Sbarco alleato in Sicilia, mafia, antifascisti e crollo interno: cosa fecero americani e inglesi

o2 Agosto 2012

Filippo Giannini

 

COME SIAMO ARRIVATI COSI’ IN BASSO?

IL CONFRONTO NON PUO’ CONVINCERE SE NON SI DISPONE DI UN MINIMO DI MEZZI DI COMUNICAZIONE. – IN APPENDICE, BREVE ESTRATTO DI RIFERIMENTI INTERNET.

 

Mussolini approdò in Sicilia, a Palermo, il 6 maggio 1924. Era in programma una visita ufficiale di quindici giorni. Da continental,e aveva una visione vaga della mafia, ma ben presto la sua conoscenza su quel fenomeno si sarebbe approfondita.
Accompagnato in auto, a Piana degli Albanesi, dal sindaco di quella cittadina, Francesco Cuccia, detto don Ciccio, che ostentava sul petto la Croce di Cavaliere del Regno, pur essendo stato chiamato in giudizio per omicidio in otto processi, tutti risolti per insufficienza di prove, Mussolini avvertì un certo imbarazzo per il comportamento del notabile seduto al suo fianco.
Don Ciccio, osservato che il suo ospite era seguito da alcuni agenti, confidenzialmente diede un colpetto sul braccio di Mussolini e, ammiccando, gli disse: << Perché vi portate dietro gli sbirri? Vossia è con me. Nulla deve temere! >>. Mussolini non rispose, ordinò di fermare la macchina e di far ritorno a Palermo.
Il giorno dopo, ad Agrigento, parlò ai siciliani e fu una dichiarazione di guerra alla mafia: << Voi avete dei bisogni di ordine materiale che conosco: si è parlato di strade, di bonifica, si è detto che bisogna garantire la proprietà e l’incolumità dei cittadini che lavorano. Ebbene vi dichiaro che prenderò tutte le misure necessarie per tutelare i galantuomini dai delitti dei criminali. Non deve essere più oltre tollerato che poche centinaia di malviventi soverchino, immiseriscano, danneggino una popolazione magnifica come la vostra >>.
Mussolini rientrò a Roma il 12 maggio e il giorno dopo convocò i ministri De Bono e Federzoni e il capo della polizia Moncada e chiese ad essi il nome di un uomo idoneo a battere il fenomeno malavitoso siciliano (da “Benito Mussolini nell’Italia dei miracoli”). Il prescelto fu Cesare Mori, che per la lotta alla mafia si avvalse della preziosissima collaborazione del maresciallo Spanò.
In pochi anni, la mafia venne stroncata, al punto che i così detti Pezzi da 90 furono costretti ad emigrare negli Stati Uniti, dove trovarono fertile terreno. Purtroppo il fenomeno mafioso fu stroncato, ma non le sue radici, come vedremo.
A questo punto, e per completare gli antefatti del come “siamo caduti così in basso”, dobbiamo andare con la mente allo sbarco dei liberatori in Sicilia, ed esaminare, anche se sommariamente, il notevole apporto dato dalla mafia siculo-americana alla riuscita dell’operazione dei gangsters d’oltre oceano. Quanto segue è ripreso dal mio volume Dal 25 luglio a Piazzale Loreto.
E’ noto che la Sicilia – più di ogni altra regione italiana – manteneva da decenni stretti legami con gli Stati Uniti, data la notevole emigrazione di siciliani in quel Paese.
L’apporto della mafia americana alla riuscita dello sbarco in Sicilia è sempre stato minimizzato, o addirittura negato, dalle autorità storiche alleate; ma la documentazione in merito è così ricca da contestare l’assunto; e ciò è comprensibile, dato che fu una delle tante pagine vergognose dell’intera vicenda.
I primi contatti con la malavita americana non riguardarono l’operazione “Husky” (così fu indicato lo sbarco in Sicilia), ma vanno ricercati nell’individuare dei battelli, battenti bandiera americana, che navigavano in Atlantico, e che sin dai primi mesi del 1942 rifornivano di nafta, a peso d’oro, i sommergibili tedeschi che, prolungando le missioni in mare, facevano strage di navi mercantili alleate. Per dar la caccia a questi “fornitori”, che si supponeva appartenessero all’organizzazione mafiosa, il “Naval Intelligence”, nella veste del comandante Radcliffe Haffenden, prese contatto con Giuseppe Lanza, di origine siciliana e capo del mercato del pesce che, coinvolgendo altri personaggi, fece sapere che se si voleva stroncare la rete dei battelli atlantici, il personaggio all’uopo indicato era Luky Luciano. Dopo qualche tentennamento, il “Naval Intelligence” inviò due alti ufficiali della Marina U.S.A. ad incontrare Moses Polakoff, avvocato del gangster, e tutti insieme si recarono nel carcere per un colloquio con l’influente detenuto. Questi ottenne la revisione del processo che poi risulterà essere la strada per il suo definitivo rientro, da uomo libero, in Italia. Lucky Luciano fornì le informazioni necessarie, tanto che, in poche settimane, la Marina americana riuscì a sgominare la rete che alimentava i sommergibili tedeschi.
Così, quando verso la fine del 1942 maturò l’idea di uno sbarco in Sicilia, Haffenden si rivolse di nuovo a Luciano. Questi chiese di essere messo in contatto con i suoi “colleghi” Joe Adonis e Franck Costello, nonché Vito Genovese e altri; tutti insieme questi “gentiluomini”, tramite oscure ramificazioni che erano sopravvissute ai duri colpi inflitti dal prefetto Mori, e tra questi Calogero Vizzini, indiscusso capo della mafia siciliana, si attivarono per favorire il programma predisposto dal controspionaggio americano. Vizzini garantì alloggi e assistenza ad alcune centinaia di agenti americani paracadutati o sbarcati nell’isola e fornì loro informazioni militari di tale importanza che questi agenti, la notte dello sbarco, riuscirono ad uccidere la maggior parte delle sentinelle che vigilavano sui centri di comunicazione e di direzione delle artiglierie costiere.
Una delle funzioni di Adonis era identificare e reclutare italo-americani con collegamenti in Sicilia. Nel maggio 1943, fu creata la “Sezione F” che aveva il compito di radunare e selezionare la massa di dati che venivano raccolti. Sempre in quel mese, l’ammiraglio Hewit scoprì che non aveva ufficiali che parlassero italiano. Hewit contattò prontamente Washington, chiedendo che gli venissero forniti ufficiali qualificati per questo compito. La richiesta fu accolta e vennero selezionati quattro ufficiali in possesso delle qualifiche richieste. Questi fecero parte della prima ondata di sbarco e presero terra nella fascia tra Gela e Licata. La loro missione consisteva nel raccogliere informazioni sui campi minati e sui depositi militari dell’Asse.
Al momento dello sbarco, gli ufficiali americani della “Sezione F” erano in possesso di un elenco di personaggi siciliani fornito dalla mafia di New York. La maggior parte dei nomi dell’elenco risultarono essere personaggi della malavita siciliana, come a guerra finita testimoniò uno degli ufficiali: il tenente Paul A. Alfieri.
Ė opportuno citare almeno l’opera disgregatrice effettuata dai gruppi di separatisti guidati da Finocchiaro Aprile. Questi poteva contare sull’aiuto di personalità della nobiltà terriera siciliana che notoriamente aveva, sin dai tempi di Nelson, forti legami con l’Inghileterra. Questi gruppi antifascisti operarono dal 1942 con una serie di sabotaggi, il più notevole dei quali fu condotto contro l’aeroporto di Gerbini, sede della caccia tedesca.
