Alt Zionism murderess and the guilty White House. We have to stop the criminal choices of American politics and Israel bombs. Finally write this also Jewish survivors of the Nazi camps

 24 Agosto 2014

Fonti varie della stampa quotidiana

Riproposto: 08 Maggio 2024

Alt al sionismo assassino e alla colpevole Casa Bianca. Dobbiamo fermare le scelte criminali della politica americana e di Israelebombarda. Finalmente lo scrivono anche dei sopravvissuti ebrei nei campi nazisti

Questa pubblica presa di posizione costituisce un’ennesima eclatante denuncia del sanguinoso idolo sionista e di come esso si nutra del vittimismo più rivoltante e pericoloso per la pace del mondo. – E’ assurdo che l’Europa continui a prostrarsi ai suoi piedi, rendendosi al contempo vittima consapevole e complice morale dei crimini di Israelebombarda. – Le scellerate strategie degli USA hanno coinvolto negli ultimi trenta e più anni tutta l’area del Vicino Oriente in conflitti inenarrabili e inconcludenti anche al fine di garantire l’esistenza dell’entità criminale sionista, entità sionista che dalla fine dell’Unione Sovietica in realtà è inessenziale agli “interessi” e alla “sicurezza” della superpotenza a stelle e strisce.

Nel corso del tempo abbiamo fornito ai lettori documenti culturali di prima mano orientativi su queste tematiche e diverse  nostre valutazioni, sia con articoli che con “note” a margine di articoli di altri (di cui ne riproponiamo uno qui in chiusura pagina), che possono essere facilmente rintracciati al fine di aiutare ad avere un  approccio più documentato o quantomeno non acritico ma problematico. – L’articolo del rabbino inglese Ahron Cohen del 2003, che qui pubblichiamo, ripreso da Oggi Treviso, offre una lettura oltremodo diversa rispetto ai contenuti della narcotizzante “informazione” occidentale letteralmente asservita al sionismo israeliano e agli interessi innominabili rappresentati dagli “strateghi” d’oltre oceano. Essa è tuttavia, a nostro avviso, parzialmente condivisibile, poiché utilizza in senso parzialmente  improprio il termine “ebreo”, giacché pone ancora una volta in modo  sinonimico l’identità israeliti / giudei con il loro popolo di appartenenza, quello ebreo. Molti  ebrei dell’antichità furono “convertiti” al monoteismo mosaico sotto le più crudeli violenze. Ancora oggi, non può essere recepita alcuna identità sic et simpliciter tra ebreo e giudaismo / israelismo. – D. C.

 

