Politica. Fornero e i suoi sprezzanti deliqui di prima della classe

14 Marzo 2012

Domenico Cambareri

 

Fornero la beffarda, prego esca dalla compagine. Le diremo grazie e “sei la prima della classe”

La contraffazione del decisionismo e lo sprezzo della realtà sociale e dei diritti – Saremo tra i primi in Europa nel 2070? Con il sangue degli italiani di questi prossimi dieci anni? – I creditori dello Stato ancora aspettano, gli si offre altra corda – Docenti e lavoratori che non vanno in pensione per i mirabolanti sogni di una ministra – I giovani cercheranno lavoro solo con il passaporto in mano? – 2015, ammortizzatori sociali e ammazzamento del welfar – Riforme tra brucianti traguardi, pericolose irrealtà e pazzie a occhi aperti?

 

Abbiamo saputo che in una recente risposta data in Parlamento ad un’interrogazione sul blocco del pensionamento di dipendenti dello comparto scuola da le operato, la ministra Fornero non si è ancora una volta smentita. Sprezzante in tutto, con il dire che le lancette non tornano indietro e che … compresa o meno la loro “delusione” … che se la tenessero pure in tasca …!
I toni e le azioni sempre più sprezzanti del ministro sia in direzione dei soggetti interessati sia in riferimento a ciò che a tutto questo è sotteso, ossia il rispetto delle leggi e il godimento della certezza del diritto da parte dei cittadini interessati che le nuove norme devono garantire anche in un processo di cambiamento alquanto veloce, confermano che questo ministro presenta sul piano politico deficienze non relazionali ma di ordine concettuale, non emendabili, che si esprimo con ripetute dichiarazioni beffarde e tracotanti che generano sofferenza sociale e alterano gli umori e i contenuti dei confronti nel mondo politico e tra governo e parti sociali.
Questi pochi mesi di esercizio di potere della ministra che con le lacrime (che nacondevano non compresi, nascosti, brutti presagi) che hanno fatto ridere i coccodrilli di tutto il mondo, dimostrano a iosa e senza tema di dubbio che non è tagliata per il ruolo che svolge, visto che la presunzione di prima della classe la trascina in maniera imperterrita di scivoloni in scivoloni, che non sono solo di immagine, quali quelli avvenuti durante le trattative con le parti sociali sul rinnovo di tutto quanto vi è di collegato al lavoro, ad iniziare dagli ammortizzatori sociali. E che hanno visto l’incisiva e motivata risposta di Bersani.
Il fatto è che la Fornero, in questa icastica e  incontenibile fiumana di produzione riformatrice di super prima della classe, continua a strafare senza dimostrare di avere cognizione di ciò che significa debordare e tracimare. E’ il caso di ricordare ai lettori, infatti, che le riforme contemplate dalla ministra e dal suo mentore, Monti, tra sessanta anni dovrebbero vedere incontrastata l’Italia sulla vetta europea della longevità al lavoro con 70 anni, superando Danimarca e quant’altri.
Fornero e Monti non si avvedono come le loro riforme, per raggiungere tale obiettivo, impongono da subito e per due lunghi decenni, e soprattutto per il primo, sacrifici e tagli sociali non solo incredibili ma anche inaccettabili e soprattutto, a lungo andare non praticabili. Qui si sta delirando ad occhi aperti, senza neppure capire quali condizioni di collasso sociale sono state messe in cantiere e quali condizioni di disastro imprenditoriale si provocherebbero nella microeconomia. Scelte operate senza avere la percezione dei limiti oggettivi in cui ci si muove e della super elasticità che all’improvviso si pretende e si vuole imporre a un sistema – Paese assolutamente non in grado di potere metterle in pratica. Turbinii di idee e deliqui ad occhi aperti che possono soltanto creare problemi a non finire, facendoci inciampare di continuo tutti i giorni dei prossimi anni, provocandoci rovinose cadute e frequenti aggiustamenti e smantellamenti.
Noi è da anni che chiediamo di intraprendere scelte, determinazioni, leggi molto serie e rigorose in tutto questa materia e in tutto quello che costituisce la lotta all’origine maggiore dei mali peggiori degli italiani e degli sperperi senza fondo, la partitocrazia e il suo ricorso all’utilizzazione di uomini che, pur a volte preparati, si sapeva che moralmente difettassero di senso dello Stato. E’ pertanto non solo con vivo disappunto ma con tristezza e con il nostro completo rifiuto che esprimiamo la totale presa di distanza da una contraffazione completa dell’autorevolezza e del decisionismo. Essa ha aperto già larghe falle con Brunetta, a proposito di una sequela interminabile di suoi atti che hanno rafforzato ruolo e potere di una classe dirigenziale in cui vi è di tutto e di più, soprattutto in quella scolastica, lasciando completamente sguarnite le linee di difesa dei dipendenti che incappano in individui che tralignano e per di più si gongolano nelle loro non lodevoli azioni. E azzerando il quolo dei funzionari.
Nel frattempo, nulla ancora il governo ha fatto per rendere praticabile davvero il rimborso in tempi brevissimi dei suoi creditori, ad iniziare dai piccoli imprenditori ai quali sinora ha regalato solo la corda per impiccarsi. Queste sono e cose che contano, e non gli impazzimenti che in soli dieci anni vogliono far pagare a ben precise platee di cittadini – per tipi di lavoro e per età anagrafiche – il peso incalcolabile del taglio terribile del welfar, cosa che non sarebbe sopportabile neppure dalle spalle di giganti. Qui ci muoviamo in un quadro di fumosa “realtà”, se non di pericolosa irrealtà.
Turbini e turbinii e fantasmagoriche ascese di una ministra lasciata da Monti infrenata nel proscenio quotidiano vanno subito fatti finire. Va riportata una condizione di minima serenità da parte del governo su tutte le materie sul tappeto delle riforme socio – economiche, senza ledere diritti che vulnerano il quadro costituzionale, buttando nella pattumiera della macchina super riformatrice di tutto e di più, come i diritti dei lavoratori che stavano per presentare domanda di quiescenza e che sono stati scippati al volo da qualche improvvisata Arpia.
Tutto questo, e invero non è molto, invece, Monti lo dovrebbe rigorosamente tutelare e garantire, perché di ciò potrebbe giovarsi la salute dell’intero governo, oltre che la salute della democrazia. E’ giunto quindi il momento di fermare la macchina della macelleria sociale e quella degli arroganti strafalcioni normativi. Per questo, la Fornero va messa alla porta.
D’altronde, con le misure prese dal governo Monti, Fornero &, potranno tornare ad insegnare all’università fino all’ultimo giorno del loro respiro. Per loro sarà un bene, per gli altri non lo so. Certo, anche per i cattedratici che attirano stima, ma … per tutti gli altri? Tutto ciò, ricordiamolo, in contrasto con le norme assunte da Berlusconi con il ministro Gelmini.
Anche su questo, quante cose ci sarebbero da dire, come nel caso della “riforma” o azzeramento del ruolo del preside di facoltà. A chi giova? Come è pensabile che delle grandi e medie università possano agire solo sull’asse rettore – dipartimenti, in assenza di centri di equilibrio programmatico, funzionale e decisionale, quali i presidi e i consigli di facoltà?
E’ bene che Monti scenda dalla cima del suo colle e torni a considerazioni del tutto realistiche, senza fare il mallevadore di ministri di brucianti traguardi. Sarebbe una colpevole e criminosa istigazione all’azione dei vampiri e dei cannibali.

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