Lo stesso clero siciliano – o almeno la maggior parte di esso – non fu secondo nell’opera di disgregazione morale e di aiuto alle iniziative alleate tese a svilire lo spirito combattivo dei militari.
Se fino all’autunno del 1942 le intenzioni degli strateghi angloamericani erano distanti dal solo esaminare la possibilità di un attacco alla Sicilia, in quanto gli italiani, a detta di Alexander e di Montgomery, si erano battuti bene in Africa, a maggior ragione, ritenevano, avrebbero difeso con più forte motivazione il proprio territorio. E questo era sostenuto anche dalla stampa internazionale. Ma ciò che, a nostro avviso, convinse ancor più gli Alleati che la Sicilia era un obiettivo invitante, e dai rischi strettamente militari relativamente circoscritti, era il fatto che “Supermarina” già da alcuni mesi (esattamente dal 6 dicembre 1942) aveva spostato la ancora temibilissima flotta italiana dai porti del sud Italia a quelli, ben più distanti, del nord. La motivazione era di allontanarla da facili offese aeree. E’ un fatto che gli alleati, dopo l’occupazione del nord Africa, pur disponendo, quindi, di basi aeree tali da portare attacchi in qualsiasi area del bacino del Mediterraneo, non sganciarono alcuna bomba sulla flotta italiana.
Solo lo sviluppo delle situazioni sopra riportate convinse Churchill e Roosevelt che la Sicilia era un obiettivo appetibile perché di rischi limitati: anche se, poi, le cose non andarono esattamente come gli angloamericani si aspettavano.
Le responsabilità dei personaggi incontrati in questo capitolo furono notevoli, perché senza le loro manovre la guerra si sarebbe decisa altrove, non avrebbe devastato il nostro Paese e non avremmo subito l’8 settembre con tutto ciò che quella data ancor oggi rappresenta.
L’invasione della Sicilia venne preceduta da mesi di terrorismo aereo, coinvolgendo in questa operazione città piccole e grandi. Scrive Antonio Falcone (“StoriaVerità”, N° 22): << I bombardamenti a tappeto subiti da Messina furono di tale intensità che alla fine non restava più da bombardare che le macerie, cosa che gli alleati continuarono a fare con particolare accanimento. Palermo arrivò a subire ben dodici incursioni nello spazio di 120 minuti: le “fortezze volanti” si succedevano in formazioni di 50 per volta e aravano la città in lungo e in largo scaricando tonnellate di esplosivo. Nei primi di luglio le incursioni diventarono ininterrotte, con il bombardamento contemporaneo di Palermo, Catania, Messina, Siracusa, Agrigento, Trapani, Augusta ed altri centri. Poi fu la volta dei centri minori, e poi anche quella dei villaggi e persino delle campagne, dove gli incursori si divertivano a mitragliare perfino i contadini intenti ai lavori. Il giorno e la notte precedenti lo sbarco, l’offensiva raggiunse il massimo di intensità, tanto che i pochissimi aerei italiani ancora in grado di combattere riuscirono ad abbattere 58 apparecchi nemici in 48 ore. Come racconterà poi uno di questi ultimi difensori del cielo siciliano, le formazioni nemiche erano così massicce che bastava sparare nel mucchio, alla cieca, per essere sicuri di colpire. Al momento dello sbarco, l’isola era dunque completamente disarticolata >>.
Veniva messa in pratica anche in Sicilia quella “metodologia” studiata nei dipartimenti di Buchinghamshire, procedura da adottare per la distruzione delle città nemiche. L’insediamento avvenne nel marzo 1940 con il Quartier Generale del “Bomber Command”, costituitosi ufficialmente sin dal 14 giugno 1936 presso Uxbridge. Uno degli organizzatori della nuova tecnica di guerra fu il già ricordato Sir Arthur Harris, tristemente definito proprio dai suoi “the Butcher”, cioé “il macellaio”.
Fu proprio sulla Sicilia che vennero usate, verso la fine del 1942, le prime bombe “block-buster” da 8.000 libre. Oltre alla morte che proveniva dal cielo, si doveva lamentare la quasi totale distruzione degli impianti, delle comunicazioni, della rete stradale e ferroviaria e, di conseguenza, i rifornimenti dal continente si ridussero vicino allo zero e l’amministrazione militare dovette provvedere a sfamare i civili. Edda Ciano, la figlia del Duce, in quel momento si trovava in Sicilia quale crocerossina e scrisse una lunga lettera al padre evidenziando le spaventose carenze alimentari, mediche alle quali erano sottoposti i siciliani che, a suo dire, si comportavano ugualmente con coraggio di fronte ai bombardamenti.
Lo scopo della “guerra totale” si stava raggiungendo in quanto la popolazione esausta, affamata, attendeva l’arrivo degli invasori come la fine di un incubo, come una “liberazione”.
Quanto sopra riportato è confermato dai verbali segreti riguardanti una riunione presieduta da Hitler del 20 maggio 1943; riunione a cui parteciparono von Keitel, Rommel, Neurath e parecchi altri alti ufficiali; il manoscritto della riunione è custodito nella biblioteca dell’Università della Pennsylvania. Hitler chiese notizie sulla situazione in Sicilia a Neurath e questi rispose: << Sì, mio Führer, ci sono stato e ho parlato col generale Roatta (in quel momento comandante della 6° armata italiana in Sicilia, nda). Tra l’altro Roatta mi ha detto di non aver troppa fiducia nella difesa della Sicilia. Ha sostenuto d’essere troppo debole e di avere truppe male equipaggiate. Soprattutto ha una sola divisione motorizzata; le altre sono fisse. Ogni giorno gli inglesi fanno del loro meglio per bombardare le locomotive delle ferrovie siciliane, perché sanno benissimo che è quasi impossibile portare materiale per sostituirle o ripararle, quando non sia impossibile del tutto (…). Delle navi traghetto – credo che ce ne fossero sei – n’è rimasta soltanto una (…) >>.
In questa situazione, appena sufficientemente tracciata, il 10 luglio 1943 le forze alleate mettevano piede sull’isola. Per la precisione, i primi a toccare terra furono gli uomini di una Brigata aerotrasportata britannica e un reggimento di paracadutisti americani dell’82° Divisione partiti da Tunisi. Quest’operazione si sviluppò la sera del 9 luglio, cioè sette ore prima degli sbarchi; l’intento era di prendere alle spalle le difese costiere italiane. L’operazione risultò disastrosa per gli alleati: 61 velivoli vennero abbattuti (alcuni addirittura dal “fuoco amico”), altri dovettero rientrare alle basi o andarono dispersi. Solo dodici alianti britannici e circa duecento paracadutisti americani poterono prender terra nei punti stabiliti. Ma la maggior parte di essi venne catturata.
La mattina del 10 luglio, improvvisamente, la battaglia divampò sul mare, nel cielo, e nella striscia di territorio costiero corrispondente all’angolo sud-orientale della Sicilia, tra Licata e Augusta
Che la tensione nervosa e il timore dell’ignoto degli invasori fossero elevati è l’unica giustificazione che si può concedere per le atrocità messe in atto sin dai primi momenti degli sbarchi.
Si deve ad un paracadutista americano l’aver portato a termine la prima “operazione bellica”: toccata terra nella campagna di Vittoria (Ragusa), pugnalò un pastore accanto alle sue pecore. Questo non fu che l’inizio delle efferatezze compiute dalle forze Alleate – come documenteremo nel corso di questo volume – ricordandone le più eclatanti, anche se poco o affatto conosciute.