Corriere della Sera ediz. digitale ESTERI
Gaza: superstiti Shoah criticano Israele
08:27 (ANSA) – NEW YORK – Oltre 300 sopravvissuti e discendenti di sopravvissuti dell’Olocausto hanno pubblicato una lettera a pagamento sul New York Times per condannare “il massacro di palestinesi a Gaza” e per criticare gli Usa per il sostegno al governo Netanyahu e alle operazioni militari d’Israele nella Striscia, nonché l’Occidente in generale per il suo atteggiamento passivo. “Il genocidio comincia sempre con il silenzio”, si legge nel testo, in cui i 327 firmatari chiedono il boicottaggio d’Israele.
      1. Gaza, oltre 300 sopravvissuti alla Shoah contro Israele  www.repubblica.it/esteri/2014/08/…/news/gaza_sopravvissuti…/index.ht… 5 ore fa – Hanno pubblicato una lettera a pagamento sul New York Times per … di sopravvissuti allOlocausto hanno pubblicato una lettera a pagamento sul New York Times per condannare “il massacro di palestinesi a Gaza” e per …
      2. Le notizie del 24 agosto 2014 – MNews.ITwww.mnews.it › Notizie Recensione di Luigi Palamara 5 ore fa – GAZA: SOPRAVVISSUTI OLOCAUSTO CONTROMASSACRO PALESTINESI” … hanno pubblicato una lettera a pagamento sul New York Times per … gli sforzi all‘ingrosso di Israele per distruggere Gaza e l’uccisione di oltre …
      3. Gaza, oltre 300 sopravvissuti alla Shoah contro Israele – La 247.libero.it/…/1/gaza-oltre-300-sopravvissutialla-shoah-contro-israele 5 ore fa – NEW YORK – Oltre 300 sopravvissuti e discendenti di sopravvissuti allOlocausto hanno pubblicato una lettera a pagamento sul New York Times per condannare ‘il massacro di palestinesi a Gaza‘ e per … … stessa di Israele. Le une e le altre esigono risposte decise della politica e dell´opinione pubblica.
      4. Superstiti dell Olocausto contro Israele (tcda) – Informazione.it www.informazione.it/n/…41F1…/Superstiti-dell-Olocaustocontro-Israele 2 ore fa – NEW YORK – Oltre 300 sopravvissuti e discendenti di sopravvissuti dell’Olocausto hanno pubblicato una lettera a pagamento sul New York Times per condannare “il massacro di palestinesi a Gaza” e per criticare gli Usa per il sostegno che … Pubblica liberamente le notizie di Informazione.it sul tuo sito.
      5. Superstiti dell Olocausto contro Israele – domenica 24 www.mister-x.it Ultime notizie: Superstiti dell Olocausto contro Israele – domenica 24 agosto 2014. … contro Israele. Trecento ebrei firmano una lettera sul New York Times per condannare il massacro di palestinesi … Ultime Notizie: Gaza, oltre 300 sopravvissuti alla Shoah contro Israele, 4 ore fa Dal …. Pubblica la tua Notizia – Segnala il …
      6. Gaza: superstiti Shoah criticano Israele – Motorlife www.motorlife.it/search/focus/…/gaza-superstiti-shoah-criticano-israele/Oltre 300 sopravvissuti e discendenti di sopravvissuti dell’Olocausto hanno pubblicato una lettera a pagamento sul New York Times per condannare “il massacro di palestinesi a … All‘alba cinque razzi dalla Siria hanno raggiunto le alture del Golan,senza fare vittime. … Gaza, oltre 300 sopravvissuti alla Shoah contro Israele.
      7. Sarà – WASALive es.wasalive.com/it/sarà GAZA: SOPRAVVISSUTI OLOCAUSTO CONTROMASSACRO … e discendenti di sopravvissuti dell’Olocausto hanno pubblicato una lettera a pagamento sul New York Times per condannare «il massacro di palestinesi a Gaza» e per criticare …. le acque d‘innanzi all‘opinione pubblica e di spostare l’attenzione dalle reali …
      8. Secondo il M5S, i tagliagole islamici di Isis “vanno capiti con  https://forum.termometropolitico.itGaza, oltre 300 sopravvissuti alla Shoah contro Israele – Repubblica.it. NEW YORK – Oltre 300 sopravvissuti e discendenti di sopravvissuti allOlocausto hanno pubblicato una lettera a pagamento sul New York Times per condannare “il massacro di palestinesi a Gaza” e per criticare gli Stati Uniti per il …
      9. Presidente – WASALive en.wasalive.com/it/presidente GAZA: SOPRAVVISSUTI OLOCAUSTO CONTROMASSACRO … e discendenti di sopravvissuti dell’Olocausto hanno pubblicato una lettera a pagamento sul New York Times per condannare «il massacro di palestinesi a Gaza» e per criticare gli … Comunale è convocato, in seduta pubblica ed in sessione ordinaria, per le.
      10. superstiti Shoah criticano Israele – Worldnews.com article.wn.com/view/2014/08/24/superstiti_Shoah_criticano_Israele/ 3 ore fa – NEW YORK – Oltre 300 sopravvissuti e discendenti di sopravvissuti dell’Olocausto hanno pubblicato una lettera a pagamento sul New York Times per condannare “il massacro di palestinesi a Gaza” e per criticare gli Usa per il sostegno al governo … Israele, eletta prima Miss Sopravvissuta allOlocausto.

