Terremoto d’Abruzzo. Anche se il dolore travolge il cuore, la ragione ci dice che ci è stata impartita un’altra lezione

09 Aprile 2009

 

Ancora qualche giorno per la ricerca di sopravvissuti sotto le macerie.  Nella speranza che ve se siano degli altri da salvare. Circa gli aiuti internazionali, bene fa fatto il presidente del consiglio nel non accettarne. L’esiguità dell’estensione del sisma ha concentrato i danni entro una superficie fortunatamente contenuta. E’ giusto perciò che ce la dobbiamo fare con le nostre forze, con le nostre energie, con le nostre risorse. Gli aiuti internazionali potranno essere di riserva per chiunque, nel mondo e noi compresi, dovesse essere colpito da fenomeni naturali più distruttivi in riferimento agli indici primari di superficie colpita popolazione residente e gravità dei danni umani e ambientali. Per intanto, la macchina pubblica, con i vigili del fuoco, i finanzieri, le guardie forestali, i carabinieri, i poliziotti, gli uomini delle tre Forze Armate, gli uomini della Protezione civile e della Croce Rossa,  con gli aiuti dei volontari e delle tante organizzazioni umanitarie accorsi, sembra che stia fornendo una risposta adeguata alle esigenze della popolazione colpita. La partecipazione concreta al dolore delle persone coinvolte del sisma, con risposte immediate e dirette, dimostra che, una volta tanto, si sta affrontando una calamità con capacità di metodo di intervento e logistica adeguate. Speriamo che nei prossimi mesi e nei prossimi anni la macchina pubblica, nei suoi più diversi livelli, da quelli centrali a quelli locali, sappia sempre rispondere con efficienza e tempestività alla ricostruzione dei centri distrutti in tutte le sue fasi, e che  esse siano il meno lunghe possibili. Nel dare ai senzatetto un alloggio definitivo e  non una definitiva sistemazione in baracche. Ci spiace rilevare come Televideo e diverse trasmissioni storiche delle televisioni abbiano saltato, nella sintesi dei riferimenti storici, il terremoto della Valle del Belice. Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968, Gibellina e altri comuni del trapanese e del palermitano furono completamente distrutti da un evento sismico di magnitudo 6,4. I morti furono 370, i senzatetto 70.000, le distruzioni furono enormi. Molti dovettero emigrare. Allora era assolutamente inesisente un supporto logistico inteso in senso moderno, le inefficienze nell’intervento furono tante, salvo il prodigarsi senza limiti degli uomini in divisa e dei volontari accorsi, anche tanti studenti. La ricostruzione segnò uno dei più squallidi scandali e ladrocinii pubblici, con l’abbandono di terremotati in baracche per decenni. Fose è per questo che la memoria di qualche impreparato giornalista vuole a tutti i costi buttare la coltre del silenzio su simili inefficienze e ingisutificabili fallimenti?  Inefficienza e sprechi e scandali sono cose ripetute con il terremoto dell’Irpinia.                                                                                                                                               Adesso, con il terremoto d’Abruzzo e la gran distruzione di edifici a L’Aquila, abbiamo un’ennesima dimostrazione di come gran parte dell’Italia sia ancora assolutamente al di sotto di ogni minima soglia di sicurezza edilizia sul piano antisismico. Camminiamo con ritardi di decenni, e certo non potremo mai avere risosorse adeguate per mettere in sicurezza la totalità di un patrimonio storico così immenso ed unico al mondo. E’ tuttavia necessario, in riferimento alla popolazione  alle abitazioni e agli edifici pubblici, che una legge di largo respiro venga varata al fine di estendere l’obbligatorietà della prevenzione antisismica ovunque, rivedendo le attuali disposizioni. E’ soprattutto necessario che controlli a campione vengano realizzati dalle autorità centrali sull’efficienza e sull’affidabilità degli enti locali, utilizzando i vigili del fuoco (il cui organico, come tutti sappiamo, continua ad essere, nonostante dei recenti aumenti, ancora inadeguato rispetto alla mole di lavoro e di responsabilità che attendono al Corpo). E’ ovvio che anche una certa quantità di abitazioni costruite /ricostruite in tutte le aree e zone che sono  state oggetto di fenomeni sismici distruttivi dovrebbe essere controllata, sempre con una campionatura minima atta a dare il segnale definitivo alle amministrazioni locali, ai costruttori, ai responsabili dei cantieri, ai singoli cittadini che, in tema di sicurezza antisismica, la musica è cambata per sempre e per tutti.

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