Il maestro Rocco Tignino di Licata, ben noto nel paese per il suo antifascismo, capì subito che se gli americani entravano nel paese la guerra era finita. Il maestro uscì sul balcone esultante e per tre volte urlò: viva la libertà. Una raffica di mitra, sparata dagli americani, lo fulminò all’istante.
Il podestà di Biscari, Salvatore Mangano, suo figlio Valerio, studente liceale, il fratello Ernesto, ufficiale medico in licenza dal fronte russo, decisero di portare le proprie donne lontano dalla zona di sbarco e di combattimento. Il podestà indossava la divisa delle autorità fasciste per facilitare << il transito nel caso si fossero imbattuti in qualche posto di blocco dell’esercito italiano >>. Tutti presero posto nella “Balilla” di proprietà del prefetto e si avviarono a Modica, importante centro in provincia di Ragusa. << Arrivati a metà strada della provinciale Acate-Vittoria, l’auto venne fermata da una pattuglia di americani che da qualche ora avevano raggiunto quello snodo viario >>. Gli americani fecero scendere gli occupanti; gli uomini da una parte, le donne dall’altra. Benché disarmat,i furono fucilati sia il Podestà che il figlio Valerio. << Molte autorevoli testimonianze vogliono che il figlio fosse stato ucciso nell’atto di scagliare un sasso in faccia agli esecutori per vendicare l’ingiustificata e gratuita morte del padre. Raccontano anche che sia stato trovato abbracciato al padre col volto imberbe sfregiato da un’arma da taglio (forse un colpo di baionetta) >>. Certamente anche il capitano medico Ernesto Mangano venne ucciso << insieme a parecchi altri “ritenuti pericolosi” >>, in quanto << di lui non si ebbero mai più notizie>>.
Carlo D’Este, nome italiano di un ufficiale americano, autore del libro “1943: lo sbarco in Sicilia”, scrive che la difesa italo-tedesca fu costretta ad arretrare e a concentrarsi intorno agli aeroporti di Comiso e Biscari. Alla difesa partecipavano soprattutto i militari della “Livorno” e reparti della 219° Divisione Costiera. L’attacco era portato dagli americani della 45° Divisione, comandata dal generale Patton, e in particolare su Biscari operavano i fanti del 180° Reggimento. Carlo D’Este a pagina 254 e seguenti scrive: << La lotta prolungata per la conquista del campo d’aviazione di Biscari diede origine al primo ripugnante incidente della campagna. In due episodi separati, settantatre prigionieri di guerra italiani, furono massacrati da un capitano e da un sergente del 180° Reggimento della 45° Divisione. Gli scontri, che erano iniziati il giorno D tra le due forze avversarie, si erano fatti accaniti intorno alla strada provinciale 115. Prima dell’invasione, Patton aveva parlato personalmente all’intera divisione e aveva avvertito le sue truppe di ciò che le aspettava in Sicilia: (dalla documentazione che più avanti presenteremo, Patton) “ammonì (i suoi uomini, nda) di fare molta attenzione nei casi in cui i tedeschi o gli italiani avessero alzato le mani mostrando l’intenzione di arrendersi. Affermò che qualche volta il nemico si comportava in quel modo per far abbassare la guardia ai soldati. Patton avvertì i membri della 45° Divisione di stare attenti a quell’insidia e di ‘uccidere quei figli di puttana’, a meno che non fossero certi della loro reale intenzione di arrendersi ” >>. Da parte sua il colonnello Federeck E. Coockson, della 180°, affermò che le parole del generale Patton bisognava interpretarle nel giusto significato: << Vero è che desiderava una Divisione di killers e che durante i combattimenti non dovevamo prendere prigionieri >>.
Continua D’Este: << Vicino all’aeroporto di Biscari, il 14 luglio una forza di fanteria incominciò a essere bersagliata dall’artiglieria pesante e dal fuoco dei tiratori scelti. Durante lo scontro che ne seguì dodici uomini furono feriti dalle granate prima che la piccola forza nemica si arrendesse. Risultò che si trattava di un gruppo di trentasei italiani, parecchi dei quali indossavano abiti civili. Il comandante della compagnia di fanteria ordinò di uccidere i prigionieri, al che essi furono allineati sull’orlo di una vicina fossa e giustiziati da un plotone di fanteria. Lo stesso giorno un’altra compagnia di fanteria catturò quarantacinque italiani e tre tedeschi >>. Un sottufficiale americano ricevette l’ordine di scortare i prigionieri nelle retrovie per essere interrogati. << Dopo circa un chilometro e mezzo di strada il sergente ordinò al gruppo di fermarsi e di spostarsi verso la carreggiata dove furono allineati. Spiegando che avrebbe ucciso quei “figli di puttana”, il sergente si fece dare un fucile mitragliatore Thompson dal suo caporal maggiore e freddamente eliminò gli sventurati italiani >>.
Gli ispiratori e gli autori di questo massacro furono, oltre al generale Patton, il capitano John T. Campton che impartì l’ordine, e il sergente Horace T. West che l’eseguì. Lo stesso sergente West, nel corso del giudizio, affermò << che nel corso del trasbordo, fecero ricorso all’uso di droghe >>. Lo stesso sergente, sempre nel corso dell’inchiesta, fra l’altro disse: << Sin dai primi combattimenti, ebbe l’impressione che i soldati tedeschi fossero molto crudeli; ma non da meno furono i soldati americani che, alle prime case che visitarono, rastrellarono e rubarono tutto ciò che era commestibile e violentarono le donne che vi vivevano, alla presenza dei bambini >>.
I due episodi non passarono inosservati e il generale Omar Nelson Bradley, comandante del Secondo Corpo d’Armata, ordinò che gli autori fossero immediatamente deferiti alla Corte Marziale, con l’accusa di “premeditato assassinio di 84 prigionieri di guerra”.
La Corte Marziale a fine agosto 1943 sentenziò la non colpevolezza del generale Patton e del capitano Campton; mentre il sergente West fu condannato all’ergastolo. Dopo un anno di prigione, la condanna del sergente fu commutata in servizio di prima linea. Il capitano Campton, ripreso servizio, morì durante un’azione di guerra.
E non abbiamo accennato alle prodezze dei marocchini del generale francese Alphonse Juin, o delle americanate compiute a Pantelleria o a Castelnuovo delle Marche, o la teoria del Moral Bomber. E – a proposito – quando si parlerà dei barili di gas nervino (made in Usa) che ancora, pericolosissamente, giacciono sul fondale di Bari?
Ne riparleremo!
Dopo essere stati liberati e soggiogati da cotanti manigoldi e essere ancora sottomessi al loro america way of life, ci chiediamo ancora: COME SIAMO CADUTI COSI’ IN BASSO?
Nel 2002 mi recai in Sicilia, nelle zone dove avvennero i fatti. Raccolsi varie testimonianze e al ritorno, per accrescere la documentazione, scrissi al Department of the Army di Arlington in Usa, al quale chiesi tutta la documentazione del caso. In data 8 ottobre 2002 il Dipartimento mi inviò quanto richiesto, cioè il processo a carico degli autori del massacro. Il tutto, tradotto in italiano, è contenuto in appendice nel mio volume sopra citato.
Termino questo articolo oggi, 27 luglio 2012, quando hanno inizio le olimpiadi. Solo per curiosità: quanti sanno che nelle Olimpiadi del 1932 l’Italia fascista nel medagliere fu seconda solo dietro agli Stati Uniti e nel 1936 si piazzò terza?