Oggi Treviso

 
Il sionismo visto da un rabbino antisionista
 
ISRAELE, GIUDAISMO E SIONISMO
Conferenza del Rabbino Ahron Cohen alla Birmingham University,
Inghilterra, 26 Febbraio 2003
Amici,
è un onore avere l’opportunità di parlarvi oggi.
Io e i miei colleghi di Neturei Karta partecipiamo ad occasioni come questa perché riteniamo di avere il dovere sia religioso che umanitario di pubblicizzare il nostro messaggio, il più possibile. Così spero e prego che con l’aiuto del Creatore le mie parole e le nostre discussioni, qui, oggi, possano essere corrette e precise, nel loro contenuto e nelle loro conclusioni.
Come vi è stato già detto, io sono un ebreo ortodosso (e cioè un ebreo che cerca di vivere la propria vita in totale accordo con la religione ebraica). Sono impegnato nell’adempimento dei doveri ecclesiastici all’interno della comunità ebraica e in particolare sono impegnato nell’educazione dei nostri giovani e nell’aiutarli a conseguire una condotta sana e corretta. E’ perciò di particolare interesse per me poter parlare a voi, un corpo studentesco, oggi.
Mi è stato chiesto di parlarvi del giudaismo e del sionismo.
Questo argomento è naturalmente tremendamente importante alla luce dell’attuale situazione in Palestina, dove abbiamo – diciamolo – una parte, i sionisti (che sono anch’essi degli ebrei) desiderosi di imporre uno Stato “settario” sulla testa di una popolazione indigena, i palestinesi. Uno scontro che ha provocato spargimenti di sangue e brutalità di cui non si riesce a vedere la fine, a meno che vi sia un cambiamento davvero radicale.
I miei titoli per parlare di questo argomento derivano dall’essere uno dei molti ebrei ortodossi che simpatizzano completamente con la causa palestinese: noi protestiamo in modo veemente contro i terribili errori perpetrati in Palestina contro il popolo palestinese dall’illegittimo regime sionista.
La punta avanzata di quelli tra noi che sono impegnati, attivamente e regolarmente, in questa controversia sono chiamati Neturei Karta, termine che può essere tradotto in modo approssimativo come Guardiani della Fede. Non siamo un partito o un’organizzazione a parte, ma rappresentiamo fondamentalmente la filosofia rappresentativa di una parte significativa dell’ebraismo ortodosso.
Permettetemi innanzitutto di dichiarare in termini categorici che il giudaismo e il sionismo sono incompatibili. Essi sono diametralmente opposti.
La questione deve sicuramente apparire a molti di voi che oggi sono qui come un paradosso. Dopo tutto, tutti sanno che i sionisti sono ebrei e che il sionismo è a vantaggio degli ebrei. I palestinesi sono i nemici dei sionisti. Come può essere allora che io, un ebreo, possa simpatizzare con la causa palestinese?
Vorrei cercare di rispondere a questa domanda e tornare all’argomento della mia conferenza – il giudaismo e il sionismo – su due livelli: la fede religiosa e l’umanitarismo. Tenete presente che essere umanitari è anche un obbligo religioso fondamentale.
Prima di tutto dal punto di vista della fede religiosa ebraica. Dobbiamo esaminare qualche aspetto della storia del popolo ebreo e della sua fede basilare nel controllo dell’Onnipotente sul nostro destino e su ciò che l’Onnipotente vuole da noi. Tutto questo è fissato nei nostri insegnamenti religiosi, nella nostra Torah, e ci è stato insegnato nel corso delle generazioni dai nostri grandi leader religiosi. Rispetto a tutto ciò, esaminiamo anche la storia del sionismo, come si è sviluppata e quali sono i suoi scopi.
La nostra religione è per noi un modo di vivere totale. Ci mostra come vivere una vita al servizio dell’Onnipotente. Influenza ogni aspetto della nostra vita, dalla culla alla tomba. Quello che ci viene insegnato è quello che ci è stato rivelato dalla Divina Rivelazione, come viene descritta nella Bibbia, circa tremila e cinquecento anni fa, e cioè quando venne alla luce il popolo ebreo. Tutti i nostri obblighi religiosi, pratici e filosofici, sono fissati nella Torah, che comprende la Bibbia (il vecchio testamento) e un vasto codice di Insegnamenti Orali che ci sono stati trasmessi nel corso delle generazioni.
Come detto, la nostra religione è un modo di vivere totale che copre ogni aspetto della nostra vita. Un aspetto della nostra religione, soggetto a certe condizioni, è che ci verrà data una terra, la Terra Santa, conosciuta ora come Palestina, nella quale vivere e attuare vari doveri del nostro servizio all’Onnipotente.
Ora, prima che io prosegua, desidero sottolineare qualcosa che è davvero fondamentale per capire la differenza tra il giudaismo e il sionismo, e cioè che il concetto di nazionalità dell’ebraismo ortodosso è molto diverso dal concetto di nazionalità ritenuto dalla maggior parte dei popoli. La maggior parte dei popoli pensano che la nazione sia un popolo specifico che vive in una terra specifica. La terra è essenziale per l’identità di una nazione. Una religione ci può essere come ci può non essere, ma la religione è irrilevante per l’identità nazionale. Il concetto di nazionalità del giudaismo ortodosso, tuttavia, è quello di un popolo specifico con una religione specifica. E’ la religione che stabilisce l’identità nazionale. Una terra ci può essere come ci può non essere, la terra è irrilevante per l’identità nazionale ebraica.
