febbraio 2011

Domenico Cambareri

 

I problemi nazionali e la scena internazionale non possono aspettare -Disincantata analisi e coincidenze significative con il Colle – Che si lasci governare chi deve governare e si ponga fine all’attacco mediatico-politico – Tutti i giornalisti comincino a fare il loro mestiere  con rigore – L’opposizone trovi prima in cuor suo una credibilità nell’azione che le spetta  e un ruolo di autoricostruzione efficace e propositiva – Basta con la rincorsa del potere per il potere – Si al dopo Berlusconi, ma dopo che il governo finirà di governare – L’opposizione si prepari prima a farlo con programmi credibili e lo dimostri, consegua poi  vittorie elettorali – Si ponga fine a speculazioni scellerate che, se attuate, sconvolgerebbero il quadro istituzionale e politico

 

L’opposizione senz’anima e senza identità impone a Berlusconi di governare?

 

Non è la prima volta che constatiamo che quanto scriviamo, giorni dopo, risulti, in via del tutto accidentale, espresso in passi di messaggi o dichiarazioni presidenziali. La cosa non può che farci piacere e, atteso di individuare queste posizioni del colle come condizioni di equità e di superamento e non coinvolgimento nelle passioni e nei contrasti, confermare che, pur muovendoci in un agone di scontri politici dettati da frammentazioni e litigiosità quasi estremi che rispondono raramente alle esigenze concrete e obiettive della collettività, riusciamo ad individuare aspetti e a focalizzare nodi Questo ci pare che si accaduto con quanto brevemente scritto nell’introduzione a un comunicato della Fincantieri, pubblicato in data 25 gennaio, sotto il titolo L’India conferma il ruolo di qualità della cantieristica italiana, che qui riproduciamo integralmente: << Cosa può interessare a riproporre un’informazione già data, cioé quella relativa alle due navi da rifornimento per la Marina Indiana? Tanto, tantissimo, per un discorso che nell’ambito del mondo politico italiano è poco avvertito e in quella della pubblica opinione, per mancanza di adeguate e corrette qualità e quantità dell’informazione ancora di più. La percezione della radicalità dei cambiamenti già avvenuti e ancora in atto non è compresa affatto anche in termini di conoscenza degli elementi guida della realtà economica e politica internazionale e di coscienza sul come i ruoli delle nazioni nel mondo non sono più gli stessi. La grandeur europea, in particolare inglese e francese, è men che un pallido ricordo, mentre il ruolo degli USA inizia la fase di lento declino che si completerà dopo la metà del nuovo secolo e che sarà particolarmente tangibile sul piano dell’apparato militare complessivo, specie nel generale ridimensionamento planetario della presenza della US Navy, cose che già l’amministrazione Obama sta attuando. Oggi, la Marina indiana, che è entrata nel club nucleare da diversi anni e che ha in avanzata fase di realizzazione programmi di sottomarini nucleari lanciamissili e di portaerei, è la quarta marina al mondo per quantità di navi (certo non ancora per qualità) e per organici. Gli svilippi sempre più rilevanti delle Marine dell’Estremo Oriente (Cina, Giappone, Corea), dell’India, i ruoli rivendicati da Pakistan e Iran e da Brasile e Turchia rimescolano davvero tutto. Una cosa è comunque già assodata, per noi italiani ed europei, ed anch’essa si stenta a farla capire ai politici, agli operatori dell’informazione e all’opinione pubblica nostrani: la corsa ai processi d’innovazione delle produzioni industriali in tutti gli ambiti, specie in quelli più avanzati e perciò in primis in quelli militari, non è destinata a fermarsi. Su di essa si giocano le carte più importanti che il mercato del lavoro dovrà affrontare. Le sufficienze e le autonomie e le capacità di esportazione in campo indusriale e informatico di queste e di altre nazioni ancora ci obbligano e ci obbligheranno sempre più ad occupare i settori più avanzati delle attività industriali e “post”-industriali, i srttori di punta, laddove la ricerca avanzata e le concorrenze degli investimenti e … soprattutto … il chiudere contratti di vendita possono essere attuati, purtroppo, senza esclusione di colpi nell’intrigo delle diplomazie e degli interessi dei governi e si basano su sempre rinnovati accordi e alleanze. Le attività produttive italiane, e molti posti di lavoro, come nella cantieristica navale e come lo stato di attuale crisi dei cantieri nazionali dimostrano, dipendono già ora e dipenderanno sempre più nel futuro da queste capacità di innovazione, di produzione, di alleanze, di esportazione, di coproduzione. Se a tutto ciò aggiungiamo i nodi fondamentali e critici per il sistema Italia, quelli relativi alla sua mancanza di sufficienza energetica e di assenza dell’energia nucleare, ci troviamo davanti a tutto tondo i grandi problemi del nostro Paese, che non sono certo quelli di Arcore e dell’impiego di eserciti di poliziotti e di fiumi di intercettazioni telefoniche da parte di certi sostituti procuratori che paiono essere confusi dai giornalisti di cronaca politica con giornalisti delle pagine della cronaca rosa e della cronaca scandalistica. Davvero queste cronache e l’attività di questi sostituti procuratori possono “sequestrare” tutte le prime pagine della stampa per settimane, condizionare e guidare addirittura l’attenzione dell’opinione pubblica, della classe politica e inceppare l’azione di governo, surclassando il ruolo e l’importanza del’informazione sulla lotta alla criminalità organizzata e, non di meno, arrecando a se stessi, alle attività dei più avveduti capitani d’industria e ai ricercatori, agli interessi del mondo del lavoro e dell’economia danni incalcolabili?>>