 

Addenda: brevi riferimenti su altri crimini contro l’umanità e contro i trattati internazionali sul diritto di guerra commessi da inglesi e statunitensi.

 

 

DALL’AMICO ALESSANDRO MEZZANO HO RICEVUTO LA SEGUENTE MAIL CHE ILLUSTA ANCOR DI PIU’ GLI “EROISMI” DEGLI “ANGELI DEL BENE” (COSI’ AMAVANO DEFINIRSI I “LIBERATORI” .

HO RITENUTO OPPORTUNO INVIARLA AL GIORNALE.
GLI ALLEATI COLPEVOLI
Brani tratti da WITNESS TO HISTORY (testimonianza di storia) Michael Walsh)
Fonte: Michael Walsh News Services
Independent White European International News
euroman_uk@yahoo.co.uk
Durante la Guerra furono sganciate più tonnellate di bombe sulla città di Berlino di quelle sganciate sull’intera Gran Bretagna durante tutta la Guerra. Tutte le città e cittadine tedesche con oltre 50.000 abitanti furono distrutte dal 50 all’80%.
Dresda fu incenerita assieme a 30.000 civili arsi o sepolti fra le rovine.
Amburgo fu totalmente distrutta e 70.000 civili morirono nei modi più orrendi. Mentre Amburgo bruciava, i venti che alimentavano le fiamme alte tre miglia, raggiunsero il doppio della velocità di un uragano superando le 150 miglia all’ora. Alberi con un diametro di 3 piedi (circa 90 centimetri) nelle periferie cittadine furono risucchiati dalla terra per l’innaturale forza di questi venti e scaraventati lontano nell’inferno urbano, e così anche veicoli, uomini, donne….e bambini.
Le fiamme vulcaniche furono scagliate in cielo a 5.000 piedi (circa 1.500 metri), quattro volte l’altezza dell’Empire State Building. I gas che si sprigionarono a quell’altezza causarono reazioni meteorologiche fin nella stratosfera.
Fra il 1940 ed il 1945, 61 città tedesche, con una popolazione totale di 25 milioni di anime, furono distrutte o devastate in una campagna di bombardamento iniziata dal governo inglese.
Una distruzione su tale scala non aveva altro scopo se non quello di uccidere in massa indiscriminatamente quanti più tedeschi era possibile, indipendentemente dal fatto che erano civili. Ciò portò ad un bombardamento di rappresaglia che fece 60.000 inglesi morti e 86.000 feriti.
Il celebre storico e stratega di guerra britannico, Capitano Sir Basil Liddell Hart, dichiarò che con questa strategia si arrivò alla vittoria “ mettendo in atto i mezzi bellici più incivili che il mondo conobbe dopo le invasioni dei Mongoli “ – The Evolution of Warfare (l’evoluzione della guerra, ndt), Baber & Faber, 1946, pag. 75.
“ Fu assolutamente contrario al diritto internazionale “ – Primo Ministro Neville Chamberlain.
 
LA GRAN BRETAGNA PRESE DI MIRA I CIVILI, E NON LA GERMANIA
“Hitler intraprese il bombardamento di obiettivi civili britannici solo con riluttanza, tre mesi dopo che la RAF aveva iniziato a colpire obiettivi civili tedeschi. Hitler sarebbe stato disposto a fermare il massacro in qualsiasi momento. Hitler era veramente ansioso di raggiungere un accordo con la Gran Bretagna mirante a limitare l’azione aerea alle zone di guerra “ – J.M. Spaight., CB. CBE. Bombing Vindicated, pag. 47. Segretario Responsabile al Ministero dell’Aviazione.
“ Churchill era ossessionato nel fare intervenire in guerra l’America. Cercò di spaventare Roosevelt con la prospettiva di una veloce vittoria tedesca. Cercò la provocazione, come l’affondamento della nave LUSITANIA nella Prima Guerra Mondiale per provocare l’opinione pubblica americana. Il bombardamento tedesco di civili inglesi poteva portare allo stesso scopo. Ma per settimane tutto era come se i tedeschi non avessero l’intenzione di essere così compiacenti “. – The First Casualty, Philip Knightley, Andre Deutsch
 
I PRIMI ATTACCHI FURONO BRITANNICI
Il primo attacco aereo “di zona” durante la guerra fu effettuato da 134 bombardieri britannici sulla città tedesca di Mannheim, il 16 Dicembre 1940.( Nota del traduttore: l’autore ha dimenticato, per una ignota ragione, che il primo attacco fu effettuato dagli inglesi nel Maggio del 1940 sulla città di Friburgo, provocando morti e danni ma non rilevanti). Lo scopo di questo attacco, come spiegò in seguito il Capo dell’Aviazione Marshall Peirse, era di “ concentrare il massimo danno possibile nel centro della città “ – The Strategic Air Offensive Against Germany. (H.M. Stationery Office, London, 1961).
 
L’AMMISSIONE DELL’ALTO COMANDO BRITANNICO
“Poiché avevamo dei dubbi circa l’effetto psicologico della distorsione propagandistica della verità e cioè che eravamo noi che iniziammo l’offensiva del bombardamento strategico (civile), ci siamo astenuti dal dare alla nostra grande decisione dell’11 Maggio 1940 la pubblicità che meritava” – Bombing Vindicated. J.M. Spaight, CB. CBE. Segretario Responsabile al Ministero dell’Aviazione.
“Lo scopo primario di queste incursioni era di pungolare i tedeschi ad intraprendere raid aerei di ritorsione della stessa entità sulla Gran Bretagna. Questi raids avrebbero svegliato una intensa indignazione negli inglesi nei confronti della Germania e creare così una psicosi di guerra senza la quale sarebbe stato impossibile intraprendere una guerra moderna “ – Dennis Richards, the Royal Air Force 1939/1945; The Fight at Odds. H.M. Stationery Office.
 