Questo è confermato dal fatto che la nazione ebraica è stata senza una terra per 2000 anni, ma fino a quando ha conservato la propria religione ha conservato la propria identità.
Ora ho detto in precedenza che ci è stata data una terra, ma a certe condizioni. Le condizioni erano, fondamentalmente, che dovessimo conservare i valori morali, etici e religiosi più alti. Il popolo ebreo ha posseduto la terra per i primi millecinquecento anni della sua esistenza. Ma purtroppo le condizioni non furono adempiute al livello richiesto [dall’Onnipotente] e gli ebrei vennero esiliati dalla loro terra. Negli ultimi duemila anni circa, il popolo ebreo è rimasto in uno stato di esilio decretato dall’Onnipotente, perché non aveva conservato i valori richiesti. Questo stato di esilio è la situazione che permane fino ad oggi. E’ una parte fondamentale della nostra fede accettare di buon animo l’esilio decretato dall’Onnipotente e non cercare di combattere contro di esso, o di farlo cessare con le nostre mani. Agire in tal modo costituirebbe una ribellione contro la volontà dell’Onnipotente.
In termini pratici, sebbene abbiamo conservato la nostra identità ebraica, in virtù del nostro attaccamento alla nostra religione, nondimeno l’esilio per noi significa innanzitutto che gli ebrei devono essere soggetti ai paesi in cui vivono in modo leale e non cercare di governare le popolazioni indigene di tali paesi.
In secondo luogo, significa che non possiamo tentare di costituire un nostro Stato in Palestina. Questo si applicherebbe anche se la terra non fosse occupata, e si applica certamente quando, come è questo il caso, c’è una popolazione indigena esistente. Questa proibizione costituisce una parte fondamentale del nostro insegnamento: ci è stato fatto giurare di non contravvenirvi e siamo stati ammoniti delle spaventose conseguenze in cui saremmo incorsi.
Ne consegue, perciò, che gli ebrei, oggi, non hanno il diritto di governare in Palestina.
Esaminiamo ora il movimento sionista. Venne fondato circa 100 anni fa, soprattutto da individui secolarizzati, che stavano abbandonando la loro religione ma conservavano ancora quello che consideravano il marchio [d’infamia] di essere ebrei in esilio. Ritenevano che il nostro stato di esilio fosse dovuto al nostro atteggiamento servile – la mentalità del Golus (esilio) – e non a un Ordine Divino. Volevano sbarazzarsi dei vincoli dell’esilio e cercare di costituire una nuova forma di identità ebraica. Non basata sulla religione ma basata sulla terra. Basata su una tipica aspirazione nazionalista, secolare, guidata dall’emozione, simile a quella della maggior parte delle altre nazioni. La loro politica aveva come perno centrale l’aspirazione di costituire uno Stato Ebraico in Palestina. Ma stavano forgiando un nuovo tipo di ebreo. In realtà non era assolutamente un ebreo – era un sionista.
Il movimento sionista costituiva l’abbandono completo dei nostri insegnamenti e della nostra fede religiosa – in generale – e in particolare un abbandono del nostro approccio al nostro stato di esilio e al nostro atteggiamento verso i popoli con cui viviamo.
Il risultato pratico del sionismo sotto forma dello Stato conosciuto come “Israele” è completamente estraneo al giudaismo e alla Fede Ebraica. Lo stesso nome “Israele”, che originariamente designava quelli che sono conosciuti come i Figli di Israele, e cioè il Popolo Ebraico, è stato usurpato dai sionisti. Per questa ragione, molti ebrei ortodossi evitano di riferirsi allo Stato sionista con il nome di “Israele”.
L’ideologia del sionismo non è quella di affidarsi alla divina provvidenza ma di prendere la legge nelle proprie mani e di forzarne il risultato sotto forma di uno Stato. Questo è del tutto contrario all’approccio alla questione dell’esilio che la nostra Torah ci richiede di adottare, per come ci è stato trasmesso dai nostri grandi leader religiosi.
Ho parlato finora dal punto di vista della fede religiosa. Ma esaminiamo il punto di vista umanitario (che è esso stesso un obbligo religioso, come ho detto in precedenza). L’ideologia dei sionisti era, ed è, quella di forzare l’aspirazione ad uno Stato senza curarsi dei costi, in termini di vite umane e di proprietà, di coloro che si trovano sulla loro strada. I palestinesi stavano sulla loro strada. Ci troviamo di fronte al fatto che, per conseguire un’ambizione nazionalista malconcepita, è stata commessa dai sionisti una scioccante trasgressione della giustizia naturale, costituendo in Palestina un regime illegittimo del tutto contro la volontà della popolazione lì residente, i palestinesi, trasgressione che inevitabilmente ha dovuto fondarsi sulla perdita di vite umane, sulle uccisioni e sui furti.
