Paul Gentizon: un testimone svizzero per Mussolini

27 Otobre 2011

Filippo Giannini

 

A RICORDO E AD ONORE DEL GRANDE GIORNALISTA SVIZZERO CHE RACCONTO’  LA  REALTA’ DEI FATTI, CHE EBBE IL CORAGGIO DI SCRIVERE SU MUSSOLINI CON TOTALE DISINCANTO RISPETTO ALLE CONCLUSIVE VICENDE POLITICHE E BELLICHE  TANTO DA NON AVERE PAURA DI ESSERE CONSIDERATO DAI NOVELLI PURGATORI DI CULTURA  COME UN SEPLICE APOLOGETA DEL REGIME FASCISTA

PAUL GENTIZON,  UN ALFIERE DELL’INFORMAZIONE NON MISTIFICATA 

 

Abbiamo ricevuto una mail dalla Signora Ada Gentizon Wild, figlia del noto giornalista e storico svizzero, che ci invita a ricordare il padre su “Il Popolo d’Italia”. Chi scrive queste note è un amante della storia (non, quindi, uno storico) e un dilettante scrittore, di conseguenza, accettare l’invito della Signora Ada comporta assumerci una gravosa responsabilità, anche perché nei nostri lavori Paul Gentizon è stato citato ripetutamente.
Per l’Europa di oggi dobbiamo fare una premessa: Paul Gentizon era un motivato ammiratore di Benito Mussolini.
Paul Gentizon era nato in Svizzera il 24 novembre1885, si laureò in Diritto a Losanna. Fu inviato quale corrispondente in Russia per conto della Gazzetta di Losanna e, rientrato nella primavera del 1915, iniziò la sua attività per Temps, il più autorevole quotidiano francese. Come corrispondente di quel giornale fu inviato in Germania, quindi in Turchia e, finalmente a Roma dove vi rimase tredici anni.
Ci avvaliamo di alcuni stralci dei ricordi di Padre Liberato Rosson, sacerdote tradizionalista, cappellano militare, soldato di Dio e della Patria, come soleva definirsi, nonché amico e confidente del grande scrittore svizzero.
Paul Gentizon, ancora nel crepuscolo della sua vita, continuava a sentirsi l’alfiere di un ideale: l’ideale della verità e della giustizia in cui aveva sempre ravvisato il valore sostanziale della sua missione di scrittore. Scrive Padre Liberato Rosson: <Saluto con gioia plaudente la prossima pubblicazione dei “Souvenirs sur Mussolini”. Di quest’opera Paul Gentizon mi parlava di continuo negli ultimi suoi anni: so quindi da lui che l’opera uscirà incompleta, in talune parti frammentaria e schematica. Essa fu il suo cocente assillo quotidiano, l’oggetto della sua ansietà suprema. Ho ancora nel cuore più che nella memoria le sue ripetute, accorate espressioni: “Mi concederà Iddio abbastanza vita e abbastanza vigore per terminare questa opera? Se riuscirò morirò sereno, senza rimpianti”. Purtroppo non fu accontentato.
Uno dei libri scritti da Paul Gentizon, Defense d’Italie, nel quale, tra l’altro, si ritrova il grande affetto che lo scrittore svizzero riversa sul popolo italiano, libro mirante a rivendicare la figura del duce. In merito ecco quanto ha testimoniato Padre Liberato Rosson: <Ricordo con che infiammata eloquenza mi manifestava la sua ammirazione per il duce, ammirazione che – com’egli diceva – non aveva subito nessuna “oscillazione barometrica”>. Paul Gentizon ha scritto il giusto. In quegli anni la figura di Benito Mussolini e dell’Italia fascista erano al centro del mondo: n continuazione, senza soluzioni di continuità, da ogni dove confluivano in Italia uomini politici, scienziati, studiosi di ogni specie per capire i segreti del “miracolo italiano”.
Ancora Padre Liberato Rosson: <Tante volte mi aveva intrattenuto sull’argomento di quella grande, travagliata figura storica, comunicandomi tutto il fervore fedele della sua anima latina (parola che gli era particolarmente cara) tuttora affascinata dalla potenza del suo genio, e si accorava accennando alla sua fine, squallida e desolata, paragonabile soltanto all’orrore del Golgota>. Chi scrive queste note non può che condividere queste parole: lo scempio di Piazzale Loreto, l’oltraggio del suo corpo e dei suoi fidi combattenti trucidati con lui, non è degno di un Paese che si ispira ai Codici romani e alla civiltà cristiana. Possiamo dire solo che la potenza dell’oro e la capacità di questo nel trasformare l’eroe in malvagio, il martire in carnefice, la verità in menzogna, ha saputo superare qualsiasi soglia che divide il bene dal male.