LA CLASSE DEI LAVORATORI NELL’OBIETTIVO DI UNO STERMINIO DI MASSA
“ Condivido in pieno (il bombardamento terroristico). Sono per il bombardamento delle aree industriali delle città tedesche. Sono un sostenitore di Cromwell – credo nello “sterminare in nome di Dio!” – Sir Archibald Sinclair, Segretario d’Aviazione.
 
LA BANALITA’ DEL MALE SATANICO
“ Loro (i Capi dell’Aviazione Britannica) sostenevano che il risultato desiderato, di ridurre la produzione industriale tedesca, verrebbe più prontamente raggiunto se le case degli operai delle fabbriche venissero distrutte. Se gli operai fossero impegnati a seppellire le loro mogli e i loro bambini, possiamo ragionevolmente aspettarci che la produzione scenda “ – Advance to Barbarism, F.J.P. Veale; emerito giurista britannico.
 
DRESDA
“ La storia a lungo occultata del peggior massacro della storia del mondo. La devastazione di Dresda nel Febbraio 1945 fu uno di quei crimini contro l’umanità i cui autori sarebbero dovuti essere chiamati in giudizio a Norimberga se quel tribunale non fosse stato snaturato “. – Richard. H.S. Crosman, Ministro del Governo Laburista.
“ Ho letto le recensioni delle biografie di Sir Arthur Harris con sentimenti contrastanti ed anche la lettera di Robert Kee (8 Luglio). Il 13 Febbraio 1945 ero ufficiale di rotta su uno dei bombardieri Lancaster che devastarono Dresda. Ricordo bene la riunione informativa del Capitano del nostro gruppo. Ci fu detto che l’Armata Rossa stava spingendosi verso Dresda e che la città sarebbe stata piena di rifugiati e che il centro cittadino sarebbe stato pieno di donne e bambini. Il nostro obiettivo era la piazza del mercato. Ricordo che eravamo in un qualche modo turbati ma facemmo come ci fu detto. Bombardammo l’obiettivo come ci era stato ordinato e sulla via del ritorno il nostro radio-marconista intercettò una trasmissione tedesca che accusava la RAF di tattiche terroristiche e che 65.000 civili morirono. Liquidammo ciò come propaganda tedesca.
Non avevamo ancora capito, finché alcune settimane dopo il mio squadrone ricevette una visita dall’Unità Cinematografica Crown che trasmetteva i film della propaganda bellica. Ci fu una riunione informativa beffarda, con una distinta differenza. Lo stesso Capitano del gruppo diceva: “ siccome la piazza del mercato sarebbe stata piena di donne e bambini, non avremmo bombardato il centro cittadino per nessuna ragione. L’obiettivo sarebbe stato invece uno snodo ferroviario che portava ad Est di vitale importanza.
Posso categoricamente confermare che l’incursione su Dresda fu una macchia nera nella storia di guerra britannica. Gli avieri del mio squadrone erano convinti che quest’azione malvagia non fu istigata dal nostro rispettabile capo “Butch” Harris (Butch sta per: macellaio, ndt.), ma da Churchill. Ho aspettato 29 anni a dire ciò, e ancora mi tormenta “ – A. Williams, Nottingham, the Observer, 8 Agosto 1984.
 
BAMBINI MITRAGLIATI
Il mitragliamento a bassa quota delle colonne di rifugiati da parte della caccia americana e inglese era cosa di ordinaria amministrazione: “ Si dice che gli animali dello zoo e i gruppi di rifugiati terrorizzati furono mitragliati mentre tentavano di scappare attraverso il Grossen Garten da aerei che volavano a bassa quota e che molti corpi crivellati di colpi vennero ritrovati in seguito in questo parco “ – Der Tod von Dresden (la morte di Dresda), Axel Rodenberg, 25 Febbraio 1951.
A Dresda “ perfino i resti ammucchiati di una corale di bambini furono mitragliati in una strada che costeggiava un parco “ – David Irving, Destruction of Dresden.
Fu usato il fosforo “ per via della sua dimostrata capacità di deprimere il morale dei tedeschi “ – fonte ufficiale britannica.
 
CITAZIONI DELL’EPOCA
“ Posso dirvi che la Germania è stata completamente distrutta “ – Generale Americano Bradley, Associated Press, Londra, 11 Giugno 1945.
L’offensiva dei bombardamenti terroristici costò la vita di oltre 2 milioni di civili tedeschi. Ne conseguì la totale distruzione di molte fra le più belle e storiche città d’Europa. Costò la vita a 58.888 aviatori della RAF, all’incirca lo stesso numero di ufficiali subalterni britannici durante la Prima Guerra Mondiale.
“ Anche gli atti terroristici deliberati e senza senso, contro, ad esempio, Lubecca e Dresda, effettuati dai piloti Alleati, avrebbero dovuto essere soggetti ad indagine e portati davanti ad una corte di giustizia competente “ – Generale di Divisione H. Bratt, Esercito Reale Svedese.
“ Una nazione che cosparge un’altra di un manto di gas inevitabilmente letali oppure sradica intere città dal pianeta facendo esplodere bombe atomiche, non ha il diritto di giudicare nessuno per crimini di guerra; essa stessa ha già commesso la più grande atrocità, non paragonabile a qualsiasi altra atrocità; ha ucciso, fra indicibili sofferenze, centinaia di migliaia di persone “ – Lydio Machado Bandeira de Mello, Dott. Giurista Professore brasiliano di Criminologia; autore di oltre 40 opere di legge/filosofia.
“ Per quanto riguarda i crimini contro l’umanità, quei governi che ordinarono la distruzione delle città tedesche, annientando così valori culturali insostituibili e trasformando in torce umane donne e bambini, dovrebbero anch’essi essere trascinati in giudizio “ – Hon Jaan Lattik. Statista estone, diplomatico e storico.
 
ONORE POSTUMO PER I CIVILI TEDESCHI
“In conclusione, si deve ammettere, non senza un certo disagio, che i veri eroi della storia non sono né i comandanti dell’aviazione e nemmeno i 58.888 ufficiali e avieri del Comando Bombardieri uccisi in battaglia.
Gli eroi furono gli abitanti delle città tedesche sotto attacco; gli uomini, le donne e i bambini che soffrirono stoicamente e continuarono a lavorare fra le rovine in fiamme delle loro case e fabbriche, fintanto che non furono invasi dagli eserciti alleati “ – Recensore del London Times sulla Storia Ufficiale Britannica dell’Offensiva Aerea Strategica.
“ Non ci sono numeri definitivi sul numero di civili uccisi come conseguenza del bombardamento massiccio, ma 2 milioni dovrebbe essere una cifra attendibile (stima) “ – Professor Harry Elmer Barnes, Dottorato in storia americana.
“ La città di Kassel subì oltre 300 incursioni aeree, alcune con ondate di 1.000 bombardieri; inglesi di notte e americani di giorno. Quando il 4 Aprile 1945 Kassel si arrese, su una popolazione di 250.000 abitanti, solo 15.000 restarono vivi “ – Jack Bell, Chicago Daily News Servizio Estero, Kassel 15 Maggio 1946
“ Innumerevoli cittadine e paesi furono rasi al suolo o trasformati in città-fantasma come Wiener Neustadt in Austria. Di quella città, dopo le incursioni aeree, rimasero in piedi solo diciotto case e la sua popolazione fu ridotta DA 45.000 A SOLI 860 “ – In the Ruins of the Reich, Douglas Botting. George, Allen & Unwin, Londra, 1985
 