La maggior parte degli ebrei ortodossi accettano il punto di vista dei Neturei Karta fino al punto di non essere d’accordo, in via di principio, sull’esistenza dello Stato sionista, e non “verserebbero una lacrima” se tale Stato dovesse finire. Vi è tuttavia una gamma di opinioni su come affrontare il fatto che al momento lo Stato sionista esiste. Queste opinioni variano dalla cooperazione effettiva, all’accettazione pragmatica, all’opposizione totale sempre e comunque. Quest’ultima costituisce l’approccio dei Neturei Karta. Ma c’era e c’è un ulteriore fenomeno sionista che complica il quadro. Esso è costituito dai sionisti religiosi. Si tratta di persone che affermano di essere fedeli alla religione ebraica, ma sono state influenzate dalla filosofia, nazionalista e secolarizzata, sionista, e che hanno aggiunto una nuova dimensione al giudaismo – il sionismo, con lo scopo di costituire e di espandere uno Stato ebraico in Palestina. Essi cercano di realizzare questo scopo con grande fervore (io lo chiamo giudaismo con qualcosa d’altro). Essi affermano che questo fa parte della religione ebraica. Ma il fatto è che questo è assolutamente contrario agli insegnamenti dei nostri grandi leader religiosi.
Inoltre, da un punto di vista umanitario, anche la loro ideologia era, ed è, quella di forzare la loro aspirazione senza curarsi dei costi, in termini di vite umane e di proprietà, di chiunque si trovi sulla loro strada. I palestinesi sono quelli che si trovano sulla loro strada. La cosa più scioccante è che tutto questo viene fatto in nome della religione. Mentre in realtà c’è un obbligo totalmente contrario, da parte della nostra religione, ed è quello di trattare tutte le persone con compassione.
Per riassumere. Secondo la Torah e la Fede ebraica, l’attuale rivendicazione dei palestinesi – e degli arabi – a governare in Palestina è giusta ed equa. La rivendicazione sionista è sbagliata e criminale. Il nostro atteggiamento verso Israele è che l’intero concetto è sbagliato e illegittimo.
C’è un altro problema, ed è quello che i sionisti hanno fatto in modo di apparire come i rappresentanti e i portavoce di tutti gli ebrei e così, con le loro azioni, suscitano l’ostilità contro gli ebrei. Quelli che nutrono questa ostilità sono accusati di antisemitismo. Ma quello che deve essere messo decisamente in chiaro è che il sionismo non è il giudaismo. I sionisti non possono parlare a nome degli ebrei. I sionisti possono essere nati come ebrei, ma essere ebreo richiede anche l’adesione alla fede e alla religione ebraiche. Così ciò che diventa decisamente chiaro è che l’opposizione al sionismo e ai suoi crimini non implica l’odio per gli ebrei o l’”antisemitismo”. Al contrario, il sionismo stesso e le sue azioni costituiscono la più grande minaccia per gli ebrei e per il giudaismo.
La lotta tra arabi ed ebrei in Palestina è iniziata solo quando i primi pionieri sionisti vennero in Palestina con lo scopo esplicito di formare uno Stato sulla testa della popolazione araba indigena. Questa lotta è continuata fino ad oggi, ed è costata e continua a costare migliaia e migliaia di vite. L’oppressione, le violenze e gli omicidi in Palestina sono una tragedia non solo per i palestinesi ma anche per il popolo ebreo. E fa parte delle spaventose conseguenze che ci erano state preannunciate se avessimo trasgredito il nostro obbligo religioso di non ribellarci contro il nostro esilio.
Desidero aggiungere che il rapporto tra musulmani ed ebrei risale alla storia antica. La maggior parte delle relazioni furono amichevoli e reciprocamente vantaggiose. Storicamente, accadde di frequente che quando gli ebrei venivano perseguitati in Europa trovavano rifugio nei vari paesi musulmani. Il nostro attaggiamento verso i musulmani e gli arabi può essere solo di amicizia e di rispetto.
Vorrei finire con le seguenti parole. Noi vogliamo dire al mondo, specialmente ai nostri vicini musulmani, che non c’è odio o ostilità tra l’ebreo e il musulmano. Vogliamo vivere assieme come amici e vicini, come abbiamo fatto per la maggior parte del tempo nel corso delle centinaia e persino delle migliaia di anni in tutti i paesi arabi. E’ stato solo l’avvento dei sionisti e del sionismo che ha rovesciato questa lunga relazione.
Consideriamo i palestinesi come il popolo che ha diritto di governare in Palestina.
Lo Stato sionista conociuto come “Israele” è un regime che non ha diritto di esistere. La sua esistenza continuativa è la causa di fondo del conflitto in Palestina.
Preghiamo per una soluzione al terribile e tragico punto morto attuale. Auspichiamo che tale soluzione avvenga sulla base delle pressioni morali, politiche ed economiche imposte dalle nazioni del mondo.
Preghiamo per la fine degli spargimenti di sangue e per la fine delle sofferenze di tutti gli innocenti – sia ebrei che non ebrei – del mondo.
Siamo in attesa dell’abrogazione del sionismo e dello smantellamento del regime sionista, che farà cessare le sofferenze del popolo palestinese. Accetteremmo di buon grado l’oppportunità di vivere in pace in Terrasanta sotto un governo che sia interamente conforme ai desideri e alle aspirazioni del popolo palestinese.
Che noi si possa meritare presto il tempo in cui tutto il genere umano vivrà reciprocamente in pace.
[1] Traduzione di Andrea Carancini.
Il testo originale è disponibile all’indirizzo:
http://www.nkusa.org/activities/speeches/bham022603.cfm
i Blog di OggiTreviso
Controcorrente
di Francesca Salvador
I RABBINI, I “SIO-NAZISTI” E LA DISTRUZIONE DELLA PALESTINA”
31 Maggio 2014 L’Europa della Libertà
Filippo Giannini: perché va ricordato quel che realemente accadde tra regime fascista e “ebrei”
MUSSOLINI FU COMPLICE DI HITLER (NEL SUPPOSTO) STERMINIO DEGLI EBREI?