Giorni dopo, durante il giro di visite in città del nord Italia, il Presidente della Repubblica avrebbe dichiarato cose affatto non dissimili, se non sostanzialmente coincidenti. Sono cose di importanza non irrilevante. Si constata, cioè, come di fronte all’incessante evoluzione degli avvenimenti e degli affari internazionali, che avvengono sotto il segno di sempre più profonde ed estese trasformazioni delle precedenti realtà ed “equilibri” internazionali, la stampa di casa nostra sia quasi esclusivamente presa da operazioni mediatico-scandalistiche che vogliono imporre un loro calendario al governo e al parlamento. Mentre il governo dovrebbe essere totalmente compreso da questi aspetti e da quelli della vita socioeconomica interna e dell’Unione Europea che vive in diretto riflesso di questi fenomeni internazionali, in Italia la stampa briga nei modi più scadenti e vieti nell’imporre un cliché quotidiano di prima pagina fomite di ripetute convulsioni scandalistiche tra cronaca giudiziaria e cronaca rosa. E, purtroppo, le opposizioni, ad iniziare dal PD, incapaci di proporre linee di azione e alternative credibili sul tavolo della politica, ed esse stesse in preda a ripetute implosioni per le lotte intestine che senza tregua tengono sulla brace i capi di turno, strumentalizzano non di meno – in una campagna che di moralizzazione della vita pubblica non ha proprio nulla – o, meglio, convergono dalle terga in questa operazione mediatico – giudiziaria. L’operazione mediatica, che vede come primi attori i giornalisti della stampa di sinistra coalizzati a livello internazionale come non mai in una grande operazione di sciacallaggio scandalistico -“politica”, ha trovato dunque plauso e aperta complicità in questi politicanti dell’opposizione, espressione  di vertici politici completamente imbelli e risultati ripetutamente perdenti sul piano propriamente politico. Con le kermesse ultime delle femmine molto politicizzate e poco sapienti e, a loro dire, grandemente “dignitose” di difendere la dignità femminile in conati femministici fuori scena da trent’anni almeno, i “moralisti” della ragion politica, anziché prendere atto dello spesso insignificante ruolo da loro esercitato sulla scena politica, e, in questo caso, del tutto squallido, ce li ritroviamo dunque come condottieri dopo le legioni femministe mandate in avanscoperta  contro la brutalità di Berlusconi e di giornalisti delle loro comuni internazionali. Certo che ce ne vuole, per chi non ha pudore, di faccia tosta. Siamo all’apoteosi della demagogia di vizi privati (dell’avversario, resi pubblici) e pubbliche virtù in un osanna demenziale della democrazia e delle libertà individuali, che in realtà risultano completamente scannate, come testimoniano alcuni intellettuali, come Piero Ostellino, che hanno resistito con non poco coerenza e coraggio al fascino dell’irretimento della pompa magna di stagionate lobby intellettuali che sanno esercitare solo appropriazione di ruoli e di potere. Purtroppo, costoro hanno venduto, in una operazione mediatica di tal fatta che Berlusconi neanche si sognava che potessero realizzare e che rende il massimo del (dis)onore al partito di Repubblica, i reali interessi del Paese. E continuano a marciare moralisticamente e irresponsabilmente sul fatto che nelle piazze di città straniere e sulle pagine dei tabloid e di certa “benpensante” stampa estera i misfatti sessuali di Silvio Berlusconi sono spiattellati di continuo. Certo è che in un quadro completamente differente che non possiamo neppure rappresentarci in termini reali, in un quadro in cui l’opposizione svolge solo il ruolo che le spetta esclusivamente nell’interesse del Paese e non in quello in cui identifica la sua stessa esistenza e degli stuoli, sterminati, dei suoi accoliti, e, soprattutto, dimostra di potere competere in termini di programma e di possibile alternanza al ruolo di governo, Berlusconi avrebbe dovuto lasciare l’incarico, e probabilmente lo avrebbe fatto. Ciò, purtroppo, è pura fantasia, come anche molti fra i più ostinati avversari di Berlusconi riconoscono. Mettendola sul piano di una battuta, forse sgradevole, Silvio superfico oggi ci è reso insostituibile. E chi ce lo rende insostituibile è proprio l’incapacità, la grave incapacità politica delle opposizioni uscite distrutte dallo scontro elettorale.Il quadro della degenerazione completa del sistema politico nella realtà odierna è infine rappresentato dall’operazione di potere messa in atto da Bersani con il proporre ai leghisti di congiungersi in un patto di governo. Altro che proposta per uscire dall’età berlusconiana. Non ci sono parole.