LE ALTRE CITTA’
Berlino, Amburgo, Dortmund, Essen, Dresda, Francoforte, Norimberga, Dusseldorf, Hannover, Brema, Wuppertal, Vienna, Duisburg, Monaco, Magdeburgo, Lipsia, Mannheim, Stoccarda, Kiel, Gelsenkirchen, Bochum, Aachen, Wuerzburg, Darmstadt, Krefeld, Munster, Moenchen-Gladbach, Braunschweig, Ludwigshafen, Remscheid, Pforzheim, Osnabruck, Magonza, Bielefeld, Giessen, Duren, Solingen, Wilhelmshafen, Karlsruhe, Oberhausen, Heilbronn, Augsburg, Hamm, Knittelfeld, Luneburg, Cuxhaven, Kulmbach, Hagen, Saarbrucken, Friburgo, Graz, Coblenza, Ulm, Bonn, Bremerhaven, Wanne-Eickel, Worms, Lubecca, Schweinfurt, Kleve, Wiener-Neustadt, Wiesbaden, Paderborn, Bocholt, Hanau, Hildesheim, Emden, Siegen, Primasens, Halle, Bayreuth, Kreuznach, Witten, Aschaffenburg, Kaiserlautern, Gladbeck, Dorsten, Innsbruck, Neumunster, Linz, Klagenfurt, Reutlingen, Recklinghausen, Reuel, Regensburg, Homberg, Elmshorn, Wetzler, Villach, Hameln, Konigsburg, Moers, Passau, Solbad Hall i.T., Coburg, Attnang-Puchheim, Friedrichshafen, Francoforte sull’Oder, Danzica, Chemnitz, Rostock, Schwerte, Plauen, Bad Kreuznach.
A queste vanno aggiunte importanti città italiane come Roma, Milano, Genova, Torino, Napoli, Bolzano.
Traduzione a cura di: Gian Franco SPOTTI
__________________
CRIMINI ALLEATI IMPUNITI
 
Poco tempo fa mi è capitato fra le mani un mio vecchio libro di lettura di lingua tedesca dal titolo DEUTSCH FUER AUSLAENDER (tedesco per stranieri) scritto da Hermann Kessler edito nel 1970. Rileggendo alcuni brani, a pag.137 e 138 mi sono imbattuto in un racconto che parla della città di Dresda, della sua bellezza e della sua distruzione da parte dell’aviazione “Alleata”.
Rileggendolo mi ha colpito e vorrei farlo circolare sia in lingua originale, ossia in tedesco, che con la relativa traduzione in italiano.
 
DER TOD VON DRESDEN
====================
Die weltberuehmten Schoenheit Dresdens kenne ich nur aus der Kunstgeschichte. Vom Untergang der Stadt haben mit die Ueberlebenden erzaehlt. Ihren Wiederaufbau habe ich mit eigenen Augen gesehen und die Bewohner bewundert, die in der Stadt des Todes mutiger gearbeitet haben als ihre Vorvaeter in der Wildnis des Erzgebirges.
Der Reiz Dresdens ist seine Lage. Die mittelalterliche Stadt war eine natuerliche Festung. Sie wurde um 1500 die Hauptstadt Sachsens. August der Starke, saechsischer Kurfuerst und Koenig von Polen, hat Dresden zu einer der schoensten Staedte Europas gemacht. Die beruehmtesten Baumeister der Zeit arbeiteten in der Stadt. Sie schufen den zierlichen Wunderbau des Zwingers, der einen bezaubernden Festsaal im Freien darstellt und die beruehmten Bruehlschen Terrassen an der Elbe, die man den Balkon Europas nannte.
Der Reichtum der Fuersten fuellte die Schatzkammern des Gruenen Gewoelbes und machte die Gemaeldegalerie der Stadt zu einer der ersten Kunstsammlungen der Welt.
All die Pracht wurde an einem Tag vernichtet.
Der Krieg ging seinem Ende zu. Stroeme von Menschen,Tieren und Wagen flohen aus den deutschen Ostgebieten. Dresden nahm die Fluechtlinge aus Schlesien und dem Suedetenland auf. Jeder freie Raum der Stadt war mit Menschen ueberfuellt. Die Fuhrwerke verstopften Strassen und Plaetze. Alle Gruenflaechen und Parks waren riesige Lager geworden. Die Einwohnerzahl der Stadt hatte sich
verdoppelt. 1.130.000 Menschen draengten sich in der Stadt, als ihr Untergang kam.
Dresden war ohne Verteidigung, die Einwohner ohne Schutz. Der Tod hatte leichtes Spiel. Dreimal schlug er in die hilflose Menge. Der erste Schlag verwandelte die Stadt in ein Feuermeer. Auf zwanzig Millionen Quadratmeter brannte ein Hoellenfeuer. Der Asphalt der Strassen gluehte. Als lebende Fackeln rannten die Menschen durch den Flammensturm, schrien, stuerzten und starben.
Zehntausende retteten sich auf die Gruenflaeche, die wie zwei riesige Inseln im Flammenmeer lagen.
Diese Stellen traf der zweite Angriff. Jede Bombe war ein Volltreffer auf wehrlose Menschen und Tiere.
Der dritte Schlag richtete sich gegen die Fluechtenden auf den Landstrassen. Er war der blutigste. Ueber 250.000 Tote kostete der Tag, viel mehr als die Atombombe auf Japan.
Wochenlang sammelte man die Toten in der Stadt. Als sie zu einer Gefahr fuer die Lebenden wurden, musste man sie zu Tausenden auf dem Markt verbrennen. Ein kleiner Huegel bedeckt die Asche von 10.000 Menschen.
” wer das Weinen verlernt hat, lernt es beim Tode Dresdens” sagte der Dichter Gerhart Hauptmann.
Einer der Ueberlebenden, Axel Rodenberger, schrieb ein erschuetterndes Buch ” Der Tod von Dresden “.
Er schrieb es ohne Hass und klagt niemand an. Er malt das Bild dieses blutigsten Kriegstages, um die Menschheit und ihre Staatsmaenner vor neuen Kriegen und groesseren Leiden in der Zukunft zu warnen.
 