(Con intervento su articolo del Prof. Francesco Perfetti)

Nota conclusiva di Domenico Cambareri

 

 

 

Il “problema” ebrei – fascismo è diventata un’ossessione, una sporca ossessione, fomentata e  imposta dagli eredi del CLN, soprattutto della porzione assolutamente maggioritaria, quella comunista, per ben scoperti interessi politici da nessuno contestabili, neppure dai comunisti di allora “liberali” (a parole) di oggi. Tale ignominosa demagogia è stata supportata dalla non meno untuosa speculazione “ideologica” dei vincitori d’oltre Manica e d’oltre oceano,accomunati dalla strumentalità dei fini.  
Non di meno, e con non minore  incontenibile livore e aggressione demagogica, esso è stato utilizzato dagli ossessi e ossessionanti sionisti o quantomeno da quella parte più cieca e più fanatica, che in questo argomento trova inesauribile combustibile per i suoi piani.
E’ da precisare a chiare lettere, comunque, che le colpe di Mussolini furono notevolissime, ma non certo in riferimento ai massacri compiuti dai tedeschi e in misura minore o episodica da chi vi contribuì, come rumeni, polacchi, ustascia, ungheresi. Come in precedenti occasioni Filippo Giannini ha ricordato, ma anche un giovane di Varese, Ruggiero Gianfredi (del quale abbiamo pubblicato già in precedenza in particolare un articolo specifico nel merito con la riproduzione di una medaglia commemorativa con la svastica e il candelabro a sette braccia), l’errore di base, errore generale di tutte le cancellerie occidentali, fu quello di aver ricevuto più volte le delegazioni sioniste e di aver dato impulso alle loro speranze circa una futura soluzione della loro richiesta: avere, in modo criptico, un focolare; in modo assolutamente non esplicito, una “patria”.
In sede storica, non possiamo non ritenere un ingiustificato, enorme errore quello compiuto dall’Italia sotto il regime fascista, giacché la presunta spiegazione che ci si dovette adeguare alla politica dell’alleato tedesco a partire dal 1937 -1938 non spiega alcunché. Obscurum per oscuris.
Non spiega alcunché in quanto l’Italia aveva riconosciuto ed appoggiato fra l’altro già un movimento sionista filofascista (errore non minore), e in tal modo veniva ad operare non solo un voltafaccia clamoroso e un vero e proprio tradimento dei seguaci con stella di David ma anche perché spostava su di un piano assolutamente irrilevante ai fini dei nostri interessi strategici e della nostra posizione politica e culturale un problema che altrove (in Germania) veniva affrontato con contenuti e obiettivi assolutamente impropri, scorretti e irricevibili al di qua delle Alpi. Non dimentichiamo che fascisti ante marcia erano stati diversi ebrei e che la parte più importante del piccolo mondo ebraico italiano non era antifascista.  Per cui, se Mussolini e i suoi più stretti collaboratori avessero avuto la forza di respingere questo insulso scimmiottamento, il velo protettivo di cui scrive correttamente Filippo Giannini avrebbe potuto esercitare sistematicamente alla luce del sole la sua azione e non già attraverso queste continue sceneggiate di remissione e accettazione formali e di evasione e inattuazione fattuali degli accordi con i nazisti.
Nel coacervo di problemi che la questione pone sul piano storico e non solo sul piano storico, in termini di analisi delle posizioni “ebraiche” pre sioniste e di imperante sionismo, tuttavia, vi è anche una tesi di fondo sostenuta da sempre da non pochi “ebrei” che hanno svolto ruoli non secondari, permeata di fanatismo estremo e marcatamente razzista e fideistico-razzista,  inaccettabile e non accettata anche oggi da qualsiasi Stato di diritto a livello planetario: essa afferma che gli “ebrei” sono e un popolo e una religione.
Su questa assurda e delirante “rivendicazione” giudea che mai potrà essere correttamente intesa eo ipso come legittimamente ebraica in sede storica, mai recepita da parte degli stessi Stati che spavaldamente appoggiano Israele, vi è l’assurda imposizione della coltre del silenzio sul piano di una corretta informazione giuridica, culturale e politica.