Dopo questa lunga ma doverosa digressione, torniamo a quanto si andava dicendo all’inizio. Il quadro di confronto internazionale è dettato da incessanti scossoni. Non vogliamo riferirci a quanto è accaduto e sta accadendo sulla sponda meridionale del Mediterraneo e di alcuni Paesi del vicino oriente relativamente ai loro contesti socio-politico-economici interni, su cui scriveremo in maniera specifica, e alla cronica destabilizzazione operata dall’asse Tel Aviv – Washington. Le speculazioni finanziarie internazionali, made in Usa, non demordono. I fondi sovrani, ad iniziare da quelli cinesi, continuano a svolgere il ruolo di reale controllo dell’economia pubblica di molte Nazioni. L’accrescimento inarrestabile delle capacità produttive del Terzo mondo impone rimodulazioni generali degli apporti nazionali e delle percentuali di vendita nei mercati, su cui abbiamo molti dubbi che il WTO sarà in grado di guidare e governare in maniera appropriata. Il che significherà, in maniera cruda, più accentuate misure di decrescita del lavoro degli operai dell’Occidente e degli standard di benessere economico delle sue popolazioni; compressione dei livelli di spesa per l’istruzione e la cultura, la salute, la giustizia, l’assistenza degli emarginati. L’Occidente europeo e nordamericano rimane ancora del tutto impreparato a fronteggiare questa epocale trasformazione planetaria, e a salvaguardare in modo appropriato l’assoluta supremazia tecnologica, pena il tracollo completo delle sue industrie, dei suoi posti di lavoro, del suo benessere, della sua reale consistenza economica e politica. In realtà, poi, gettando una sguardo alle dinamiche relative alla proiezione di potenza, al mostrar bandiera, all’esercizio del potere marittimo in tempo di pace, vediamo come la Cina superi abbondantemente in programmi di armamenti, comprese portaerei e sottomarini nucleari, l’India, e su come la piccola Corea del Sud, per garantirsi la sicurezza dei rifornimenti oceanici, abbia approntato già una flotta con una potenza di fuoco e CI4 incredibile. Sotto molti di questi profili, invece, inglesi francesi tedeschi disarmano, gli italiani arrancano e gli spagnoli e gli olandesi chiudono una retroguardia disordinata. La capacità di sapere e volere proiettare la difesa degli interessi comuni europei sembra un sogno, laddove essa dovrebbe rappresentarsi gli scenari non tanto futuribili a partire dalla metà del prossimo decennio, quando dovrebbe schierare quantomeno una decina di portaerei medie quale tangibile espressione di attiva protezione delle linee di comunicazione e di rifornimento, in particolare in quella che già adesso è diventata l’area cruciale di confronto planetario, l’Oceano Indiano, su cui convergono interessi e presenze da ogni dove, e con esso il Pacifico centromeridionale e, per noi europei, l’Atlantico centro-meridionale. Spinte e sfide demografiche e prevenzione controllo e governo dell’accentuazione delle correnti migratorie, assistenza e riequilibrio delle aree trans e sub-sahariane e centroasiatiche, fondi sovrani e interdizione delle speculazioni finanziarie, certezza di autonomia energetica primaria e dell’accesso all’estrazione e al mercato di metalli strategici, investimenti nell’alta tecnologia e ampliamento della base produttiva dell’industria correlativa, salvaguardia e controllo della libertà delle comunicazioni marittime, sviluppo dei rifornimenti intra-euromediterranei ( Norvegia, Rusia e Stati caucasici, Algeria, Libia) e dei Paesi di attraversamento (Turchia, Ucraina, Siria), rafforzamento dell’UE e inclusione della Turchia, nuova cornice di stabilizzazione euro-mediterranea e di sviluppo di attività manifatturiere e produttive in Nord Africa sono le voci che si ripetono nell’agenda quotidiana dei governi. Compresa quella del nostro governo. E non quella di rispondere alle macchine parlanti inceppate di Fincasotto e di Bersani e di Di Pietro di dimissioni di Berlusconi subito. Noi avevamo chiesto a Berlusconi di fare un passo indietro lo scorso inizio estate, al momento del decretone Tremonti. Da allora, tanta acqua è passata sotto i ponti. Noi non volevamo vedere il cadavere di Berlusconi ma la sua presa d’atto dei fallimenti. Ma gli altri? Hanno aspettato e aspettano, nella più completa ignavia e insipienza. Fatto il passo indietro Berlusconi, a chi dovremmo affidare la guida dell’Italia? Ad uomini che in tutti questi mesi non si sono attrezzati nel preparare una linea di governo europea seria e adeguata, con il ritorno al nucleare come priorità irrinunciabile? A costoro, alle loro fanfaluche e ai loro più conclamati fallimenti? Che lascino lavorare dunque il governo, con tutte le sue pecche e le sue manchevolezze, ma, per carità, la smettano di gridare e di dimenarsi con il pianto degli ambasciatori se poi essi … non ci rappresentano che un futuro di rissa e di totale inconcludenza politica.