T R A D U Z I O N E
 
LA MORTE DI DRESDA
Le celeberrime bellezze di Dresda le ho apprese dalla storia dell’arte. I sopravvissuti mi hanno raccontato lo sfacelo della città.
Ho visto con i miei occhi la sua ricostruzione e ho ammirato i suoi abitanti che, nella città della morte, hanno lavorato più alacramente di quanto fecero i loro antenati nei selvaggi Monti Metalliferi.
L’incanto di Dresda è tutto suo. La città medioevale era una fortezza naturale. Attorno al 1500 fu la capitale della Sassonia. Augusto Il Forte, principe sassone e re di Polonia, trasformò Dresda in una delle città più belle d’Europa.
I più famosi costruttori edili del tempo lavoravano in città.
Essi crearono la meravigliosa costruzione dello Zwinger,che rappresenta un incantevole salone all’aperto e le famose terrazze di Bruehl sull’Elba, denominate balcone d’Europa.
La ricchezza del principe riempì le sale del tesoro della Volta Verde e rese la galleria dei dipinti della città una delle prime raccolte d’arte del mondo. Tutto questo splendore fu distrutto in un sol giorno.
La guerra volgeva al termine. Fiumi di persone, animali ed automezzi fuggivano dai territori tedeschi orientali. Dresda riceveva i rifugiati dalla Slesia e dai Sudeti.
Ogni spazio libero della città era stracolmo di persone.
I mezzi di trasporto intasavano strade e piazze. Tutti gli spazi verdi ed i parchi erano diventati giganteschi accampamenti. Il numero degli abitanti era raddoppiato,1.130.000 persone si accalcavano in città mentre ne arrivava il tramonto.
Dresda era senza difese ed i suoi abitanti senza protezione.
La morte ebbe gioco facile. Per ben tre volte essa colpì nel mezzo della gente indifesa.
Il primo attacco trasformò la città in un mare di fuoco.
In venti milioni di metri quadrati bruciava un fuoco infernale.
L’asfalto delle strade si sciolse. Le persone, trasformate in torce umane, correvano attraverso la tempesta di fiamme,urlavano, cadevano e morivano.
Decine di migliaia si salvarono negli spazi verdi che fungevano da grosse isole nel mare di fiamme.
Queste isole furono raggiunte dal secondo attacco.
Ogni bomba era un preciso centro su gente ed animali inermi. Il terzo attacco venne indirizzato sui fuggitivi sulle strade di campagna. Fu il più sanguinoso. Quel giorno costò più di 250.000 morti, molti di più della bomba atomica sul Giappone.
Per settimane si raccolsero i morti nella città e quando questi rappresentarono una minaccia di malattie per i sopravvissuti, si dovette bruciarli a migliaia sulla piazza del mercato. Una collinetta ricopre le ceneri di 10.000 persone.
” chi ha dimenticato il pianto, lo impara nella Morte di Dresda “, disse il poeta Gerhart Hauptmann.
Uno dei sopravvissuti, Axel Rodenberger, scrisse un libro scioccante dal titolo ” la Morte di Dresda “.
Lo scrisse senza odio e senza incolpare nessuno.
Egli dipinse un quadro di questo sanguinosissimo giorno di guerra per ammonire l’umanità e tutti i capi di Stato da nuove guerre e da nuove sofferenze nel futuro.
 
Gian Franco SPOTTI
Soragna (Parma)

 

Episodi relativi alle stragi di soldati italani perpetrati dagli uomini del criminale Patton sono stati trattati alcuni anni addietro dal Corriere della Sera. Su questi crimini e sugli  altri crimini angloamericani vedi fra l’altro, davanti a una letteratura che diventa sempre più sterminata e sempre più inutilizzata dalla storiografia ufficiale:

  • Liberazione & liberatori. La Ciociaria, Cassino e la belva di

    www.europadellaliberta.it/2010/04/25/liberazione-liberatori-la-ciociaria-cassino-e-la…Mario Di Febo Via la lapide d’onore dedicata a Juin da san Luigi dei … Copyright © 2012 L’ Europa della Libertà. All Rights Reserved. Design by Shen.t

  • Crimini americani e inglesi passati ancora sotto silenzio. Siamo …

    www.europadellaliberta.it/2010/04/18/crimini-americani-e-inglesi…Bene ha fatto a segnalare Mario Di Febo queste veritiere e lineari affermazioni … Copyright © 2012 L’ Europa della Libertà. All Rights Reserved. Design by Shen.tv.  Crimini americani e inglesi passati ancora sotto silenzio. Siamo in tanti ad attendere la richiesta di perdono 18 Aprile 2010 Fonte: Institute for Historical Review   Crimini e genocidi sottaciuti in cui USA e Regno Unito sono responsabili morali  per il silenzio imposto a cui hanno concorso con l’Unione Sovietica, attore politico e  morale ed esecutore materiale, o vi hanno direttamente partecipato consegnando scientemente e in maniera programmata le vittime al boia del regime staliniano Tra le…

  • Read more »Liberatori. Ricordi sul filo della memoria d’un ragazzo d’allora
  • 27 Aprile 2010 Mario Di Febo E poi li abbiamo accolti al Colosseo sventolando bandierine e cogliendo al volo le caramelle che i liberatori ci lanciavano dall’alto dei loro carrarmati. Liberazione & liberatori. Appunti sul filo della memoria d’un ragazzino romano d’allora…..   Si era nel ’46 e la guerra era da poco terminata; fame e bombardamenti erano ricordi…
    Read more » 

     BBC: ecco i documenti russi sul massacro stalinista di Katyn

    30 Aprile 2010 Fonte: BBC Il Dr. Mario Di Febo segnala l’anteprima La Russia pubblica i documenti sul massacro di Katyn BBC News http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/8648275.stm   .. .. Uno di tali documenti è una lettera datata 5 Marzo 1940 di Beria, all’epoca capo dei servizi segreti sovietici NKVD, indirizzata direttamente a Stalin, in cui propone l’uccisione dei prigionieri di guerra polacchi. Beria li…

    1. Massacro di Biscari – Wikipedia

    it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_BiscariCopia cache – Simili

    Feriti, 3 soldati italiani (Virginio de Roit e Quaiotto – Giuseppe Giannola) 1 Il discorso di Patton; 2 Lo sbarco in Sicilia; 3 Le stragi generale G.S.Patton tenne un rapporto agli ufficiali della 45ª Divisione di fanteria nel corso del …. di Giuseppe Giannola raccolta da Gianluca Di Feo sul Corriere della Sera, 3 marzo 2005

      2. Patton: Sicilia 1943

    www.nonsolobush.it/page9.phpCopia cache – Simili

    La strage di Biscari nel luglio 1943. generale George S. Patton. Il 23 e il 24 giugno 2004 Gianluca Di Feo scrive due articoli sul Corriere della Sera (1) che per appena sbarcati in Sicilia, uccisero a sangue freddo diverse decine di soldati Lo sbarco ebbe inizio intorno le 2:30 della mattina del 10 luglio: i reparti del 429°

      3. Le vittime di Patton – Corriere del Veneto – Corriere della Sera

    corrieredelveneto.corriere.it › venetoCopia cache

    5 apr 2012 – Un volume di Augello sull’oscuro episodio all’aeroporto siciliano nel luglio ’43 di uno dei due sopravissuti alla strage, il veneto Virginio de Roit, di Lerino, in provincia di Vicenza, all’epoca dei fatti soldato del 153˚ Il generale George Smith Patton, alla guida delle truppe i Sicilia nel 1943 (archivio)

       4.  SICILIA 1943: Crimini e stragi compiute dagli americani.

    www.ilcovo.mastertopforum.net/-vp19636.html?sid…Copia cache

    9 apr 2006 – Ecco alcuni interessanti articoli usciti sul Corriere della Sera e riguardanti i in Sicilia, dagli altoparlanti ci è stato letto il discorso del generale. …. stragi compiute in Sicilia dai soldati americani, il diario di Patton, i processi.