Questo errore fondamentale è stato pagato dagli ebrei e dagli israeliti a carissimo prezzo, con quanto accadde durante la seconda guerra mondiale e con le stragi che la costellarono. La cosa più coerente e corretta sarebbe dovuta consistere nel negare in modo fermo e perseverante alle organizzazioni sioniste ogni pretesa di legittimità storica, “religioso-etnica”, politica e geografica alle loro aspirazioni, prendendo le distanze in modo netto e culturalmente documentato dall’insana utopia sionista e dai gravi pericoli in essa insiti. Purtroppo, la storia delle cancellerie europee e dei partiti europei e americani è stata cronicamente tentennante e debole, sia a causa della presa di coscienza di quanto gli israeliti erano venuto a subire nel corso dei secoli dalle cristianissime leggi sia a causa della perseverante e lungimirante campagna propagandistica sionista e dei suoi ben calibrati pressing sulle élite culturali e politiche.
L’emancipazione degli ebrei, intesi sempre in maniera erroneamente sinonimica, operata dalle nuove legislazioni sulla scia di quella napoleonica, era venuta a segnare una svolta epocale anche all’interno delle comunità ebraiche / israelitiche, sicché dissidi anche feroci nascevano all’interno di queste comunità. Infatti, esse venivano spesso a dividersi tra quanti volevano aggrapparsi alle vetuste e escludenti tradizioni basate su di un non minore fanatismo religioso rispetto al quelle cristiane e su un susseguente esclusivistico e irrinunciabile principio di identità, cose che li portavano a rigettare ogni idea di sentirsi “cittadini”  o sudditi alla pari degli Stati europei alla luce delle nuove leggi: essa vedeva nelle leggi dell’emancipazione un pericolo addirittura ben maggiore rispetto alle precedenti leggi, pericolo che attaccava apertamente la loro identità di unicum tra  religione e etnia. E tra quanti invece si aprivano a queste nuove norme emancipatrici e accettavano  di buon grado se non anche con entusiasmo e grande partecipazione ideale di parte dello Stato e del popolo, delle Patria in cui non si sentivano sminuiti in qualità di cittadini di fede o di origine israelitica. Non dimentichiamo che una parte non indifferente di questo secondo gruppo manifesterà una ricca articolazione di posizioni in tutti i Paesi europei ove le comunità ebraiche erano numerose e dove esse erano e saranno in grado di espletare un ruolo non secondario nella cultura, nell’economia e nella società. Un numero non inconsistente rivelerà convinzioni assolutamente agnostiche e atee n materia religiosa (operando un reale e totale distacco dalle origini di appartenenza); un altro – con componenti di credenti nella fede d’origine o agnostici o diventati cristiani  – si identificherà totalmente nel contesto della cultura della Nazione di appartenenza venendo a costituire dei punti di riferimento di primo piano in seno alla cultura di rango, in particolare in Germania e nelle culture attorno ad essa gravitanti.  Ciò accadrà pure in Italia, ove le comunità ebraiche erano assolutamente marginali nella composizione numerica. Gli “ebrei” nazionali, ad iniziare dalla Germania e dall’Italia e dalla Francia, diventeranno cultori di rango della civiltà ellenica e di quella romana.
Il problema nasce allorquando una miscela sin dalle origini esplosiva viene a coniugare “ebrei” apertisi alla modernità e agli Stati di appartenenza con modalità del tutto ambivalenti riusciranno  riusciranno a convincere “ebrei” tradizionalisti ed esclusivisti a dare origine a questa mistura incredibile di aspetti a prima vista inconciliabili tra la più completa eterodossia e agnosia e il più formidabile esclusivismo religioso. 
Questo è il sionismo, la più incredibile mistura che sta alla base dell’ultima utopia ebraico-giudea, che è stata ed è una tragedia per gli ebrei che non l’accettarono e per le conseguenze che essa ha prodotto su scala europea e internazionale.
A questa ideologia estrema intese rispondere il partito nazista, come su già anticipato, partito in cui una parte cospicua degli esponenti più importanti, Hitler compreso, era  di “sangue ebreo”. Quest’altra ala estrema  intendeva assolutamente identificarsi nel popolo e nella cultura di appartenenza, quella tedesca, di cui era diventata fiera e irriducibile espressione sino ai limiti del più esaltato nazionalismo etnico. Essa vedeva nel montare del fanatismo pan israelitico il più cruciale pericolo identitario e ad esso rispose in modo altrettanto estremo, portando le conseguenze sul piano della discriminazione politica più aperta e su quello della legislazione.  
