Giorno del leone: gli diamo in pasto i cacciatori?

11 Agosto 2023 Fonte: Kodami Autore: Maria Neve Iervolino

Oggi è la Giornata mondiale del leone: il grande felino africano sempre più minacciato

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Oggi, 10 agosto 2023, si celebra la Giornata mondiale del leone, ma secondo il Wwf c’è ben poco da festeggiare: questa specie è sempre più minacciata. Ecco perché il leone deve essere protetto attraverso uno sforzo congiunto globale.

CONOSCEREALTRI ANIMALINEWS 10 AGOSTO 2023  9:57

di Maria Neve Iervolino

leone

Oggi, 10 agosto 2023, si celebra la Giornata mondiale del leone, ma c’è ben poco da festeggiare. Questa specie è sempre più minacciata. Il Wwf stima che le popolazioni di leone presenti in Africa abbiano perduto il 90% del loro areale originario e il numero di individui è calato drasticamente nell’ultimo secolo, passando da 200mila individui agli inizi del Novecento a meno di 30.000 rimasti oggi nel continente.

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Solo negli ultimi 20 anni, la popolazione ha subito un declino del 43%. I leoni sono presenti in 27 paesi africani, ma solo in 7 di questi si contano popolazioni con più di mille individui. La IUCN, l’Unione mondiale per la conservazione della natura, classifica la specie come “vulnerabile”, mentre risulta ormai estinta in 26 Stati del suo areale di origine.

Non deve sorprendere che uno dei predatori più grandi è temuti al mondo, da sempre simbolo di forza e coraggio abbia subito un tale declino. La spiegazione risiede in molti fattori, i principali innescato dall’essere umano e vanno dal bracconaggio allo sfruttamento di habitat vergini.

Come aveva spiegato a Kodami il ricercatore Giorgio Vacchiano, «i predatori hanno bisogno di territori ampi e contigui. Anche solo l’apertura di una strada in una foresta intatta può mettere in pericolo la sopravvivenza dei grandi predatori che hanno bisogno di un territorio non frammentato. I grandi predatori al vertice della piramide trofica sono i più vulnerabili, e con la loro scomparsa si hanno effetti a cascata su tutti i livelli».

La frammentazione dell’habitat, inoltreche aumenta il rischio di accoppiamenti tra consanguinei, provocando così un indebolimento genetico e quindi una maggiore vulnerabilità al diffondersi di epidemie.

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Per mettere monitorare il territorio e i selvatici che lo abitano, il Wwf sta contribuendo al censimento dei leoni nel Parco Nazionale di Tsavo, in Kenya, attraverso l’implementazione di un metodo innovativo, basato sull’acquisizione e l’analisi di migliaia di immagini di leoni, alcune delle quali si possono vedere in questo video.

«Fra gli scatti – hanno spiegato dall’organizzazione – ci sono immagini di leoni che sbadigliano o dormono, alcuni sembrano più attivi e solitari mentre altri si muovono in branco. Queste immagini aiutano il team di ricerca a contare i leoni, tramite il riconoscimento dei singoli individui. Il metodo, denominato SECR (acronimo di “Spatially Explicit Capture-Recapture”) permette dunque di stimare il numero di individui presenti in un territorio tramite la cattura e ricattura di immagini dei leoni in un certo periodo di tempo. Aumentare la precisione delle stime della popolazione è fondamentale per migliorare gli sforzi di conservazione e salvare questa magnifica specie».

In alcuni casi, però, i parchi sono anche i luoghi dove avviene un altro fenomeno che incide fortemente sulle popolazioni di leoni: la caccia al trofeo.

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Un fenomeno tutt’altro che marginale, come ha potuto appurare la video inchiesta di Kodami durante la più grande fiera della caccia d’Europa, che si svolge ogni anno a Dortmund, in Germania. Qui, attraverso la nostra inchiesta sotto copertura, è emerso come gran parte del business legato alla caccia si svolga principalmente nel continente africano e asiatico in attività rivolte principalmente alla caccia al trofeo.

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Le agenzie che organizzano i safari e le attività di caccia al trofeo mostrano ai clienti del veri e propri listini con gli animali da uccidere, e i relativi prezzi per portarne a casa un pezzo da tenere come ricordo. Gli acquirenti sono, il più delle volte, europei e statunitensi. Uno sfruttamento delle risorse naturali e faunistiche che sta già avendo un risvolto diretto sulle comunità africane.

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Proteggere i leoni non significa solamente salvaguardare una specie, ma proteggere una serie di ecosistemi fondamentali per mantenere gli equilibri naturali del Pianeta. Quelli africani dove vive il leone generano infatti beni e servizi che garantiscono il benessere di più di 300 milioni di persone nell’Africa sub-sahariana, fornendo servizi essenziali come l’acqua per le città in rapida crescita. In tal senso, i leoni contribuiscono direttamente ai servizi ecosistemici innanzitutto perché sono animali iconici in grado di attrarre ogni anno milioni di turisti nelle aree dove vivono, contribuendo dunque a muovere le economie di molti Paesi africani.

La potenza d’attrazione generata dai leoni assicura un importante afflusso di turisti negli stati dell’Africa, e in particolare in Kenya, l’unico paese a poter vantare una riserva di fauna selvatica all’interno di una capitale mondiale, Nairobi. Alla luce del crescente turismo dei selvatici, il governo keniota ha deciso di aumentare da due a cinque volte l’ingresso nei parchi e nelle riserve naturali che entrerà in vigore dal gennaio 2024.

Ma il mantenimento degli habitat dei leoni, come foreste e savane alberate, contribuisce poi allo stoccaggio del carbonio e quindi alla lotta al cambiamento climatico. Alcuni studi stimano che le aree di presenza del leone forniscano circa l’11% dei servizi ecosistemici legati al controllo dell’erosione, alla protezione delle coste e alla mitigazione degli effetti delle alluvioni.

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In ragione di questioni economiche e ambientali, il leone deve essere tutelato da un’azione globale che coinvolga anche l’Occidente, colpevole di continuare a sfruttare in maniera massiva risorse di un territorio altro.

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Maria Neve Iervolino