      5.  HISTORIA – Storia & Militaria

    digilander.libero.it/historiamilitaria3/biscari.htmCopia cache

    Lo sbarco ebbe inizio intorno le 2:30 della mattina del 10 luglio: i reparti del 429° lascerà sul campo 17 ufficiali e 180 soldati, pari a poco meno del 50% degli effettivi disponibili. del II corpo della VII armata americana ed il suo superiore, il generale Patton a …. (Gianluca Di Feo – Corriere della Sera – 23 giugno 2004).

      6.  Sicilia 1943, l’ordine di Patton: “uccidete i prigionieri italiani!”

    www.disinformazione.it/generalepatton.htmCopia cache – Simili

    seconda guerra mondiale, generale patton, prigionieri italiani. di Gianluca Di Feo – “Corriere della Sera” 23 giugno 2004. I massacri E’ una piccola Cefalonia: le vittime sono soldati italiani che avevano combattuto con Sulle navi che ci trasportavano in Sicilia, dagli altoparlanti ci è stato letto il discorso del generale.

      7.  la battaglia di Gela

    www.gelacittadimare.it/la%20battaglia%20di%20Gela.htmlCopia cache

    La nostra Sicilia è difesa da poche forze rispetto a quelle Anglo-Americane. Proprio in quel momento di massima crisi della testa di ponte americana …. La strage di Biscari (furono fucilati oltre 70 soldati italiani dopo che si erano arresi) di Feo del Corriere della Sera, e probabilmente non l’unico crimine di guerra

      8.  STRAGI E BOMBARDAMENTI AMERICANI SULLA POPOLAZIONE

    www.pinonicotri.it/…/stragi-e-bombardamenti-americani-sulla-popol…Copia cache

    Contro l’ipocrisia e l’uso di due pesi e due misure da parte del potere E in Sicilia, nel 1943, le truppe americane compirono altre stragi e A ordinare il massacro fu il generale George Smith Patton, comandante della divisione; Agrigento, i soldati di Patton spararono sulla folla di civili che protestava pacificamente per

      9. Rmm2000, la tua informazione

    www.magio.info/newnews/Articolo_1.asp?idArticolo=1558

    troppi prigionieri in Sicilia. Ma quelle stesse persone gioiscono per stragi di giapponesi ben più grandi. Sono le frasi con cui George Patton commenta sul suo diario l’apertura di un’inchiesta nei suoi confronti per le stragi di prigionieri italiani in Sicilia. Settantatré soldati …. DI FEO Corriere della Sera del 24 Giugno 2004. 7 – Cipriani

      10. www.fondazionecipriani.it/Kronologia/prova.php?…2005…id…Copia cache

    A Genova, è aperto un nuovo fascicolo penale a carico di 4 agenti del reparto 3 marzo 2005 Il “Corriere della sera” riporta la testimonianza di Giuseppe Giannola, strage di prigionieri italiani inermi da parte dei reparti del generale Patton, su “Corriere”, “Provincia” di Ragusa e “La Sicilia“- permettono di quantificare 1

    11.Robert Capa: messa in scena di un mito

    www.photographers.it/articoli/capa.htmCopia cache – Simili

    Hai fatto +1 pubblicamente su questo elemento. Annulla

    di R Capa – Citato da 15Articoli correlati
    Corriere della Sera – mercoledì 8 maggio 2002 – pagina 35 La Leica del fotoreporter fissa il momento dell’ingresso dei soldati …. storico tra un generale e due pastori sperlinghesi durante la battaglia di Sicilia“. ….. O i civili sterminati senza ragione, perché i militari di Patton non avevano …. Formato video: PAL 1.33 – 4:3

    1. [PDF] 

    12.- Una memoria affossata: gli internati militari italiani 1943-1945

    www.lorenzobaratter.it/download/baratter-una-memoria-affossata.pdfSimili

    Formato file: PDF/Adobe Acrobat – Visualizzazione rapida
    di Q DELLA MEMORIA – 2007 – Articoli correlati
    zano passavano treni e treni carichi di soldati e di civili, che venivano de– portati in Germania ….. cana di Patton e l’8ª armata britannica di Montgomery, sbarcarono in Sicilia, impressionanti per le popolazioni civili, nel marzo del 1943 le fabbriche di Il 3 settembre 1943, il generale Castellano firmò a Cassibile il trattato di

    13. Historic an 12 Del 2005

    www.scribd.com/doc/62597648/Historic-an-12-Del2005Copia cache

    18 ago 2011 – 2005. STRAGE DI CIVILI SOTTO I BOMBARDAMENTI ALLEATI a un soldato della classe ’40 € 6,20 ~ Berenice € 4,00 La ruota del tempo € 14 …… il 3 marzo 1945 e sepolta al cimitero di San Giacomo di Boves con altre 5 ….. del generale Patton, nel territorio compreso tra i comuni di Acate e Caltagirone.

    14. Axis History Forum • View topic – Allied war crimes of the

    forum.axishistory.com/viewtopic.php?f=6&t=54905&start=15Copia cache

    15 post – 5 autori – 11 ago 2004

    Cade Attilio Bonariva di Lozio: aveva 3 fratelli e 4 sorelle. Delle stragi in Sicilia di cui furono vittima i soldati italiani, invece, nessuna mobile della 45ª divisione dell’VIII armata del generale Patton». delCorriere della Sera“: Mario vittima della strage dimenticata di …… by Gian83 on 06 Feb 2005 18:40

    15. Altri risultati da Discussioni

    1. Cultura Libri – Ignis in Corde, La battaglia degli Iblei – RagusaNews

    www.ragusanews.com/articolo/…/ignis-in-corde-la-battaglia-degli-ibl…Copia cache

    8 nov 2011 – Notizie della provincia di Ragusa e di Sicilia: Ragusa, Vittoria, Modica, muro per diserzione due soldati, Lissandrello e Avola, i quali, provenendo da Pachino Clifford denunciò tutto al generale Patton, che gli promise di punire i l’ episodio in una intervista al Corriere della Sera del 3 marzo 2005, ed i

    1. [PDF] 

    16. 25 Aprile: se questa è una Nazione

    www.anvgd.it/da/200505.pdf?phpMyAdmin=2Ogbj4K9Fl5hBy8d…

    Formato file: PDF/Adobe Acrobat – Visualizzazione rapida
    Il 25 Aprile del 2005 ha sollevato nuovamente polemiche astiose e mogli, di figli di soldati e di cittadini, non è stato ascoltato: condannati mo caposaldo sui monti della Sicilia e della Calabria. Il grande generale Patton, infuriato da tanta resistenza, …. Chi aveva vissuto l’esperienza delle stragi e dell’esodo ricordava