A pagare allora furono tutti gli ebrei di sangue, fuorché quelli nazisti e arianizzati, senza ulteriori distinzioni. Il fior fiore degli intellettuali e degli artisti con sangue ebraico nelle vene ma per nulla israeliti iniziò a pagare il prezzo dell’esclusione e dell’esilio, compresi quelli che avevano avuto decorazioni d’onore come eroici combattenti durate la prima guerra mondiale e perfino i giovanissimi soldati “nazionalisti” che non accettarono la resa e si rifugiarono nelle foreste della Prussia orientale, armi in  pugno, nei battaglioni dei freikorps. Una tragedia inaudita, che coinvolse dunque tutti gli ebrei che si sentivano tedeschi fino al midollo e nel profondo delle loro anime e che ritenevano che prima o poi la buriana sarebbe cessata, e che quindi non accettarono, fino alla fine, l’idea di abbandonare il suolo tedesco. Su tutti costoro si abbatté la mannaia nazista. E’ comprensibile come i sopravvissuti non abbiano più dimenticato e perdonato e spesso siano rimasti fanatici antitedeschi. La storia è tuttavia ricca di altri tipi di vicissitudini ed esperienze post belliche come quella  della filosofa Hanna Arendt, totalmente legata al maggiore filosofo del secolo, il nazista Martin Heidegger , (salvo la”cesura” di parte del periodo nazista) che già negli anni ’50 assunse una posizione del tutto particolare in seno al movimento sionista, fino al successivo ritrarsi dall’impegno. Ben fa dunque Filippo Giannini a non smettere di ricordare tutte queste cose, comprese quelle che ineriscono all’aiuto dato dall’Italia prima e dopo agli ebrei mittleuropei e tedeschi venuti in Italia.
Per comprendere le dimensioni di simile impazzimento razzista non bisogna dimenticare il ruolo che ebbero le componenti cristiane (protestanti, ortodosse e cattoliche) tradizionalmente antigiudee e antiebree e le forti componenti del positivismo biologico e sociale annidantesi in tutti gli establishment culturali e politici d’Europa, e in particolare dl’Inghilterra e della Germania, e le distruttive interazioni che esse esercitarono sul piano ideologico in Germania.
Non è neppure da dimenticare che il fanatismo sionista e religioso ed “etnico” costituì un detonatore, illimitato nel tempo, nella risposta antigiudea e antiebraica del regime nazista. Questo fanatismo ha tratto incalcolabili benefici sino ai nostri giorni dai disastri europei e dai massacri degli “ebrei” europei caduti sotto il tallone hitleriano. Non è infine da dimenticare che le ricerche storiche hanno abbattuto le cifre dei massacrati “ebrei” di oltre il 30%, e che, salvo le formali dichiarazioni nelle ricorrenze celebrative intese a richiamare le  vittime del regime nazista, che delle vittime non ebree  in realtà nell’apparato informativo e non meno in quello storico viene offerta una mole di dati assolutamente marginale.
Di quanto ricordano e via via scoprono dei ricercatori come Filippo Giannini e di quanto sopra scritto, dunque e purtroppo, nella cultura ufficiale e in quella distribuita dai grandi mezzi di comunicazione di massa non vi è praticamente traccia, salvo sparsi, saltuari e quasi obnubilati  richiami. Con il gaudio sionista, che di fatto controlla tutti gli utili idioti asserviti ai suoi fini, ad iniziare dalle amministrazioni che hanno guidato la vita politica degli USA negli ultimi cinquant’anni. Per non parlare di quelli nostrani, in non poca parte privi di coscienza civile, di senso critico e di preliminare applicazione propedeutica  anticompulsiva, e perciò pennivendoli, demagoghi e servi senza ritegno alcuno. La loro faziosità estrema è accomunata in qualcosa con l’odio feroce che muoveva le sette più sanguinarie di ben precisi invasati monoteisti che massacravano gli altri monoteisti e i politesti ancora presenti in Palestina, sotto l’età di Tito, che non si piegavano al loro volere? Quelle sette e quegli uomini che bruciarono il tempio di Gerusalemme e che accreditarono nella prima e non meno fanatica vulgata cristiana che erano stati i romani a distruggere il tempio?