Ancora Padre Liberato Rosson: < Perciò l’ultimo sospiro di Paul Gentizon fu di difendere quel nome così ingiustamente calunniato e insultato, erigere un monumento ideale alla memoria di quel suscitatore di nuova storia, così eccezionalmente detestato e pianto. Ma nel clima settario creato dalla propaganda politica, imperversante nel mondo dal 1945, sarà necessario, prima di tutto, detergere la responsabilità di Mussolini da tutta la fangosa marea delle denigrazioni e delle menzogne che ne sommergono il nome e la gloria. È ciò che fece nella Defense d’Italie imponendo il senso della storia nella interpretazione dei fatti e nella valutazione delle vicende e degli uomini di quell’epoca incriminata. Su questa base e in questo chiarificato orizzonte, egli si proponeva di innalzare al rispetto del mondo la rivendicata figura di Mussolini. Questo egli mi disse nei nostri intensi colloqui. Sventuratamente la malattia fu inesorabile e non gli permise di attuare compiutamente questo suo magnanimo sogno>.
Paul Gentizon, nella rivista Le Mois Suisse n° 74 del maggio 1945, nel ricordo dello scempio di Piazzale Loreto, così si espresse: < L’Italia ha vissuto uno dei giorni più oscuri della sua storia millenaria. Dopo una carriera folgorante, alla fine di una guerra sfortunata, il condottiero che dal 1920 era apparso come il simbolo vivente delle aspirazioni più profonde del popolo italiano, Mussolini, ha subito una atroce fine >.
Dopo una lungo storia dell’epopea mussolinana, così il grande giornalista svizzero conclude: < Vinto, egli è destinato allo spregio e le radio del mondo intero (aggiungiamo: quelle stesse radio che sino a pochi mesi prima lo inneggiavano come il più grande genio del mondo politico, nda) lo proclamano anticristo, Lucifero, o Cesare da carnevale. Come Napoleone alla sua morte. Ma il tempo rimette ogni cosa al suo giusto posto. La storia non potrà vilipendere la sua memoria e gli renderà giustizia. Mai, dopo il Rinascimento, l’Italia ha palpitato tanto di vitalità quanto durante il grande periodo del Duce. Ebbene, qualunque cosa avvenga, questo passato non morirà. Il fermento che egli ha riversato non solamente nelle vene italiane, ma nelle arterie del mondo, continuerà a ribollire (…). Dopo secoli di silenzio e di decadenza, l’Italia ha nuovamente parlato ed agito. Pietre miliari imponenti hanno segnato, durante quasi un quarto di secolo, i suoi sforzi e le sue realizzazioni. Esse hanno nome: strade, autostrade, ferrovie, canali di irrigazioni, centrali elettriche, scuole, stadi, sport, aeroporti, porti, igiene sociale, ospedali, sanatori, bonifiche, industrie, commercio, espansione economica, lotta contro la malaria, battaglia del grano, Littoria, Sabaudia, Pontinia, Guidonia, Carta del Lavoro, collaborazione di classe, corporazioni, Dopolavoro, Opera Maternità e Infanzia, Carta della Scuola, Enciclopedia, Accademia, Codici mussoliniani, Patto del Laterano, Conciliazione, pacificazione della Libia, marina mercantile, marina da guerra, aeronautica. In politica estera, nel 1932, a Ginevra, venne esposto il progetto mussoliniano tendente all’abolizione dell’artiglieria pesante, dei carri armati, delle navi da guerra, dei sottomarini, degli aerei da bombardamento. Nel 1933 una nuova proposta in favore della pace: il Patto a Quattro, la cui accettazione avrebbe salvato l’Europa. Qualche mese più tardi ancora un suggerimento per la tregua immediata degli armamenti. Nel 1934, all’inaugurazione di Littoria, nel cuore delle paludi pontine redente dalle loro torbe e dalle loro febbri, la famosa dichiarazione: “Abbiamo conquistato una nuova provincia. Abbiamo dovuto combattere, ma questa guerra, la guerra pacifica, è la guerra che noi preferiamo”> (1). E possiamo aggiungere: 1935, gli accordi franco-italiani, nel 1938, il Gentlemen’s Agreement; 1939, la Conferenza di Monaco, ultimo tentativo di evitare il conflitto. E aggiungiamo: i numerosi atti anglo-franco-americani, di provocazione per obbligarci alla guerra.
Conclude Paul Gentizon con queste precorritrici parole: Ma se c’è un nome che, in tutto questo dramma, resterà puro e immacolato, sarà quello di Mussolini.
Paul Gentizon si spense il 18 agosto 1950 a Losanna. La sua opera di cronaca giornalistica quale  corrispondente straniero in Italia, di analisi politica e documentazione di prima mano per tanti anni,  dimostrò e dimostra ancora oggi cone egli seppe comprendere in profondità il significato degli avvenimenti italiani e il ruolo dei suoi protagonisti. Essa oggi assume rilievo di testimonianza e fonte storica che non può essere uterirmente sottaciuta dagli stdiosi e dagli stessi preconcetti deprezzatori di Mussolini e del regime fascista a meno di non volere cadere nella più completa acriticià e infondatezza storica.